Testi: “…Consolate, consolate il mio popolo…Preparate la via al Signore…”Is 40,1-5.9-11 .
“…Davanti al Signore, un giorno è come mille anni…Aspettiamo nuovi cieli e una terra nuova..” 1Pt 3,8-14 .
“…Raddrizzate le vie del Signore…Dopo di me viene uno che è più forte di me…” Mc 1,1-8.
-“Inizio del vangelo di Marco”. Marco è il primo, in ordine di tempo, a scriver il vangelo, tra il 60 ed il 70 d.C. Le quattro espressioni iniziali del suo vangelo sono come il tema di una sinfonia, annunziata all’ inizio del pezzo e, poi, rielaborata in varie tonalità: “Inizio- del vangelo-di Gesù Cristo-Figlio di Dio”. Il termine “inzio” rimanda alla prima parola della Bibbia, in ebraico, “Bereshit”, che risuona al momento della creazione. Infatti, l’ inizio del vangelo costituisce “una nuova e migliore creazione”.
Ciò che inizia, come ben afferma lo studioso Samuele Riva, è “l’ eu-anghelion” (=la buona notizia), non qualsiasi buona notizia, ma l’ unica vera e grande “buona notizia”, che interessi il cuore umano, la Verità piena e globale: l’ amore, che raggiunge, seduce e salva la libertà dell’ uomo. E’ l’ evento, che realizza la redenzione dell’ uomo da ogni schiavitù e lo riscatta dal peccato e dalla morte. Allora, come oggi, la “notizia” è consegnata alla Chiesa, nelle nostre mani, perché in tutto il mondo, oggi, - dalla liturgia alla vita- questa “buona notizia” sia gridata ai quattro venti.

-“La professione di fede”. Dire che “Gesù è Figlio di Dio” è, certamente, una professione di fede. Da che cosa lo possiamo capire o dedurre ? Sicuramente dalla frequentazione del Signore. Quando scopriamo i tratti del suo volto, della sua voce e del suo cuore.
A questo punto, dopo aver accolto “l’ ouverture”(=l’ inizio) del vangelo di Marco, dobbiamo citare l’ epilogo: “Il Signore Gesù…fu assunto in cielo e sedette alla destra di Dio. Allora essi partirono e predicarono dappertutto, mentre il Signore operava con loro e confermava la Parola con i prodigi che l’ acompagnavano”. L’ annunzio che “Gesù è Figlio di Dio” è tale, se viene annunziato; la notizia è buona, se continua ad essere comunicata.
-“Frequentare gli areopaghi (=le piazze) del nostro tempo”. Ascoltiamo il suggerimento di Isaia, che invita a salire su un alto monte e ad alzare la voce: a ciascuno di noi è richiesto di salire su quei “pulpiti”, di entrare in quegli “areopaghi”, che la vita ci mette a disposizione: la famiglia, il posto di lavoro, il luogo di svago, la compagnia degli amici, la politica, l’ economia, la cultura, lo sport e l’ informazione, perché l’ impressione è che ci siamo stancati o abbiamo paura di annoiare, o peggio, di essere emarginati.

Non sono, certo, i titoli di studio o i corsi di aggiornamento, ma è l’ amore, che ci permette di annunziare Cristo con coraggio, con convinzione e con coerenza.
-“Essere precursori”. La Parola che abbiamo ascoltato ci pone una domanda: vuoi essere anche tu un precursore di Cristo? Tutti i santi lo sono diventati, grazie ad un ascolto attento della Parola e al nutrimento del Pane eucaristico, momento in cui, Colui al quale non siamo degni di sciogliere i calzari, si fa cibo.
Mons. Antonino Scarcione
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