……… per tutti coloro che desiderano lasciarsi guidare dalla Parola di Dio: un commento per meditare e per prepararsi alla Liturgia della Santa Messa domenicale.
"Fate attenzione, vegliate, perchè non sapete quando è il momento".
Colui che prende la parola non può esimersi dal delineare gli elementi, che contraddistinguono il tempo dell' Avvento.
In particolare, due parole chiave orientano la celebrazione: "Venuta" e "Veglia".
- Venuta. Ne parlano tutte e tre le letture. "Ritorna per amore dei tuoi servi", è l'appello del profeta, a cui fa eco il Salmo: "Vieni a salvarci! Dio degli eserciti, ritorna!".
Marco evoca il "momento", in cui il padrone di casa "ritornerà" (e potrà giungere all'improvviso).
Anche l'apostolo, nella I Lettera ai Corinzi, ricorda loro che stanno aspettando "la manifestazione del Signore".
- Veglia. E' una sorta di ritornello, che scandisce il brano evangelico, un comando, che appare ben tre volte: " Vegliate! ".
Ecco perché bisogna "fare attenzione", cioè guardare. Il termine vigilare corrisponde a "stare svegli", "custodire sé stessi coscienti", "stare in allerta quasi pronti ad affrontare un momento di grande difficoltà".
Tutto facile, dunque? In realtà, sarebbe illusorio ritenere che i cristiani presenti a Messa siano già disposti e pronti a vivere questi atteggiamenti.
A colui che presiede la celebrazione spetta, quindi, il compito di attualizzare la Parola del Signore. Questo un possibile itinerario:

Ecco perché la prima trappola, da cui guardarci, è quella dell'autosufficienza: mettere sé stessi al centro della vita e della storia, impedisce di guardare oltre, di ridiscutere le scelte, che stanno a fondamento della nostra esistenza.
La chiusura ermetica agli altri e all'Altro nella ricerca dei propri vantaggi, di fatto costituisce un ostacolo insormontabile con il Dio della promessa e della grazia. La fede, infatti, è fiducia e confidenza nei confronti di Qualcuno, che sta fuori di noi, che ci invita ad andargli incontro.
- La seconda trappola è costituita dalla "voglia di spremere dal presente tutto il possibile", per esaltare l'importanza di ciò che si è e ciò che si ha, come ben dice il card. Carlo Maria Martini.

- La terza trappola è costituita dalla "rassegnazione" e dall' "evasione": una vita spenta o "drogata", in cui si cerca di sottrarsi alla fatica del pensare e del volere, rinunciando a progettare il futuro.
Cosa significa, allora, in concreto, vigilare o vegliare? Significa stare desti, rimanere all'erta, per non lasciarsi sorprender dal sonno, quando un pericolo incombe.
Custodire qualcosa di molto prezioso, delicato e fragile. Fare attenzione, stare svegli, per capire ciò che accade, acuti nell' intuire gli eventi, preparati a fronteggiare l' emergenza.
Prendersi il tempo necessario, per avere cura della qualità della vita e conoscere il senso delle emozioni. Essere reattivi di fronte ai diversi aspetti del degrado, al trionfo dei prepotenti e dei superbi.
Come vivere il presente nell' attesa della sua venuta? Avendo occhi aperti, cuore desto e mani operose.
- Occhi aperti, per discernere "le cose essenziali dalle cose accessorie, le ultime dalle penultime, le cose che passano da quelle che restano" (Card. C.M. Martini).
- Cuore desto, perché esso porta dentro una speranza smisurata: un giorno questa terra, sulla quale scorrono tante lacrime e tanto sangue, diventerà un giardino di pace e di giustizia.
- Mani operose, cioè pronte a compiere il bene e a lottare contro il male, che deturpa, devasta e ferisce le persone. Mani operose, perché responsabili di quanto sta accadendo e quindi disposte a soccorrere, consolare, rialzare, asciugare lacrime e condividere i pesi degli altri. Mani guidate dalla bontà, dalla tenerezza e dalla compassione.
Mons. Antonio Scarcione
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