"Non dubitare che un gruppo di cittadini impegnati e consapevoli possa cambiare il mondo: in effetti è solo così che è sempre andata" (Margaret Mead)



Quello che fai per te stesso morirà con te,quello che fai per gli altri rimarrà per sempre


Palio dei Normanni, 12/13/14 agosto

sabato 1 giugno 2013

La Domenica con Gesù, SS.mo Corpo e Sangue di Cristo / C

Testi: Gen 14, 18-20: Melchisedek offre pane e vino.

I Cor 11, 23-26 : Paolo ci presenta il racconto dell' istituzione dell' Eucaristia. Lc 9, 11b-17 : Il significato eucaristico del miracolo della moltiplicazione dei pani.

 Oggi onoriamo il Sacramento, che è "culmen et fons " della vita della Chiesa e lo facciamo, anche pubblicamente, nella processione. Tra tutti i sacramenti, l' Eucaristia è quello più frequentemente celebrato. Ma proprio per questo, il più a rischio, vittima dell' abitudine, che può "logorare" il Mistero.
 Non è, dunque, per una rievocazione del miracolo di Bolsena (1263), che Raffaello dipingerà, nel 1512, in un celebre affresco nella stanza di Eliodoro in Vaticano, che, ogni anno, celebriamo la Solennità del "Corpus Domini" . Ma perché sentiamo il bisogno di concentrare la mente e il cuore sul Mistero per eccellenza.
 - Mistero di benedizione.
 E' la Parola di Dio, che aiuta la Chiesa a scoprire e riscoprire le mille sfaccettature di questo "diamante" eucaristico. E la nostra non può, non vuole, non dev ' essere una contemplazione avulsa dal vissuto, perché il motivo, per cui celebriamo il Mistero eucaristico, consiste nel fatto che desideriamo costruire una graduale conformazione a Cristo, componendo, così, il suo Corpo, che è la Chiesa.
 Una Chiesa che sia Eucaristia, tanto quanto l'Eucaristia che celebra.
 La prima figura, che la Parola ci rappresenta, è quella di un re-sacerdote, che reca, come titolo della propria sovranità, un valore: la giustizia. Melchisedek è, infatti, colui che benedice Dio e benedice Abramo.
 In questo modo, egli diventa profezia di Gesù, re-sacerdote, che secondo la "Sacrosantum Concilium", è presente nelle azioni liturgiche e sta al centro della liturgia terrena e della liturgia celeste (nn. 7-8).  Così, Egli realizza la nuova ed eterna Alleanza, fonte di una benedizione, che, continuamente, sale a Dio e discende sul mondo.
 - Mistero di rendimento di grazie.
 Lo svelarsi di questo Mistero, nella pagina di Luca, si realizza non solo attraverso l'oggettiva fame, che fa soffrire una folla sterminata, ma ancor piu' dalla grettezza dei discepoli, che ragionano in termini di assolvimento del dovere, in termini di un "ministero a tempo" . Del tipo: terminato il tempo, tutti a casa !
 Gesù, invece, coglie al volo la situazione e se ne serve, per educare i discepoli. Essi denotano, certo, la capacità di condividere le cose, ma non mostrano ancora il coraggio di condividere sè stessi; mentre, Gesù li porterà, gradualmente all' ultima sera della sua vita, nel Mistero della donazione di sè stessi, sino all' effusione del sangue.
 Questo è l' unico e vero rendimento di grazie possibile per il dono della vita fisica e spirituale, donataci e compresa come dono, solo nella misura, in cui essa diviene, a sua volta, dono.
 Ogni Eucaristia ci ricorda e ci ammonisce che le cose, che doniamo, se non comportano il dono di noi stessi, non sono donate, ma semplicemente poste in vetrina, perché qualcuno ci elogi. 
 E' solo il dono di sé stessi, che fa sgorgare dal cuore un grazie "immenso". E' solo la carità, che diviene amore radicale e viscerale per i fratelli, nella certezza che ciò che doniamo è sempre poco, rispetto al molto, che riceviamo. E' proprio così che la moltiplicazione dei pani diventa possibile anche a noi e in noi.
 - Mistero di comunione.
 La comunione tra le persone è un mistero, reso possibile dalla comunione con Cristo. Lo dimostra la Prima Lettera ai Corinzi, che ci riporta dentro la problematica vissuta dagli apostoli, nella pagina evangelica odierna; anzi, regredita all' incapacità di donare persino le cose in una comunità, come quella di Corinto, che sta vivendo il fervore degli inizi.
 Cristo, nel momento del dono di sé sulla croce, ha posto nel mondo una forza tale di amare, che ha distrutto ogni cattiveria, tradimento e odio ed ha trasformato tutto in offerta di amore. Grazie a questo gesto di amore, illimitato, viene ristabilita la comunione con il Padre, ma viene resa possibile anche la comunione tra le persone.
 E' per questo che, in una delle più belle pagine, S. Agostino rammenta che il pronunziare il nostro "Amen" al Corpo eucaristico di Cristo, significa e comporta il pronunciare il medesimo "Amen" al Corpo ecclesiale del Signore.
                                                                                Mons. Antonio Scarcione

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