"Non dubitare che un gruppo di cittadini impegnati e consapevoli possa cambiare il mondo: in effetti è solo così che è sempre andata" (Margaret Mead)



Quello che fai per te stesso morirà con te,quello che fai per gli altri rimarrà per sempre


Palio dei Normanni, 12/13/14 agosto

giovedì 1 novembre 2012

SOLENNITA' DI TUTTI I SANTI


I Lettura . " Vidi ...una moltitudine immensa...di ogni nazione, tribù , popolo e lingua..." Ap 7, 2-4. 9-14

II Lettura . " Carissimi, noi fin d' ora siamo figli di Dio...Noi saremo simili a Lui ...Lo vedremo così come Egli è..." I Gv 3, 1-3

Vangelo . " Beati i poveri in spirito, perché di essi è il regno dei cieli..." Mt 5, 1-12a

Il 1° Novembre, Solennità di Tutti i Santi, la liturgia ci invita a riflettere sulle "Beatitudini". Esse sono la "Carta Costituzionale" del regno di Dio. Dicono, infatti, chi siano i suoi concittadini e specificano i criteri con i quali Dio valuta, giudica ed agisce. Essi sono molto diversi da quelli nostri. Mentre, per noi è beato il ricco, il potente e l' onorato e vale, cioè, chi ha, può e conta; per Cristo, invece, è beato il povero, l' umile, il disprezzato: chi non ha, non può e non conta.
 E', questo, un capovolgimento radicale: sono benedetti quelli che noi riteniamo maledetti e maledetti, invece, coloro che riteniamo benedetti. Le qualità, rappresentate nelle otto "Beatitudini", non devono essere considerate separatamente, bensì, nel loro insieme: la stessa persona viene individuata in tutte le "Beatitudini"; come colui che è povero in spirito, afflitto, mite, giusto, misericordioso, puro di cuore, costruttore di pace e perseguitato.
 La prima beatitudine, "Beati i poveri in spirito", è quasi il titolo del discorso e costituisce l'atteggiamento fondamentale, per poter vivere tutte le altre. Da una lettura attenta emerge chiaramente che le "Beatitudini" hanno una dimensione escatologica (riguardano, cioè, il futuro, dopo la morte). Infatti, sei di esse, su otto, sono formulate con verbi al futuro (Ad es. "Troveranno misericordia") e promettono un futuro di felicità e gioia nell' altra vita, pur essendo, adesso, già presenti in chi crede. Una felicità e gioia, che troveranno, però, la loro pienezza nel futuro.
 Notiamo che la parola "beati", nel sacro testo, richiama proprio il sogno dell' umanità di tutti i tempi ad una vita felice, serena e beata. I santi dobbiamo "vederli" come persone felici e realizzate. Essi sono tali, perché hanno accettato di essere, nelle varie situazioni, poveri, afflitti, affamati, assetati, misericordiosi, puri di cuore, operatori di pace e perseguitati.
 Troppe volte, però, le loro statue, spesso, così idealizzate, insieme al miracoloso e allo straordinario, che le avvolge, creano in noi il rischio di apparirci come icone di super-uomini, perfetti e, quindi, irraggiungibili. Ma non è affatto così ! Perché il santo, in verità, è soltanto un uomo, impegnato a vivere il messaggio di Gesù e, proprio per questo, viene proposto ad ogni uomo come un modello.
 Il santo comunica a tutti che la santità è alla nostra portata ed è possibile mettere in pratica le "Beatitudini".
                                                                                               
                                                                                 Mons. Antonio Scarcione

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