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Palio dei Normanni, 12/13/14 agosto

giovedì 10 gennaio 2013

Ingiunzioni di Pagamento? dal 1° gennaio si possono bloccare

tratto da blitzquotidiano.it
ROMA – Più o meno a tutti è capitato di trovare nella posta un’ingiunzione di pagamento, una busta da lettera dal contenuto criptico ma con un conto finale. Spesso salato.

Un conto da saldare poi al più presto, pena il rischio di incorrere in aumenti ulteriori.

Grazie alla legge di stabilità questo sarà presto un ricordo. Le nuove norme assegnano ai contribuenti la possibilità di contestare, di comunicare al mittente del salato conto come e perché quel conto è secondo lui sbagliato o non dovuto.

La contestazione da parte del contribuente, scritta, farà scattare immediatamente il blocco di qualsiasi azione esecutiva e di conteggio d’interessi.

E sarà una contestazione che darà al creditore tempo 220 giorni per spiegare come e perché quel conto deve essere invece secondo lui saldato.

Se entro il termine dei 220 giorni il creditore non fornirà le dovute spiegazioni, il debito decadrà. Tutto questo vale già da quasi una settimana, dal 1 gennaio 2013.

Tra le diverse novità introdotte dalla legge 228/2012 (la legge di stabilità) in tema di riscossione, quelle più importanti sono certamente quelle regolate dai commi 537-543 che riguardano i rapporti tra contribuenti, soggetti incaricati della riscossione ed enti impositori.

D’ora in poi, anzi dal 1 gennaio scorso, il contribuente avrà la possibilità attraverso la semplice presentazione di una dichiarazione, di conseguire un duplice effetto: primo, l’arresto immediato e automatico dell’azione esecutiva.

Secondo, e certamente più importante: stabilire un termine temporale per l’ente impositore, a cui il concessionario è tenuto a trasmettere la dichiarazione, di 220 giorni dalla presentazione della dichiarazione del contribuente entro cui rispondere.

Se entro questo termine l’ente impositore non comunicherà al contribuente e al concessionario l’infondatezza/inadeguatezza delle ragioni addotte per sospendere l’esecuzione, il credito sarà cancellato. Una novità di non poco conto.

Va poi sottolineato che l’effetto sospensivo dell’azione esecutiva sarà, a quanto si capisce dalla norma scritta, svincolato da qualsiasi criterio di fondatezza delle ragioni vantate per bloccare la riscossione (un unico dubbio si porrà semmai per la tempestività della dichiarazione, che deve essere presentata entro 90 giorni dal primo atto esecutivo, potendo supporre che il concessionario sia legittimato a rigettare almeno le dichiarazioni tardive). Automaticità che si ripercuoterà anche sull’eventuale estinzione del debito a seguito di mancata risposta dell’ente impositore.

Il debito sarà infatti cancellato trascorsi i 220 giorni a prescindere dalla fondatezza della dichiarazione presentata.

Rispetto alla realtà che i cittadini vivevano sino a pochissimi giorni fa, una realtà dove le ingiunzioni di pagamento spigavano poco e male a cosa il debito si riferisse, dando di conseguenza poche o nessuna possibilità ai cittadini di capire se davvero erano in torto o meno, e una realtà dove se non ci si sbrigava a pagare si rischiava di vedere il proprio debito lievitare non di poco, quella introdotta con la legge di stabilità è una novità a dir poco clamorosa.

I cittadini hanno visto ora ribaltare la loro posizione nei confronti degli enti impositori e dei concessionari che da quella di vittima sacrificale diventerà improvvisamente quella di chi ha il coltello dalla parte del manico.

L’azione esecutiva potrà essere bloccata con una semplice autocertificazione anche solo per capire a cosa il debito fa riferimento, l’unica cosa che i cittadini non potranno fare sarà infatti produrre documentazione falsa.
E ci mancherebbe. E sarà d’ora in poi l’ente impositore, quell’entità che i soldi chiede, a dover spiegare come e perché gli sono dovuti. E se preferirà tacere o non avrà tempo per rispondere peggio per lui.
Novità da paese civile. Forse per questo bisognose però di qualche aggiustamento qui in Italia. Il potere che si fornisce ai cittadini rischia di essere infatti smisurato se mal usato.

Sacrosanto che i cittadini possano chiedere lumi a chi chiede loro dei soldi e sacrosanto che meritino una risposta. Ma data l’assenza di contrappesi adeguati a contrastarne un uso distorto si rischia di favorire anche, e forse soprattutto, chi sul cavillo marcerà.

Restano così molti dubbi, scrive Il Sole24Ore, sulla possibilità di reiterare la dichiarazione, nonché sulla portata decadenziale del termine per presentarla.

Poi, e soprattutto, sull’impugnabilità della comunicazione di inidoneità della dichiarazione a bloccare la riscossione. I dubbi restano, ma per una volta sono dalla parte del contribuente.

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