……… per tutti coloro che desiderano lasciarsi guidare dalla Parola di Dio: un commento per meditare e per prepararsi alla Liturgia della Santa Messa domenicale
Testi: “… Essi allora presero Geremia è lo gettarono nella cisterna… Allora il re diede questo ordine ad Ebed-Mélec, l’Etiope: prendi tre uomini di qui e tira il profeta Geremia dalla cisterna prima che muoia” Ger 38, 4-4. 8.10 2 fratelli, anche noi…avendo deposto…il peccato …corriamo con perseveranza…tenendo fisso lo sguardo si Gesù, colui che da origine alla fede e la porta a compimento…” Eb 12, 1-4. “…Sono venuto a gettare fuoco sulla terra, e quanto vorrei che fosse già acceso ! “ Lc 12, 1-4.
Sono venuto a portare fuoco sulla terra. Utilizzando due metafore, fuoco e battesimo, Gesù “ elabora” il suo ministero come una “buona notizia”.

- Ho un battesimo nel quale sarò battezzato, e come sono angosciato finché non sia compiuto!”. Il collegamento tra battesimo e angoscia richiama una calamità , un evento doloroso o una catastrofe, ma l’avvicinamento di Gesù a Gerusalemme orienta il lettore ad identificarla con la croce. Il giudizio già in atto, inizia a manifestarsi creando conflitto: “pensate che Io sia venuto a portare pace sulla terra?”. No, ma “divisione”. Questa affermazione di Gesù sembra estranea alla missione del Signore delineata dallo stesso Luca. Basti pensare che la nascita del messia è rappresentata come un’alba di “pace”.
A Betlemme, anche il canto degli angeli conferma l’inizio di una nuova era, fondata sulla pace. Gesù porta la pace e affida ai suoi lo stesso mandato: “in qualunque casa entriate, prima dite: pace a questa casa”. Com'é quindi possibile che questo “annuncio di pace” generi conflitto? Notiamo subito che la venuta del Messia è il rapporto con Lui relativizzano ogni altra relazione. Citando Mi. 7,6, rileviamo che Gesù evidenzia la divisione più dolorosa, quella che intacca i rapporti all’interno della famiglia: “d’ora innanzi se in una famiglia vi sono cinque persone, saranno divise tre contro due e due contro tre, padre contro figlio e figlio contro padre, madre contro figlia e figlia contro madre, suocera contro nuora e nuora contro suocera”.
Probabilmente, il quadro descritto rifletteva la situazione interna alla comunità di Luca: la divisione tra padri e figli, suocera e nuora, doveva essere assai diffusa, dato che l’attesa per il ritorno imminente del Messia doveva aver condizionato parecchio la convivenza umana.
Sappiamo che i discepoli del Signore sono chiamati a scelte radicali. Infatti, alle parole “Signore, permettimi di andare prima a seppellire mio padre”, Egli risponde con una certa durezza: “Lascia che i morti seppelliscano i loro morti. Tu, invece, và e annuncia il regno di Dio”. Un altro disse: “Ti seguirò, Signore; prima, però, lascia che io mi congedi da quelli di casa mia”. Ma Gesù rispose: “Nessuno che mette mano all’aratro e poi si volge indietro è adatto al regno di Dio. Adesso, Egli “esplora” la realtà più comune (e forse più dolorosa): l’estraneità della propria famiglia. In una società dove i legami familiari sono “sacri”, era inconcepibile associare la rottura dei legami familiari con l’appartenenza a Dio. Eppure, “ l’irrompere del Regno nella storia umana” relativizza ogni cosa, capovolgendo valori precedentemente costituiti, per offrirne di nuovi.

Per questo non colgono la centralità “dell’irruzione” di Dio nella storia, attraverso la venuta di Gesù nel mondo. A quali “segni” si riferisce Gesù? Certamente, il segno, per eccellenza, del discernere, e il giudizio di Dio nella sua passione, morte e risurrezione.
L’ultima parte del capitolo evidenzia le conseguenze del mancato discernimento. Se avessero compreso la natura del mistero di Gesù, se avessero compreso che in lui Dio è presente nel mondo, agirebbero in modo da evitare il giudizio finale. Si “pentirebbero”, cioè, entrando in un cammino di conversione.
Mons. Antonio Scarcione
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