
La lastra sepolcrale, che, avrebbe accolto il corpo di Gesù Cristo, è tornata alla luce, nel corso dei lavori di restauro nella basilica del Santo Sepolcro
a Gerusalemme.

"Una volta rimossa la lastra di marmo, siamo rimasti sorpresi trovando al di sotto una grande quantità di materiale di riempimento", racconta Fredrik Hiebert, archeologo della National Geographic Society, che partecipa al progetto di restauro del sepolcro. "Occorrerà del tempo per portare a termine tutte le analisi scientifiche, ma alla fine saremo in grado di vedere la superficie originale di roccia su cui, secondo la tradizione, fu deposto il corpo del Cristo morto".

Gli scienziati e i religiosi che hanno avuto accesso al luogo, nel corso dei lavori, hanno registrato alcuni strani fenomeni, così come pubblicato dal sito cattolico d'informazione da Aleteia il 9 novembre 2016.
In primo luogo, quando si è sollevata la lastra, i presenti hanno percepito un “dolce aroma” che emanava dalla tomba, che ricordava le manifestazioni olfattive associate a certi santi, profumo di rose, profumo di viole, sia quando erano ancora in vita, sia dopo la morte.

In secondo luogo, certi strumenti di misurazione impiegati dagli scienziati sono stati alterati dalle perturbazioni elettromagnetiche. Quando venivano collocati in verticale sulla pietra sulla quale ha riposato il corpo di Cristo, gli apparecchi smettevano di funzionare o funzionavano male.

È stata la prima volta in quasi due millenni gli scienziati sono riusciti a entrare a contatto con la pietra originale sulla quale venne deposto il Santissimo Corpo di Gesù Cristo avvolto nei panni mortuari, il più famoso dei quali è la Sacra Sindone.

"Siamo in un momento cruciale per il restauro dell'Edicola", ha commentato Antonia Moropoulou, direttrice dell'équipe dell'Università Tecnica Nazionale di Atene che sta curando il restauro.
L'Edicola (dal latino
"aedicula", "piccola casa") è una piccola struttura all'interno della
basilica, dove sarebbe contenuto il banco in cui fu deposto il corpo di
Gesù.

"Se non fossimo intervenuti in tempo - spiega Bonnie Burnham del Fondo Mondiale per la conservazione dei monumenti - l'Edicola sarebbe crollata".

Le loro
attenzioni si sono rivolte anche al santuario, che è stato stabilizzato
grazie all'utilizzo di viti in titanio e malta e poi ripulito dagli
escrementi dei piccioni e da uno spesso strato di fuliggine dovuto alle
centinaia di candele.
Una serie di interventi - realizzati con il
supporto di strumenti tecnologici all'avanguardia, come radar,
scannerizzazioni laser e droni - necessari a consolidare i blocchi di
marmo e la tenuta della struttura.

Una struttura che nel corso dei
secoli è sopravvissuta a ogni genere di calamità: guerre, saccheggi e
terremoti. Basti pensare che la prima grande opera di restauro la
realizzarono i francescani nel 1555, preceduta da quella dei Crociati
del 1099.
Studiare l'Edicola e il letto di roccia in
particolare significa indagare sulla forma originaria del sepolcro,
capire meglio la sua identità, il contesto in cui si inseriva: sappiamo
che divenne oggetto di venerazione dal 326 d.C. quando Elena, la madre
dell'imperatore romano Costantino, lo identificò come luogo di sepoltura
di Gesù.
Secondo la tradizione e i Vangeli, dopo essere stato
crocifisso, Gesù Cristo fu deposto su un banco di roccia calcarea
all'interno di una grotta già scelta come tomba da un fedele, Giuseppe
d'Arimatea.
I cristiani credono che all'alba del terzo giorno Gesù sia
risorto; le donne che andarono a visitare il Sepolcro trovarono la tomba
vuota.
Nessun commento:
Posta un commento