"Non dubitare che un gruppo di cittadini impegnati e consapevoli possa cambiare il mondo: in effetti è solo così che è sempre andata" (Margaret Mead)



Quello che fai per te stesso morirà con te,quello che fai per gli altri rimarrà per sempre


Palio dei Normanni, 12/13/14 agosto

domenica 9 ottobre 2011

La Domenica con Gesù, XXVIII Domenica Tempo Ordinario

 ……… per tutti coloro che desiderano lasciarsi guidare dalla Parola di Dio: un commento per meditare e per prepararsi alla Liturgia della Santa Messa domenicale.  
"Mandò i suoi servi a chiamare gli invitati alle nozze..."

 Il pranzo, in tutte le culture, è un grande mezzo, per esprimere amicizia, dialogo e intimità. Il profeta Isaia, giustamente, nella descrizione dell' era messianica (= la venuta del messia liberatore), così si esprime: "Il Signore preparerà per tutti i popoli, sul monte Sion, un banchetto di grasse carni, di vini eccellenti, di cibi succulenti, di vini raffinati".
 Sappiamo bene che Gesù ha amato, anche Lui, il segno del pasto, tanto nella Sua vita, quanto nel Suo insegnamento. Si possono, infatti, individuare, facilmente, numerosi Suoi interventi o discorsi, che ruotano attorno al tema del banchetto: le nozze di Cana, il pranzo per la "chiamata" di Matteo, quello del perdono della peccatrice in casa di Simone il lebbroso, quello della salvezza di Zaccheo, il banchetto dell' amicizia con Lazzaro, Marta e Maria, quello della moltiplicazione dei pani, la Cena pasquale, il pranzo della rivelazione ai discepoli di Emmaus, il pasto col pesce arrostito presso il lago di Tiberiade.

Le nozze di Cana - Giotto

 In questa domenica, Matteo ci presenta, anche lui, un contesto conviviale, anche se, in realtà le parabole, ben due, sono, saggiamente,  collegate tra di loro.
 La prima è quella degli invitati alla grande cena; la seconda, invece, prende lo spunto dalla veste di cerimonia, simbolo della dignità di una persona.
 Il racconto della prima è abbastanza semplice: di fronte al pranzo di salvezza e di amore, offerto da Cristo, le reazioni nell' uditorio sono antitetiche: il rifiuto e l'accoglienza. I primi invitati rispondono con indifferenza, con fastidio, con ostilità e anche con disprezzo. Si tratta proprio delle stesse reazioni, che Gesù sperimenta tra i suoi ascoltatori: a causa della loro superficialità e del loro egoismo, la richiesta di "conversione", da parte di Gesù, appare loro eccessiva.
 C'è, a questo punto, da registrare una svolta inaspettata nella
narrazione: il "pranzo" di Dio non è sospeso, anzi, al contrario, emerge, nella sala, un insieme di poveri, emarginati ed esclusi dai pranzi ufficiali.

 La comunità, che qui si delinea, è proprio quella evocata dalle beatitudini (beati i poveri..., beati quelli che hanno fame e sete di giustizia..., beati i pacifici...).
 Ma anche nella seconda parabola (quella del commensale privo di abito nuziale, presente nella sala) può nascere un dramma.
 Tra quegli invitati ci può essere il falso discepolo, che solo Gesù sa smascherare. Si tratta del tipico "cristiano", che grida
"Signore, Signore", ma non fa concretamente la volontà del Padre; è colui, che ha messo semplicemente una toppa di panno nuovo (l'insegnamento del Signore) su un vestito vecchio (comportamenti e abitudini sbagliate).
 Il Signore, invece, esige, da parte di tutti, un "vestito" totalmente nuovo. Esattamente così, come il libro dell'Apocalisse afferma: " Le vesti di lino sono le opere giuste dei santi" .
                                                 
                             mons.    Antonio Scarcione      

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