"Non dubitare che un gruppo di cittadini impegnati e consapevoli possa cambiare il mondo: in effetti è solo così che è sempre andata" (Margaret Mead)



Quello che fai per te stesso morirà con te,quello che fai per gli altri rimarrà per sempre


Palio dei Normanni, 12/13/14 agosto

IL QUARTIERE




Il Quartiere - Lo Stemma Araldico - I Confini -
Stradario - Santo Protettore - I Colori



Passeggiando per il Quartiere
... Vie, vicoli, monumenti, aneddoti ...
Numerosi ed importanti palazzi nobiliari caratterizzano l’aspetto monumentale del quartiere, dovendo tracciare un itinerario che percorra il territorio del Nobile Quartiere Monte Mira, ci limiteremo a citare i maggiori.
Iniziamo l’itinerario dall’attuale piazza Garibaldi, già piazza Maggiore dove si presenta innanzi il settecentesco Palazzo di Città, sede del Consiglio Comunale, già sede del Senato cittadino (S.P.Q.P.); il prospetto barocco ha due grandi finestre, quattro lunghe lesene ed un’ampia balconata, ed è sormontato nella parte alta della facciata da un orologio meccanico.

Il palazzo a piano terra ospita il Circolo di cultura, mentre al primo piano in un’ampia sala con la volta affrescata dal pittore Gioacchino Martorana e diverse tele di pregevole fattura, accoglie il Consiglio Comunale

L’altra sala ospita una mostra permanente con alcuni dei reperti archeologici rinvenuti presso la Villa romana del Casale.
Imboccando la via Cavour strada di confine con il quartiere Castellina, salendo a sinistra, nella parte retrostante di palazzo di Città, ha piano terra si trova la sede espositiva Monte Prestami, nella parte soprastante gli ampi locali del Monte di Pietà/Prestami che si affacciano sulla piazza Santa Rosalia.
Sulla stessa piazza un palazzo ottocentesco già sede della centrale elettrica e degli uffici giudiziari della Pretura, oggi è sede dei corsi dell’Università di Catania ed Enna.
Proseguendo la via Cavour sempre a sinistra si notano i resti di un palazzo nobiliare di cui rimane traccia nel portale in pietra, sormontato dallo stemma araldico della famiglia e il suo ampio cortile; subito dopo segue il grande complesso monastico di San Francesco d’Assisi della comunità dei Frati Minori, già presenti a Piazza nel 1261, l’antica struttura conserva il meraviglioso chiostro medievale e la chiesa di San Francesco.

Il convento fu abbandonato nel 1866 dopo la soppressione delle Corporazioni religiose, in seguito il Comune nel 1870, trasformava l’intero complesso monastico in Ospedale civico.

Con il trasferimento dell’Ospedale “Michele Chiello” in altra struttura più funzionale e moderna, l’intero immobile è stato acquistato dalla Diocesi piazzese per essere adibito a Vescovado, uffici di Curia, alloggi per i sacerdoti.
A termine della via Cavour sulla sommità del colle Mira a destra si trova il seicentesco ex palazzo Vescovile, oggi sede del Museo Diocesano e sulla sinistra nella piazza Cattedrale, maestosa, si erge la Basilica Cattedrale dedicata a Maria SS. delle Vittorie, che con la sua mole seicentesca domina l’intero abitato.

Costruita su una precedente chiesa dedicata a Santa Maria Maggiore a tre navate di stile arabo-siculo del XIII secolo non rimane più nulla, tranne la magnifica torre campanaria e il battistero posto sul fianco interno della stessa torre, già arco della cappella Trigona.

Prospiciente la Basilica Cattedrale il monumento bronzeo di Marco Trigona (realizzato dallo scultore Antonio Ugo nel 1905), rappresentato nell’atto di donare la chiesa alla città.

Sulla stessa piazza il Palazzo baronale dei Trigona della Floresta, magnifica dimora di una delle più importanti e potenti famiglie nobiliari di Sicilia.

Il palazzo costruito nel XVIII secolo è oggetto di restauro ed è prossimo ad essere adibito a Museo Archeologico.
Da piazza Cattedrale è possibile seguire due itinerari, il primo percorrendo la via Monte, già strada maestra, il secondo percorrendo la Via Floresta.

Da via Monte scendendo sulla sinistra troviamo palazzo Trigona di Sant’Elia, caratterizzato da un’ampia loggia rinascimentale; a destra palazzo Inguardiola con al suo interno un quattrocentesco arco ogivale; proseguendo a sinistra l’ex chiesa con annesso convento della SS. Trinità, trasformato dopo il 1866 in scuola Elementare e materna, cui rimane un grande portale sormontato dall’epigrafe di fondazione 1666.

L’edificio oggetto di restauro è prossimo ad essere adibito a Pinacoteca comunale.

Sulla destra prospiciente la Pinacoteca un altro palazzo baronale, proseguendo a sinistra palazzo Trigona di Geraci del 1400 con un grande portale ogivale; a destra il palazzo dei Marchesi Trigona di Roccabianca il cui attuale ingresso e nella piazza Generale Giunta.
Proseguendo sempre sulla via Monte a sinistra si erge la Chiesa barocca degli Angeli Custodi, del XVII secolo a destra un palazzo nobiliare, in fondo alla via Monte si trova la Chiesa di San Nicola, volgarmente detta “Madonna dalla Catena” del XIII secolo, che nulla conserva dell’antica chiesa.

Percorrendo la via San Niccolò e la via San Martino si presenta l’antica chiesa madre dedicata appunto a San Martino santo caro ai Normanni, il cui anno di fondazione è il 1163, delle strutture medievali rimangono solamente parte del muro perimetrale destro e i due portali laterali con eleganti archi ogivali.

L’interno, a unica navata, è ricoperto da un soffitto ligneo a cassettoni ottocentesco, mentre nel presbiterio si ammira una grande tela secentesca. L’attuale prospetto e il campanile sono del 1500.
Nella piazza antistante insiste la Basilica Collegiata del SS. Crocifisso della seconda metà del 1700.
Risalendo il colle Mira dalla via Crocifisso, già strada maestra, a sinistra al civico 25, l’attuale palazzotto, rimaneggiato purtroppo nel corso dei secoli, fu la sede dove re Federico III d’Aragona nell’ottobre del 1296 vi convocò il Parlamento siciliano per decidere la guerra contro il fratello Giacomo d’Aragona, e dove furono approvati i cosiddetti “Capitoli” o “Consuetudini di Piazza”, secondo i quali il Parlamento diveniva organo costituzionale di governo, veniva soppiantato l’elemento feudale da quello municipale, l’aristocrazia dalla democrazia.
La via Crocifisso ci riporta nel quadrivio sottostante la piazza Generale Giunta, già piazza Monte, da dove ripercorrendo via Monte giungiamo in piazza Cattedrale per percorrere il secondo itinerario.
La via Floresta ci immette nella parte meridionale del colle Mira “Monte” dominato dal Castello Aragonese, ma prima di giungere in piazza Castello sulla destra di via Floresta in via Crescimanno, vi è palazzo Mandrascate – Starrabba con una balconata con mensoloni a cariatide; a seguire palazzo Brunaccini.

Prospiciente il Castello diversi palazzi seicenteschi Roccazzella, Velardita.
Il Castello Aragonese, fu fatto costruire da Re Martino I° tra il 1392 e il 1396 durante i suoi numerosi soggiorni nella città, benché risalga alla fine del XIV secolo, per la sua concezione costruttiva si identifica fra i castelli federiciani nell’impianto planimetrico, nella regolarità delle volumetrie, nelle grandi superfici senza apertura.

Detto castello venne costruito trasformando un antico cenobio dei conventuali francescani ai quali fu dato in cambio un preesistente castello normanno, sito sull’estremità orientale del colle Mira, non ritenuto più adatto alla difesa e del quale nulla più sopravvive. In atto il castello è proprietà di un privato.

Oltre la piazza Castello, sul lato destro si trova la Chiesa della Madonna della Neve, con pregevoli stucchi e tele del 1600, la chiesa appartiene oggi alle suore della Sacra Famiglia.

Alle spalle della chiesa e percorrendo la via santa Margherita si giunge in uno spiazzo denominato “Porta Catalana” in ricordo di una delle porte della città, controllata in epoca aragonese dalla guarnigione dei Catalani di stanza a Piazza.
Lasciata piazza castello si prosegue per via Vittorio Emanuele, scendendo sulla destra l’ex Collegio e Casa Professa di Sant’Ignazio di Loyola la terza di Sicilia e la prima ad essere dedicata al Fondatore della Compagnia - S. Ignazio -, non ancora salito – in quel tempo, 1600 – agli onori degli altari; la chiesa è attualmente officiata, mentre il Collegio di Studi e la Casa Professa ospita la prestigiosa Scuola Media “Luigi Capuana”, al piano terra la biblioteca comunale.

Sulla sinistra Sant’Anna con annesso monastero, la chiesa costruita nella prima metà del ‘700 a pianta ottagonale è chiusa da oltre un quarantennio è purtroppo in rovina, vige lo status quo in quanto la “disputa” per la proprietà tra il Comune ed il fondo per il culto ne hanno impedito il restauro per restituirla alla città; il monastero invece trasformato dal Comune in scuola elementare è stata in funzione fino agli anni ‘80.

Proseguendo sulla sinistra il palazzo nobiliare Iaci di Feudonovo il cui portale è sovrastato da un pregevole stemma araldico della famiglia.

Al primo piano di detto palazzo ha sede il Comitato Nobile Quartiere Monte.

Infine, ritornati in piazza Garibaldi sulla destra l’ex palazzo della Corte Capitanale trasformato nel 1700 e denominato palazzo Capodarso.

Oltre piazza Garibaldi sulla sinistra per via Stradonello altri palazzotti patrizi di non meno pregio artistico.
Il Quartiere si estende inoltre, per antica consuetudine anche fuori le pendici del colle Mira, comprendendo nel proprio territorio le contrade prospicienti di piano Cannata e piano Marino, ivi compresa l’antica badia di contrada piazza Vecchia, tanto cara a noi piazzesi per i miracolosi avvenimenti accaduti nel 1348, eventi che segneranno per i secoli futuri la vita sociale, culturale e religiosa della città.






Lo Stemma Araldico




Colori: Giallo listato di nero e bianco

Araldica: l’Aquila nera ad ali spiegate e coronata caricata sul petto da uno scudo ove sono rappresentate le armi della città di Piazza Armerina.






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I Confini 


Il Territorio del Nobile Quartiere Monte Mira e, per secolare tradizione quello delineato con la costruzione dell'antica Città di Platia, arroccato sul colle Mira, comprende buona parte del centro storico, delimita i propri Confini da piazza Garibaldi (Palazzo di Città), lungo via Cavour, da Porta Catalana, via Costa Vallone di Riso, via Stradonello per chiudere ad anello nella Piazza Garibaldi.

Il Quartiere inoltre si estende, per antica consuetudine anche fuori le pendici del Colle Mira, comprendendo nel proprio Territorio le Contrade prospicienti, Piano Cannata e piano Marino, ivi compresa l'Antica Badia di contrada piazza Vecchia tanto cara a noi Piazzesi per i miracolosi avvenimenti accaduti nel 1348, eventi che segnerono per i secoli futuri la vita sociale, culturale e religiosa della Città.






Stradario del Nobile Quartiere Monte
In Ordine alfabetico:

Via Arco Geraci - Via Arco Speciale - Via Anzaldi
Via Barbera - Via Barbuzza - Via Bonanno - Via Mons. Brunaccini
Via Campagna di San Martino - Via Cavour - Via Michele Chiello - Via Conti - Via Costa San Francesco
Via Costa San Martino - Via Costa Vallone di Riso - Via Antonio Crescimanno - Via Crocifisso
Via Laura De Assoro - Via Dionisio
Via Vittorio Emanuele
Via Fasullo - Via Ferrante - Via Floresta
Via Michelangelo Giarrizzo - Via Giurbino - Via Gervasi - Via Guadagna
Via Libertino - Via Lo Re
Via Maiorana - Via Mandrascate - Via Misericordia - Via Girolamo Montalto - Via Monte - Via Milazzo
Via Mendozza - Via Muscarà
Via Orfanotrofio
Via Parisi - Via Porta Catalana - Via Pitta
Via Rizzo - Via Roccabianca - Via Roccazzella - Via Romano
Via San Marco - Via Santa Margherita - Via San Martino - Via San Nicolò - Via Santa Rosalia -
Via Sant'Elia - Via Sant'Anna - Via Santoro - Via Sascaro - Via Carmelo Scibona - Via Sotto Santoro -
Via Stradonello
Via Tornetta - Via Trigona - Via Tudisco
Via Vallone di Riso - Via Velardita - Via Vescovado
Vico Capodarso - Vico Cattedrale
Piano Calarco Fedele - Piano Carcere
Piazza Castello - Piazza Cattedrale - Piazza Crocifisso - Piazza Garibaldi - Piazza Generale G.ppe Giunta - Piazza don Michele Nicosiano
Largo Sant'Onofrio
Cortile Taormina - Cortile Minella
Discesa Sant'Anna - Discesa Marco Trigona
Salita Grisaffi



Santo Protettore: SAN MARTINO

Martino nacque a Sabaria in Pannonia, (Ungheria) nel 316; era figlio di un ufficiale romano e fu educato nella città di Pavia, dove passò la sua infanzia fino all'arruolamento nella guardia imperiale all'età di quindici anni.
A scuola Martino prese i primi contatti con i cristiani e, all'insaputa dei genitori, si fece catecumeno e prese a frequentare con assiduità le assemblee cristiane.
La sua umiltà e la sua carità hanno dato vita ad alcune leggende tra cui quella in cui Martino incontrò un povero infreddolito al quale donò metà del suo mantello. Il clima miracolosamente si riscaldò (da qui "l'estate di san Martino").
Quella notte sognò che Gesù si recava da lui e gli restituiva la metà di mantello che aveva condiviso. Udì Gesù dire ai suoi angeli: "Ecco qui Martino, il soldato romano che non è battezzato, egli mi ha vestito." Quando Martino si risvegliò il suo mantello era integro.
Ottenuto dall'imperatore l'esonero dal servizio militare, Martino si recò a Poitiers presso il vescovo Sant'Ilario, che completò la sua istruzione religiosa, lo battezzò e lo ordinò sacerdote.
Tornò in Pannonia dove convertì la madre, Martino si adoperò per la conversione alla cristianità, viaggiò per predicare nella Francia, ove divenne estremamente conosciuto, nel 371 venne consacrato Vescovo per volontà popolare. Accettò la carica di Vescovo contro i suoi desideri, fu sempre vicino alla gente, soprattutto ai contadini più poveri. Nei suoi viaggi apostolici fondava parrocchie, monasteri, e convertiva intere folle.
Divenne celebre per avere resuscitato un catecumeno e uno schiavo che si era impiccato.
A Chartres guarì una donna muta, a Parigi un lebbroso, a Treviri un paralitico e un ossesso, a Vienne guarì gli occhi di San Paolino da Nola ( l'inventore delle campane).
Eresse il monastero di Ligugè, il più antico d'Europa, e quello di Marmontier, tuttora esistente.
Resse la diocesi per ben ventisette anni in mezzo a molti contrasti, anche da parte del suo stesso clero, un certo prete Brizio arrivò persino a querelarlo; ma il vescovo lo perdonò dicendo: "Se Cristo sopportò Giuda perché io non dovrei sopportare Brizio?".
Stremato dalle fatiche e dalle penitenze, pregava il Signore dicendo: " Se sono ancora necessario non mi rifiuto di soffrire, altrimenti venga la morte."
Un giorno, sul finire dall'autunno del 397, si recò nella parrocchia rurale di Condate, ma al momento di ripartire per Tours, si sentì allo stremo delle forze e fu assalito dalla febbre: comprese che si avvicinava la sua ultima ora.
Si fece distendere su di un panno posto sulla terra nuda, come era usanza dei monaci del tempo, e attese la morte in preghiera.
Morì ottantenne l'8 novembre 397, il suo corpo fu ricondotto, navigando sul fiume Loira, fino a Tours, le esequie ebbero luogo l’11 novembre fra un immenso concorso di popolo venuto d'ogni parte.
Tutti accompagnarono il vescovo fino al cimitero, dove fu deposto in una semplicissima tomba, come egli avrebbe desiderato, la sua fama si diffuse in tutta la Francia, dove è ancora invocato come primo patrono, in Italia e in tante altre nazioni, la sua tomba divenne oggetto di molti pellegrinaggi e su di essa venne eretta una straordinaria basilica, la cattedrale di Tours.
Fu uno dei santi più popolari dell'Europa occidentale, tanto che molte chiese e parecchi comuni presero il suo nome.
La nostra città, PLATIA, edificata dai Normanni, volle legare la sua storia a questo grande santo a cui intitolò la prima chiesa madre costruita nel 1163 per volontà di re Guglielmo d’Altavilla
La sua esistenza ci è nota grazie all’opera composta dal suo discepolo Sulpicio Severo.


I Colori: GIALLO

Giallo è il colore della nostra bandiera, giallo è il colore del sole ed è uno dei colori di Venere, la dea della Bellezza.

È anche un colore molto speciale: è sicuramente quello a cui da sempre l’Uomo di ogni civiltà e di ogni tempo ha dato significati importanti e quindi non è un caso che il Giallo (con la G maiuscola) sia anche il colore dominante del Nobile Quartiere Monte !
È un colore che ha grande personalità e che, a prescindere che piaccia o meno, non può comunque lasciare indifferenti, in nessuna maniera.
Innanzitutto, come già saprà chi si occupa di pittura, è uno dei tre colori primari o fondamentali (insieme al blu e rosso... ma questa è una storia brutta e triste e non la vogliamo rammentare), cioè è un colore che non può essere generato con gli altri pigmenti.
È un colore caldo (al contrario per esempio del blu che invece è freddo) e, più del bianco, è il più simile alla luce pura.
Nella simbologia dei colori rappresenta la radiosità, la sensazione di espansione, il movimento, la condizione di libertà, l’idealismo e l’azione. In cromoterapia (la scienza che cura le malattie attraverso l’uso dei colori, partendo dall’assunto che quest’ultimi influenzino lo stato d’animo) il giallo è il colore comunicativo per eccellenza, è la vitalità alla stato puro e quindi è in grado di ridurre la depressione.
Anche il grande Goethe, pensatore e scrittore tedesco, nel suo Trattato scientifico sui colori considerava il giallo il colore più positivo di tutti.
In innumerevoli civiltà il giallo è stato associato al Sole come divinità creatrice e benefica, all’oro e alla saggezza.
A cominciare da quella degli antichi Egizi, per cui il giallo simboleggiava il Sole che era all’apice della gerarchia divina.
Nell’antica Roma, la sposa vestiva di bianco, ma portava un velo giallo che simboleggiava il fuoco di Vesta, la dea che proteggeva il focolare domestico.
L’Oriente, il giallo è sempre stato il colore del Sole, della fertilità e della regalità: infatti nella Cina imperiale solo l’Imperatore aveva il privilegio di indossare abiti di colore giallo e pure nell’antico Giappone solo alla famiglia reale era consentito avere abiti gialli.
In tutte le religioni orientali il giallo è associato alla luce e alla parola divina. Anche nel mondo occidentale è il colore dell’illuminazione e della redenzione (di qui i ‘fondi-oro’ del Medio Evo).
Ma il giallo è anche il colore dell’avvertimento per eccellenza (lo tengano bene a mente i quartieranti degli altri quartieri nostri avversari !) soprattutto quando è associato al nero (un esempio per tutti in natura: le vespe).
Molte tribù degli Indiani d’America indossavano casacche gialle e nere per intimorire i nemici e si cerchiavano gli occhi di giallo intenso pensando così di ‘ipnotizzarli’.
Per lo stesso motivo nell’Antica Grecia i matti (considerati, in quanto tali, pericolosi) erano obbligati a vestire di giallo e la bandiera gialla a bordo di una nave ha sempre dato l’allarme del più grande di tutti i pericoli: peste a bordo.
Anche ai nostri giorni il giallo per la sua forza espressiva è utile a ‘distrarre’: spesso infatti i portieri delle squadre di calcio indossano una maglia gialla in modo da confondere gli attaccanti. Dunque: occhio al giallo!



Simbologia: AQUILA
 
L'aquila reale riveste un ruolo molto importante nella storia della simbologia europea.
Per i greci era un simbolo di Zeus, colei che ne rispecchiava i valori fondamentali.
Il fatto che simboleggiasse il padre degli dei fece sì che i romani la scegliessero come emblema fin dai tempi della repubblica.
L'aquila verrà poi spesso ripresa da tutte le nazioni che vorranno emulare l'immagine di Roma e questo comportò quindi che essa venisse utilizzata da Carlo Magno, Napoleone, gli stati dell'Europa dell'est, Hitler, Mussolini e infine dagli USA.
La valorizzazione dell'aquila venne portata avanti in seguito dalla chiesa cattolica, che prese a sua volta spunto dal fatto che essa è simbolo di spiritualità (l'aquila è simbolo dell'evangelista Giovanni il più spirituale dei 4).
Dante la riporta nel sesto canto del paradiso e ne innalza i valori.
La sua strumentalizzazione nel corso della storia l'ha portata paradossalmente ad essere vista da alcuni come un'immagine negativa, in quanto utilizzata come simbolo dagli stati totalitari che devastarono l'Europa nel '900.
Oggi, tuttavia, è usata comunque in molte aziende, società e paesi come simbolo di fierezza, nobiltà, divinità e orgoglio.

Copyright 2009 - Comitato Nobile Quartiere Monte 
Autore dei testi Filippo Rausa