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sabato 12 luglio 2025

Aspettando il Battesimo di Quartiere, 14^ edizione, Domenica 3 agosto 2025, ore 18:00 - Castello Aragonese

 

Meno di un mese al grande evento paliesco, la 70^ edizione del Palio dei Normanni, il governo del nobile quartiere Monte Mira tra le attività propedeutiche, anche quest'anno celebrerà il “Battesimo di Quartiere”, giunto alla sua 14^ edizione, istituito con apposito regolamento nel 2012.

Un battesimo laico, che ha lo scopo di "sacralizzare" l'appartenenza perpetua al proprio Quartiere, il “Battesimo di Quartiere” avrà luogo anche quest'anno presso il Castello aragonese, di proprietà del castellano Giancarlo Scicolone.

In effetti, in questi anni ci siamo sempre posti il problema, ma Quartierante si nasce, oppure si diventa?.

Quando si pensa al Quartiere immediatamente si parla della sua storia, dei suoi luoghi, della sua gente, delle vicende di ognuno che si confondono in quelle di tutti, ai Palii persi e all'ultimo vinto, dando per scontato di appartenere ad uno dei quattro quartieri storici cittadini.

Negli ultimi decenni i Quartieri con i suoi Comitati legalmente costituiti con Statuto, hanno ulteriormente alimentato lo spirito di appartenenza, infatti oltre all'impegno alle attività che non mancano nel corso dell’anno, la vita dei Quartieri ha raggiunto il suo apice nei mesi estivi con il Palio dei Normanni e la sua Quintana, dando maggiore consistenza al “fenomeno” di appartenenza.

E’ Quartierante chi nasce nel territorio del quartiere, un po’ come la nazionalità: per cui non è una scelta, ma un dovere ed un diritto, che dura per tutta la vita, anche nel caso in cui cambia casa e si trasferisce nel territorio di un altro quartiere.

Ma quartierante si può anche diventare: chi abita al di fuori dei confini od in un'altra città, può scegliere per simpatia un Quartiere, e partecipare alla sua vita.

Siena che con le sue Contrade ha fatto scuola, negli anni ’40/50 a seguito di un acuta osservazione sullo spostamento delle famiglie dall'interno dei rioni all'esterno delle mura di città dove si iniziavano a costruire case migliori (un po’ come è successo negli ultimi trent’anni a Piazza), pensò di istituire il battesimo di Contrada per evitare di far smarrire il forte legame del contradaiolo con la contrada, perdendo quel senso di appartenenza al territorio che invece è base dell'istituzione Contrada e del Palio senese. 

Detto ciò è facile dedurre lo spirito con il quale il Consiglio direttivo del nobile quartiere Monte Mira, nell'anno 2012 ha istituito con un proprio regolamento il “Battesimo di Quartiere”, legare con un cerimoniale, misto tra sacro e profano, l’appartenenza al Quartiere.

Il quartiere Monte Mira è tra i quartieri che ha subito più pesantemente il fenomeno della migrazione di quartieranti nelle nuove zone residenziali, quartieranti che sentimentalmente sono rimasti legati al quartiere perché in esso vi hanno trascorso e vissuto parte della loro vita.
Ed è anche a loro, quelli che non nascono e non crescono più nel quartiere che si guarda; tutti, a qualsiasi età, potranno essere protagonisti del “Battesimo di quartiere”: potrà essere impartito ai bambini/e (quale dono fatto al figlio dal genitore), ai ragazzi/e egli adulti quale loro libera scelta.

Per quest'anno, la data stabilita per la cerimonia è Domenica 3 agosto, il tutto alla presenza dei figuranti del quartiere, tra il rullo dei tamburi, lo squillo delle trombe e lo sventolio festoso delle bandiere, il Presidente in qualità di massima autorità e rappresentante del popolo, battezzerà "quartierante a vita", usando l'acqua.
 
In ricordo verrà consegnato al quartierante una pergamena e il fazzoletto, con i colori del quartiere, giallo listato di nero e bianco, con stampato o ricamato lo stemma araldico, l’aquila; il fazzoletto andrà poi indossato legandolo al collo.                                                                           
                 
                                                           Laura Saffila

LA DOMENICA CON GESU', XV DEL TEMPO ORDINARIO

…… per tutti coloro che desiderano lasciarsi guidare dalla Parola di Dio: un commento per meditare e per prepararsi alla Liturgia della Santa Messa domenicale

“…Obbedirai alla voce del Signore, tuo Dio, osservando i suoi comandamenti e i suoi decreti…Questa parola è molto vicina a te, è nella tua bocca e nel tuo cuore, perché tu la metta in pratica” Dt 30,10-14 . 
“Cristo Gesù è immagine del Dio invisibile…Egli è anche il capo del corpo, della Chiesa…” Col 1,15-20 . 
“…Maestro, che cosa devo fare per ereditare la vita eterna ? Gesù gli disse: Che cosa sta scritto nella Legge ?...Costui rispose: “Amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima, con tutta le tua forza e con tutta la tua mente, e il prossimo come te stesso…” Lc 10,25-37.

“ATTRAVERSO LA PARABOLA DEL BUON SAMARITANO, GESU’ RIORIENTA UN MAESTRO DELLA LEGGE: L’ AMORE VERRSO IL PROSSIMO E’ UN RIVERBERO DELL’ AMORE CHE PROVIENE DA DIO. GESU’ INFATTI ESORTA A DIVENTARE PROSSIMO DEGLI ALTRI ALLA STREGUA DEL SAMARITANO. EGLI E’ IL MODELLO, AUTENTICA ICONA DEL PADRE. E’ L’ UNICO INTERPRETE DELLE SACRE SCRITTURE”.

Valorizziamo il commento di Salvatore Cumia, giovane studioso della diocesi armerina (Servizio della Parola n. 567 pag.153 e ss.). Egli si sofferma, efficacemente, sui due momenti che caratterizzano la famosa parabola del “Buon Samaritano”: l’ uomo che scende da Gerusalemme a Gerico e incappa nei briganti e la risposta di Gesù al dottore della Legge su che cosa debba fare per avere la felicità.

-Un uomo scendeva da Gerusalemme a Gerico…Vediamo che nella parabola c’ è un rovesciamento di situazioni: il sacerdote e il levita-i più titolati ad usare misericordia- si rivelano essere coloro che non amano, non esercitano solidarietà e non usano misericordia. Mentre “colui che si poteva e doveva odiare”, cioè il samaritano, “preso da compassione”, si rivela essere colui che esercita la solidarietà verso colui che incappò nei briganti.

Si potrebbe attualizzare la parabola, facendo scorrere davanti agli occhi le varie situazioni in cui qualcuno può aver avuto bisogno del nostro aiuto o della nostra attenzione. Sappiamo bene che, tante volte, non ci accorgiamo di ciò che accade attorno a noi. Qualche volta, ciò accade nelle nostre famiglie, nel condominio, a coloro che abitano nello stesso pianerottolo.

Se, oggi, ponessimo al Signore la stessa domanda del dottore della Legge, Egli ci metterebbe di fronte alla radicalità del comandamento dell’ amore, asse attorno a cui ruotano l’ Antico e il Nuovo Testamento.

-Nella sua risposta, Gesù non pone limiti. Il samaritano ha dimostrato di amare, con i fatti, e non a parole. Ha amato, e basta. Indipendentemente da chi fosse il più prossimo.

Adesso tocca a noi. Gesù ha detto: “Va’ e anche tu fa’ lo stesso”.

Quante volte, quel levita o quel sacerdote siamo stati noi ! Siamo passati oltre e non ci siamo accorti dei fratelli bisognosi. Certamente, la parabola del buon samaritano è l’ esemplificazione concreta del cuore di Dio Padre, che ci invita ad “amare Dio con tutto il cuore, con tutta l’ anima, con tutta la mente e il prossimo come noi stessi”.

                                                          Mons. Antonio Scarcione

sabato 5 luglio 2025

LA DOMENICA CON GESU', XIV ORDINARIA

…… per tutti coloro che desiderano lasciarsi guidare dalla Parola di Dio: un commento per meditare e per prepararsi alla Liturgia della Santa Messa domenicale

“Rallegratevi con Gerusalemme…Sarete allattati e vi sazierete al seno delle sue consolazioni…Io farò scorrere verso di essa, come un fiume, la pace…”Is 66,10-14 . 
“…Quanto a me non ci sia altro vanto che nella croce del Signore nostro Gesù Cristo…Io porto le stigmate di Gesù sul mio corpo…” Gal 6,14-28 . 
“…Il Signore designò altri settantadue e li inviò a due a due…in ogni città…:”Vi mando come agnelli in mezzo a lupi…In qualunque casa entriate…dite: ”Pace a questa casa…Quando…vi accoglieranno, mangiate quello che vi sarà offerto…e dite loro: “E’ vicino a voi il regno di Dio. Ma quando non vi accoglieranno…dite: “ Anche la polvere della vostra città…noi la scuotiamo contro di voi…: “Rallegratevi…perché i vostri nomi sono scritti nei cieli” Lc 10,1-12.17-20.

“LA GIOIA. E’ QUELLA CHE I SETTANTADUE DISCEPOLI SPERIMENTANO NELL’ ESSERE INVIATI, NEL VIVERE L’ INCONTRO CON LE FOLLE, NEL COMPIERE LE AZIONJ CHE IL MAESTRO…HA COMPIUTO PER PRIMO. SEMBRA DI SENTIRLO L’ ENTUSIASMO: ANCHE I DEMONI SI SOTTOMETTEVANO A LORO. I DISCEPOLI HANNO TOCCATO CON MANO IL POTERE DI VINCERE IL MALE…”

Nella breve riflessione, seguiamo il commento proposto da Luigi Verdi, per la sua incisività ed efficacia. Notiamo che i discepoli se ne vanno in missione allegri e leggeri, portano un solo messaggio. Che inizia con una parola: “Pace”. Niente filosofia, né discorsi sulle prove dell’ esistenza di Dio. Non portano né denaro, né provviste, né sandali. Meglio fare affidamento su di Lui per le strade e nelle piazze del mondo. “Andate, camminate con la gente, osservate i volti, entrate nelle case, ascoltate il cuore della gente. E insieme, a due a due”. Come afferma L. Verdi, nel libro del Qoelet ( 4,9-12), c’ è scritto che “è sempre meglio essere in due. Se uno cade l’ altro lo rialza; se arriva un nemico, in due possono resistere…”. E termina, dicendo: “Una corda a tre capi non si rompe tanto presto”. Infatti, le corde sembrano due, ma sono tre: c’ è qualcuno che lega, un filo invisibile ma presente: c’ è con loro Colui che li manda.

Sembrano due, a piedi nudi, senza sandali, come Mosè davanti al roveto ardente. Sembrano due, come agnelli in mezzo a lupi. E se oggi c’è qualcuno convinto che “homo homini lupus”( un uomo è un lupo per un altro uomo), Gesù ci ricorda che “il lupo e l’ agnello pascoleranno insieme, e il leone mangerà la paglia come un bue e il serpente mangerà la polvere. Non faranno né male né danno (Cfr. Is 65,25).

E’ questo il Regno vicino, che verrà prima o poi. E diventa possibile e presente già nella nostra vita.

“Signore, anche noi, disarmati, “inviati”, sappiamo che con Te avremo il sapore del pane che spezzerai, il calore del fuoco che accenderai, la forza della vita che ci donerai, la dolcezza dell’ amore che ci regalerai” (L. Verdi).

                                                              Mons. Antonino Scarcione