"Non dubitare che un gruppo di cittadini impegnati e consapevoli possa cambiare il mondo: in effetti è solo così che è sempre andata" (Margaret Mead)



Quello che fai per te stesso morirà con te,quello che fai per gli altri rimarrà per sempre


Palio dei Normanni, 12/13/14 agosto

martedì 30 ottobre 2018

La Festa dei Morti in Sicilia di Andrea Cammilleri

Andrea Cammilleri
Non fantasmi col linzòlo bianco e con lo scrùscio di catene, si badi bene, non quelli che fanno spavento, ma tali e quali si vedevano nelle fotografie esposte in salotto, consunti, il mezzo sorriso d’occasione stampato sulla faccia, il vestito buono stirato a regola d’arte, non facevano nessuna differenza coi vivi. Fino al 1943, nella nottata che passava tra il primo e il due di novembre, ogni casa siciliana dove c’era un picciliddro si popolava di morti a lui familiari. 
Noi nicareddri, prima di andarci a coricare, mettevamo sotto il letto un cesto di vimini (la grandezza variava a seconda dei soldi che c’erano in famiglia) che nottetempo i cari morti avrebbero riempito di dolci e di regali che avremmo trovato il 2 mattina, al risveglio.
Eccitati, sudatizzi, faticavamo a pigliare sonno: volevamo vederli, i nostri morti, mentre con passo leggero venivano al letto, ci facevano una carezza, si calavano a pigliare il cesto. 
Dopo un sonno agitato ci svegliavamo all’alba per andare alla cerca. 
Perché i morti avevano voglia di giocare con noi, di darci spasso, e perciò il cesto non lo rimettevano dove l’avevano trovato, ma andavano a nasconderlo accuratamente, bisognava cercarlo casa casa. 
Mai più riproverò il batticuore della trovatura quando sopra un armadio o darrè una porta scoprivo il cesto stracolmo. 
I giocattoli erano trenini di latta, automobiline di legno, bambole di pezza, cubi di legno che formavano paesaggi. 
Avevo 8 anni quando nonno Giuseppe, lungamente supplicato nelle mie preghiere, mi portò dall’aldilà il mitico Meccano e per la felicità mi scoppiò qualche linea di febbre.
I dolci erano quelli rituali, detti “dei morti”: marzapane modellato e dipinto da sembrare frutta, “rami di meli” fatti di farina e miele, “mustazzola” di vino cotto e altre delizie come viscotti regina, tetù, carcagnette. 
Non mancava mai il “pupo di zucchero” che in genere raffigurava un bersagliere e con la tromba in bocca o una coloratissima ballerina in un passo di danza. 
A un certo momento della matinata, pettinati e col vestito in ordine, andavamo con la famiglia al camposanto a salutare e a ringraziare i morti. 
Per noi picciliddri era una festa, sciamavamo lungo i viottoli per incontrarci con gli amici, i compagni di scuola: «Che ti portarono quest’anno i morti?». 
Domanda che non facemmo a Tatuzzo Prestìa, che aveva la nostra età precisa, quel 2 novembre quando lo vedemmo ritto e composto davanti alla tomba di suo padre, scomparso l’anno prima, mentre reggeva il manubrio di uno sparluccicante triciclo.
Insomma il 2 di novembre ricambiavamo la visita che i morti ci avevano fatto il giorno avanti: non era un rito, ma un’affettuosa consuetudine. Poi, nel 1943, con i soldati americani arrivò macari l’albero di Natale e lentamente, anno appresso anno, i morti persero la strada che li portava nelle case dove li aspettavano, felici e svegli fino allo spàsimo, i figli o i figli dei figli. Peccato. 
Avevamo perduto la possibilità di toccare con mano, materialmente, quel filo che lega la nostra storia personale a quella di chi ci aveva preceduto e “stampato”, come in questi ultimi anni ci hanno spiegato gli scienziati. 
Mentre oggi quel filo lo si può indovinare solo attraverso un microscopio fantascientifico. 
E così diventiamo più poveri: Montaigne ha scritto che la meditazione sulla morte è meditazione sulla libertà, perché chi ha appreso a morire ha disimparato a servire.
 (da Racconti quotidiani di Andrea Camilleri)

sabato 27 ottobre 2018

La Domenica con Gesù, XXX del Tempo Ordinario / B

……… per tutti coloro che desiderano lasciarsi guidare dalla Parola di Dio: un commento per meditare e per prepararsi alla Liturgia della Santa Messa domenicale

…Il Signore ha salvato il suo popolo…Tra loro ci sono il cieco e lo zoppo…” Ger 31,7-9 . “…Ogni Sommo sacerdote…Deve offrire sacrifici per i peccati anche per sé stesso, come per il popolo…” Eb 5,1-6 . 
“…Timeo, Bartimeo…Cieco…Cominciò a gridare:…Gesù abbi pietà di me !...Gesù gli disse: va’, la tua fede ti ha salvato…” Mc 10,46-52.

L’ immagine evangelica del discepolo “oscilla” sempre tra discepolo ideale e discepolo reale, proprio quello che incontriamo sulle nostre strade. Anche, oggi, la parola di Dio ci pone di fronte alla situazione concreta. Questo stato di cose è incarnato nella figura di Bartimeo, aperto all’ antica esperienza di fede: stava seduto; poi, prese a seguirlo. Ed è la strada, il luogo, in cui avviene il cambiamento radicale.

Notiamo che, se il cieco parte con la richiesta di riavere la vista, il Signore, invece, va ben oltre, annunciando la fede e la salvezza. Ancora oggi, le parole del Signore al cieco sono affidate alla Chiesa, come la base di un itinerario di salvezza:

-“Coraggio”: l’ individualismo, che spesso avvolge la nostra vita, è il sintomo dell’ incapacità a riconoscere la presenza del Signore dentro la storia.

-“Alzati”: è il verbo usato dagli evangelisti, quando parlano della resurrezione. Solo la resurrezione ci fa sentire in piedi anche quando la prostrazione sembra “anchilosare” le nostre membra.

-“Ti chiama”: prima era Bartimeo che chiamava il Signore; adesso è lui che si sente chiamato da Signore. E’ chiamato, per assaporare la gioia totale della vita. Questo è proprio il Vangelo: la “Buona Notizia”, che noi dobbiamo consegnare agli uomini.

Vediamo che il mendicante, ai bordi della strada, si fa discepolo sulla via della salvezza. La fede, sepolta sotto le incrostazioni del quieto vivere, ha bisogno di essere “rispolverata” e rianimata, perché sappia ancora rendere credibile, al mondo d’ oggi, l’ annuncio eterno della salvezza. Gesù è accompagnato dalla folla, affamata di pane e di parole di vita eterna; folla che ha trovato un tesoro prezioso. C’ è, però, chi, come il cieco, Bartimeo, non ha la possibilità di seguire Gesù. Egli, infatti, non può vedere la strada, né il Maestro. Tuttavia, desidera incontrarlo. Urla, per richiamare l’ attenzione dei Signore, come urlarono gli schiavi in Egitto. La folla, intanto, si sente disturbata da quella voce. Vorrebbe proprio che la smettesse. Alla fine, il Maestro ode quel grido e decide d’ incontrare Bartimeo. 

Quella stessa folla, che aveva ostacolato l’ incontro, ora incoraggia il cieco, con le parole: “Coraggio, alzati, Egli ti chiama! “.

Oggi le folle, in chiesa, sono sempre più rare. Deve, certamente, farci riflettere il fatto che l’ urlo della sofferenza si sia affievolito. Ma la salvezza viene proprio da un cieco, che “richiama” la Chiesa alla priorità del Vangelo. Egli non ha occhi per vedere, ma ha fiato e voce, per richiamare l’ attenzione. Dio ti chiama, perché tu accetti di rimetterti a lui, accetti che Egli compia anche ciò che a te sembra impossibile. Nulla, infatti, è impossibile a Dio !

                                                                  Mons. Antonino Scarcione

venerdì 26 ottobre 2018

Un monumento per ricordare la visita di papa Francesco a Piazza Armerina...


Di seguito riportiamo una lettera trsamessa dal Nobile Quartiere Monte Mira e dall'Associazione MIra 1163, inviata lo scorso 3 ottobre c.a. al Sindaco Nino Cammarata relativamente la storica visita di papa Francesco a Piazza Armerina, con la proposta di realizzare un monumento a ricordo dell'evento.


Piazza Armerina  3 ottobre 2018

Al Sig. Sindaco di Piazza Armerina
                                                                                  Avv. Antonino Cammarata                                                                                                                                                      Città 

Cosa resterà della visita di papa Francesco a Piazza Armerina?.

Egregio sig. Sindaco,
il nobile quartiere Monte Mira e l’associazione Turistico-Culturale Mira 1163, rappresentano, che sarebbe opportuno che l’Amministrazione Comunale prenda in seria considerazione di mettere in posa un manufatto ( stele, lapide, fontana o altro ) che possa ricordare alle future generazioni il momento storico vissuto dalla città di Piazza Armerina, dovuto alla presenza di Papa Francesco in data 15 settembre 2018.
La richiesta è motivata dal fatto che la sopracitata visita rappresenta per la città di Piazza Armerina una pietra miliare nella sua millenaria storia, ed è cosa giusta far sì che tale evento “unico e forse irripetibile” venga ricordato attraverso manufatti visivi quale memoria storica dell’evento.
Pertanto, si chiede di volere programmare nei tempi e nei modi che codesta Amministrazione riterrà utili per effettuare la realizzazione di un opera che richiami l’evento storico.
In attesa di un riscontro alla presente, si porgono cordiali saluti.

                        Il Presidente Mira 1163                               Il Presidente del Quartiere

                           Francesco Galati                                                  Filippo Rausa

lunedì 22 ottobre 2018

1983- 2018 il Comitato nobile quartiere Monte Mira festeggia i 35 dalla sua Fondazione.


Domenica 14 ottobre in un noto ristorante del comprensorio piazzese, il Nobile Quartiere Monte Mira, ha aperto ufficialmente i festeggiamenti dei suoi 35 anni dalla Fondazione del Comitato di quartiere; nell'occasione è stata festeggiata, in pompa magna, alla presenza dei Cavalieri giostranti, la 22^ Vittoria al Palio dei Normanni.

Tra le autorità presenti, il Sindaco della Città di Piazza Armerina, avv. Nino Cammarata; il consulente ecclesiastico del quartiere, mons. Antonino Scarcione; il coordinatore del Palio, Dino Vullo; il castellano Giancarlo Scicolone con la moglie Lorenza Quartarone e inoltre la titolata presenza di oltre cento quartieranti e concittadini, dei Cavalieri giostranti che hanno fatto da corona a questa importante ricorrenza.

Filippo Rausa, il sindaco Cammarata e mons. Scarcione
Grande festa per il notevole traguardo raggiunto, 35 anni di storia da quel lontano mese di ottobre 1983, all'orquando un manipolo di temerari quartieranti, davano vita al "Comitato quartiere Monte". 

Nasceva così un'organizzazione di volontariato in difesa e per tutelare l'antico e nobile quartiere Monte Mira, sodalizio che a Piazza Armerina non aveva precedenti, e che di lì a pochi anni avrebbe fatto da apripista per la fondazione degli altri tre comitati di quartiere cittadini.

La costituzione dei Comitati di quartiere è prevista dall'ordinamento giuridico italiano, giusto il Codice Civile agli articoli 39 e 42, che ne disciplina la natura, di pubblica utilità, con scopo altruistico, che opera coinvolgendo una pluralità di persone.

Il "Comitato Quartiere Monte", questa la prima denominazione originaria, nasce per motivi prettamente sociali, motivazioni che in quegli anni sfoceranno in sonanti proteste, fuori e dentro il Palazzo municipale, con prese di posizione contro le Amministrazioni che si succedettero. 

Alcuni soci del Consiglio Direttivo
La continua mancanza dell'acqua, la scadente illuminazione pubblica, la problematica degli eventi franosi di costa san Francesco e costa san Martino e il ruolo periferico in cui il quartiere era stato relegato, indusse diversi quartieranti a ideare un soggetto attraverso il quale creare un movimento d'opinione univoco.

L'originario statuto predisposto per regolare la vita del Comitato, in mancanza di risorse economiche, e anche perchè non si immaginava tale longevità, venne registrato presso l’Ufficio del Registro di Enna, ma negli anni che seguirono, il Comitato di quartiere trovo terreno più che fertile, anche per via dell'innata vocazione cittadina che attraverso il Palio dei Normanni vede la città suddivisa nei quattro quartieri storici.

Filippo Rausa, attuale presidente del quartiere, tra i più longevi soci, già all'età di 17 anni, seguiva le orme dei soci fondatori, ci tiene a ricordare alcuni dei soci fondatori, che grazie a quell'intuizione messa in campo diedero vita e corpo al sodalizio; Gregorio Parlascino, Osvaldo Zitelli, Salvatore Abate, il sacerdote don Michele Nicosiano, che diede ospitalità e casa al nascente Comitato di quartiere, nei locali della casa canonica di via Crocifisso, 98. 

Decine e decine di soci, di questi ricordiamo l'impegno di Donella Prestifilippo, Pietro Elastico, Vincenzo Calcagno, Giuseppe Barresi, Mario e Franco Pisano, diversi giovani, Fabrizio Bertini, Silvio Annaloro, Carmelo Sardo, Roberto Di Dio Giuseppe La Rosa e tanta altra bella gente che negli anni si è spesa nell'interesse della comunità del quartiere.

I primi quattordici anni che da quel lontano 1983 portarono al 1997, anno di costituzione del Comitato con atto notarile, furono anni altalenanti, assemblee tra i quartieranti, il serrato confronto tra i soci sulle strategie da perseguire, con la società civile e con quanti guardavano con sospetto questa nuova realtà che cercava di conquistare consenso, anche attraverso la politica. 

A ricoprire il ruolo di presidente furono i sigg. Salvatore Abate dal 1983 al 1988; Paolo Roccazzella dal 1989 al 1990 e poi ancora Salvatore Abate dal 1991 al 1996.

Le attività del quartiere a volte si confondevano con quelle parrocchiali, per tutti la chiesa del Crocifisso era il quartier generale del Comitato, che in alcuni locali della casa canonica aveva sede, dove tutto, aveva una sua logica funzionale per entrambi; decine le braccia operative e altrettante le intelligenze messe in campo per tutte le attività che con passionale dedizione venivano portate avanti.

Visita pastorale del Vescovo mons. Michele Pennisi
In quegli anni maturò la consapevolezza di essere diventati una realtà territoriale che necessitava di essere "ufficialmente riconosciuta", la strada era ormai stata tracciata, bisognava solamente percorrerla, e proprio quei giovani che avevano maturato quella consapevolezza di scommettersi per un quartiere migliore, avevano già preso in mano il testimone da tempo e ritrovarsi presso l'ufficio notarile della dott.ssa Renda, fu come ripartire per riscrivere una nuova pagina di storia cittadina.

Naturalmente non possiamo non affermare che l'anima ideologica del nuovo percorso fu il dinamico Filippo Rausa che forte dell'esperienza maturata sul campo e per il ruolo istituzionale che in quegli anni ricopriva, Consigliere Comunale (1993 al '97), Assessore (1997 al '99) e di presidente del C.S.I. (Centro Sportivo Italiano), riuscì a dare nuova forma e vitalità a quel Comitato di quartiere che pur avendo perso diversi suoi componenti, ne aveva coinvolti tanti altri e tutto ciò determinò una nuova fase di continua crescita.

Scarcelli, Rausa, Purrazza, Oliva nella ricorrenza della
scopertura del monumento a Prospero Intorcetta
A ricoprire il ruolo di presidente nella nuova veste del Comitato di quartiere, veniva chiamato per acclamazione dei soci il sig. Giuseppe Elettrico, che ricoprì tale carica fino a settembre del 1998; nel corso del mese di ottobre veniva eletto presidente il sig. Filippo Purrazza ruolo che assumeva con grande umiltà, passione ed impegno guidando per ben undici anni il Comitato, fino al congresso dei soci del 18 gennaio 2010.

Anni non certo facili, anche a causa dallo spostamento della sede nei locali di via Vittorio Emanuele, tuttavia, il costante lavoro di quel gruppo di uomini capaci e determinati, diede nuovo impulso alle diverse attività programmate e realizzate con estremo successo.

In quegli anni, prendeva corpo quell'idea proposta da Rausa, condivisa e sostenuta da tutti, di creare una città nella città, dove ogni quartiere autonomamente potesse determinare la vita sociale, culturale e di sviluppo, grazie anche e soprattutto al Palio dei Normanni. I riferimenti delle città di Siena, Assisi, Arezzo, Asti, per citarne alcune, suddivise in Contrade, Quartieri, Rioni o Sestieri, che si accomunano a Piazza Armerina, perché detentrici di un Palio, divennero le linee guida da seguire, per "importare" usi e consuetudini già messi in campo in quelle titolate realtà.

Inaugurazione della lapide a Giorgio Boris Giuliano
Grazie al Palio, e al metodico e costante lavoro di quegli anni, oggi più che mai, Piazza Armerina vive la sua struttura civica e sociale nell'identità di quattro quartieri, con i propri confini territoriali, con le bandiere e gli stemmi araldici, attorno al campanile della chiesa in un'importante funzione di aggregazione.

Nel corso di un'assemblea dei soci nel 2000, veniva ratificato quanto proposto dal Consiglio direttivo che proponeva l'aggiunta dell'epiteto "Nobile" (titolo da sempre riconosciuto dai restanti quartieri, in quando al Monte avevano le loro dimore le maggiori famiglie della nobiltà cittadina).
Da quell'anno la denominazione del nome cambiò in: "Comitato Nobile Quartiere Monte".

Visita della principessa Beatrice di Borbone
La presenza costante sul territorio, determinò pareri e proposte alle Amministrazioni comunali, ai vari Enti, per promuovere e tutelare gli interessi civili, morali, economici e sociali del nobile quartiere Monte, troppe volte decantato dalla politica e con altrettanta velocità dimenticato.

Seppure in maniera sommaria è d'obbligo indicare le principali attività portate avanti dal Comitato di quartiere che scandiscono con regolarità i mesi e gli anni di vita del Quartiere.

Le iniziative che si continuarono a portare avanti ed altre ancora vennero proposte, su impulso del presidente Filippo Purrazza e del Consiglio direttivo, furono le attività natalizie, con la realizzazione per ben due volte del Presepe vivente, della "Capanna di Gesù bambino"; il Falò alla Befana; le attività carnevalesche, con le feste in piazza; la Tavola di San Giuseppe, riproposta dopo anni di assoluto silenzio in città; le attività pasquali con la via Crucis vivente, la realizzazione del "Calvario"; le attività del Tre Maggio, in onore della Madonna; la partecipazione all'Infiorata; l'organizzazione del Palio dei Normanni, con le attività collaterali, per coinvolgere il popolo del quartiere, così nascono la Festa prePalio, il cerimoniale della presentazione e benedizione dei cavalieri giostranti, e la festa del Palio per il quartiere vincente.


Udienza dal Papa e la storica stretta di mano
E ancora, il concorso di disegno su San Martino, santo patrono del quartiere, per i bambini della scuola, e tante altre iniziative.

Nel 2002, il consiglio direttivo propone di concedere al Vescovo mons. Michele Pennisi, la presidenza onoraria del quartiere, in una cerimonia svolta nell'auditorium della scuola Capuana.

Su precise proposte del Comitato di quartiere, rivolte alle Amministrazioni comunali che si sono succedute, vengono realizzati dei lavori pubblici; con l'Amministrazione Sottosanti, viene realizzata la nuova pavimentazione di piazza Crocifisso; attraverso il Genio Civile di Enna viene sistemato il grande piano di via campagna San Martino, che successivamente, su nostra proposta, verrà denominato piazza don Michele Nicosiano (Amm. Prestifilippo); la pavimentazione della piazzetta antistante la Biblioteca comunale (Amm. Velardita); la pavimentazione di piano Capodarso (Amm. Nigrelli).

Il Capitano Vincenzo Bulla, Socio onorario del quartiere
Alla Regione siciliana (1998), venne più volte sollecitato il completamento dei lavori di restauro della scalinata della Cattedrale, che per diversi anni era rimasto un cantiere a cielo aperto; per non parlare dell'impegno verso palazzo Trigona.

Altro cavallo di battaglia, la pubblica illuminazione, i solleciti, le richieste del Comitato, trovano il giusto favore negli anni dell'Amm. Sottosanti, 1993-1997, inoltre la presenza del Consigliere comunale Filippo Rausa, fanno si che l'arcaico impianto elettrico venga rinnovato strada per strada.

Veniva più volte sollecitata all'ASP 4 di Enna, la problematica dell'abbandono dell'ex ospedale, che dopo il suo trasferito nella nuova struttura il 7 ottobre 2000, era oggetto di saccheggi vari, (complesso monsatico e la chiesa di san Francesco). L'acquisto della struttura da parte della Diocesi e il successivo intervento di recupero, marzo 2012, con la creazione dei nuovi uffici della Curia e del Vescovado ponevano fine a un'importante problematica di recupero edilizio nel cuore del Monte Mira.


Visita pastorale del Vescovo Rosario Gisana
Agli inizi degli anni '90, il Comitato iniziava a chiedere all'allora Azienda di Soggiorno e Turismo, organizzatrice del Palio dei Normanni, le selezioni libere per la scelta dei cavalieri giostranti che nel corso della Quintana del Saraceno avrebbero rappresentato il quartiere nel Palio. 
Nel 1996 veniva proposta all'Amministrazione Sottosanti e all'Azienda di Soggiorno e Turismo, relativamente le attività propedeutiche il Palio dei Normanni, una cerimonia per arricchire la manifestazione. Per la bontà della proposta, questa veniva accolta, diventando la prima giornata del Palio, ovvero, l'attuale "Consegna delle Armi e la benedizione dei Cavalieri Giostranti in Cattedrale".

Nel 1996 sempre su proposta del Comitato, vengono realizzate le prime bandiere araldiche dei quartieri per essere collocate lungo le principali arterie cittadine, nella ricorrenza del Palio.

Veniva istituito il premio "Uomo del Monte e Amici del Quartiere Monte", riconosciuto alle personalità e a quanti si spendono nell'interesse della comunità.

Battesimo di quartiere
Il 18 febbraio del 2001 dopo un lungo periodo di preparazione, di incontri con gli altri quartieri, presso la sede del quartiere Monte, viene costituito il Magistrato dei Quartieri, il coordinamento dei quattro quartieri storici per il palio dei Normanni. La cerimonia ufficiale viene celebrata a Palazzo di Città, nei locali del Circolo di Cultura, alla presenza delle più alte autorità, il Prefetto di Enna, il Vescovo di Piazza Armerina, mons. V. Cirrincione, il presidente della Provincia di Enna, Elio Galvagno, l'on. Fulvio Sottosanti, il sindaco Ivan Velardita.

Su nostra richiesta, veniva proposta all'Amm. Velardita (2004) l'intitolazione al poeta Carmelo Scibona, dell'area verde prospicente la scuola elementare Trinità, volgarmente denominata "piano balilla", inoltre vi si istituiva un parco giochi.

Nel corso del congresso dei soci del 18 gennaio 2010, veniva eletto nuovo presidente Filippo Rausa, riconfermato per un secondo mandato nel corso dell'assemblea dei soci del 15 febbraio 2016.

Lapide dell'Immacolata Concezione
Anni di continuo impegno e lavoro, le richieste all'Amministrazione comunale determinano la realizzazione dei sensi unici nelle arterie principali del quartiere, via Monte e via Crocifisso, fino ad allora con un traffico a dir poco caotico (Amm. Prestifilippo); il prolungamento del percorso del pullman urbano per un migliore servizio alla popolazione anziana residente nel quartiere (Amm. Nigrelli).

Nell'80° anniversario della nascita del nostro concittadino e quartierante Giorgio Boris Giuliano (22.10.2010), veniva proposta all'Amministrazione Nigrelli, la realizzazione di una lapide, questa veniva collocata in via Monte nel caseggiato dove egli nacque.

Nel 2011, anno delle celebrazioni del 150° anniversario dell'Unità d'Italia, veniva inviato un documento al vescovo, mons. Michele Pennisi, ove si chiedeva di individuare il luogo, all'interno della Basilica Cattedrale, dove nel più assoluto segreto, nel 1867, era stato sepolo il vescovo mons. Cesare Agostino Sajeva, “il vescovo senza tomba" per dargli una degna sepoltura e riconciliarlo con la Città. Il vescovo Sajeva aveva guidato la Diocesi piazzese in un periodo turbolento quello risorgimentale che portò all’Unità d’Italia.

A quella proposta seguirono i lavori di ricerca e successivamente si dava degna sepoltura al vescovo Sajeva e al compianto mons. Cirrincione, che da anni era tumulato in un angolo della chiesa in attesa della realizzazione del monumento funebre.

Attraverso i rapporti con i cavalieri del Sacro militare Ordine costantiniano di San Giorgio, il 18 maggio 2014 il quartiere ha l'alto onore di ospitare nei locali della sede la principessa Beatrice di Borbone delle due Sicilie, in visita privata nella nostra Città.

Nel 2012 veniva istituito il “Battesimo di Quartiere”, un battesimo laico per “sacralizzare” l’appartenenza perpetua al quartiere, per simboleggiare la volontà da parte del quartierante di impegnarsi nel fare per il bene comune del Quartiere.


Sempre nel 2012, finalmente la proposta di recupero del giardino Carmelo Scibona, unico polmone verde del quartiere, veniva accolta e in loco si realizza la nuova ripavimentazione del Giardino, (Amm. Nigrelli). 

E ancora, il quartiere sale alla ribalta delle cronache locali e regionali per la storica Udienza a Roma dal Santo padre, papa Francesco, il 27 agosto del 2014, nell'anniversario dei 50 anni dalla 1° vittoria del quartiere nel Palio dei Normanni.
Anni di passionale lavoro e di grandi gioie anche per via del traguardo raggiunto con la conquista della 20^ vittoria nel Palio dei Normanni, nel 2013 e della 21^ nel 2014.

Pelegrinaggio comunitario a San Filippo Apostolo

Nel corso del 2013 su invito di don Carmelo Cosenza, partecipavamo al pelegrinaggio comunitario in onore di San Filippo Apostolo, portando per la prima volta nella storia in processione il Vessillo della Madonna delle Vittorie, vinto nel Palio dei Normanni.

Nel 2014 dopo avere restaurato la lapide/edicola del 1692, posta su palazzo Roccabianca, di via Monte, che commemora la Madonna Immacolata Concezione, istituiva nel giorno dell'8 dicembre, la collocazione di ghirlande di fiori, coinvolgendo nell'iniziativa l'Amministrazione Comunale Miroddi e il Vescovo mons. Gisana. Da quall'anno la cerimonia ha avuto sempre luogo.

Il 20 giugno 2015 il Comitato inaugurava la nuova sede, in questi locali messi a disposizione dall’Amministrazione Miroddi, uno spazio più grande, funzionale, che ha permesso al Comitato di Quartiere di incrementare il ventaglio di iniziative, appuntamenti e momenti di ritrovo per i quartieranti, uomini, donne, giovani e anziani.

Su richiesta dei quartieranti e dei soci venivano proposti momenti culturali di svago, con le visite in giro per l'Italia nei luoghi di fede, come San Giovanni Rotondo nel 2015, Assisi, Cascia e Roma per il Giubileo della Misericordia nel 2016, e ultima la visita a Napoli e costiera Amalfitana nel 2017 per non citare le diverse mete turistiche in Sicilia.


I figuranti del quartiere a Siena
Il quartiere da sempre ha partecipato ed eventi ed iniziative di varia natura, una fra tutte, il 23 marzo 2016, la partecipazione in costume storico alle celebrazioni del padre gesuita, il quartierante e concittadino Prospero Intorcetta a cui l'omonima Fondazione realizzava e donava alla Città un monumento con l'effigie di Intorcetta, posto nella piazzetta della biblioteca comunale.

Altro traguardo raggiunto (2017/2018), dopo decenni di richieste e aspettative, il finanziamento di 150mila euro che l’Amministrazione Miroddi ha ottenuto per la realizzazione del campetto sportivo nel cortile esterno della scuola Trinità, che vedrà finalmente poter giocare in sicurezza i ragazzi del quartiere.

E ancora l’impegno verso le famiglie in difficoltà, con la raccolta alimentare che ci ha consentito di potere dare concrete risposte ad oltre 200 famiglie della Città.


Il 15 dicembre 2016, viene concesso il titolo di Socio onorario all'Arma dei Carabinieri nella persona del capitano dott. Vincenzo Bulla.

Altra lodevole iniziativa in collaborazione con lo SPRAR, l'accoglienza e l'integrazione dei giovani migranti.
Nel corso di un'assemblea dei soci svolta nel mese di dicembre 2016, veniva ratificato quanto proposto dal Consiglio direttivo, che proponeva di aggiungere al nome del quartiere che comunemente viene chiamato Monte, anche il suo nome topografico "Mira" (topograficamente la collina dove nel 1163 i nostri antenati i normanni, iniziarono a costruire la città, si chiama Colle o Monte Mira).
Il presidente Rausa, il Sindaco Cammarata e mons. Scarcione
Pertanto, dal primo gennaio del 2017 la denominazione del nome è cambiata in: "Nobile Quartiere Monte Mira".

Il 2018, ci ha visti protagonisti in città oltre che con le attività di calendario, con la memorabile vittoria al Palio dei Normanni, la 22esima, giunta dopo cinque lunghi anni di attesa, e che ci ha consentito tralaltro di rappresentare il nostro Palio a Siena, in piazza Duomo; la cosidetta ciliegina sulla torta.

Inoltre, su proposta del Consiglio direttivo, il quartiere ha riconosciuto in occasione del Battesimo di Quartiere, il titolo di socio onorario ai coniugi Francesco Galati e Dionisia Manto; e al castellano Giancarlo Scicolone e alla consorte Lorenza Quartarone.

Tutto il resto è storia, che ci fa riflettere sulle storie personali di tanti soci che si sono intrecciate con la vita del quartiere, sul lavoro prodotto nel corso di tutti questi anni, ma soprattutto sullo slancio sinergico dato alla comunità cittadina, che ha indotto i componenti dal quartiere, con grande passione a guardare sempre avanti con fiducia per continuare a progettare il futuro.

Pertanto, la celebrazione dell'anniversario è un momento importante perché porta con sé la gioia di un ennesimo traguardo raggiunto, ma anche la consapevolezza di dover rinnovare l’impegno che con ciclicità il Comitato di quartiere porta avanti nelle varie e diverse attività.

E’ un momento di grande soddisfazione che rende particolarmente orgogliosi e che merita di essere condiviso con tutti coloro che negli anni hanno aggiunto un piccolo tassello, per tramandare ai posteri l’impegno di tanti uomini e donne che orgogliosi di appartenere a un grande e antico quartiere, nel corso di questi 35 anni si sono scommessi.

Un grazie di cuore a tutti i soci del Consiglio direttivo di seguito indicati, che dietro le quinte in silenzio lavorano nell'interesse della comunità, forti di quel sentimento di appartenenza al Quartiere che ahimè non tutti i quartieranti sentono ancora vivo:
Antonino Scarcione, Filippo Purrazza, Salvatore Oliva, Alfredo Bandiera, Antonino Amato, Osvaldo Scarcelli, Filippo Aloi, Nicolò Castoro, Francesco Di Bartolo, Enzo Conti, Giuseppe Bandiera, Laura Saffila, Valeria Aloi, Valentina Conti, Sonia Guaietta, Lidia Purrazza, Melina Zingale, Grazia Delia, Maria Ficarra, Moreno Purrazza, Giuseppe Di Dio, Michele Favella, Salvatore Maretta, Rosario Mirabella, Simone Grillo, Cristian Rizzo, Massimo Rausa, Danilo Bonifacio.

(Di seguito una carrellata di foto della cerimonia)