Testi: “…Il popolo mormorò contro Mosè e disse…Perché ci hai fatti salire dal’ Egitto per far morire di sete noi, i nostri figli e il nostro bestiame…Il Signore disse a Mosè…Tu batti sulla roccia: ne uscirà acqua e il popolo berrà…” . “…A stento qualcuno è disposto a morire per un giusto…Ma Dio ci dimostra il suo amore, mentre eravamo ancora peccatori, (infatti) Cristo è morto per noi” Rm 5,1-2.5-8 . “…Giunge una donna samaritana ad attingere acqua. Le dice Gesù: Dammi da bere…Chiunque beve di quest’ acqua avrà di nuovo sete…Chi berrà dell’ acqua, che io gli darò, non avrà più sete in eterno…” Gv 4,5-42.
Vogliamo riannodare i fili interrotti di un amore? H. Ronchi, nel suo commento a questa famosa pagina di Giovanni, risponde così: Gesù stesso, Maestro del cuore, ci insegna il metodo di Dio al pozzo di Sichar, dove giunge una donna, senza nome e dalla vita fragile: la sposa, che se n’ è andata dietro ad altri amori, è proprio l’ umanità. E Dio, lo sposo, vuole riconquistarla. Perché non gli importano gli errori dell’ uomo o della donna, ma la sete di affetto che abbiamo nel cuore.
Con una finalità: che, cioè, ritorniamo ad amarlo, da innamorati, non da servi. Vai a chiamare “tuo marito”, il tuo amore. Notiamo che Gesù, quando parla con le donne, va diritto al cuore. Il suo è il loro steso linguaggio, quello dei sentimenti, del desiderio, della ricerca di motivazioni forti, per vivere. Soltanto tra le donne, Gesù non ha avuto nemici. Il suo sguardo cerca gli elementi positivi di quella donna e li mette in risalto: “tu hai detto bene”, che non hai marito… Gesù sa trovare in lei verità e bene. Vede la sincerità. E’, esattamente, su questo frammento d’ oro che ruota tutto il dialogo. Non rimprovera, non dà giudizi, non dà consigli, anzi, il Signore fa di questa donna un tempio. Tu mi domandi, dove bisogna adorare Dio; bisogna onorarlo su questo monte, dove sorge la tua città ? Ma sei proprio tu, in spirito e verità, il vero monte, sei tu stessa il tempio, in cui Dio viene.
E la donna lasciata la sua anfora, corre in città e riferisce: c’ è uno che mi ha detto ogni cosa su di me…A questo punto, notiamo che la debolezza della samaritana diventa un punto di forza; le sue ferite esistenziali del passato si trasformano in spiragli di luce per il futuro. Certamente, questa è una narrazione che vale per ciascuno di noi. Le debolezze del passato possono diventare testata d’ angolo di un nostro domani diverso e migliore.
Mons. Antonino Scarcione
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