"Non dubitare che un gruppo di cittadini impegnati e consapevoli possa cambiare il mondo: in effetti è solo così che è sempre andata" (Margaret Mead)



Quello che fai per te stesso morirà con te,quello che fai per gli altri rimarrà per sempre


Palio dei Normanni, 12/13/14 agosto

domenica 12 maggio 2019

La Domenica con Gesù, IV DOMENICA DI PASQUA

……… per tutti coloro che desiderano lasciarsi guidare dalla Parola di Dio: un commento per meditare e per prepararsi alla Liturgia della Santa Messa domenicale

“…Era necessario che fosse proclamata prima di tutto a voi la parola di Dio, ma poiché la respingete…noi ci rivolgiamo ai pagani…” At 13,14.43-52 . 
“Io, Giovanni, vidi…una moltitudine immensa…di ogni nazione, tribù, popolo e lingua…” Ap 7,9.14b-17 . 
“…Le mie pecore ascoltano la mia voce e io le conosco ed esse mi seguono…” Gv 10,27-30.



“le mie pecore ascoltano la mia voce”. Non i comandi, la voce. Proprio quella che racconta una relazione e rivela un’ intimità. Come dice Ermes Ronchi nella sua riflessione, la voce giunge all’ orecchio del cuore, prima delle cose che dice. Il bambino piccolo, quando sente la voce della madre, la riconosce, si emoziona, tende le braccia verso di lei ed è felice. La voce è “il canto dell’ essere” : “Una voce ! L’ amato mio !...Viene saltando per i monti, balzando per le colline” (Cantico dei cantici 2,8). E prima ancora di giungere, l’ amato chiede, a sua volta, il canto della voce dell’ amata: “La tua voce fammi sentire” (Cantico dei cantici 2,14). Quando Maria salutò Elisabetta, la sua voce fece “danzare il bambino nel grembo”.

Tra la voce del pastore ed i suoi agnelli intercorre questa relazione fiduciosa, amorevole e feconda. Infatti, perché le pecore dovrebbero ascoltare la sua voce ? Ci sono due tipi di persone, che si disputano il nostro ascolto: i seduttori, quelli che promettono piaceri, e i maestri veri, quelli che danno ali e fecondità alla vita. Gesù risponde, offrendo la motivazione più grande, che si possa immaginare: “… io dò loro la vita eterna”. Ascolterò la sua voce, non tanto per ossequio o ubbidienza, per seduzione o paura, bensì, perché, come una madre, egli mi fa vivere.

Il pastore buono mette al centro della religione, non quello che io faccio per lui, ma quello che lui fa per me. Nel cuore del cristianesimo non è collocato il mio comportamento o la mia etica, ma l’ azione di Dio. La vita cristiana non è fondata sul dovere, ma sul dono: vita autentica di Dio riversata su dime, prima ancora che io dica sì al suo progetto. La mia fede, dunque, è incremento, accrescimento di umanità e di cose che meritano di non morire. Lo stesso Gesù lo dice con una immagine “di lotta e di tenerezza”: “Nessuno le strapperà dalla mia mano”. L’ eternità è un posto tra le mani di Dio, che scalda il freddo della solitudine.

                                                                               Mons. Antonino Scarcione     

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