"Non dubitare che un gruppo di cittadini impegnati e consapevoli possa cambiare il mondo: in effetti è solo così che è sempre andata" (Margaret Mead)



Quello che fai per te stesso morirà con te,quello che fai per gli altri rimarrà per sempre


Palio dei Normanni, 12/13/14 agosto

martedì 31 ottobre 2023

TUTTI I SANTI

…… per tutti coloro che desiderano lasciarsi guidare dalla Parola di Dio: un commento per meditare e per prepararsi alla Liturgia della Santa Messa.

“…Il numero di coloro che furono segnati con il sigillo: centoquarantaquattromila…da ogni tribù d’ Israele…” Ap 7,2-4.9-14 .
“…Noi fin da ora siamo figli di Dio…Noi saremo simili a lui…” 1 Gv 3,1-3 .
“…Beati i misericordiosi, perché troveranno misericordia…” Mt 5,1-12.

“LA VOCAZIONE DI OGNI UOMO O DONNA E’ LA FELICITA’ . ESSA PUO’ ESSERE CERCATA: NEL POTERE, NELLE DISTRAZIONI E DIVERTIMENTI. I SANTI HANNO SCELTO UN’ ALTRA VIA E HANNO TROVATO LA FELICITA’, DOVE NESSUNO LA CERCHEREBBE: NELLA POVERTA’, MITEZZA, MISERICORDIA, PACE, PERDONO, SOFFERENZA”.

Le beatitudini, come afferma lo studioso Dupont, non sono soltanto promessa, bensì proclamazione della felicità. Certamente, il tema dominante della celebrazione è quello della santità. Tuttavia, è necessario chiarire subito i concetti e distinguere, nella mentalità corrente, i termini sacro e santo. Sacralizzare è proprio dell’uomo. Significa separare qualcosa o qualcuno da ciò che è quotidianamente profano, per riservarlo alla divinità.

Non è affatto un atteggiamento cristiano, ma piuttosto pagano. Mette l’ accento sullo sforzo di andare a Dio con le proprie forze. Il sacro separa, divide, introduce distinzioni e barriere, favorisce addirittura atteggiamenti magici.

Al contrario, propriamente cristiano è l’ atteggiamento di santità:
santo per eccellenza è Dio, che avvicinandosi gratuitamente e per amore agli uomini, li rende santi, cioè partecipi della sua stessa vita. La santità è l’ amore di Dio vissuto nella quotidianità.

Tutto è suo, tutto, dunque, può essere santo. La Chiesa è “santa”, in quanto rivela, nell’ oggi, il volto amorevole del Padre. I sacramenti sono così chiamati, perché sono segni di questa perenne presenza di Dio nella vita degli uomini. La santità non è quindi un privilegio, bensì un dono che Dio offre a tutti.

Appare, conseguentemente, opportuno evidenziare questi elementi:

-La santità è il destino dell’ uomo, non soltanto nel futuro, ma anche nel presente. La visione dell’ “Apocalisse” è come un’ anticipazione del presente: possiamo, cioè, essere oggi ciò che contempliamo come promesso.

-La via della santità nel presente è indicata nelle beatitudini; esse mostrano i campi, in cui i cristiani sono chiamati a concretizzare la partecipazione all’ amore di Dio per gli uomini.

La speranza cristiana non è quindi un’utopia alienante, ma virtù, forza che trasforma il presente. I cristiani attendono ciò che ancora non è compiuto. Per questo affrontano ancora fallimenti, sofferenza e morte. Ma non da disperati, bensì sicuri, nella fede, di ottenere ciò che è stato loro promesso.
 
                                                           Mons. Antonio Scarcione

sabato 28 ottobre 2023

LA DOMENICA CON GESU', XXX DEL TEMPO ORDINARIO / A

…… per tutti coloro che desiderano lasciarsi guidare dalla Parola di Dio: un commento per meditare e per prepararsi alla Liturgia della Santa Messa domenicale

“…Non molesterai il forestiero né la vedova o l’ orfano…Se tu presti denaro a qualcuno…non ti comporterai con lui come un usuraio…Se prendi in pegno il mantello del tuo prossimo, glielo renderai prima del tramonto del sole, perché è la sua sola coperta…” Es 22,20-26 . 
“Fratelli, ben sapete come ci siamo comportati in mezzo a voi per il vostro bene. E voi avete seguito il nostro esempio…Per mezzo vostro la parola del Signore risuona non soltanto in Macedonia e in Acaia…Ma la vostra fede in Dio si è diffusa dappertutto…” 1 Ts 1,5c-10 . 
“…Maestro, nella Legge, qual è il grande comandamento ? Gli rispose: Amerai il Signore tuo Dio con tutto il cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua mente…Il secondo poi è simile a quello: “Amerai il tuo prossimo come te stesso…” Mt 22,34-40.

“AMERAIIL TUO PROSSIMO CON TUTTO IL TUO CUORE. QUESTA ESPRESSIONE, PRIMA DI ESSERE UN COMANDO, E’ UN INVITO A ENTRARE NEL RAPPORTO DI ALLEANZA CON DIO, RICONOSCIUTO E ACCOLTO COME UNICO SIGNORE”.

In questa breve riflessione, facciamo tesoro del commento di E. Ronchi, uno specialista che scrive, come in questo caso, con accenti poetici. Egli, sobriamente, ci presenta un quadro, il cui protagonista è Gesù. “Maestro, qual è il comandamento grande ? “. La legge, che unifica e dà senso alle altre. In modo che possiamo, anche noi, andare all’ essenziale ? Ecco, una domanda seria, alla quale Gesù risponde: Amerai, al futuro, quasi a indicare che l’ amore è il futuro del mondo. Senza amore non c’ è futuro. Ricordiamoci delle parole delle Scritture: “Amatevi, altrimenti vi distruggerete”. Il Vangelo è tutto qui. La vita è dare e ricevere amore.

Non amare, è un lento morire. Amerai Dio con tutto il cuore. A tal proposto, c’ è anche chi ha stilato un’ altra traduzione: “Amerai Dio con tutti i tuoi cuori”. Quasi a significare: Con il tuo cuore di luce e anche con il cuore di tenebra; con il cuore che crede e con il cuore che dubita; quando splende il sole e quando si fa buio; a occhi chiusi, quando hai un po’ paura; e, perfino, con le lacrime. Lo amerai come puoi, meglio che puoi. Ma con tutta la tua anima. Con tutta la tua mente. E dev’essere un amore intelligente. Quindi, conoscilo, leggi, parlane.

Se fai entrare una persona nella tua vita, con lei sarai generoso di sentimenti buoni. Ma Gesù, di veramente nuovo, cosa ha detto ? Notiamo che, in fondo, le sue sono le parole che ripetono i mistici, i cercatori di Dio di tutte le religioni.

La novità portata da Gesù è costituita dall’aggiunta di un secondo comandamento, che, come dice lui, è simile al primo. Qui c’è il genio del cristianesimo: “Amerai l’ uomo” è simile a “Amerai Dio”. Il prossimo è, quindi, simile a Dio. Perché il prossimo ha volto e voce, cuore e bellezza, simili a quelli di Dio.

La grandezza della vita ha a che fare con l’ amore. E Gesù è venuto a prendersene cura. Il disamore e/o l’ odio è l’ unico peccato che rende deserta la terra e impensabile il domani.

                                         Mons. Antonio Scarcione

giovedì 26 ottobre 2023

Torna l’ora solare, ecco quando spostare indietro le lancette dell’orologio


L’ora solare 2023 ritornerà durante l’ultimo weekend di ottobre quando guadagneremo un’ora di sonno in più grazie al passaggio dall’ora legale (attualmente in vigore da marzo) all’ora solare. Il passaggio quest’anno avverrà nella notte tra sabato 28 e domenica 29 ottobre. Precisamente alle ore 3:00 quando le lancette dell’orologio dovranno essere spostate un’ora indietro.

In generale, con il passaggio all’ora solare, potremo disporre di 60 minuti di luce in più al mattino, ma le giornate saranno più brevi. Il buio calerà prima. In primavera, nella notte tra il 30 e il 31 marzo 2024, le lancette dovranno essere spostate un’ora in avanti e tornerà l’ora legale.

martedì 24 ottobre 2023

Aspettando San Martino, 23° Concorso di disegno e poesia


                     

Anche quest’anno, e siamo alla 23esima edizione, il Comitato di Quartiere, per ricordare la figura di San Martino santo Patrono del Nobile Quartiere Monte Mira, a cui i piazzesi dedicarono la prima chiesa madre della città nel 1163, in collaborazione con il mondo della scuola l’Istituto Comprensivo Roncalli/Chinnici, il patrocinio del Comune, con gli Assessorati Turismo-Beni Culturali e Pubblica Istruzione, organizza il Concorso di disegno e poesia su “San Martino e la vendemmia” .

Il concorso di disegno e poesia per bambini e ragazzi delle IV e V classi dell’Istituto Comprensivo Roncalli/Chinnici il cui tema è:

“ San Martino, la Vendemmia ”

La premiazione si terrà, nella mattinata di venerdì  10 novembre presso l'Auditorium di sant'Anna, alle ore 11:00, alla presenza delle classi e dei vincitori.

Verranno premiati i primi tre elaborati per ciascuna delle classi partecipanti, inoltre verrà consegnato una cartolina di partecipazione a tutti concorrenti.   I disegni premiati verranno pubblicati sul sito del Quartiere Monte Mira

La manifestazione prevede la visita guidata presso la chiesa di San Martino dalle ore 9:00 alle 10:30, inoltre sarà proiettato un cartone animato sulla vita di San Martino.


                                                                                     Filippo Rausa
 

domenica 22 ottobre 2023

LA DOMENICA CON GESU', XXIX DEL TEMPO ORDINARIO / A

  …… per tutti coloro che desiderano lasciarsi guidare dalla Parola di Dio: un commento per meditare e per prepararsi alla Liturgia della Santa Messa domenicale

“…Io sono il Signore e non c’è alcun altro, fuori di me non c’è dio…” Is 45,1.4-6 . 
“…Rendiamo sempre grazie a Dio per tutti voi, ricordandovi nelle nostre preghiere e tenendo continuamente presenti l’operosità della vostra fede, la fatica della vostra carità e la fermezza della vostra speranza nel Signore…” 1 Ts 1,1-5b . 
“…Di’ a noi il tuo parere: è lecito, o no, pagare il tributo a Cesare ?...Gesù…rispose: Mostratemi la moneta del tributo…Egli domandò loro: Questa immagine e l’ iscrizione, di chi sono ? Risposero: di Cesare. Allora disse…: “Rendete dunque a Cesare quello che è di Cesare e a Dio quello che è di Dio” Mt 22,15-21.

“E’ LECITO, O NO, PAGARE IL TRIBUTO A CESARE ?
NOTIAMO CHE LA RICHIESTA FATTA A GESU’ E’ UNA DOMANDA TRABOCCHETTO. GESU’, INFATTI, CONOSCENDO LA LORO MALIZIA, LA RESPINGE E FA UNA LEZIONE DI AUTENTICA FEDE E LAICITA’. NELLA MONETA C’E’ L’ IMMAGINE DI CESARE E QUINDI QUELLA MONETA VA RESTITUITA A CESARE. MA A DIO VA DATO E RESTITUITO CIO’ CHE E’ DI DIO, CIOE’ TUTTO NOI STESSI, LA NOSTRA VITA”.

E’ lecito, o no, pagare il tributo a Cesare ?. Vediamo che Gesù, conoscendo la loro malizia, rispose: “Ipocriti, perché volete mettermi alla prova ? Mostratemi la moneta del tributo”. Ed essi gli presentarono un denaro. Egli chiese: “Questa immagine e l’ iscrizione, di chi sono ? “. Risposero: “Di Cesare”. Egli disse loro: “Rendete dunque a Cesare quello che è di Cesare e a Dio quello che è di Dio”.

Abbiamo sempre bisogno di appartenere a qualcuno. Siamo come la moneta romana, dove era inciso: “Divo Tiberio”(=io sono del divino Tiberio). E noi a chi apparteniamo ? Forse alle cose, ai poteri forti, al pensiero dominante. Oppure ai nostri sogni ? Quella che pongono a Gesù è una domanda tagliente. Tu che dici le cose come stanno, che relazione hai con Cesare, col potere ?

La risposta del Signore è molto acuta. Egli porta gli uditori su un altro piano, spiazzandoli.

Egli sostituisce il verbo “pagare” col verbo “restituire”: Restituite a Cesare ciò che è di Cesare. Vivere è restituire vita. Essa viene da prima di noi e va oltre noi. Come il respiro: accogli e restituisci. Non lo puoi trattenere. Perché è puro dono.

C’ è un altro cambio di prospettiva. A questo punto, Gesù recide il legame tra le due parole incise sul denaro: “divino Tiberio”. Cesare non è Dio, Tiberio non è divino. Rendete a Cesare ciò che è di Cesare e a Dio ciò che è di Dio. Ora, Gesù si ferma. Non si sostituisce a noi, non ci esenta dall’ uso della nostra intelligenza, per decidere cosa sia di Cesare e cosa sia di Dio.

Restituite a Dio quello che è di Dio. Come afferma il Deuteronomio (Dt 10,14): “Di Dio è la terra e quanto essa contiene”. Ogni persona porta incisa l’ iscrizione profetica: “Io appartengo al mio Signore”, ha scritto sulla mano: “del Signore! ” (Isaia 44,14). Ognuno è una piccola moneta d’ oro, recante l’ incisione: “immagine e somiglianza di Dio”.

Ognuno è un talento inviato al mondo, da far fruttare e, poi, restituire al bene comune.

Entrando, così, nel circuito del dono, che Gesù instaura, invece del possesso. L’ uomo vive di vita donata. Prima ricevuta e poi restituita.

                                                                                  Mons. Antonio Scarcione

domenica 15 ottobre 2023

LA DOMENICA CON GESU', XXVIII DEL TEMPO ORDINARIO / A

  …… per tutti coloro che desiderano lasciarsi guidare dalla Parola di Dio: un commento per meditare e per prepararsi alla Liturgia della Santa Messa domenicale

“Preparerà il Signore…per tutti i popoli, su questo monte, un banchetto di grasse vivande…vini eccellenti, cibi succulenti…Eliminerà la morte…asciugherà le lacrime su ogni volto…” Is 25,6-10a . 
“Fratelli, so vivere nella povertà come…nell’ abbondanza…alla sazietà e alla fame…” Fil 4,12-14.19-20 . 
“…Il regno dei cieli è simile a un re, che fece una festa di nozze per suo figlio…Mandò i suoi servi a chiamare gli invitati alle nozze, ma questi non vollero venire…Mandò…altri servi…Dite agli invitati :…Ho preparato il mio pranzo…Venite alle nozze! Ma quelli non se ne curarono…Allora il re…mandò le sue truppe…diede alle fiamme la loro città…Poi disse ai servi…Andate ora ai crocicchi delle strade e tutti quelli che trovate, chiamateli alle nozze…”.

“LA PARABOLA DEL BANCHETTO, NELLA PRIMA PARTE, DESCRIVE GLI INUTILI TENTATIVI DEL RE DI AVERE GLI INVITATI DI RIGUARDO AL BANCHETTO PER LE NOZZE DEL FIGLIO. IL PUNTO CRITICO E’ COSTITUITO DAL RIFIUTO DEI PRIMI INVITATI, A CUI SEGUE LA REAZIONE INDIGNATA DEL RE STESSO. LA SECONDA PARTE DELLA PARABOLA E’, INVECE, INCENTRATA SULLA NUOVA INIZIATIVA DEL RE DI RIEMPIRE LA SALA DEL BANCHETTO. I DESTINATARI DEL NUOVO INVITO SONO TUTTI: ”CATTIVI E BUONI”. SCOPO ED INTERESSE DELLA CHIESA E’ QUELLO DI “RIEMPIRE” LA SALA SENZA DISCRIMINAZIONI”.

Per cogliere l’essenza del messaggio, ci serviamo della particolare competenza del teologo, E. Ronchi. Il quale, riprendendo la narrazione del sacro testo, così afferma: Il re mandò di nuovo altri servi con un ordine preciso. Dite agli invitati: Ho preparato il mio pranzo, tutto è pronto. Venite alle nozze ! Ma quelli non se ne curarono e andarono chi al proprio campo, chi ai propri affari. Altri, poi, presero i servi, li insultarono e li uccisero. Allora il re mandò le sue truppe, fece uccidere quegli assassini e diede alle fiamme la città.

Molti credenti, prigionieri di una religiosità pre-evangelica, mettono alla base del rapporto tra uomo e Dio il peccato originale. Il Vangelo, invece, dice e ripete che l’ asse portante della fede è il dono e alla base c’è il dono originale. Notiamo che la parabola odierna, questo aspetto, lo presenta bene: c’ è una festa nella città. La più importante: si sposa il figlio del re. Chiaramente, la religione respira aria di festa. Si fonda sul dono. Il racconto ruota attorno a tre immagini: una stanza vuota, la ricerca per le strade, un abito sbagliato.

Notiamo che la narrazione inizia bene. Ma subito “sbanda” verso la tristezza.

La sala vuota certifica il fallimento. Come in certe chiese tristi e semivuote. Col pane e il vino che nessuno vuole, nessuno cerca, nessuno gusta. Con la nostra afasia rispetto alla Parola. E allora la sorpresa: il rifiuto dell’ invito da parte degli invitati non revoca il dono da parte di Dio!

Se i cuori e le case degli invitati si chiudono, il Signore apre incontri altrove. Come ha consegnato la vigna ad altri contadini, così egli offrirà il banchetto ad altri affamati. I servi sono mandati con un ordine umanamente illogico e favoloso: tutti quelli che troverete, chiamateli alle nozze. E’ bello questo Dio che, rifiutato, anziché abbassare le attese, le innalza: chiamate tutti ! …Il Signore ha tanta gioia da regalare. E dai molti invitati passa a tutti invitati. Dai notabili della città, passa agli ultimi: fateli entrare tutti, cattivi e buoni. E noi che pensavamo che a fianco a Dio ci fosse posto solo per i buoni, i migliori, i bravi ragazzi ! Invece, notiamo che “la sala si riempì”. E non solo di gente per bene.

Adesso, il re scende nella sala in festa…Noi lo pensiamo lontano, seduto sul trono di giudice. Invece, egli è dentro questa “sala del mondo”, qui con noi. Ha invitato mendicanti e straccioni e si meraviglia che uno sia vestito male. Ma non per ciò che egli indossa, bensì, per ciò che gli “riveste l’ anima”. Quindi, l’ uomo “senza abito di festa” , viene cacciato fuori. Non perché peggiore degli altri, ma perché è spento dentro, senza festa nel cuore. Meditando su questa famosa parabola, proviamo una fitta al cuore. Come opportunamente afferma il commentatore del brano, i cristiani, che sentono Dio come un vino di gioia, una musica nell’ anima, sono ancora pochi. Sono così pochi coloro che credono che incontrare Dio sia una festa: una bellezza del vivere, capitale di forza e di sorrisi.

                                    Mons. Antonio Scarcione

sabato 7 ottobre 2023

LA DOMENICA CON GESU', XXVII DEL TEMPO ORDINARIO / A

  …… per tutti coloro che desiderano lasciarsi guidare dalla Parola di Dio: un commento per meditare e per prepararsi alla Liturgia della Santa Messa domenicale

“Voglio cantare per il mio diletto il mio canto d’amore per la sua vigna…” Is 5,1-7 . 
“…Non angustiatevi per nulla, ma…fate presenti a Dio le vostre richieste con preghiere…” Fil 4,5-9 . 
“…Un uomo… possedeva un terreno e vi piantò una vigna…la diede in affitto a dei contadini…Quando arrivò il tempo di raccogliere i frutti, mandò i suoi servi…a ritirare il raccolto…Ma i contadini presero i servi e uno lo bastonarono, un altro lo uccisero, un altro lo lapidarono…” Mt 21,33-43.

“PER APPARTENERE AL POPOLO DI DIO E’ NECESSARIO ADERIRE A CRISTO CON L’ OBBEIENZA DELLA FEDE”.

Nella breve riflessione seguiamo il commento di E. Ronchi. La vigna è Israele. Il mondo siamo noi. Secondo il profeta Isaia, noi siamo “una vigna che produce uva selvatica”. Secondo l’ evangelista Matteo, una vendemmia di sangue.

Gesù amava le vigne, come i profeti. Lo si capisce fin dall’ inizio: “un uomo, con grande cura, piantò, circondò, scavò, costruì…”. Gesù osservava l’ uomo dei campi: lo individua mentre guarda la sua vigna con gli occhi di un innamorato e la circonda di ogni attenzione.

Poi, i due profeti intonano il lamento dell’ innamorato deluso, perché “il custode è diventato predatore”(Cfr. “Laudato Si’ ). Ma, nello stesso tempo, raccontano la passione indomabile del Dio delle vigne, che non si arrende, che per tre volte, nonostante le delusioni, fa partire il suo “assedio al cuore”, con nuovi profeti, altri servitori e, addirittura, inviando “il proprio figlio”. “Cosa potevo fare di più…,che io non Abbia fatto ?” Ecco un Dio appassionato e triste, che continua a fare per noi ciò che nessuno farà mai.

E si arriva alla svolta della narrazione. “Alla fine, Gesù, rivolto ai capi, chiede: cosa farà il Signore della vigna ? Essi danno la tragica risposta, utilizzando la medesima logica: “Quei malvagi, li farà morire…”, mettendo in atto altra violenza, vendetta, morte e sangue.

Ma non succederà così. Perché lo stile di Dio non è affatto questo. La parabola, infatti, non termina in una vendetta. Ma su una fiducia, umanamente, immotivata e unilaterale. “La vigna di Dio sarà data ad un altro popolo, che ne produca i frutti”. Così è il nostro Dio.

Un popolo c’ è, un uomo c’è. Certamente, sta nascendo. Forse è già all’ opera, chi sa farla fruttificare. Stanno sorgendo, anzi ci sono già e lavorano in mille e mille piccole vigne segrete. Coltivatori bravi, che custodiscono la vigna senza depredarla. Essi mettono il proprio io a servizio dell’ umanità. Sono i custodi del futuro della storia. Sanno produrre quei frutti buoni, elencati da Isaia: “giustizia e rettitudine. Non più grida di oppressi, né sangue” .

Il profeta sogna una storia che sia vendemmia di giustizia e di pace. Il Regno comincia con questi acini di uva di Dio, come piccoli grappoli di Dio fra noi.

                                            Mons. Antonio Scarcione

giovedì 5 ottobre 2023

Giornata nazionale delle Famiglie al Museo, FAMu, domenica 8 ottobre a partire dalle 16.30 al Museo del Palio

Vi aspettiamo domenica 8 ottobre a partire dalle 16:30 al Museo del Palio in occasione della Giornata nazionale delle Famiglie al Museo, FAMu, l’evento è organizzato dalla Pro Loco Mosaici di Piazza Armerina in collaborazione con Don Bosco 2000, Sol.Med, Gruppo storico Rullanti di Plutia 1981 ed i suoi Rullanti New generation. Simpatico testimonial del pomeriggio sarà il #diariodiunaschiappa, sono previsti laboratori di musica e disegno. Ogni bambino riceverà in omaggio un album e inoltre potrà realizzare un elaborato (un disegno o un racconto) con la possibilità di partecipare al concorso nazionale indetto da Fa.Mu. Vi aspettiamo



domenica 1 ottobre 2023

LA DOMENICA CON GESU', XXVI DEL TEMPO ORDINARIO / A

  …… per tutti coloro che desiderano lasciarsi guidare dalla Parola di Dio: un commento per meditare e per prepararsi alla Liturgia della Santa Messa domenicale

“…Se il giusto si allontana dalla giustizia e commette il male e…muore, egli muore appunto per il male che ha commesso. E se il malvagio si converte dalla sua malvagità…e compie ciò che è retto e giusto, egli fa vivere sé stesso…egli certo vivrà e non morirà” Ez 18,25-28 . 

“…Non fate nulla per rivalità o vanagloria…ma ciascuno…consideri gli altri superiori a sé stesso…Cristo Gesù…non ritenne un privilegio l’ essere come Dio, ma svuotò sé stesso assumendo una condizione di servo, diventando simile agli uomini…Per questo Dio lo esaltò e gli donò il nome che è al di sopra di ogni nome…” Fil 2,1-11 . 

“…Un uomo aveva due figli…Al primo disse: Figlio, oggi va’ a lavorare nella vigna…Rispose: Non ne ho voglia…Poi si pentì e vi andò…Al secondo…disse lo stesso. Ed egli rispose: Sì, Signore. Ma non vi andò…” Mt 21,28-31.


“DUE FIGLI SONO INVITATI DAL PADRE A LAVORARE
NELLA VIGNA. UNO ACCONSENTE, MA POI NON CI VA. L’ ALTRO RIFIUTA, MA POI VI SI RECA. QUESTA PARABOLA E’ UN RICHIAMO PER TUTTI SULLA NECESSITA’ DELLA CONVERSIONE”.


Facciamo tesoro della riflessione di un importante studioso, Ermes Ronchi. Come afferma Matteo (21,28-32), Gesù disse: Un uomo aveva due figli. Al primo disse: Figlio, oggi va’ a lavorare nella vigna. Rispose: Non ne ho voglia. Poi si pentì e vi andò. Al secondo disse la stessa cosa. Ed egli rispose: Sì, Signore. Ma non vi andò. Chi dei due ha compiuto la volontà del Padre ?. Il primo, risposero i capi dei sacerdoti e gli anziani.

Dalla parabola capiamo che “ogni figlio aveva due cuori. E’ l’ esperienza di tutti: noi abbiamo, dentro di noi, un cuore che dice sì e uno che dice no. Non esiste un terzo figlio dal cuore unificato, ideale, che incarni, cioè, la coerenza tra il dire e il fare. Siamo persone che viviamo, dentro di noi, delle contraddizioni. Anche San Paolo afferma: Non capisco me stesso: faccio il male che non vorrei e il bene che vorrei non riesco a farlo (Rm 7,15.19).

Ma tutti siamo in cammino verso un cuore “unificato”. Sant’ Antonio del deserto diceva: anche nel monaco, nascosto nella più sperduta grotta del monte, c’ è una guerra: “la guerra del cuore”. Il conflitto di scelte contraddittorie: il misurarsi con la forza “selvatica” del desiderio.

Vediamo che la parabola prende avvio dalle relazioni, padre-figli. La prima azione, riportata nel testo, è un ordine: Figlio, va’ oggi a lavorare nella vigna. Il racconto è la reazione a un comando, percepito, da entrambi i figli, come un’ imposizione, un peso da scrollarsi di dosso, o a parole o con i fatti. Se sul piano della nostra vita personale, anche noi, ci sentiamo esecutori di ordini di un Dio, che s’ impone come padre-padrone, viviamo la religione come un insieme di regole e divieti. Quindi, quasi tutto, ci appare proibito e obbligatorio.

Ma Dio non è un dovere. E’ uno stupore: in principio della fede c’ è il Vangelo: una bella, gioiosa, lieta notizia. Dio è venuto ed ha messo sogni nuovi nel cuore. Non ha piantato altri paletti. Ma ci ha dato ulteriori ali, per volare lontano e giungere, più speditamente, alla felicità: alla vita buona, bella e beata di Gesù. In principio c’ è il regno di Dio: ma come un vino di festa, un banchetto di condivisione; una vigna profumata di grappoli d’ uva.

Nella parabola è certamente in gioco la base del nostro rapporto con Dio. Infatti, il primo figlio si pentì ed andò a lavorare. Letteralmente, come dice il sacro testo, “egli si convertì, cambiò mentalità”.

Il tema centrale non è quello etico, bensì quello teologico: la scoperta stupefacente del senso della storia. Il primo figlio ha capito che la vigna di famiglia produce un vino, simbolo di festa e di gioia per tutta la casa.

Non un campo di lavori forzati, ma un luogo dove il mondo diventa più fecondo e più bello. Allora egli va nella vigna, per rendere meno arida la terra e meno sterile la storia. 

                                            Mons. Antonio Scarcione