“Nel primo racconto, o Teofilo, ho trattato di tutto quello che Gesù fece ed insegnò dagli inizi fino al giorno in cui fu assunto in cielo…” At 1,1-11 .
“…Asceso in alto…ha distribuito doni agli uomini…Ha dato ad alcuni di essere apostoli, ad altri…profeti…ad altri…di essere evangelisti,…pastori e maestri…” Ef 4,1-13 .
“…Andate in tutto il mondo e predicate il vangelo ad ogni creatura…Il Signore, dopo ave parlato con loro, fu elevato in cielo…” Mc 16, 15-20.
L’ evento dell’ Ascensione non indica che Gesù sia andato altrove o in alto. Egli è andato avanti alla sua Chiesa e “fa ardere il suo roveto” in ogni angolo della terra. Occupa il centro della mia esistenza ed è “più intimo a me di me stesso”, come ottimamente afferma S. Agostino.
Il sacro testo così recita: “Agiva insieme con loro e confermava la parola con i segni che l’accompagnavano”.
Il S. Padre, Benedetto XVI, così afferma: “L’ Ascensione non è un percorso cosmico ma è la navigazione del cuore che ti conduce dalla chiusura in te all’ amore che abbraccia l’ universo”.
A questa esperienza Gesù chiama un manipolo di uomini impauriti e confusi e un nucleo di donne coraggiose e fedeli, affidando loro il mondo. Ermes Ronchi, nella sua sintetica riflessione, afferma che il Signore li addestra a pensare in grande e a guardare lontano.

Il lebbroso di Assisi comincia a guarire, quando Francesco lo abbraccia ; ritorna uomo, quando è accolto così com’ è, ancora ammalato; ritorna pienamente uomo, quando Francesco gli impone non solo le mani, ma lo abbraccia.
Se ci avviciniamo a chi soffre e tocchiamo con mani e occhi, che accarezzano quella carne, in cui brucia il dolore, potremo sentire che “Dio salva e lo fa attraverso le persone” (Romano Guardini).
Mons. Antonino Scarcione
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