"Non dubitare che un gruppo di cittadini impegnati e consapevoli possa cambiare il mondo: in effetti è solo così che è sempre andata" (Margaret Mead)



Quello che fai per te stesso morirà con te,quello che fai per gli altri rimarrà per sempre


Palio dei Normanni, 12/13/14 agosto

giovedì 30 dicembre 2021

Brindisi di Fine Anno, 30 dicembre 2021


E anche quest'anno è quasi andato, ultima riunione alla presenza di alcuni soci del direttivo del nobile quartiere Monte Mira, per il brindisi di fine anno.
Nell'essere onorato di condividere parte del mio tempo con tanti amici fraterni, uomini e donne, ragazzi e ragazze, il cui impegno e sotto gli occhi di tutti, la grande Famiglia del nobile quartiere Monte Mira Augura a Tutti che l'anno nuovo che verrà sia foriero di ogni desiderio racchiuso nel cuore di ognuno di Voi. 

Ad maiora. Filippo Rausa



venerdì 24 dicembre 2021

Deposizione del Bambino Gesù nella capanna di piazza Castello

 

Le foto della deposizione del Bambino Gesù nella capanna di piazza Castello


In una magica atmosfera natalizia venerdì 24 dicembre 2021, intorno alle ore 19:00, il presidente emerito del Nobile quartiere Monte Mira Filippo Purrazza, alla presenza di numerosi soci presenti all'evento e con la partecipazione di tanti quartieranti, ha deposto nella capanna realizzata in piazza Castello, il bambino Gesù.
Il fuoco delle fascine ha colorato e riscaldato la serata, alzando nel cielo il bianco tepore quasi a primeggiare con i bastioni del possente castello Aragonese.
La diretta su Facebook (20+) Facebook nella pagina di Filippo Rausa ha inoltre richiamato l'attenzione di tanti internauti, quartieranti, concittadini e di tanti amici in diverse località d'Italia e dall'estero che hanno potuto partecipare a questo particolare evento di Natale.
A tutti Voi che ci leggete il più sincero augurio di Natale.




Auguri di Buon Natale dal Nobile Quartiere MONTE MIRA


 

martedì 21 dicembre 2021

Piazza Armerina: dal cuore della Sicilia il Castello Aragonese

 


Tratto da ilSicilia.it di Marianna Grillo


La bellezza barocca di Piazza Armerina che abbraccia i “Giganti Feriti” di Mitoraj, rievoca le profonde radici storiche e artistiche della città della Villa Romana del Casale e le intreccia con il messaggio contemporaneo e “umano” dell’artista polacco. La cornice perfetta per una comunità con un forte senso di appartenenza e uno deciso sguardo verso il futuro.

UN PO’ DI STORIA…

Piazza Armerina è un comune siciliano di circa 20.000 abitanti in provincia di Enna da cui dista 32 km. Il nome deriva dal latino medioevale Plàtea o Platia (piazza del mercato) e, solo nel 1862, il Consiglio di Piazza, con una delibera, ne cambia la denominazione con l’aggiunta dell’appellativo “Armerina”. Abitato fin dalla preistoria, questo territorio è già splendido in epoca romana, come dimostra la Villa romana del Casale (IV secolo d.C.), con i suoi pavimenti in mosaico famosi in tutto il mondo. Sulla storia di Piazza (considerandone l’ubicazione attuale), si hanno notizie certe solo dalla dominazione normanna in poi, in riferimento alla ricostruzione della città nel 1163 ad opera di Guglielmo II. Prima di allora, le notizie disponibili sono poche e piuttosto incerte. Alcune fonti musulmane, riferirebbero di un’antica città islamica sorta a sua volta su un villaggio preesistente. La città islamica, conquistata e ribattezzata Placia o Platsa dai Normanni, viene da questi affidata a una popolazione aleramica.

Salvatore Lo Re è uno Storico locale grazie al quale abbiamo ricomposto una piccola parte delle vicende storiche di questo Comune.

A fondare Piazza è dunque una casata nobile savonese, di discendenza aleramica. Non si tratta di una città normanna ma lombarda. Viene fondata nel XII secolo da coloni provenienti, non esattamente dall’attuale Lombardia ma, dall’area liguro-piemontese. Non è un caso, ad esempio, se lo stemma della città sia molto simile a quello della città di Savona. I lombardi che colonizzano la Sicilia in quel periodo, provengono dalle “terre guaste” del savonese. Da qui, il nome della nobile casata attorno alla quale si raccolsero queste genti, i del Vasto. Siamo in presenza di un’emigrazione inversa rispetto a quella odierna ovvero da Nord verso il fertile Sud, verso l’isola benedetta da Dio, da Allah. Si decide di costruire la città a metà strada tra le due contee di Paternò e Butera. I “nuovi arrivati” portano artigiani, costumi, cultura, modo di produrre (sono in gran parte contadini) ma soprattutto, portano con sé e tramandano la loro lingua. Ancora oggi, il dialetto, il vernacolo piazzese, non è il siciliano ma il gallo italico.

Tuttavia, gli aleramici sono protagonisti di un episodio ricordato come uno tra i momenti più traumatici della storia di Piazza. Re Guglielmo I il Malo, per punire la ribellione baronale e la politica anti saracena di Ruggero Sclavo e Tancredi d’Altavilla, diventati capipopolo dei feudatari lombardi contro la Corona decide, nel 1161, di radere al suolo la città di Piazza. Dopo la distruzione della “prima Piazza”, Guglielmo il Buono, nel 1163, concede la ricostruzione della città in un altro luogo che è quello attuale. Da quel momento, il territorio di questa contea passa al regio demanio. Sotto gli Svevi la città vede accrescere la sua importanza. Federico II la conferma “città demaniale” e, nel 1234, diviene sede della “Curia Generale di Sicilia”. Piazza non è più città feudale sottoposta all’autorità di conti o baroni locali ma è una città libera e, come tale la troviamo, tra le 11 città demaniali della Sicilia, invitate da Federico II al Parlamento di Foggia.

Più avanti nel tempo, nel 1392 alla fine di un conflitto lungo quasi 100 anni tra angioini e aragonesi, si insedia una nuova dinastia spagnola. Martino il Giovane, il nuovo sovrano, decide di costruire un castello nella città di Piazza. Un luogo strategico, perfetto per il controllo della Sicilia centrale e di gran parte delle arterie di comunicazione stradale e fluviale dell’Isola. Nasce il Castello Aragonese che non è il castello più antico di Piazza. Lo rivela un dettaglio architettonico presente nell’odierno castello. Si tratta di un arco acuto trecentesco, appartenente a una chiesa francescana che qui sorgeva. Accade che re Martino decide di far trasferire i francescani che si trovano in questa zona chiamata “il Colle degli Aranci” nel vecchio castello. Quest’ultimo, viene dismesso e diventa una chiesa mentre, la vecchia chiesa francescana diventerà il nuovo castello.

Del Castello Aragonese, si sa ben poco. In assenza di un archivio, a parte la data di nascita (1392) e i nomi dei primi castellani, non abbiamo grandi informazioni. Tante sono le domande. Ad esempio, perché fondare ex novo un castello con funzione militare e difensiva se ne esisteva già uno? Un’ipotesi è quella che parte dal fatto che al tempo, il vecchio castello fosse ormai circondato dalle mura cittadine e che quindi avesse perso parte della sua funzione di difesa, sia verso un nemico esterno, sia verso un nemico interno. Sì perché le ribellioni interne hanno sempre contraddistinto la popolazione. Piazza è una città con spirito ribelle. Ha una forte componente identitaria che si è manifestata e rafforzata nel corso delle denominazioni.

Tornando al castello, nel corso del ‘500 la struttura cambia. Le 4 torri, un tempo più alte per lanciare olio e sassi al nemico, vengono mozzate e, per fronteggiare l’attacco dei cannoni, vengono eretti possenti bastioni. Con l’Unità d’Italia, il castello diventa carcere fino a metà del secolo scorso quando, viene dismesso e venduto a privati. Il castello di Piazza è un palinsesto. Nel tempo è stato tante cose: monastero, fortezza, argine per i disordini e le ribellioni dei cittadini, difesa contro i nemici e le nuove armi da fuoco, carcere.

Con Ettore Messina, Operatore e Guida Turistica, scopriamo tutte le opportunità che Piazza Armerina offre oggi ai suoi visitatori.

Piazza Armerina è nota nel mondo come uno dei sette siti Unesco di Sicilia. La Villa Romana del Casale, è il reperto archeologico con il più vasto esempio di mosaico pavimentale al mondo, scoperto fino ad oggi: 3.500 metri quadri di mosaico nordafricano voluto dall’ Impero romano (si tratta di una villa tetrarchica Tardo Imperiale del II- IV secolo d.C.). Dal 1997 è Patrimonio dell’Umanità e oggi la Villa è un collettore utile e indispensabile per un turismo culturale e consapevole.

A Ruggero I d’Altavilla, è dedicata la più grande rievocazione storica del Meridione che, da oltre sessantotto anni si svolge a Piazza Armerina. Si tratta del famoso “Palio dei Normanni “. Ogni anno, dal 12 al 14 agosto, si rivivono le atmosfere del Medioevo grazie a un corteggio normanno e ai suoi protagonisti: i Quattro Quartieri Storici e il Borgo San Giovanni. Una manifestazione unica e suggestiva, carica di emozioni. Molto attesa è la cosiddetta “Quintana del Saraceno” ovvero il momento in cui i quattro quartieri si affrontano nel corso di una gara equestre, di una giostra. I festeggiamenti e la processione del 15 agosto, sono in ore della Patrona, Maria Santissima delle Vittorie.

Il vastissimo centro storico Piazza Armerina custodisce 100 chiese, 12 monasteri e 8 conventi, tutti gli Ordini Cavallereschi (Templari, Teutonici, Rosacroce) e tutti gli ordini religiosi.

Esiste un importante rete museale, il SIMPA Sistema Museale Piazza Armerina all’interno del quale troviamo il Castello Aragonese, la bellissima Pinacoteca comunale, la Mostra del Libro Antico, ubicata all’interno della Biblioteca che ospita 50.000 volumi di cui, quasi 5.000 sono libri antichi (miniature, incunaboli..). Da visitare, il Museo Palio dei Normanni con la sezione dedicata agli abiti del palio e poi ancora la Mostra della Civiltà Mineraria. Quest’ultima, è un altro tassello indispensabile per la lettura del territorio. In particolare abbiamo le ex miniere Grotta Calda e Floristella che, dal 1800 alla fine degli anni ’50, hanno condizionato la vita di intere generazioni di lavoratori-minatori. In questo museo è possibile scoprire sia, la storia triste dei “carusi”, sia quella dell’Oro Giallo, lo zolfo. E’ importante ricordare che qui, ricadono ben due siti Unesco. Oltre alla già menzionata Villa Romana del Casale, nel 2015 è entrato a far parte della rete mondiale UNESCO il Rocca di Cerere Geopark. Si trova in Provincia di Enna e, tra i vari comuni comprende quello di Piazza Armerina.

Con Giancarlo Conte, Cuoco e Sabrina Elastico, Mosaicista e Ceramista vediamo quali sono i prodotti tipici locali e quali eccellenze artigianali, regala questo territorio.

A Piazza Armerina si produce un ottimo olio, è ricca di verdure spontanee e la ristorazione locale propone piatti a base di materie prime di qualità. Offre i dolci classici della tradizione siciliana come cannoli, cassate, le cassatelle fritte tipiche del periodo natalizio. Una cucina semplice, realizzata con ingredienti genuini. Il “tortino ai carciofi”, ne è un esempio. La ricetta? Eccola! I carciofi vengono prima tagliati, mondati, lessati ed emulsionati con latte, uova, farina. Successivamente vengono passati al forno a 180 gradi per sette minuti. Infine, si prepara una fonduta di formaggio ragusano che accompagnerà il piatto.

Non si può parlare di Piazza Armerina, senza occuparsi della lavorazione del mosaico la cui lavorazione continua a seguire le stesse modalità che usavano gli antichi romani: dopo secoli, la tecnica è rimasta uguale. Ed è questa la bellezza di chi, nel proprio laboratorio, continua con passione quest’arte che ricava manualmente da un pezzo di marmo, tessere anche più piccole di un centimetro. I soggetti sono diversi, a seconda delle richieste del committente. Si va dalle riproduzioni della Villa Romana del Casale a mosaici moderni, autoritratti, quadri famosi ecc… La straordinarietà del mosaico è che può adattarsi a tutto. Alla base, occorrono competenza, la passione e la pazienza. Anche una piccola lavorazione, richiede una lavorazione di diversi giorni. Per questa ragione, il lavoro artigianale crea un manufatto che non è solo un bell’oggetto ma è soprattutto il frutto di un amore che parte da dentro.

NATALE A PIAZZA ARMERINA…

“Nonostante le restrizioni pandemiche – dice Messina – Piazza Armerina ha trovato il modo di restare sempre attiva. Il Palio dei Normanni non si è mai interrotto, l’offerta culturale è cresciuta e sono nati nuovi musei. Oggi, in occasione del Natale, si pensa al rilancio nel segno dell’abbraccio. Un gesto bandito da questa pandemia ma che diventa il trait d’union del Val di Noto. Per cui, essendo Piazza Armerina l’ultimo punto del Val Di Noto, non esiste lettura del barocco senza la conoscenza del primo barocco presente qui. Quindi, seguendo il fil rouge dell’Abbraccio, accogliamo una mostra monumentale emozionale, considerata una tra le più importanti all’aperto d’Italia dal titolo “Mitoraj è Noto a Piazza Armerina – L’Abbraccio”. Realizzata con le opere di uno dei 100 artisti più famosi del mondo, Igor Mitoraj, celebre per i suoi “giganti feriti”, la mostra sarà visitabile fino al 30 gennaio e sarà possibile ammirare queste sculture colossali sia, alla Villa Romana del Casale, sia nel centro storico di Piazza Armerina. Dall’8 al 6 gennaio, verranno allestiti presepi artistici realizzati dal 1700 fino ad oggi, i quali renderanno fruibili luoghi che non sempre lo sono, come molte delle 100 chiese piazzesi, delle piccole perle di una bellezza infinita. Grazie a questa iniziativa, sarà possibile recarsi nella Chiesa di San Giovanni Evangelista e rimanere incantati da quella che viene definita la Cappella Sistina di Sicilia, interamente affrescata dal noto pittore fiammingo Borremans. Ci saranno i mercatini di Natale, mangiafuoco, trampolieri. Immancabile la musica con “Armonie di Natale”, quattro concerti sinfonici all’interno della Cattedrale dove abbiamo tra l’altro due organi del 1700 che, finalmente, dopo cento anni, suoneranno post restauro.

VISITA IL SITO https://castellidisicilia.it/
http://www.comune.piazzaarmerina.en.it/

sabato 18 dicembre 2021

LA DOMENICA CON GESU', IV^ DI AVVENTO / C

       ……… per tutti coloro che desiderano lasciarsi guidare dalla Parola di Dio: un commento per meditare e per prepararsi alla Liturgia della Santa Messa domenicale

“…E tu, Betlemme,…, così piccola…da te uscirà per me colui che deve essere il dominatore in Israele…Mt 5,1-4° . 
“…Tu non hai voluto e non hai gradito né sacrifici né offerte, né olocausti né sacrifici per il peccato…Così egli abolisce il primo sacrificio per costituire quello nuovo…Mediante quella volontà siamo stati santificati per mezzo dell’ offerta del corpo di Gesù Cristo, una volta per sempre…Eb 10,5-10 .
“…Maria…andò in fretta…in una città di Giuda…Salutò Elisabetta…Il bambino sussultò nel suo grembo. Elisabetta…esclamò: benedetta tu tra le donne…E beata colei che ha creduto nell’ adempimento di ciò che il Signore le ha detto” Lc 1,39-45.

I TESTI BIBLICI CI AIUTANO A COMPRENDERE IL SENSO AUTENTICO DEL NATALE. CHI E’ COLUI CHE VIENE, PER MANIFESTARE A TUTTI GLI UOMINI L’ AMORE DI DIO ? E’ IL PASTORE ATTESO. SARA’ LUI STESSO LA PACE. DARA’ SICUREZZA AI DEBOLI, SI PRENDERA’ CURA DEI PIU’ POVERI E DEGLI EMARGINATI. EGLI E’ L’ UNICO, AUTENTICO SOMMO SACERDOTE, PERCHE’ HA OFFERTO SE’ STESSO PER AMORE.

Le protagoniste sono due donne: Elisabetta, la sterile, che porta in grembo il precursore, Giovanni Battista; Maria, la vergine, che ha appena concepito Gesù, il Figlio di Dio, il Salvatore.

Così, l’ icona della Visitazione “ci prende per mano”, per condurci alla notte di Natale.

-“Un incontro che trasforma”. La Visitazione ci aiuta a “rivisitare” la nostra fede. Le due donne, Maria ed Elisabetta, ci guidano. Maria ha appena ricevuto la visita dell’ angelo. Ha risposto di sì all’ angelo. Ha ricevuto un segno: Elisabetta, anziana e sterile, è incinta ed è già al sesto mese. Vediamo che Maria va “in fretta” in casa di lei. Perché ? Per vedere il segno che le è stato donato. Ma anche per prestare aiuto a una donna anziana, che sta per diventare madre.

Per noi, certamente, “rivisitare la nostra fede”, comporta anche cogliere i “segni”, che ci vengono offerti. L’ incontro tra Maria ed Elisabetta “profuma di Bibbia”, appare come una “sintesi” della storia della salvezza, dell’ Antico e del Nuovo Testamento. All’ arrivo di Maria, Elisabetta prende l’ iniziativa. Rivela il “segreto” di Maria e lo accompagna con un segno: il sussulto di gioia del bimbo. Poi, la narrazione continua con le famose parole del “Magnificat”: la risposta di Maria al saluto di Elisabetta.

Rivisitare la fede significa lasciarsi guidare dallo Spirito, per leggere, con gli occhi di Dio, gli eventi della propria esistenza e di quella degli altri. Così, grazie a questa chiave di lettura, tutto acquista un senso e si decifra la realtà sotto una luce nuova.

Riteniamo che la pagina del vangelo ci presenti l’ incontro puro e semplice delle due donne ? No. C’ è molto di più. Perché l’ una fa partecipe l’ altra di quello che sta sperimentando. E’ proprio quello che accade, quando i credenti si incontrano e lasciano parlare lo Spirito.

C’ è, inoltre, un aspetto sorprendente: i due bambini, che hanno iniziato il percorso verso la nascita, partecipano a quanto sta accadendo. Il precursore, che gioisce all’ arrivo dello sposo; il profeta, che riconosce il Signore e se ne rallegra.

-“Colui che viene nella nostra carne è il Sommo Sacerdote”. Sappiamo che Gesù offre la sua vita per la salvezza degli uomini. Certamente, l’ incarnazione è una scelta costosa: il Figlio di Dio ha scelto di essere uno di noi, per amore. Il suo sacrificio è la logica conseguenza della sua scelta ed è, per l’ umanità, causa di salvezza.

                                   Mons. Antonio Scarcione

giovedì 16 dicembre 2021

16 dicembre 2021 apertura della Novena


16 dicembre 2021 piazza Castello, apertura della Novena e benedizione della Capanna di Gesù Bambino, con don Giovanni Tandurella.
Una tradizione che per il nobile quartiere Monte Mira si ripete da 26 anni, quale testimonianza del nostro credo che va difeso e trasmesso alle generazioni future.
Anche se sotto un'altra atmosfera, senza banda musicale ma con l'amplificazione è stato molto bello ritrovarci tutti sul giaciglio di Gesù Bambino, e su lui confidiamo per rinascere a vita nuova.











La benedizione di padre Giovanni alla Capanna di Gesù bambino 16 dicembre 2021

 

sabato 11 dicembre 2021

LA DOMENICA CON GESU', III^ DI AVVENTO / C

       ……… per tutti coloro che desiderano lasciarsi guidare dalla Parola di Dio: un commento per meditare e per prepararsi alla Liturgia della Santa Messa domenicale

“Rallegrati, figlia di Sion, grida di gioia, Israele…Il Signore ha revocato la tua condanna…” Sof 3,14-17 . 
“Fratelli, siate sempre lieti nel Signore…Il Signore è vicino…” Fil 4,4-7 . 
“…Le folle interrogavano Giovanni, dicendo: “Che cosa dobbiamo fare ? Rispondeva loro: “Chi ha due tuniche, ne dia a chi non ne ha, e chi ha da mangiare, faccia altrettanto…Vennero anche dei pubblicani…e chiesero: “Maestro, che cosa dobbiamo fare ? Ed egli disse loro: “Non esigete nulla di più di quanto vi è stato fissato…Alcuni soldati: “E noi che cosa dobbiamo fare ? Rispose…”Non maltrattate e non estorcete niente a nessuno…” Lc 3,10-18.

“C’E’ PIU’ GIOIA NEL DARE CHE NEL RICEVERE” (S. Paolo).

Il profeta Sofonia così si esprime: “Rallegrati, figlia di Sion, grida di gioia, Israele”. Se ci chiediamo quale sia la ragione di quelle famose parole, troviamo subito la risposta: “Il Signore è in mezzo a te”. Dunque, “non temere più alcuna sventura”, perché egli è “un Salvatore potente”.

-“Quale gioia ?” A questo punto, bisogna sicuramente precisare di quale tipo di gioia stiamo parlando. Sappiamo bene che l’ uomo contemporaneo avverte il bisogno di una gioia autentica. Per identificare la vera gioia, però, dobbiamo volgere lo sguardo verso Dio. Gesù stesso ha conosciuto e apprezzato le gioie umane: la gioia della madre che attende un figlio, quella degli invitati al banchetto di nozze, del pastore che ritrova la pecora perduta, della donna che ritrova la moneta smarrita o del padre che festeggia il ritorno del figlio. Ma il Signore ci ha anche mostrato che la gioia si riceve da un Altro: attraverso l’ abbandono alla volontà del Padre. Chi pone la propria vita sotto lo sguardo del Signore e sa riconoscere che Dio lo ama, conosce la vera gioia. Certo essa non elimina né la sofferenza, né la prova. La gioia cristiana sgorga dal mistero pasquale di Cristo, dalla sua morte e risurrezione.

-“Qual è il motivo e la conseguenza della gioia ? ”. Dio è disposto a dimenticare l’ infedeltà e il peccato del suo popolo. Anche Paolo, scrivendo ai cristiani di Filippi, ribadisce l’ invito alla gioia e ne rivela la ragione: “Il Signore è vicino ! ”. Questa certezza è più forte di qualsiasi sofferenza. Di quale gioia si parla ? Non di una fuga dalla realtà, ma di un modo di affrontarla, senza angustiarsi, senza perdere quella pace che viene dall’ alto.

In effetti, l’ amabilità verso tutti è da considerarsi una conseguenza della gioia. Essa assume diverse facce: pazienza, indulgenza, mitezza, mansuetudine e affabilità. Notiamo subito che Giovanni Battista non avanza richieste impossibili a coloro che sono venuti a farsi battezzare. Tutt’ altro ! Per lui la conversione è:

-praticare la solidarietà, condividendo cibo e vestito con i più indigenti;

-astenersi da ogni arbitrarietà, illegalità e imbroglio, esigendo solo quanto è stato fissato dalla legge;

-rinuncia a qualsiasi sopruso, violenza e malversazione, approfittando del proprio potere, del ruolo e della propria condizione.

In queste semplici indicazioni, viene evocata la gioia del dono, dell’ onestà, della legalità, della non violenza e del rispetto dei diritti. Certamente, come insegna Paolo: “C’ è più gioia nel dare che nel ricevere”.

                                     Mons. Antonio Scarcione

Premio Ulisse - Persona dell'anno 2021, il servizio di Piazza in Diretta

 

giovedì 9 dicembre 2021

Lavori in corso...per il 26° anno consecutivo si realizza la Capanna di Gesù bambino

Lavori in corso, procede l'impegno dei soci del nobile quartiere Monte Mira per l'allestimento della classica capannina di Gesù bambino, che nei prossimi giorni sarà completata con l'accensione delle luci e la benedizione.

L'aforisma che abbiamo coniato è il seguente: 
FAI QUELLO CHE PUOI CON QUELLO CHE HAI, NEL POSTO PIÙ BELLO IN CUI VIVI, CREDICI.




Presepe in Cattedrale

 


mercoledì 8 dicembre 2021

8 dicembre 2021 l'Amministrazione comunale e i 4 Quartieri collocano le corone di fiori sulla lapide dell'Immacolata Concezione del 1692 di via Monte


Mercoledì 8 dicembre 2021 festa dell’Immacolata Concezione; l'Amministrazione comunale e i 4 Quartieri storici Monte Mira, Castellina, Canali e Casalotto hanno collocano le corone di fiori sulla lapide dell'Immacolata Concezione del 1692 di via Monte, continuando a scrivere pagine di storia che si aggiungono alle tante della città di Piazza Armerina, coniugando storia, fede e tradizione.

La cerimonia, al suo ottavo anno di vita, come da consuetudine ha coinvolto l'Amministrazione comunale con la presenza del Sindaco Nino Cammarata, il vescovo mons. Rosario Gisana, il parroco della Cattedrale don Giovanni Tandurella, il preposto della cattedrale mons. Antonino Scarcione, i presidenti dei 4 Quartieri Filippo Rausa, Monte Mira, Massimo Di Seri, Castellina, Antonino Di Catania, Canali e Leonardo Arena, Casalotto e inoltre la protezione civile con la presenza di Plutia Emergenza.

Inoltre, presente all'evento una delegazione del Governo del quartiere con Filippo Purrazza, Concetto Favella, Laura Saffila, Lina Favella, Carlo Chiarito, Palmina Volpe, Salvatore Neri, oltre a diverse autorità civili e tanti quartieranti e concittadini.

Alle ore 10:30 nella Basilica Cattedrale la Santa Messa presieduta dal Vescovo, a seguire, intorno le ore 12:00, la cerimonia, che con partenza da piazza Cattedrale, ha visto il corteo con gli omaggi floreali all'Immacolata portarsi ai piedi dell'edicola di via Monte, palazzo Roccabianca; lì, il Presidente del quartiere Monte Mira, Filippo Rausa, nel salutare e ringraziare tutti gli intervenuti ha spiegato le motivazioni dell'evento, sottolineando con orgoglio come il popolo piazzese fosse stato precursore di eventi, maturati dalla Chiesa oltre un secolo dopo.
Il Presidente ha inoltre aperto una breve parentesi, per zittire le banali voci dei componenti del Borgo che in un articolo avevano affermato che il Palio dei Normanni è un falso, allo scopo Filippo Rausa ha ribadito di come il secolo XVII per la città di Piazza sia stato foriero di importanti eventi, quale la creazione da parte delle Confraternite della Cavalcata Storica in onore della Madonna Assunta "Maria SS. delle Vittorie" che si venera il 15 agosto, precursore dell'attuale Palio dei Normanni rivisitato nel 1952.

Sono seguiti gli interventi del Vescovo, del sindaco, del presidente della Castellina e del parroco della Cattedrale.

E' stato reso omaggio all'Immacolata Concezione con la posa di cinque corone floreali, nel luogo dove i nostri antenati nel 1692, ben 162 anni prima che Chiesa, ufficialmente, si pronunziasse con il dogma proclamato l’8 dicembre 1854 da Papa Pio IX, avevano affermato, scolpendolo sulla pietra, che la Vergine Maria è stata concepita senza peccato originale, ossia su di essa non gravava il peso dell’antica colpa che commisero il primo uomo e la prima donna, Adamo ed Eva, i quali disubbidirono a Dio e furono perciò allontanati dal Paradiso Terrestre.

La cerimonia si è conclusa con la preghiera alla Madonna, gli auguri ed un arrivederci al prossimo anno.

Laura Saffila

 


 










8 dicembre 2021 cerimonia collocazione fiori sulla lapide dell'Immacolata Concezione

 

lunedì 6 dicembre 2021

Un omaggio floreale dei 4 Quartieri storici e dell'Amministrazione Comunale nell'edicola di via Monte, mercoledì 8 dicembre dopo la Santa messa in Cattedrale

 

Come da tradizione mercoledì 8 dicembre la città di Piazza Armerina festeggia in maniera solenne l'Immacolata Concezione, con la posa delle corone di fiori da parte dell'Amministrazione Comunale e dei 4 Quartieri storici Monte Mira, castellina, canali e Casalotto sulla lapide del 1692 inneggiante la sacralità dell'Immacolata.

La nostra città sin dalla sua ri-fondazione 1163 è sempre stata una città molto religiosa, una fede ancora viva più che mai, ancora oggi sono visibili innumerevoli simboli di questa “sacralizzazione” del territorio, nei suoi antichi quartieri, nelle aree di nuova espansione e nelle contrade che compongono il tessuto cittadino, anche se purtroppo la mancata cura ed attenzione a dette edicole votive ne sta compromettendo la perdita e il significato profondo.

Nel nobile quartiere Monte Mira, lungo la via Monte, sul prospetto laterale di palazzo Roccabianca, incastonata come un blasone nobiliare e posta una lapide di pietra arenaria, finemente scolpita, una vera e propria espressione di fede e arte popolare, di una religiosità radicata e diffusa, lasciata a testimonianza di un evento conclamato dal popolo piazzese, quale memoria storica rivolta ai posteri che nel corso dei secoli dal 1692 si sono succeduti.

L’edicola di via Monte ci parla dell’Immacolata Concezione di Maria, riportando testualmente le seguenti parole:



"VIVA LA MADRE DI DIO, 
MARIA CONCETTA, 
SENZA PECCATO ORIGINALE 1692".

Una edicola votiva a tutti gli effetti sotto forma di lapide dal significato profondo e precursore di un dogma della Santa chiesa proclamato ufficialmente l’8 dicembre 1854 da Papa Pio IX, cioè ben 162 anni dopo che i piazzesi avevano affermato, scolpendolo sulla pietra, che Maria è stata concepita dalla sua madre con il privilegio di non portare con sé il peccato originale, che da Adamo ed Eva tutti portiamo con noi al momento del concepimento.

Su questa lapide, giusto l’alto valore simbolico, il Consiglio del Governo del quartiere nel 2014 pensò bene di valorizzarla, ripulendola e facendo realizzare da un fabbro, una piccola copertura in ferro, merlata, a mo’ di tempietto, a memoria e gloria della Beata Vergine Maria Immacolata.

Puntualmente, da quella data, con la posa delle corone di fiori si rende omaggio all'Immacolata Concezione.
Lo scorso anno, proprio davanti questa edicola, seppure in clima pandemico il Sindaco, avv. Nino Cammarata, per l'Amministrazione Comunale e i Presidenti dei Quartieri con in testa Filippo Rausa a fare gli onori di casa, resero omaggio a Lei con l’atto di venerazione all’Immacolata, accompagnato da un omaggio floreale dei vari rappresentanti.
Anche quest'anno subito dopo il Solenne Pontificale, con inizio alle ore 10:30, presieduto da Sua Ecc. il Vescovo Mons. Rosario Gisana, avrà luogo la cerimonia  della posa delle corone di fiori, che vedrà anche la presenza del nuovo Arciprete parroco della Cattedrale, don Giovanni Tandurella. 

Con partenza dalla Basilica Cattedrale, il Clero diocesano con il parroco l'arciprete della Cattedrale, don Giovanni Tandurella, l'Amministrazione comunale, le autorità civili, militari, i rappresentanti dei 4 Quartieri e le associazioni di Volontariato, collocheranno ai lati dell'edicola le corone di fiori.

                                         Laura Saffila