"Non dubitare che un gruppo di cittadini impegnati e consapevoli possa cambiare il mondo: in effetti è solo così che è sempre andata" (Margaret Mead)



Quello che fai per te stesso morirà con te,quello che fai per gli altri rimarrà per sempre


Palio dei Normanni, 12/13/14 agosto

domenica 8 luglio 2018

La Domenica con Gesù, XIV Del Tempo Ordinario / B

……… per tutti coloro che desiderano lasciarsi guidare dalla Parola di Dio: un commento per meditare e per prepararsi alla Liturgia della Santa Messa domenicale

“…Io ascoltai colui che mi parlava…” Ez 2,2-5 . “…Affinchè io non monti in superbia, è stata data alla mia carne una spina…” 2 Cor 12,7-10 . “…Molti rimanevano stupiti e dicevano: da dove gli vengono queste cose ? E che sapienza è quella che gli è stata data ? Ma Gesù disse loro: un profeta non è disprezzato se non nella sua patria…” Mc 6,1-6.

Riflettiamo insieme allo studioso Ezio Prato su stupore e incredulità, elementi caratterizzanti del vangelo odierno. Sappiamo che, come afferma Aristotele, lo stupore è all’ inizio della conoscenza. Ma anche della fede. Lo stupore è l’ atteggiamento originario dell’ uomo, che rimane sorpreso, fin da subito, per il fatto stesso che “le cose” esistano. Questo atteggiamento si rinnova di fronte a ciò che è grande, sorprende e meraviglia. Molte pagine del vangelo “attestano” che lo stupore è la prima reazione di fronte a Cristo. Notiamo lo stupore di Maria e Giuseppe, quello di Pietro e dei discepoli, la sorpresa degli abitanti di Nazaret e quella di tutti i Giudei: la folla intera è colpita da grande stupore. Nessuno ha una sapienza simile a quella di Gesù. Nessuno compie opere come le sue.

Come mai, allora, questo stupore si trasforma, inaspettatamente, in chiusura verso il maestro ? Perché genera distacco e Incredulità ? Perché anche noi, che pur rimaniamo sorpresi, davanti al Signore, ci “blocchiamo” ? Le ragioni sono diverse. Disattenzione e disinteresse. Rifiuto del nuovo, rifiuto della conversione, che la verità richiede, illudendoci che il nostro cambiamento possa avvenire “automaticamente”. Oppure, dipende dall’ attaccamento ad una tradizione, che è diventata soltanto tradizione di uomini. O, anche, si tratta di una difesa della propria, presunta, autosufficienza. Incredibilmente, dal rifiuto del Cristo, non sono esclusi neppure “i suoi”: quelli della sua patria e noi medesimi. In noi può ingenerarsi una familiarità “buona” (Gesù che diventa “uno di casa” e ci impegniamo a conoscerlo e seguirlo), o può colpirci una forma di familiarità “cattiva” ( che blocca la conoscenza dell’ altro e tutto si trasforma in abitudine vuota di senso).

La vera fede, invece, vive e si alimenta di una sempre rinnovata meraviglia. “Un cristianesimo senza bellezza e senza stupore, come afferma il teologo Balthassar, diventa arido e inerte”, una dottrina astratta, un bene senza forza di attrazione. Una fede senza stupore risulta priva di bellezza e non convince nessuno.

Vale la pena riprendere l’ interrogativo: perché dallo stupore si può passare all’ incredulità ? Perché ciò che prima era sorpresa affascinante può scadere ed impedire di credere ? Certamente, la ragione profonda del “no”, detto a Gesù, rimane misteriosa: affonda le radici nella nostra libertà: è un mistero. E’ come “il negativo fotografico” della fede. C’ è anche un altro stupore: la meraviglia di Gesù per l’ incredulità degli abitanti della sua terra, Nazaret. Lo sappiamo bene che il cuore dell’ uomo è fatto per il Vero e per il Bene e trova pace solo nell’ incontro con Dio. Eppure, incredibilmente, la libertà dell’ uomo può “chiudersi”, fino a dire “no”. Perché?

Notiamo che il “no” dell’ uomo “lega” le mani a Dio. Gesù stesso, di fronte all’ incredulità umana, non compie miracoli: non intende “schiacciare la nostra libertà” con l’ imposizione della sua proposta. ”Non è forse proprio questo lo stile divino ? Quello di non sopraffare con la potenza, ma di dare libertà, donare e suscitare amore” (Benedetto XVI ).

Dio non vuole forzare l’ uomo, in ciò che lo rende unico e irriducibile: la libertà. Dio vuole essere amato liberamente. Si ferma e rimane in attesa di un “sì” dell’ uomo. Gesù non forza la nostra libertà, bensì, attende che il nostro rifiuto diventi, “liberamente”, un “sì”.

                                                                        Mons. Antonino Scarcione  

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