"Non dubitare che un gruppo di cittadini impegnati e consapevoli possa cambiare il mondo: in effetti è solo così che è sempre andata" (Margaret Mead)



Quello che fai per te stesso morirà con te,quello che fai per gli altri rimarrà per sempre


Palio dei Normanni, 12/13/14 agosto

sabato 19 ottobre 2013

La Domenica con Gesù, XXIX del Tempo Ordinario/C

……… per tutti coloro che desiderano lasciarsi guidare dalla Parola di Dio: un commento per meditare e per prepararsi alla Liturgia della Santa Messa domenicale

Testi: "... Quando Mose alzava le mani, Israele prevaleva; ma quando le lasciava cadere, prevaleva Amalek"...Es 17, 8-13 . "Figlio mio, tu rimani saldo in quello che hai imparato e che credi fermamente"...2Tm 3, 14-4, 2 .
 
"...Gesù diceva ai suoi discepoli una parabola sulla necessità di pregare sempre, senza stancarsi mai. In quella città viveva un giudice, che non temeva Dio...C' era anche una vedova..." Lc 18, 1-8 .

 
 - La parabola riguarda la "necessità" di pregare sempre, senza stancarsi mai. Nel v. 7, l' uso del verbo "gridare" - "gridano giorno e notte verso di lui" - offre qualche indizio riguardo alla comunità lucana, caratterizzata da sofferenza, estraneità, marginalizzazione, rispetto ad una società, percepita come ostile; situazione descritta così anche nella prima e nella Lettera a Diogneto: "I cristiani amano tutti, e da tutti vengono perseguitati. Anche se non sono conosciuti, vengono condannati; sono condannati a morte...Sono poveri e rendono ricchi molti...Vengono disprezzati e nei disprezzi trovano la loro gloria...Sono ingiuriati e benedicono; sono trattati in modo oltraggioso e ricambiano con l' onore..." In questa drammatica realtà quotidiana, la comunità ha la "necessità" di perseverare nella preghiera.

 - Il racconto parabolico (vv.2-5) descrive due personaggi. Il primo è quello di un giudice iniquo, " che non temeva Dio nè aveva riguardo per alcuno", e l' altro quello di una vedova. Mentre Luca descrive il carattere del giudice, non offre invece alcun indizio riguardo al profilo della donna. Dice soltanto che "Andava da lui e gli diceva:" Fammi giustizia contro il mio avversario". Sappiamo che il giudice rappresenta colui che avrebbe dovuto tutelare la donna, applicando la Legge. La donna è, purtroppo, il simbolo di tutti coloro che, non contando, allora, a livello istituzionale, sono esposti agli abusi della vita quotidiana. Eppure la vedova non si arrende. A questo punto, la parabola non prospetta una "conversione" del giudice: egli non è mosso da pietà verso la donna o dalla vergogna per il mancato adempimento del proprio dovere. Agisce, per togliersi il fastidio dell' insistenza.

 - Analisi. Il primo invito del "Signore" è quello dell' "ascolto", un termine-chiave nella spiritualità biblica (Dt 6,4) e indica "prestare attenzione, ponderare, addirittura obbedire". Se persino un giudice iniquo non può resistere all' insistenza di una povera vedova, quanto più Dio. Luca applica un "argomento a fortiori", che consiste nel passare dal meno al più: "A maggior ragione". Ecco, quindi, come Luca spiega l' agire di Dio: "Se voi, dunque, che siete cattivi, sapete dare cose buone ai vostri figli, "quanto più" il Padre vostro del cielo darà lo Spirito Santo a quelli che glielo chiedono " (Lc 11,13) .

 Le parole del "Signore" rivelano come la preghiera consista in una relazione, che provoca un movimento da sé all'altro: una relazione "responsabilizzante" per tutti e due i partners (Dio e l' uomo). La preghiera impegna Dio all'ascolto, lo sollecita "ad uscire dal suo silenzio", per agire, per ricostruire la giustizia nella storia umana, abitata dal male (Es 3,7). Basta ricordare il grido di Abacuc, di Giobbe e dello stesso Gesù in croce: "Mio Dio, mio Dio, perché mi hai abbandonato ? ". La preghiera rende l' uomo libero di vivere la relazione con Dio nella verità, in cui ogni emozione, ogni paura, ogni desiderio, persino di vendetta, può essere affidato  nelle mani di un Padre. Pensiamo, a tal proposito, al valore dei Salmi imprecatori, con la richiesta di interventi pesanti di Dio sugli altri. Eppure essi educano ad essere sè stessi, nella certezza che il Padre sa trasformare ogni esperienza di morte in risurrezione.

 Pregare "responsabilizza" non soltanto Dio, ma anche l' uomo. E proprio questo ci suggerisce l'evangelista con le famose parole: " Ma il Figlio dell' uomo, quando verrà, troverà la fede sulla terra ? " La venuta del Cristo alla fine del tempo, per instaurare il Regno, chiede il nostro contributo attivo. La nostra responsabilità viene definita con il termine fede, parola che potrebbe essere tradotta con "fedeltà nell' attesa"

 Nello spazio di tempo, lungo o breve che sia, che l' umanità deve percorrere, gli "eletti" di Dio devono vivere una perseveranza attiva, che nella preghiera pone i semi  del Regno nella storia quotidiana. Evidentemente, Luca vuole scuotere la propria comunità dalla passività, derivante da una forma di esaltazione emozionale riguardo alla parusia(= la nuova venuta del Signore). La questione fondamentale non è, quindi, "quando" Dio interverrà, bensì io "quanto" sono disposto a "giocarmi", per attivare la presenza di Dio nella storia ?
                                                                                                                                               
  Mons. Antonino Scarcione   

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