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sabato 10 maggio 2025

LA DOMENICA CON GESU', IV DI PASQUA

…… per tutti coloro che desiderano lasciarsi guidare dalla Parola di Dio: un commento per meditare e per prepararsi alla Liturgia della Santa Messa domenicale

“…Quasi tutta la città si radunò per ascoltare la parola del Signore…I Giudei furono ricolmi di gelosia…Paolo e Barnaba…dichiararono: Era necessario che fosse proclamata…a voi la parola di Dio, ma poiché la respingete…noi ci rivolgiamo ai pagani…I pagani si rallegravano…” At 13,14.43-52 . 
“Io, Giovanni vidi: …Una moltitudine che nessuno poteva contare, di ogni nazione, tribù, popolazione o lingua…E Dio asciugherà ogni lacrima…” Ap 7,9-14 . 
“…Le mie pecore ascoltano la mia voce…Io do loro la vita eterna…” Gv 10,27-30.

“IL RAPPORTO TRA IL GREGGE E IL PASTORE CORRE LUNGO LE VIE DELLA STORIA. L’ INCONTRO CON IL RISORTO E’ FONTE DELLA MISSIONE DELLA CHIESA CHIAMATA A MISURARSI CON CAMBIAMENTI, PROVE E PERSECUZIONI”

“Sentirsi in buone mani…Nessun vento, nessun uragano, nessuna tempesta potrà strappare le nostre fragili vite dalla vita vera, quella del “per sempre”. Così esordisce Luigi Verdi nel suo commento. Noi, in questa IV Domenica di Pasqua, ne facciamo tesoro. Egli afferma: “Non importa quali paure ci sfioreranno. Lui, il Signore, ci sarà sempre, sarà per noi la mano robusta che afferra Pietro mentre sta affogando, come in quella notte, quando volle imitare il Maestro, iniziò a camminare sulle acque del lago e stava per sprofondare dalla paura per il forte vento.

Egli sarà per noi nido e riparo, mano calda in cui il freddo potrà solo sfiorarci, ma non assideraci, come afferma Paolo, “Siamo infatti tribolati da ogni parte, ma non schiacciati; siamo sconvolti, ma non disperati; perseguitati, ma non abbandonati; colpiti, ma non uccisi” (2 Cor 4,8-9). Vasi di creta che possono anche frantumarsi, ma che custodiscono un tesoro infrangibile ed eterno.

Basta ascoltare la sua voce e seguirlo. Ma qui, forse, inizia il problema. Siamo noi capaci di “ascoltare” nel frastuono delle mille preoccupazioni, dei nostri sentimenti, nelle false sicurezze delle nostre comode scelte ? Siamo capaci di ascoltare quel richiamo appena sussurrato, quella voce che giunge nel centro del cuore e lega il cielo alla terra ?

C’ è troppo rumore intorno e dentro di noi. Troppa fretta. Troppa frenesia nella nostra vita, che è diventata una corsa verso non si sa che cosa. Rischiamo di smarrirci, di trovarci da soli in un campo di erba secca e bruciata dal sole. Rischiamo di non trovare più la strada di casa. E vaghiamo nella notte.

Come Pietro, aspettiamo che la Sua mano ci afferri e non lasci cadere nel dirupo. Pastore attento è il nostro, egli conosce il nostro cuore e non permetterà a niente e a nessuno di portarci lontani da Lui. Nessun lupo potrà addentarci. Il Signore “conta i passi del mio vagabondare e le mie lacrime raccoglie nel suo otre” (Sal. 56,9).

Vorremmo realmente avere orecchie attente e cuori in grado di captare le onde della sua voce, riconoscere il suo richiamo gentile, sentir pronunciare il nostro nome e avvertire un brivido di gioia. “Mi sento finalmente al sicuro…nelle sue mani che profumano di eterno” (Luigi Verdi).

                                                              Mons. Antonio Scarcione  

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