"Non dubitare che un gruppo di cittadini impegnati e consapevoli possa cambiare il mondo: in effetti è solo così che è sempre andata" (Margaret Mead)



Quello che fai per te stesso morirà con te,quello che fai per gli altri rimarrà per sempre


Palio dei Normanni, 12/13/14 agosto

sabato 1 novembre 2014

La Domenica con Gesu, Commemorazione di tutti i Fedeli Defunti

……… per tutti coloro che desiderano lasciarsi guidare dalla Parola di Dio: un commento per meditare e per prepararsi alla Liturgia della Santa Messa domenicale

Testi: "Rispondendo Giobbe prese a dire: Oh, se le mie parole si scrivessero...fossero impresse con stilo di ferro e con piombo...Dopo che questa mia pelle sarà strappata via, senza la mia carne, vedrò Dio. Io lo vedrò...i miei occhi lo contempleranno..." Gb 19, 23-27a . 

"...Dio dimostra il suo amore verso di noi nel fatto che, mentre eravamo ancora peccatori, Cristo è morto per noi..." Rm 5, 5-11 . 

"...Tutto ciò che il Padre mi dà, verrà a me: colui che viene a me, io non lo caccerò fuori...Perchè sono disceso dal cielo...non per fare...la mia volontà, ma la volontà di colui che mi ha mandato...Questa è la volontà del Padre mio...Chiunque vede il Figlio e crede in lui abbia la vita eterna; e io lo risusciterò nell' ultimo giorno". Gv 6, 37-40.

La liturgia della parola insiste sull' atteggiamento di fede con cui il credente si pone di fronte alla realtà dolorosa della morte: Giobbe esprime la sua certezza nella giustizia finale e il Salmista gli fa eco con la sua attesa certa del Signore; Paolo afferma che l' opera più grande, a nostro favore, è già stata compiuta nella morte di Cristo e Giovanni evidenzia che la volontà di Dio è la base e la garanzia delle aspettative umane.
Il brano evangelico offre il fondamento della speranza cristiana: Il Messia sfama, prodigiosamente, il popolo nel deserto, compiendo un segno che mostra la sua capacità di soddisfare il desiderio dell' uomo: egli è, infatti, "la parola di Dio", di cui vive l' uomo, è la "sapienza di Dio", che invita tutti gli uomini al suo banchetto, perchè abbiano la vita. Chi "viene a lui", cioè crede in lui e lo riconosce come l' inviato del Padre, trova il pane che lo fa vivere in eterno.
La breve riflessione odierna è incentrata sul Libro di Giobbe(Gb 19, 1. 23-27a). In esso, l' autore evidenzia non tanto la sofferenza, quanto, piuttosto, il buon rapporto dell' uomo con Dio. Nel prologo, il Satàn pone la questione decisiva: "Forse che Giobbe vuol bene a Dio gratuitamente ? "; nella parte finale, l' autore stesso insegna che l' unico rapporto corretto con Dio è quello della gratuità: amare Dio, perchè è Dio, non per le cose che da Dio possono derivare. La sofferenza, dunque, diventa il momento decisivo, in cui una persona valuta la propria religiosità. Infatti, quando la relazione con Dio è una relazione d' amore, cioè gratuita, essa non è determinata dalla buona o dalla cattiva sorte, dalla salute o dalla malattia.

Nei dialoghi con gli amici, Giobbe afferma, con forza, la sua sicurezza che Dio è dalla sua parte (vv.25-27). Giobbe, inoltre, attesta il suo "legame parentale" con Dio e la sua certezza in un intervento divino decisivo. L' attuale traduzione CEI, del v.26, è la seguente: "senza la mia carne vedrò Dio". Dato il contesto generale, si può pensare che il significato di questa espressione sia: "a prescindere dalla mia carne", cioè qualunque sia la mia condizione di vita, incontrerò personalmente Dio, non da estraneo.
Alla fine del libro, quando riscopre la gratuità del Dio creatore, Giobbe può dire: "Ho parlato da stupido, ma adesso non parlo più. Ti conoscevo per sentito dire, conoscevo un Dio teorico, adesso ti vedo, perchè ho scoperto un Dio intimo e personale". Una risposta teorica al problema della sofferenza e al problema di Dio non c' è. Solo un' esperienza di fede può avvicinare a Dio e farlo sentire amico. E di fronte alla morte, questa è l' unica certezza del credente.

                                                                                           Mons. Antonino Scarcione

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