“…(Cornelio) gli andò incontro e poi si gettò ai suoi piedi…Ma Paolo lo rialzò, dicendo: alzati, anch’ io sono un uomo !...”
At 10,25-26.34-35.44-48 . “…In questo si è manifestato l’ amore di Dio in noi: Dio ha mandato nel mondo il suo Figlio unigenito, perché noi avessimo la vita per mezzo di lui…” . I Gv 4,7-10 .
“…Come il Padre ha amato me, anch’ io ho amato voi…Rimanete nel mio amore…” Gv 15,9-17.
Questa, come dice Ermes Ronchi, si può considerare una pagina, in cui è custodita l’essenza del cristianesimo. “Come il Padre ha amato me, così io ho amato voi, rimanete in questo amore.” Lo studioso L. Verdi afferma: “ Dobbiamo amare Dio da innamorati e non da servi”. Vi è anche una strada per farlo, quella di rimanere nell’ amore del Signore. Spesso noi “ci difendiamo” dall’ amore, perché abbiamo il ricordo di tante delusione e temiamo dei tradimenti. Ma il Maestro, il guaritore del “disamore”, propone la sua pedagogia: Amatevi gli uni gli altri. Non amate e basta. Bensì, gli uni gli altri, nella reciprocità ( un dare e ricevere ).

Voi siete miei amici. Non servi, ma amici. L’amicizia è qualcosa che non si impone, non si finge, non si mendica. Due amici sono alla pari, non c è un superiore e un inferiore, chi comanda e chi esegue. L’ amicizia è l’ incontro di due libertà. Gesù dice: vi chiamo amici: ecco un Dio che da Signore e re si fa amico e si mette alla pari dell’ amato. L’ amore certamente è da prendere sul serio, ne va di mezzo il nostro benessere e la nostra gioia. Dio, un Dio felice (“la mia gioia”), spende la sua pedagogia, per tirar su figli felici, che amino la vita, ne provino piacere e ne gustino la grande bellezza.
Gesù, povero di tutto, non è stato, certamente, povero di amici.
Mons. Antonino Scarcione
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