"Non dubitare che un gruppo di cittadini impegnati e consapevoli possa cambiare il mondo: in effetti è solo così che è sempre andata" (Margaret Mead)



Quello che fai per te stesso morirà con te,quello che fai per gli altri rimarrà per sempre


Palio dei Normanni, 12/13/14 agosto

domenica 29 maggio 2016

Festa del Corpus Domini, una rappresentanza del quartiere in processione

Domenica 29 maggio, festa del Corpus Domini, solennità del corpo e del sangue di Cristo, una rappresentanza del direttivo del nobile quartiere Monte, presenzierà alla Santa Messa nella Basilica Cattedrale e a seguire prenderà parte alla solenne Processione.

Di seguito il programma delle celebrazioni: 
Alle ore 8,00, 10.00 e 11,30 Sante Messe in Cattedrale. 
Ore 18,30 Santa Messa.
A seguire Solenne Processione con il Santissimo Sacramento, dalla Basilica Cattedrale alla chiesa di Sant'Antonio.

La Domenica con Gesù, SANTISSIMO CORPO E SANGUE DI CRISTO / C

……… per tutti coloro che desiderano lasciarsi guidare dalla Parola di Dio: un commento per meditare e per prepararsi alla Liturgia della Santa Messa domenicale

Testi: “In quei giorni, Melchisedek…offrì pane e vino…” Gen 14,18-20 . 

“…Questo è il mio corpo, che è per voi; fate questo in memoria di me…” I Cor 11,23-26 . 

“…Voi stessi date loro da mangiare…Egli prese i cinque pani e i due pesci, alzò gli occhi al cielo, recitò su di essi la benedizione, li spezzò e li dava ai discepoli perché li distribuissero alla folla…” Lc 9,11b-17.


Il “Corpus Domini” è certamente una delle solennità più popolari. Le sue origini risalgono oltre il 1100, nella Gallia belga, che papa Urbano IV, l’ 11 agosto 1264, estese a tutta la Chiesa. Diversi piani pastorali sono collegati ad essa; proprio perché in essa vari gruppi hanno rifondato il loro “essere per” il mondo. Gli elementi liturgici, teologici e devozionali si possono sintetizzare nelle tre parole: Eucarestia, Memoriale e Devozione.

-“Eucarestia”, come il “tutto che si compie”, sia nel donarsi dell’ uomo, sia nel donarsi di Dio. Dio, che si fa “mangiare” e l’ uomo, che è “mangiato”, tanto che ognuno dovrebbe dire: “Vivo io, non vivo io, vive in me il Signore”. E’ Dio che si dona e diventa principio di unità, superamento di ogni egoismo, abbattimento di ogni passione. All’ Eucaristia finisce l’ opera del Padre, che vuole l’ alleanza con tutta l’ umanità..

-“Memoriale”. Celebrare il memoriale del Signore non è ripetere, soltanto, ciò che un giorno egli ha compiuto. E’, invece, “fare” , ciò che lui ha fatto ed opera ancora “per noi uomini e per la nostra salvezza”: un corpo, dato per noi; un calice di sangue, versato per noi e per tutti. Celebrare l’ Eucaristia, memoriale del Corpo e del Sangue di Cristo, vuol dire, per esempio, che nessun altro corpo può essere dilaniato, sfruttato, vilipeso per una presunta ragione di salvezza o di bene comune; che il sangue di nessuno può essere versato, per alleanza od ostilità.

-“Adorare”. Davanti all’ Eucaristia rimane, solo, l’ ascolto: “portare la mano alla bocca” e fare silenzio. Questo è uno dei significati della parola “adorare”(=portare la mano ad “os”, la bocca, e mettersi in ascolto). Tacere, per vivere.

-Se è vero, come affermano i nostri vescovi, che, “pur vestiti a festa”, siamo, talvolta, “incapaci di far festa”, dobbiamo interrogarci sul perché. Il cristianesimo corre spesso il rischio di essere considerato una “somma di verità”, di pratiche e di norme e non, come dovrebbe essere, un’ esperienza incentrata nel Cristo,”crocifisso, morto, sepolto e risuscitato”.

-Perché mai le tre letture ridisegnano questo clima, con l’atteggiamento benedicente di Melchisedek e di Cristo? Il nocciolo del rapporto culto-vita è tutto qui: percepire questa come “ininterrotto rendimento di grazie” ; solo così ci è dato di concretizzare il desiderio liturgico: di poter, cioè, “esprimere nella vita il sacramento ricevuto nella fede”.

-“Quando la vita del cristiano sa rendere grazie, il creato trova in essa l’ espressione più alta della sua lode”. La dimensione cosmica della lode e la perenne liturgia del creato diventano possibili, quando l’ uomo sa riconciliarsi con Dio e con la creazione, che è “opera delle sue mani”. La “Messa del Mondo”, non è un’ utopia, è una possibilità offerta al credente, che percepisce e attualizza in sé una “memoria” di vita, com’è l’eucaristia, capace di significare l’ oggi e di anticipare il domani.

                                                                Mons. Antonino Scarcione

venerdì 27 maggio 2016

Giornata Multietnica...


Nella chiesa della Madonna della Neve, il saluto del Vescovo ai soci del quartiere in partenza per il "pellegrinaggio del Giubileo".

Questo pomeriggio presso l'Istituto delle suore della Madonna della Neve, dopo la cerimonia di Benedizione della statua del beato Pietro Bonilli, collocata nel cortile dell'Istituto, evento organizzato dal "Centro Giovanile Giovani Orizzonti", presieduto da Davide Campione, in collaborazione con altre associazioni di volontariato, i soci del nobile quartiere Monte che prenderanno parte al pellegrinaggio, hanno incontrato il vescovo della Diocesi piazzese, mons. Rosario Gisana, per un saluto e la paterna benedizione.

Il presidente Filippo Rausa, nel porgere il saluto di tutti i soci presenti, ha comunicato le tappe del "pellegrinaggio del Giubileo", Assisi, città di San Francesco; Cascia e Roccaporena, i luoghi di Santa Rita; Spoleto città del beato Pietro Bonilli, ed infine Roma per attraversare la Porta Santa. 

Naturalmente lo spirito di partecipazione, ha detto Rausa, proprio per celebrare l'anno Giubilare sarà di farlo con il cuore e con tanta fede, affinché la fede che è dentro ognuno di noi, possa aprire quelle porte della riconoscenza, dell’amicizia, del perdono, che spesse volte per l'orgoglio che contraddistingue gli uomini rimangono sbarrate.

Il vescovo mons. Rosario Gisana ha espresso tutta la sua gioia nel vedere una comunità, quella del nobile quartiere Monte in cammino, animata da sani principi morali e propositiva per il territorio; il Giubileo così come annunciato da papa Francesco, ha esortato mons. Gisana, che possa servire a recuperare il senso dell' amicizia, dell' ascolto e del perdono reciproco. 



Potrebbe interessarti:http://www.today.it/cronaca/giubileo-papa-francesco-perche.html
Seguici su Facebook:http://www.facebook.com/pages/Todayit/335145169857930

Infine, a concluso con la sua paterna benedizione augurando a tutti, un buon viaggio e un rinnovato cammino nella fede di Nostro Signore Gesù.

Presente all'incontro, il nostro grande consulente ecclesiastico, mons. Antonino Scarcione, saggia guida preziosa. 

 
 


giovedì 26 maggio 2016

L'Amministrazione Miroddi premiata a Roma per l'edilizia scolastica



Luigi Di Franco, "CANTO A VILLAROSA" Poesie ai 250 anni del mio paese.

Venerdì 27 maggio alle ore 18:00 presso il Museo Diocesano di Piazza Armerina, avrà luogo la presentazione del libro del prof. Luigi Di Franco.
Il sottotitolo della raccolta di componimenti poetici, “Poesie ai 250 anni del mio paese”, di Luigi Di Franco, Professore ordinario di Filosofia e Storia presso il Liceo Scientifico “Vito Romano” di Piazza Armerina, offre al lettore la chiave di lettura del pregevole testo “Canto a Villarosa”. 
Esso è dedicato “Agli attuali inesistenti: i villarosani”. Prima dei cenni storici essenziale sulla cittadina di Villarosa, l’ autore cita tre scrittori, che, a buon diritto, “collegano” Di Franco alla grande tradizione letteraria siciliana: a) “Oh che tu sia benedetto, bianco cavaliere! Ma dicci chi sei, e perché tieni chiusa la celata dell’ elmo…”. Italo Calvino, “Il cavaliere inesistente”. b)“ Capire la Sicilia significa dunque per un siciliano capire sé stesso, assolversi o condannarsi…”. Gesualdo Bufalino, “L’ isola al plurale”, in “La luce e il lutto”. c)“Guardando i bambini nel parco, il Vice commissario de “Il cavaliere e la morte” aveva pensato preoccupato al loro domani… “, M.Freni,”Verso la vacanza”.

Successivamente, nel “Canto a Villarosa” , possiamo dire che il poeta, già insignito di numerosi premi e riconoscimenti nazionali ed internazionali, rappresenti la vicenda storica di tutto un popolo. 
I versi rimandano a compattezze liriche proprie dell’ antica scuola poetica siciliana e rinviano al regno di gentilezza, dove la trama metro-sintassi evoca il ruolo di una poesia, che per prima vede il valore fondante della vita. In queste poesie, secondo antichi inserti alla Giacomo da Lentini, riprendono vita i segni della culla materna dove si perpetua l’ isola d’ oro del cuore umano. (Abstract di presentazione)

                                                                          Mons. Antonino Scarcione

mercoledì 25 maggio 2016

Giorgio Boris Giuliano ricordato da una fiction su Rai 1

Correva l'anno 2010, quel venerdì del 22 ottobre su iniziativa del Nobile quartiere Monte, di concerto con l'Amministrazione comunale, veniva ricordato il concittadino e quartierante Giorgio Boris Giuliano in occasione dell’ottantesimo anniversario dalla nascita, con la posa di una lapide nella casa dove era nato.

Nel preparare l'evento, era dire comune: "Per non dimenticare gli eroi della Patria, che hanno sacrificato la propria vita nell'azione di contrasto alla mafia".

Da quel giorno sono trascorsi sei anni e personalmente posso affermare che quella iniziativa partita dal quartiere dove Giuliano era nato ci ha certamente segnati e contraddistinto come quei piazzesi che a distanza di tempo, rimembravano le gesta di un "servitore della Patria".

Nel frattempo tante altre e molteplici sono state le iniziative che nel corso di questi ultimi anni sono state proposte; convegni, commemorazioni, e inoltre i potenti mezzi della Rai hanno fatto il resto, raccontando la storia, la tenacia di un uomo, considerato dalla mafia, il poliziotto nemico numero uno di Cosa Nostra, lo sceriffo che doveva essere fermato ad ogni costo.


Programmi televisivi come quelli prodotti dalla RAI, Rai 3: "Lucarelli racconta i Servitori dello Stato"; Rai Storia "Diario Civile"; e proprio lunedì 23 e martedì 24 maggio, una miniserie di Rai 1, che ha raccontato la storia di Boris Giuliano, una fiction diretta da Ricky Tognazzi e che ha visto Adriano Giannini nei panni del protagonista.

Una breve e suggestiva fiction che ha toccato certamente l'orgoglio di tutti gli italiani che si riconoscono nello spirito di servizio e sacrificio per la Patria, incarnato nell'azione di contrasto alla mafia da tutti i militari.

Ed allora mai come oggi ricordare diventa uno strumento di salvezza, perché un popolo senza memoria è un popolo senza futuro.

                                                                                      Filippo Rausa


Il saluto del Vescovo ai soci del nobile quartiere Monte che partono per il "pellegrinaggio del Giubileo"

Prossimi alla partenza per il "pellegrinaggio del Giubileo", con tappe ad Assisi, Cascia, Roccaporena Spoleto ed infine a Roma, per attraversare la Porta Santa, i soci del nobile quartiere Monte che prenderanno parte al pellegrinaggio, giovedì 26 maggio alle ore 16:00 presso la Chiesa Santa Maria della Neve di piazza Castello, incontreranno il vescovo della Diocesi piazzese mons. Rosario Gisana per un saluto e la paterna benedizione.

Questo è un pellegrinaggio particolare ci dice Filippo Rausa presidente del nobile quartiere Monte, che cade nell'anno del Giubileo della Misericordia, e intendiamo farlo con il cuore e con tanta fede, affinché la fede che è dentro ognuno di noi, possa aprire quelle porte della riconoscenza, dell’amicizia, del perdono, che spesse volte per l'orgoglio che contraddistingue gli uomini rimangono sbarrate.

Il saluto del vescovo mons. Rosario Gisana e la sua paterna benedizione nella consapevolezza, di un buon pellegrinaggio, un buon viaggio e un rinnovato cammino nella fede di Nostro Signore Gesù.

Istituto Suore della Neve, benedizione statua beato Pietro Bonilli


lunedì 23 maggio 2016

L'aforisma della Settimana

Omero, British Museum


E' leggero il compito 
quando molti 
si dividono la fatica.
                            Omero

domenica 22 maggio 2016

La Domenica con Gesù, Santissima Trinità

……… per tutti coloro che desiderano lasciarsi guidare dalla Parola di Dio: un commento per meditare e per prepararsi alla Liturgia della Santa Messa domenicale

Testi: “Così parla la Sapienza di Dio…Dall’eternità sono stata creata…Ero con Lui come artefice ed ero la sua delizia…Giocavo davanti a Lui in ogni istante…”Pr 8,22-31. “Fratelli, giustificati per fede, noi siamo in pace con Dio…Ci vantiamo anche nelle tribolazioni…” Rm 5,1-5 . 
“…Quando verrà Lui, lo Spirito della verità, vi guiderà a tutta la verità…” Gv 16,12-15.

Ogni celebrazione liturgica è, certamente, una grande professione di fede nel mistero della Trinità. Storicamente, una festa apposita è sorta, all’ inizio del secolo XI, nel monastero di Cluny. Successivamente, la sua diffusione popolare spinse Giovanni XXII, ad estenderla a tutta la Chiesa, fin dal 1334. A tal proposito, Giovanni Paolo II ci ha donato ben tre encicliche: “Dives in Misericordia” (sul Padre), “Redemptor hominis” (sul Figlio), “Dominum et vivificantem” (sullo Spirito Santo).

La riforma liturgica, operata dal Concilio Vaticano II, mette in evidenza, giustamente, nel I anno la figura del Padre, nel II quella del Figlio, nel III quella dello Spirito Santo. La liturgia odierna, puntualmente, ci offre un appello alla contemplazione del mistero trinitario. E’ una contemplazione che si caratterizza per la sua netta “storicità”. La Parola di Dio e tutta la Bibbia, in verità, non ci offrono una riflessione su “cosa sia” la Trinità, bensì, su “cosa faccia” la Trinità.

-Vediamo bene che “la fede cristiana è la professione di fede in Dio Padre (il Creatore), nel Figlio (il Redentore) e nello Spirito Santo (il Santificatore)”. Questa professione di fede si modula sulla sapienza, che è prima di tutto ed esiste in tutto. Nel libro della “Sapienza” si parla di essa in forma personalizzata. E’ lo Spirito, che ci guida alla pienezza della verità. E’ un messaggio fondamentale per noi. Per i gravi problemi di oggi non si possono “ricavare” dal vangelo formule risolutive o maggiche. Siamo noi che, vivendo il nostro tempo, dobbiamo”creare” le risposte. Ma non siamo soli: “a spingerci” verso la verità e l’ amore, è proprio lo “Spirito di Dio”, cioè la sua forza, la sua vicinanza e il suo calore.

-“E’ dentro questa realtà che il Padre entra in comunione con noi, mediante i beni della giustificazione, indicati da Paolo”: la pace, l’ accesso al favore di Dio, la speranza della gloria di Dio, l’ amore di Dio, lo Spirito Santo, la riconciliazione. Questa è la promessa di Gesù ai suoi amici: se vi mettete su questo sentiero, Dio non vi lascerà soli. Da ciò deriva che la festa odierna è un annuncio: chi vuole diventare discepolo di Gesù, cerchi la forza o l’ appoggio in Dio, cioè, nel suo Spirito.

-“In questo itinerario, la vera domanda, che sta all’ inizio di ogni discorso, è Dio stesso” . Notiamo che Dio non è “una risposta”, bensì la domanda per eccellenza. Anzi, questa domanda deve stare all’ origine di ogni religione, di ogni fede, di ogni etica, di ogni estetica. Solo così ogni persona e la storia rivelano Dio. E’ facile, tuttavia, imbattersi nella constatazione, più o meno angosciante: alcune volte, “Dio sembra essere assente”. Non è Dio che si nasconde; sei tu che devi scoprirlo. Ce lo ricorda una famosa, antica, preghiera, contenuta nei “Salmi”: “Il tuo volto, Signore, io cerco, non nascondermi il tuo volto”. Un padre della Chiesa afferma: “Mosè cominciò a vedere Dio nella luce (da bambino); poi, entrò nella nube(da adolescente); alla fine, nella tenebra(da adulto); in seguito, parlò a Dio faccia a faccia”. E’, un po’, l’ itinerario, che ci viene chiesto dalla Trinità: passare, cioè, dal sentimento alla ragione e dalla ragione alla fede.

-“Testimoniare nella storia di oggi il mistero della Trinità, significa impegnarsi, affinchè l’ umanità diventi una grande famiglia dei figli di Dio”, dove siamo riconosciuti e rispettati nelle distinte dimensioni della nostra stessa dignità umana.

                                                                  Mons. Antonino Scarcione

sabato 21 maggio 2016

Inviare una mail non ti costa nulla, per recuperare i luoghi culturali dimenticati


bellezza@governo.it


Per recuperare i luoghi culturali dimenticati il Governo mette a disposizione 150 milioni di euro. 
Fino al 31 maggio tutti i cittadini potranno segnalare all'indirizzo di posta elettronica bellezza@governo.it un luogo pubblico da recuperare, ristrutturare o reinventare per il bene della collettività o un progetto culturale da finanziare. 
Una commissione ad hoc stabilirà a quali progetti assegnare le risorse. 
Il relativo decreto di stanziamento sarà emanato il 10 agosto 2016.

Possono essere inviate più segnalazioni a testimonianza di come si abbiano a cuore i "dimenticati" monumenti cittadini.


Il Comune di Piazza Armerina ha scelto di proporre l'ex Cinema Ariston, il cui progetto é in possesso dell'Amministrazione comunale. 
Il progetto prevede la ristrutturazione dell'ex Cinema Ariston, da destinare a punto di prima accoglienza turistica, nell'ambito del SI.M.P.A. (Sistema Museale Piazza Armerina ) con annesso Mercato Artigianale e Sale Polifunzionali. 
Tale edificio risalente agli '50 che ha già di suo un notevole valore storico-culturale, necessita di notevoli interventi di ristrutturazione e messa in sicurezza, considerate le precarie condizioni che mettono in serio pericolo l'incolumità pubblica. 
L'intervento previsto con una somma pari a 3.850.000 di euro garantirebbe il recupero totale dell'immobile, zona di accoglienza dei bus turistici, punto di partenza del percorso turistico all'interno del centro storico, realizzazione di due sale polifunzionali per conferenze e proiezioni cinematografiche. 
Tale opera garantirebbe un reale collegamento tra la Villa Romana del Casale ed il centro storico della città altrettanto meritevole dell'attenzione dei turisti.

Per questo tutti i cittadini sono invitati a scrivere una e-mail a bellezza@governo.it con questo breve testo “Vorrei recuperare l'ex Cinema Ariston di Piazza Armerina”.

L'Associazione turistico-culturale MIRA 1163 e il Nobile Quartiere Monte, hanno proposto il CHIOSTRO DELLA CHIESA DI SAN FRANCESCO, di proprietà della Diocesi di Piazza Armerinacostituito dall’ ex convento dei Frati Minori Francescani, del XIV sec. e dalla fabbrica dell’ex ospedale Chiello (1950), oggi sede del Vescovado.
Il recupero dell'ex Convento di San Francesco per la vastità degli ambienti, potrebbe diventare un polo di eccellenza per lo sviluppo del territorio e il rilancio dell'economia, in cui creare spazi per ospitalità, ristorazione, eventi, congressi, attività culturali e ricevimenti.

Per questo tutti i cittadini sono invitati a scrivere una e-mail a bellezza@governo.it con questo breve testo “Vorrei recuperare l'ex Chiostro della chiesa di San Francesco di Piazza Armerina”.

Per l'importanza strategica dei due monumenti, 
invitiamo tutti a segnalare entrambi i monumenti cittadini. 

mercoledì 18 maggio 2016

Recupero Luoghi Culturali dimenticati, il dott. Galati scrive a Matteo Renzi



Di seguito la missiva trasmessa dal dott. Francesco Galati alla presidenza del Consiglio dei Ministri, per invitare il Governo a finanziare il recupero del CHIOSTRO DELLA CHIESA DI SAN FRANCESCO, da troppi decenni abbandonato e oggetto di raid vandalici.

On.le Governo Italiano

Spett.le Presidenza del Consiglio sei Ministri

Lo scrivente Dott. Francesco Galati, già componente della Commissione tecnico-scientifica per i Siti UNESCO, patrimonio dell'Umanità e in atto Presidente pro-tempore dell'Associazione turistico-culturale MIRA 1163, corrente in Piazza Armerina (prov. Enna) con sede legale in Via Monte,1 e-mail fgalati@alice.it, in armonia a quanto previsto da codesto Spett.le Governo relativamente alla disposizione economica di € 150 milioni per il recupero di luoghi culturali dimenticati, in abbandono rappresenta quanto segue:
 
La Città di Piazza Armerina è conosciuta in tutto il mondo per la presenza nel suo territorio della VILLA ROMANA DEL CASALE (315-330 d.C), sito UNESCO e PATRIMONIO  dell' UMANITA' dal 1997.

La Città ha visto nei secoli la presenza di tutte le dominazioni che si sono susseguite in Sicilia: dai Greci ai Romani, dagli Arabi ai Normanni, dagli Aragonesi  ai Borboni. 
Essa fu distrutta nel 1161 per volere del Re Guglielmo il Malo che la fece riedificare nel 1163 sul tavolato del Monte MIRA con lo stesso materiale della distruzione. 
Le predette dominazioni hanno lasciato delle impronte indelebili di storia e di cultura che si possono leggere e vedere attraverso i bellissimi monumenti, chiese e palazzi dell'epoca, di cui la Città è ricca. 
Per la sua grande importanza, anche, nel campo religioso, la Città di Piazza Armerina è sede fin dal 1817 della Diocesi Vescovile. 
Purtroppo vi sono dei luoghi di grande valore artistico-culturale in completo abbandono dovuto a mancanza di risorse finanziarie e negati alla fruizione, anche turistica, da parte del tanti visitatori. 
Tra questi luoghi in abbandono, di elevatissimo significato artistico culturale, è da inserire il CHIOSTRO DELLA CHIESA DI SAN FRANCESCO che si trova nel  Centro Storico in un complesso architettonico di  ineguagliata bellezza ove, tra l'altro, accanto insistono la maestosa Cattedrale del XVIII sec., opera dell'architetto romano Orazio Torriani, e nella piazza omonima, il Palazzo Trigona, sede del Museo Archeologico Regionale. 
Il contesto architettonico è uno tra i più belli della Sicilia contrastato, purtroppo, dal desolante abbandono del citato Chiostro, il quale deve essere restaurato al fine di dare decoro e completezza al più volte citato contesto architettonico.
Il CHIOSTRO DELLA CHIESA DI SAN FRANCESCO è di proprietà della Diocesi di Piazza Armerina  ed è costituito dall’ ex convento dei Frati Minori Francescani (XVII sec. su impianto del XIV sec.) e dalla fabbrica dell’ex ospedale Chiello (1950), oggi sede dell’Episcopio. 
L’ex convento è composto dal corpo di fabbrica quadrangolare che  si sviluppa attorno al chiostro interno con il lato orientale porticato adiacente alla chiesa e dalla lunga fabbrica a pianta rettangolare confinante con la costa San Francesco. 
L’immobile, un tempo appartenente alla AUSL, è stato acquistato nel 2008 dalla Diocesi di Piazza Armerina al fine di destinare l’intero complesso monumentale a Curia Diocesana, Episcopio e Casa del Clero. 
Con tale iniziativa si è dato l’avvio  al recupero e la valorizzazione di un importantissimo edificio, appartenuto alla Fabbrica della Cattedrale fino all’ Ottocento, concluso con gli interventi di recupero della sola ala settentrionale. 
Le condizioni statiche-strutturali del chiostro in particolare,  hanno assunto caratteri di precarietà allorché  nel 2005 furono  compiuti atti vandalici e il furto di diversi capitelli, con conseguenti  danneggiamenti alle colonne di sostegno, le relative arcate in pietra contigue e alle volte di copertura. 
Infatti parte del porticato del chiostro è stato presidiato con opere di puntellamento onde evitare ulteriori crolli e perdita di parti architettoniche. 
Certi che la presente segnalazione possa essere presa in considerazione, si porgono cordiali saluti e si augura un proficuo lavoro. In allegato foto in cui versa il Chiostro. 
                                                                                       
                                               f.to Francesco Galati  


L'Aforisma della Settimana


domenica 15 maggio 2016

La Domenica con Gesù, Pentecoste

……… per tutti coloro che desiderano lasciarsi guidare dalla Parola di Dio: un commento per meditare e per prepararsi alla Liturgia della Santa Messa domenicale

Testi: “…Venne all’ improvviso dal cielo un fragore quasi un vento…Apparvero loro lingue come di fuoco, che…si posavano su ciascuno di loro…Siamo Parti, Medi ed Elamiti…e li udiamo parlar nelle nostre lingue…” At 2,1-11 . 

“…Tutti quelli che sono guidati dallo Spirito di Dio, questi sono figli di Di…” Rm 8,8-17 . 

“…Se mi amate, osserverete i miei comandamenti…Lo Spirito Santo…lui vi insegnerà ogni cosa…” Gv 14,15-16.23b-26.

La parola di Dio oggi lega strettamente il dono dello Spirito ad un profondo cambiamento di vita, quello a cui Gesù invita gli uomini e le donne di ogni tempo.

-“Lo Spirito della comprensione: capire e includere”. Lo Spirito Santo è il grande dono del Signore: senza questo dono, non ci può essere una Chiesa, che annuncia la salvezza.

*A volte, parlare di un amore che è già presente nel mondo, ci può “spiazzare”. Ecco, infatti, certi nostri ragionamente sbagliati: se gli uomini possono essere capaci di amare anche senza credere in Gesù Cristo, a cosa serve, andiamo dicendo, il nostro annuncio ? Oppure,se gli stranieri a Gerusalemme capiscono questo linguaggio, vuol dire che in loro c’ è già lo Spirito della verità e dell’ amore che agisce.

*Allora, portare il Vangelo agli altri vuol dire riversare una verità, che io ho, in coloro che non ce l’ hanno. L’ amore di Dio non è un posseso nostro, che noi dispensiamo agli altri. Se vogliamo annunciare il Vangelo, dobbiamo riconoscere, senza vergogna, che l’ amore esiste già nel mondo, anche fra quelli che non creono.

*E se il Vangelo partisse non da me soltanto, ma anche dall’ altro ? Infatti, posso io forse sperare di convertire una persona, che non abbia in sé un minimo dello Spirito di Dio ?

-“Lo Spirito della vita: essere figli liberi e deboli”. Non abbiamo ricevuto uno Spirito di paura, uno di schiavi. Lo Spirito ci dona, invece, il coraggio dei figli liberi, che riconoscono, negli altri, degli altri figli liberi. E la libertà dello Spirito non è la libertà di chi è forte, autonomo, anzi: quella libertà è la più subdola delle schiavitù.

*Solo l’ orgoglioso è convinto che debba essere un cristiano forte in una Chiesa forte per andare avanti. A volte, ci prende il timore per cui la poca rilevanza della Chiesa oggi non possa garantire un’ adeguata diffusione del Vangelo, e che la soluzione sia: o fare di tutto per acquistare visibilità e potere, oppure fermarsi, resistere alle maree e aspettare tempi migliori diquest’ epoca corrotta.

*A tal proposito, San Francesco di Sales ci ricorda l’ esatto contrario, cioè, quello che Gesù ci invita ad essere. “L’ umile trova tutto il coraggio nella sua incapacità; più si sente debole e più diventa intraprendente, perché tutta la sua fiducia è riposta in Dio, che mostra la sua potenza nella nostra debolezza.

*Ecco lo spirito della Pentecoste: non siamo noi ad agire e conquistare, ma è lo Spirito che conquista, agendo attraverso di noi, e dove c’è il rischio di fallimento, là ci spinge, per scoprire la sua potenza. Una potenza che si fa presente nel rapporto che intrecciamo con l’ altro. Poiché anche l’ altro è figlio di Dio, libero, al quale non posso imporre una schiavitù, ma con il quale posso accogliere l’ azione dello Spirito in lui e in me.

-“Lo Spirito dell’ amore: accogliere Dio per sempre”. La Pentecoste costituisce la comunità dei credenti e assicura che Dio sarà sempre in mezzo al suo popolo.

*Potremmo dire che Gesù lo aveva predetto: “Dove due o tre sono riuniti nel mio nome, io sono in mezzo a loro”. La presenza di Dio è assicurata, quando il nostro cuore si apre alla comunione con gli altri. Riceviamo lo Spirito solo in comunità e possiamo vivere con la sua compagnia, solo se accettiamo la compagnia degli altri.

*Anticamente, chi voleva diventare cristiano, doveva fare un periodo di “allenamento” e di conversione: abbandonare le opere dell’ egoismo ed abbracciare la via di Gesù.

*”Se uno mi ama, osserverà la mia parola, e il Padre mio lo amerà, e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui”. Gesù lega l’ amore per lui all’ osservanza della sua parola e dei suoi comandamenti. Il comandamento di Gesù è: “Amatevi gli uni gli altri come io vi ho amati”.

*Se non è corretto pretendere delle prove di amore da parte degli altri, è bene pretenderle da parte di noi stessi.

                                                                    Mons. Antonino Scarcione