"Non dubitare che un gruppo di cittadini impegnati e consapevoli possa cambiare il mondo: in effetti è solo così che è sempre andata" (Margaret Mead)



Quello che fai per te stesso morirà con te,quello che fai per gli altri rimarrà per sempre


Palio dei Normanni, 12/13/14 agosto

domenica 11 dicembre 2011

La Domenica con Gesù, III^ Domenica di Avvento



……… per tutti coloro che desiderano lasciarsi guidare dalla Parola di Dio: un commento per meditare e per prepararsi alla Liturgia della Santa Messa domenicale.  

"Non era lui la luce, ma doveva dare testimonianza alla luce".  Gv.1,8

 La terza domenica di Avvento è la "domenica della gioia". E' la gioia del Battista, che dà testimonianza alla luce. Un testimone, come in questo caso, è credibile, quando parla in base alla propria esperienza. Per l'evangelista, infatti, Giovanni Battista è molto di più di un semplice porta-parola. E' un uomo mandato da Dio, a rendere testimonianza alla luce.
 Il suo ruolo non deve limitarsi ad annunciare un messaggio, a "leggere" la storia con gli occhi di Dio, a richiamare l'alleanza e le sue leggi, per farle rispettare. Giovanni deve, precisamente,  rendere testimonianza all' Atteso, poiché egli è un personaggio, chiamato a vedere e divulgare ciò  che ha visto.
 E' un testimone della Luce  vera, che viene nel mondo. Non è lui la Luce. Lui, anzi, è chiamato a farsi piccolo e a scomparire.

Giovanni Battista (Leonardo Da Vinci)

 Non è, infatti, casuale che la liturgia collochi la nascita di Gesù al 25 dicembre, quando la luce di un giorno, dopo il solstizio d' inverno, aumenta e la nascita di Giovanni Battista al 24 giugno, quando la luce di un giorno, dopo il solstizio d' estate, tende a diminuire.
 E' un testimone, che deve prendere posizione davanti a sé stesso, alla sua identità e davanti a Colui che egli annuncia.
 Ecco perché le sue risposte ai sacerdoti e ai leviti sono dei no:
 Egli non il Messia, né Elia, né il profeta. Egli è soltanto una voce, che grida nel deserto, di raddrizzare la via del Signore.
 Proprio per questo il Battista mette in evidenza la distanza, che lo separa da Cristo.
  Nel quarto vangelo, la testimonianza è l'azione precisa del discepolo, che si riferisce, come in questo caso, a qualcun altro in tutto ciò che dice e fa.
 Così, rendere testimonianza, equivale a parlare non di sé, ma di un altro, che è ben più grande ed importante.
 Dunque, il Battista è l'autentico discepolo, il servitore. Umiltà?  Abnegazione?  Certo, ma anche la gioia del seminatore, che partecipa all' entusiasmo e alla mietitura. Come vivere, allora,  questi giorni, che ci separano dal Natale? Proprio con lo stesso spirito di Giovanni Battista.
 Nei luoghi, in cui ci troviamo, con le varie nostre responsabilità e i nostri compiti, siamo spesso tentati di rincorrere un successo personale. Com'è difficile, poi, accettare che uno prenda il nostro posto, senza che noi lo critichiamo!
 Ma gli operai del vangelo devono essere pronti a lasciarsi superare e a rallegrarsi, quando qualcuno cresce e scopre la vera luce.
 Come, giustamente, suggerisce il card. Martini, "il riconoscerci servi, ci ricorda che siamo di fronte ad un compito immensamente più grande di noi, affidatoci da Dio".
 Alcuni suggerimenti: E' la testimonianza dell' amore fraterno, che fa della comunità un'autentica famiglia: attraverso rapporti personali sinceri, pazienti, accoglienti, disposti a correggere e ad essere corretti, con dolcezza e franchezza, pronti ad edificarsi reciprocamente con sapienza cristiana e luminosa bontà.
 Ecco, quindi, la testimonianza, a cui siamo chiamati: la prossimità verso gli ultimi, i bisognosi e i più trascurati; l'animazione sociale e l'impegno politico, sollecitati da un'attenzione più vera ai bisogni delle persone, da interventi, che favoriscano l'accoglienza, l'inserimento sociale, la crescita di libertà di ognuno e il discernimento spirituale.
 Di fronte a scelte economiche e politiche, a costumi sociali e orientamenti, che nascono nella vita familiare, la visione cristiana intuisce e agevola i fenomeni, che rappresentino l'inizio promettente di un mondo nuovo.     
                                          
                                                                         Mons. Antonio Scarcione

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