“Dio non ha creato la morte…Dio ha creato l’ uomo per l’ incorruttibilità…Per l’ invidia del diavolo la morte è entrata nel mondo…” Sap 1,13-15; 2,23s .
“…Gesù Cristo: da ricco che era si è fatto povero per voi, perché voi diventaste ricchi per mezzo della sua povertà…” 2 Cor 8,7.9.13-15 .
“…Giairo…Gli si gettò ai piedi…La mia figlioletta sta morendo: vieni a imporle le mani, perché sia salvata e viva…Prese la mano della bambina e le disse: Talità kum…Fanciulla, io ti dico: alzati. E subito la fanciulla si alzò e camminava…” Mc 5, 21-43.
Vediamo che la casa di Giairo è nella tempesta: la figlia, una bambina, di dodici anni, è morta. La gente piangeva e gridava. Di fronte alla morte, Gesù si commuove e dice a Giairo: tu continua ad aver fede; e alla gente: “la bambina non è morta, ma dorme”. Allora, Gesù prese con sé il padre e la madre della bambina, le due persone che la amano di più; perché ciò che vince la morte non è la vita, è l’ amore. E mentre si avvia verso la bambina, in silenzio, prende con sé i tre discepoli prediletti, Pietro, Giacomo e Giovanni. Vuole che si “addossino” il dolore di una famiglia, perché così potranno acquisire la sapienza del vivere, la sapienza sulla vita e sulla morte, sull’ amore e sul dolore.

“Talità kum” (=Bambina, alzati). Gesù ci solleverà tutti, tenendoci per mano e ripetendo i due verbi, che descrivono la sua resurrezione: “svegliarsi e alzarsi”. Proprio i verbi della nostra piccola “resurrezione quotidiana”.
La bambina si alzò e camminava. Venne, così, restituita ai suoi genitori. Come, opportunamente, afferma E. Ronchi, “su ogni creatura, su ogni fiore, su ogni bambino, in ogni loro caduta, scendono ancora quelle antiche parole: “Talità kum”, dico a te, bambina, alzati, rivivi, risorgi, riprendi il cammino, continua a dare e a ricevere amore”.
Mons. Antonino Scarcione
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