"Non dubitare che un gruppo di cittadini impegnati e consapevoli possa cambiare il mondo: in effetti è solo così che è sempre andata" (Margaret Mead)



Quello che fai per te stesso morirà con te,quello che fai per gli altri rimarrà per sempre


Palio dei Normanni, 12/13/14 agosto

domenica 25 ottobre 2015

La Domenica con Gesù, XXX del Tempo Ordinario/B

……… per tutti coloro che desiderano lasciarsi guidare dalla Parola di Dio: un commento per meditare e per prepararsi alla Liturgia della Santa Messa domenicale


Testi: “…Erano partiti nel pianto, io li riporterò tra le consolazioni; li ricondurrò a fiumi d’ acqua per una strada diritta…” Ger 31,7-9 . 

“Grandi cose ha fato il Signore per noi” Sal 125 . “…Tu sei sacerdote per sempre, scondo l’ ordine di Melchisedech”. Eb 5,1-6 . 

“…Figlio di Davide, Gesù, abbi pietà di me!...Che cosa vuoi che io facca per te? E il cieco gli rispose: Rabbunì, che io veda di nuovo!” Mc 10,46-52.



La guarigione di Bartimeo, a Gerico, è l’ ultimo dei miracoli, operati da Gesù. Gli attori principali sono: Gesù e il cieco, nonché, i discepoli e la folla. Marco presenta, oltre alla narrazione del miracolo, un cammino esemplare di fede. La posta in gioco di tale cammino è la rivelazione dell’ identità di Gesù. Infatti, i discepoli stentano ad entrare nella logica della passione: Gesù, proprio come Geremia, patirà e, poi, vivrà la sua morte e risurrezione. Marco, con grande bravura, mette a fuoco il personaggio di Bartimeo: è un uomo da marciapiede, un barbone, scartato e deriso dalla vita. Nella cultura ebraica, la cecità rendeva, ad es., “impraticabile” il sacerdozio, la lettura della “Torah” e le relazioni interpersonali, spesso potenziati, appunto, dagli sguardi. Diversamente da Matteo e Luca, Marco annota anche il nome e il ruolo attivo di ricerca da parte di Bartimeo. Ed inoltre, il tema della “strada”, tipico in Marco, avvalora la tesi che egli lo pone come il paradigma(= modello ) di coloro che Gesù invita alla sua sequela.
Al centro del racconto, c’è l’urlo di richiesta di senso, di guarigione, di voglia di vivere: “ Figlio di Davide, abbi pietà di me…Che io veda di nuovo!” Paradossalmente, è proprio un cieco, che dimostra chiaroveggenza, proclamando l’ identità di Gesù. A questo punto, vediamo, addirittura, il cambiamento di atteggiamento della folla, che prima aveva biasimato il cieco e ora lo incoraggia ad “alzarsi”.

Suggestivi appaino i gesti di Bartimeo; davvero, efficacemente, fissati nei tre verbi: getta via il suo mantello, balza in piedi, e va da Gesù. Il cieco “anticipa” la figura del catecumeno, che dopo aver deposto i suoi abiti (l’uomo vecchio), fa l’esperienza dell’ immersione battesimale, scendendo nel buio dell’ acqua e riemergendo alla luce. Una volta incontrato l’ Unico, il Decisivo, capace di cambiare la vita, non ci sono più paure o problemi. Infatti, il Decisivo non delude mai: ha i suoi tempi, che non corrispondono ai nostri, ma lui non tradisce mai. Per la prima ed unica volta, il narratore evidenzia che Gesù si ferma (v.48): uno stop insolito, (in Marco Gesù è sempre in movimento), che serve a calamitare l’ attenzione su ciò che sta per accadere. Proprio così, Gesù dà la parola a chi stava per essere “imbavagliato” dalla folla”: “Che cosa vuoi che io faccia per te? “ Stupefante e bella la risposta di Bartimeo. In quel “Rabbunì” c’ è il segreto della fede. Il termine “Rabbunì”(=Maestro) esprime una forma che varca l’ intimità normalmente riservata ai discepoli e dimostra che Gesù non era un semplice maestro, ma li sovrastava tutti. L’ ultima dichiarazione di Gesù, “Vai, la tua fede ti ha salvato”, in cui il verbo “salvare”, al posto di “guarire”, riguarda certamente la guarigione fisica, ma la oltrepassa.
Marco, informandoci che Bartimeo segue Gesù, disegna il giusto atteggiamento del discepolo, pronto a scommettere su Gesù. Rinunciando al proprio mantello, il cieco si colloca agli antipodi dell’ uomo ricco, incapace di liberarsi dalla zavorra della sua ricchezza (Mc 10,21). La buona notizia è un immenso tesoro di libertà. Lo Spirito di libertà rende adulti, oltrepassa i recinti e le norme: come Gesù passa dal buio della morte all’ alba della Pasqua, così il cieco passa dal buio della cecità alla luce.

Bartimeo, quindi, ci insegna che la fede si concretizza in un orecchio che ascolta e obbedisce, in una bocca che grida, in piedi che inseguono Gesù, in mani che sanno coraggiosamente gettare il mantello, in occhi restituiti, che sanno contemplare nei chiaroscuri e nelle ferite delle nostre storie, illuminate e guarite da lui.

                       Mons. Antonino Scarcione

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