"Non dubitare che un gruppo di cittadini impegnati e consapevoli possa cambiare il mondo: in effetti è solo così che è sempre andata" (Margaret Mead)



Quello che fai per te stesso morirà con te,quello che fai per gli altri rimarrà per sempre


Palio dei Normanni, 12/13/14 agosto

domenica 24 dicembre 2017

La Domenica con Gesù, IV di AVVENTO / B

……… per tutti coloro che desiderano lasciarsi guidare dalla Parola di Dio: un commento per meditare e per prepararsi alla Liturgia della Santa Messa domenicale.

Testi: “…Il Signore…disse al profeta Natan: Vedi, io abito in una casa di cedro, mentre l’ arca di Dio sta sotto i teli della tenda…” 2 Sam 7,1-5.8b-12.14.16 . 
“Con la nascita di Gesù si rivela il progetto di Dio” Rm 16,25-27 . 
“…Non temere, Maria,…concepirai un figlio…e lo chiamerai Gesù…” Lc 1,26-38.

La liturgia d’ Avvento ripete continuamente: “Dio viene !” Eppure, in qualcuno vi è ancora il dubbio sul luogo, sul tempo, sulle modalità della sua venuta. Dove incontra il Signore, che viene?

-“Un Dio da cercare nella vita”. Dio non va ricercato là dove il cuore umano lo immaginerebbe. Dio guarda l’ immensità della terra, che egli stesso ha creato, scorge una regione piccola, quasi insignificante, come la Galilea e individua un umile villaggio, Nazaret. Punta lo sguardo su una giovane fidanzata, Maria. Il Signore si interessa a questa comunissima quotidianità, per raggiungere l’ intera umanità attraverso Gesù. Ecco, quindi, il tempio, che Dio desidera: il tempo e l’ uomo, signore del tempo. Agli occhi di Dio questa donna sembra essere come una città in festa per il suo Dio: una possibilità di amicizia sincera e fidata, a cui garantire la fedeltà dell’ Onnipotente.

Erano secoli che Dio sentiva come “un vestito stretto” il tempio di Gerusalemme: aveva ordinato a Davide di non costruirglielo, perché il cielo e la terra non possono contenere il loro Creatore. Se, poi, al mondo esiste una “casa”, dove Dio ama abitare, questa è l’ uomo: “ la gloria del Signore” non sono i templi, ma “l’ uomo vivente”, come giustamente afferma Ireneo da Lione.

A Davide sarebbe piaciuto costruire un tempio, capace di “raccontare” ai secoli futuri la potenza del re di Israele, più che la gloria di Dio. Se Davide intendeva garantire la vita a Dio, costruendogli un tetto, Dio garantisce, oltre la morte di Davide, la vita ai suoi discendenti.

-“L’ obbedienza della fede”. L’ intendo, apparentemente nobile, di Davide, in realtà, si rivela una ripetizione dell’ errore, commesso da Adamo: costruire la propria storia, “scavalcando o imbrigliando” Dio. Maria, nel momento dell’ annunciazione, annulla l’ errore di Eva e, con la sua decisione straordinaria, sceglie di fare la storia, in obbedienza e collaborazione con la storia Dio. La storia dell’ uomo diviene, così, “storia di salvezza”.

E’ proprio questo uno degli elementi salienti del Mistero nascosto per secoli, che Paolo rivela nella “Lettera ai Romani”. A questo Mistero ciascuno è chiamato ad aderire con l’ obbedienza della fede.

Vediamo che tutte le volte in cui si parla di libertà, autonomia, autodeterminazione, si possono agevolmente trovare uditori, ma quando si tocca il tasto del’ obbedienza, si rischia di avviare un soliloquio. Effettivamente, nella vita, non è possibile non obbedire. Tutti obbediamo a qualcosa o a qualcuno, se non è alla fede, sarà al caso, se non è alla ragione, sarà all’ istinto, se non è al bene, sarà al male, se non è alla verità, sarà alla menzogna. Si potrebbe continuare all’ infinito. Eric Fromm sintetizza molto bene questi contenuti nel suo libro”Fuga dalla libertà”. Egli afferma che la moderna illusione di non dover più obbedire, nasce dal fatto che si è spostato il termine dell’ obbedienza, dal re ad un altro capo, dal genitore al leader del gruppo. Non basta, comunque, cambiare “padrone”, per essere liberi.

Così accade per quanto riguarda Dio. Non obbedire a lui, non significa non obbedire più, significa, semmai, obbedire a qualcos’ altro, che non è Dio. Ed è peggio. La differenza è fondamentale: obbedire a Dio, significa fare la volontà di uno che è morto per la nostra salvezza e la nostra libertà. Obbedire a qualcos’ altro, significa sottomettersi non a chi serve noi, ma a chi si serve di noi.

Non dimentichiamo, inoltre, quello che si dice in giro: la gente non crede più a niente. Non è esatto, perché le parsone, invece, credono a tutto, anche alle fandonie. Anche tra i cristiani, molti credono e ubbidiscono solo a sé stessi, perché “hanno fatto di sè stessi il Dio, a cui ubbidire”. 

                                                                             Mons. Antonino Scarcione

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