"Non dubitare che un gruppo di cittadini impegnati e consapevoli possa cambiare il mondo: in effetti è solo così che è sempre andata" (Margaret Mead)



Quello che fai per te stesso morirà con te,quello che fai per gli altri rimarrà per sempre


Palio dei Normanni, 12/13/14 agosto

domenica 9 giugno 2013

La Domenica con Gesù, X del Tempo Ordinario/C

 ……… per tutti coloro che desiderano lasciarsi guidare dalla Parola di Dio: un commento per meditare e per prepararsi alla Liturgia della Santa Messa domenicale.
 
I Re 17, 17-24 "...Elia invocò il Signore: Signore, mio Dio, la vita di questo bambino torni nel suo corpo..."
Gal 1, 11-19   " Vi dichiaro, fratelli, che perseguitavo ferocemente la Chiesa di Dio e la devastavo..."
 Lc  7, 11-17   "...Il Signore fu preso da grande compassione per la vedova e le disse: Non piangere ! Poi disse: Ragazzo, dico a te, alzati ! ..."

 Dietro la bara del ragazzo morto non vi è soltanto una madre, bensì una lunga fila di madri, che hanno perduto un figlio in un incidente stradale, coloro che l' hanno perduto prematuramente per una malattia crudele, per le scelte sbagliate della vita, per l' illegalità, il disordine morale o la droga.
 Il pianto di una madre è il simbolo del dolore, che suscita domande drammatiche, spesso senza risposte. L'unica risposta che esse accetterebbero è quella della restituzione del figlio alla vita ! Il dolore è, da sempre, fonte di tanti interrogativi. Proprio quelli che si pone Giobbe, davanti ad un Dio, che lo avrebbe privato di tutto e reso quasi come un rifiuto di umanità. Perchè ? Perchè questa malattia ? Cosa abbiamo fatto di male ? Perchè proprio a noi ? E ancora: se Dio c'è, perchè permette questo ?
 Se è buono, perchè permette questo male, che ci ferisce e toglie la voglia di vivere e rende l'esistenza amara e priva di senso ? Forse, qualcuno si fa queste domande; altri, invece, rimangono, in silenzio, a macerarsi. Si vorrebbe, giustamente, vedere e sentire Gesù, che pronuncia, anche per noi, le parole che restituiscono la vita: " Dico a te: alzati". Per la verità, Gesù non arriva in questo modo. E il racconto del vangelo potrebbe apparire come una bella favola. Ma Dio ha ancora compassione di noi ? Non ci sfugga che Gesu' si presenta, nelle varie situazioni della vita, attraverso un' altra immagine: quella di un uomo sfigurato dal dolore, in cammino verso il supplizio della croce. So bene che anche a noi verrebbe di gridare: " Se sei Figlio di Dio, scendi dalla croce", guarisci tutti i malati e risuscita i nostri morti.
 Lui risponde con il suo silenzio e poi con le parole: "Padre, nelle tue mani consegno il mio spirito. " Ci chiediamo, inoltre, ma Dio ha ancora compassione dell' uomo ? La compassione di Dio, oggi, è costituita dal Figlio, "appeso" alla croce, carico della sofferenza di tutti gli uomini. Di fronte al volto sfigurato di quest' Uomo è impossibile non provare compassione. Anche il centurione romano, che assiste alla morte di Gesù Cristo in croce, si rende conto che solo Dio può avere un amore così grande, da accettare quella morte atroce, con tanta mitezza. Infatti, esclama: "Veramente, quest'Uomo era Figlio di Dio ! "
 Anche i due ladroni, crocifissi con Gesù, simboleggiano l' umanità, che di fronte alla sofferenza e alla morte, si divide: quella che si convince e converte per  la testimonianza di amore del Signore ( il buon ladrone) e l' altra, che "si ribella e si scandalizza" ( proprio come il cattivo ladrone). Sì , Dio ha ancora compassione per gli uomini, così come il Signore la manifestò alla madre del ragazzo morto, mentre veniva portato al sepolcro. Ma spetta a noi decidere, se riconoscerla nel volto sfigurato di Gesù morente in croce oppure se ignorarla.

 Alessia, un'adolescente di 14 anni, ha scoperto di avere un tumore. Trascorre i primi mesi ad imprecare contro la vita. Poi, a poco a poco, entra nel mistero del dolore, scopre che vi è un Dio, che ama tutti, anche i malati di tumore e prova compassione per i giovani, che avevano una malattia, diversa dalla sua; anzi, per certi aspetti, più grave: il cuore vuoto, la testa piena di cose futili e la mancanza di un senso alla loro vita.
 Muore, indicando nell' arcobaleno un ponte tra cielo e terra: un modo per rimanere legata alle persone care.
                                                                                     Mons. Antonio Scarcione

 

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