"Non dubitare che un gruppo di cittadini impegnati e consapevoli possa cambiare il mondo: in effetti è solo così che è sempre andata" (Margaret Mead)



Quello che fai per te stesso morirà con te,quello che fai per gli altri rimarrà per sempre


Palio dei Normanni, 12/13/14 agosto

domenica 1 novembre 2015

La Domenica con Gesù, Solennità di tutti i Santi

……… per tutti coloro che desiderano lasciarsi guidare dalla Parola di Dio: un commento per meditare e per prepararsi alla Liturgia della Santa Messa domenicale

Testi: “…Vidi una moltitudine immensa di ogni nazione, tribù, popolo e lingua…” Ap 7,2-4.9-14 . “Ecco la generazione che cerca il tuo volto, Signore” Sal 23 . “…Vedremo Dio così come egli è…” I Gv 3,1-3 . “…Beati i poveri in spirito…Coloro che piangono…I miti…Coloro che hanno fame e sete della giustizia…I misericordiosi…I puri di cuore…Gli operatori di pace…I perseguitati…Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei celi” Mt 5,1-12 a

L’ odierna pagina del vangelo è stata, giustamente, definita la “Magna Carta”(=la Costituzione) del cristianesimo, la “sinfonia dei folli” di Cristo, come diceva Jacopone da Todi, al quale sembrava “senno e cortesia…empazzir per lo bel Messia” (Lauda 87). Bellezza che equivale ad essere “sale della terra e luce del mondo”.
-Il Decalogo del Regno. Il termine “beato” ricorre 9 volte, che sommate al “rallegratevi ed esultate”, conclusivo, ci offrono un Decalogo di felicità. La prima beatitudine- beati i poveri – costituisce la chiave di lettura delle altre.

-“I poveri in spirito”. La povertà, qui, viene individuata come distacco dalle ricchezze. Appunto, si tratta di “coloro che scelgono volutamente di essere poveri”. Non dimentichiamo che il povero per eccellenza è, certamente, Gesù e i poveri sono “i privilegiati” del suo annuncio.

-“Quelli che sono nel pianto”. Sono le persone tristi, non per malinconia, ma perché vedono “trionfare il male” e sono in attesa della vera consolazione.

-“I miti”. Sono coloro che sono lenti all’ ira ed hanno la capacità di rinunciare alla violenza.

Coloro che sanno “seminare” serenità, porgere l’ altra guancia, amare e pregare per i loro nemici. Sono, proprio, coloro, che “non si ritengono un mito”.

-“Quelli che hanno fame e sete della giustizia”. Sono coloro che combattono e si sforzano, per attuare nel mondo, ad ogni costo, il progetto salvifico del Padre. Esso si concretizza nell’ opzione preferenziale per i poveri, la legalità e la solidarietà.

-“I misericordiosi”. Coloro che incarnano la misericordia di un Dio, che è Padre e Madre. Per i credenti la misericordia è la garanzia della propria salvezza: “Se avrete perdonato agli altri le loro colpe, il Padre vostro, che è nei cieli, le perdonerà anche a voi”.

-“I puri di cuore”. Sono coloro che sanno guardare gli eventi e le persone dal punto di vista di Dio. Sanno discernere il bene dal male, sanno conferire positività a coloro che il mondo respinge come irrecuperabili. Per Matteo, la purezza di cuore significa “coerenza” senza doppiezza ed ipocrisia, avere le “mani pulite”. Essi avranno una ricompensa eccellente, “vedranno”, cioè, “Dio”.

-“Gli operatori di pace”. Mentre l’ A.T. attribuiva questa responsabilità di generare pace e benessere ai re, il N.T., invece, assegna questo compito ad ogni fedele. In particolare, non sono i pacifici rassegnati, bensì, “i poeti di pace”, che si spendono per promuoverla, sia tra l’ uomo e Dio, sia tra le persone, e gettano ponti su posizioni inconciliabili, senza lasciarsi scoraggiare dai terrorismi più efferati. La dimensione primaria dell’ essere figli di Dio sta in questa passione per la pace, che esige prese di posizione dinanzi ad un mondo che “proclama” le regole dell’”Homo homini lupus”.

-“I perseguitati a causa della giustizia”. La sete e la fame di attuare la volontà di Dio, incontrerà, inevitabilmente, opposizioni, minacce ed emarginazioni, fino a richiedere la perdita della propria vita, come accadde a Gesù. Più oltre, Matteo avvertirà che spesso le persecuzioni più laceranti potrebbero venire anche dalle persone più care; tuttavia, chi avrà perduto la vita a motivo di Cristo, la ritroverà (Mt 10,34-39).

-Le beatitudini trovano il loro modello concreto in Gesù. Infatti, esse vanno lette alla luce della croce e della resurrezione. Non sono “facoltative”, ma vanno vissute, integralmente, senza sconti. Non sono destinate ad un gruppo particolare, ma riguardano tutti i credenti. Le beatitudini sono caparra e profezia della nostra felicità alla conclusione della storia.

                                                                                   Mons. Antonino Scarcione

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