"Non dubitare che un gruppo di cittadini impegnati e consapevoli possa cambiare il mondo: in effetti è solo così che è sempre andata" (Margaret Mead)



Quello che fai per te stesso morirà con te,quello che fai per gli altri rimarrà per sempre


Palio dei Normanni, 12/13/14 agosto

domenica 14 giugno 2015

La Domenica con Gesù, XI del Tempo Ordinario/B

……… per tutti coloro che desiderano lasciarsi guidare dalla Parola di Dio: un commento per meditare e per prepararsi alla Liturgia della Santa Messa domenicale

Testi: "...Un ramoscello io prenderò dalla cima del cedro...lo pianterò sul monte alto d' Israele...e diventerà un cedro magnifico..." Ez 17,22-24. 

"E' bello rendere grazie al Signore" Sal 91/92, 2-3.13-16 . "...Tutti dobbiamo comparire davanti al tribunale di Cristo, per ricevere ciascuno la ricompensa delle opere compiute quando era nel corpo, sia nel bene che nel male". 2Cor 5,6-10. 

"...Così è il regno di Dio...come un uomo che getta il seme sul terreno, dorma o vegli, di notte o di giorno, il seme germoglia e cresce...E' come un granello di senape...è il più piccolo di tutti i semi...ma...cresce e diventa il più grande di tutte le piante dell' orto...".


- Gesù parla in parabole. Per Marco la parabola è destinata a ri-velare (=svelare o velare di nuovo) il significato della storia della salvezza, che Dio costruisce con il suo popolo. La Parabola del seminatore. Questa parabola è il prototipo di tutte le altre. Il seminatore, che "esce", per seminare, è Gesù, che "esce", per proclamare il vangelo. Gesù racconta sè stesso, maestro "affamato" di ascolto, per ottenere il frutto del seme gettato. 
I verbi "visualizzano" gli interventi di Dio nella storia. Il seminatore getta il seme su vari terreni, ma non ottiene il frutto desiderato, così il "seminare", sembra una "perdita di tempo". Eppure, il seminatore continua a seminare. E' convinto, infatti,che il seme troverà una terra buona, un cuore aperto e darà frutto. 
Successivamente, Gesù parla ai discepoli, in privato, "svelando" quello, che resta "l' enigma" per la maggioranza esterna. Questa diversità dipende non dalle capacità intellettuali o economiche del destinatario, bensì, dalla familiarità, che si ha con il maestro, dal camminare con lui. La citazione di Is 6, 9-10 dice, chiaramente, che le parabole di Gesù vengono capite solo da chi le accoglie come un dono.
Notiamo che, segnalando gli ostacoli, Gesù anticipa le difficoltà, che l' uomo incontra, per mettersi alla sua sequela. In particolare: la superficialità, la mancanza di perseveranza e la fragilità di fronte alle prove della vita. Purtroppo, anche Gesù sperimenta, talvolta, l' apparente inutilità e il "fallimento" del suo annuncio.
Ma, a coloro, che lasceranno "crescere" la Parola, è riservato un ottimo frutto, commisurato all' ascolto ( il trenta, il sessanta, il cento per uno ). La forza della Parola è insita nello stesso seme, che viene seminato.
- Marco, nel suo vangelo, tratteggia altre quatto parabole, anch' esse finalizzate a "far entrare i suoi ascoltatori e quelli di tutti i tempi nel mistero del Regno": la lampada (vv.21-23) ci ricorda che ciò che è nascosto deve venire alla luce. La misura (vv.24-25), invece, consiglia l' atteggiamento ottimale, in cui si devono trovare gli uditori di Gesù: chi più dà ascolto, più riceverà e capirà, mentre chi lo nega o gli è indifferente, sarà privato anche di quel poco che ha.
- Le due parabole del vangelo odierno: autonomia e grandezza del Regno. "La prima parabola", quella del seme che cresce da solo (vv.26-29), si trova soltanto in Marco e va capita sullo sfondo della parabola del seminatore. Mentre quella del seminatore pone in rilievo i requisiti degli "uditori", affinchè il seme possa fruttificare (la qualità e potenzialità del terreno), qui invece, l' attenzione è rivolta al seme, che germoglia e matura da solo, indipendentemente, da chi semina. Nel seminatore possiamo individuare, facilmente, lo stesso Gesù. Ciò evidenzia che la crescita del Regno non dipende dai soli sforzi umani, ma dall' impulso di Dio. Nella frase: "il terreno produce spontaneamente", ritroviamo l' eco dell' efficacia della parola divina, che "raggiunge sempre il bersaglio".
"La seconda parabola" è quella del granello di senape (vv.30-32), che "ruota" attorno al contrasto tra piccolezza e grandezza. Il granellino è davvero piccolo e insignificante e indica una realtà, che non attira affatto l' attenzione, anzi è circondata da incomprensione, sarcasmo o indifferenza. Tuttavia, cresce e diventa appariscente. Anche gli uccelli possono trovare riparo alla sua ombra.
Notiamo subito che le parabole contengono un grande messaggio di speranza: costruire il mondo "sognato" da Dio, un mondo, cioè, caratterizzato dalla legge della giustizia e dell'amore. Al primo posto ci sono gli umili e i piccoli, che Dio rende grandi. Il Regno non è una verità da possedere, ma una relazione da vivere.

                                                                                          Mons. Antonino Scarcione

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