"Non dubitare che un gruppo di cittadini impegnati e consapevoli possa cambiare il mondo: in effetti è solo così che è sempre andata" (Margaret Mead)



Quello che fai per te stesso morirà con te,quello che fai per gli altri rimarrà per sempre


Palio dei Normanni, 12/13/14 agosto

lunedì 31 ottobre 2016

Il Giorno dei "Morti"


Anche quest’anno ci siamo, è ormai prossimo il Giorno dei Morti, il solito tram tram al cimitero, un vie vai di gente che si affanna a comprare fiori a lustrare la sepoltura del proprio estinto, per onorare il proprio caro.
I viali pieni di tanta gente, il continuo brusio per qualche giorno prenderà il soppravvento del costante silenzio che regna al Cimitero, il chiacchiericcio di una, cento, mille persone pervaderà quei viali, dalla banale domanda dové la sepoltura di quel parente, di quell’amico, ai discorsi di tutti i giorni, dagli ‘egoismi’ di sempre ai ‘drammi’ familiari, tutto sarà oggetto di discussione anche al Camposanto, ponendo lontano il pensiero che un dì, anche noi, saremo ospiti di questo sacro luogo, lasciando ai posteri la propria memoria e ogni cosa.
                                                    Filippo Rausa


----- La stanza accanto ----
 
La morte non è niente, io sono solo andato
nella stanza accanto.
Io sono io. Voi siete voi.
Ciò che ero per voi lo sono sempre.
Datemi il nome che mi avete sempre dato.
Parlatemi come mi avete sempre parlato.
Non usate mai un tono diverso.
Non abbiate un’aria solenne o triste.
Continuate a ridere di ciò che ci faceva
ridere insieme.
Sorridete, pensate a me, pregate per me.
Che il mio nome sia pronunciato in casa
come lo è sempre stato.
Senza alcuna enfasi, senza alcuna ombra
di tristezza.
La vita ha il significato di sempre.
Il filo non è spezzato.
Perché dovrei essere fuori dai vostri pensieri?
Semplicemente perché sono fuori dalla vostra vista?
Io non sono lontano, sono solo dall’altro lato
del cammino.
                                               Charles Peguy



La Festa dei Morti




Ormai bussa alle porte il mese di novembre che per noi siciliani è soprattutto il mese dei morti.
La tradizione della “Festa dei Morti” non è altro che la credenza popolare
 per cui “le anime dei nostri congiunti” più cari, una volta l’anno, la notte dall’ 1 al 2 novembre, escono dalle sepolture e vengono a rallegrare i bambini, lasciando loro secondo i gusti e i desideri ogni più bella cosa.
Il loro ricordo è sacro e vivo nella memoria e nel cuore di tutti, è come se tra di loro ed i morti non si siano spezzati e neppure allentati quegli intimi legami, che li tenevano uniti in vita e che rimangono saldi oltre la morte.


E’ commovente ed affascinante, nello stesso tempo, la visita al nostro cimitero-fiorito, sempre come un lussureggiante giardino, e per le tombe, non importa se umili od imponenti.
Le tremule luci dei lumini con i loro palpiti richiamano i battiti di mille cuori vivi; i fiori recisi, i migliori, deposti sulle tombe, significano una bellezza fragile, un tenero messaggio di gratitudine ed amore; e le visite assidue, alle tombe, presso le quali si riprende e si continua un colloquio muto, mai interrotto, indicano un punto di riferimento costante.
Un giorno importante quindi, ma non solo per i grandi, ma anche e soprattutto per i piccoli, che gioiscono nel ricevere, proprio nel giorno della Commemorazione dei Defunti, i loro giocattoli tanto desiderati ed apprezzati.
Ricordo che da bambini, io e mio fratello, per farci dormire, o comunque per farci stare buoni, mio nonno Rosario era solito raccontarci che una sera dei “Morti”, un I° novembre in cui era tornato tardi a casa per via del suo lavoro, aveva incontrato i Morti in processione, tutti avvolti in bianchi lenzuoli, con una lanterna in mano, che venivano a due a due dal cimitero di Bellia.
Egli voleva vedere se tra quei morti ci fosse sua madre, e domandava loro dove si trovasse, e quelli rispondevano: “Appresso, appresso”.
E pensare, che ci sembrava davvero di vedere quella lunga teoria di fantasmi incappucciati, che dicevano: “appresso, appresso”.
E andavamo a letto buoni buoni, sapendo che i morti nel passare per la via ci avrebbero lasciato i regali.
L’indomani eravamo svegliati dagli scoppiettii delle pistole e dei fucili dei bambini del vicinato, allora, con urli e con grida di gioia ci precipitavamo in cucina, nel salotto per trovare il regalo nascosto dove, oh meraviglia delle meraviglie!!, i Morti ci avevano portato proprio quello che noi avevamo desiderato: la pistola a tamburo con tanto di fodero, il fuciletto, ispirati a modelli western, il trenino colla galleria, l’asinello rosso; per le bambine, bambole ricciolute, il classico Ciccio bello, fornelli e pentolame.
Scesi per strada, per tutta la giornata facendo bella mostra del regalo ricevuto, felici e gioiosi giocavamo mimando i soldati italiani in guerra contro i tedeschi, gli indiani con i cawboy. 
Ora del passato, resta il pellegrinaggio al Cimitero.
I bambini d’oggi, che si dice nascono con gli occhi aperti, non credono più ai Morti e il consumismo a portato noi genitori a smetterla con le favole, si preferisce accompagnare i bambini nel negozio e fargli scegliere il regalo che vuole nella bancarella di piazza Cascino.
Inoltre lo strano fascino d’oltre America ha trasportato il mito di Halloween anche in Italia e a giudicare dal successo che questa festa “straniera” riscuote da un decennio fra i giovani, continuare a parlare di Morti e regali pare cosa d’altri tempi.
E poi, a pensarci bene, lo scorso anno diversi bambini, tra loro mia figlia, suonando il campanello di casa, baldanzosi snocciolavano il motto sentito e risentito una miriade di volte, quel “dolcetto o scherzetto” che se ben ricordo la prima volta lo sentii in quel vecchio cartone di Paperino alle prese con Qui, Quo e Qua.
E che dire infine, il 31 ottobre, discoteche, pub e altri locali organizzano serate e nottate all'insegna di horror, vampiri, teschi, fantasmi, pipistrelli e zucche!.
Insomma, una bella carnevalata, per esorcizzare la paura della morte e dell’aldilà.
Dei “Morti” resta il simpatico ricordo solo nel parlare tra amici, dicendo a chi la fa lunga o parla a sproposito: " Ma a chistu chi nu lassanu i morti? ".
Povere tradizioni se ne vanno e noi, da inabili protagonisti le facciamo dileguare anche se con tanta pena al cuore.

                                                                                       Filippo Rausa
 

No Grazie


domenica 30 ottobre 2016

La Domenica con Gesù, XXXI del T.O. / C

……… per tutti coloro che desiderano lasciarsi guidare dalla Parola di Dio: un commento per meditare e per prepararsi alla Liturgia della Santa Messa domenicale

Testi: “Signore, tutto il mondo davanti a te è come polvere sulla bilancia…Hai compassione di tutti…Chiudi gli occhi sui peccati degli uomini, aspettando il loro pentimento…” Sap 11,22-12,2 . 
“Fratelli, preghiamo continuamente per voi…Riguardo alla venuta del Signore nostro Gesù Cristo…, vi preghiamo…di non lasciarvi confondere…Né da ispirazioni né da discorsi, né da qualche lettera fatta passare come nostra, quasi che il giorno del Signore sia già presente” II Ts 1,11-22 . 
“…Gesù entrò nella città di Gerico…Quand’ecco che un uomo, di nome Zaccheo, capo dei pubblicani e ricco, cercava di vedere chi era Gesù…Non riusciva a causa della folla, perché era piccolo di statura…Salì su un sicomoro…, Gesù…gli disse: Zaccheo, scendi subito, oggi devo fermarmi a casa tua. Scese…E lo accolse…Ecco, Signore, io do la metà di ciò che possiedo ai poveri e, se ho rubato a qualcuno, restituisco quattro volte tanto…Oggi per questa casa è venuta la salvezza…” Lc 19,1-10.

Il testo del Libro della Sapienza parla del Dio, che ha misericordia e non guarda ai peccati degli uomini, in vista della loro conversione. Il Vangelo presenta, invece, Zaccheo, che fa esperienza della misericordia del Signore e si converte. Egli cerca di vedere Gesù, ma la folla gli è di ostacolo. A questo punto, notiamo che, per incontrare Gesù, occorre valorizzare la propria singolarità, assumere i propri limiti e trovare il proprio personale cammino.

Come ben afferma L.Manicardi, la grandezza del piccolo Zaccheo consiste nell’ aver assunto il limite della propria statura e nell’ aver trovato “aiuto” in un albero, su cui salire, per vedere Gesù. I nostri limiti, fisici, morali e intellettuali, assunti con maturità e intelligenza, non ci impediscono di incontrare il Signore. Infatti, questa assunzione del limite ci rende anche capaci di ricorrere alle creature, che ci vivono accanto, perché suppliscano alla nostra carenza.

Zaccheo, probabilmente, si è arricchito in modo disonesto, abusando del sistema di riscossione delle imposte. Egli è “abitato” dal desiderio di incontrare Gesù e cerca di vederlo. Il testo afferma che Zaccheo “cercava di vedere Gesù, insinuando forse il desiderio di una sua profonda conoscenza. Anche Gesù non si ferma al giudizio esteriore su Zaccheo e non lo considera solamente un peccatore, evidenzia, bensì, il proprio desiderio di incontrarlo. E così narra il desiderio di Dio di incontrare ogni uomo e,in particolare, i peccatori. Il testo presenta, così, l’ incontro del desiderio di Dio e del desiderio dell’ uomo, che è un desiderio di salvezza.

Notiamo che Zaccheo, mentre cerca di vedere Gesù, scopre di essere già stato visto e conosciuto da lui. (“Gesù alzò lo sguardo e gli disse: Zaccheo…) E, addirittura, il Maestro gli manifesta l’ intenzione di volersi fermare a casa sua, quasi fosse una vecchia conoscenza.

Il cammino che Zaccheo percorre, per incontrare Gesù (Zaccheo corre e sale su un albero) sfocia nella scoperta che Gesù era già in cammino, per incontrarlo: “Il Figlio dell’ uomo è venuto a cercare e salvare ciò che era perduto” .

Spesso le nostre ricerche e i cammini spirituali trovano esito nella scoperta che il Signore già ci cercava. Queste nostre ricerche, quindi, predispongono all’ evento della grazia. Lo sguardo di Gesù, che in Zaccheo “non vede il pubblicano, il peccatore, l’ uomo di bassa statura, il ricco, ma un uomo e un figlio di Abramo”, conduce Zaccheo a “ritrovare la vista, a redimere il suo sguardo”. Ora, egli è capace di vedere tutti coloro, a cui ha sottratto denaro ingiustamente, vede i poveri e interviene in loro favore. Dà metà dei propri beni ai poveri e restituisce quattro volte tanto a coloro che ha truffato.

Zaccheo vuole vedere Gesù e incontra il Signore. Qui, vediamo che i gesti di conversione non nascono da un rimprovero di Gesù, ma dall’ incondizionate e stupefacente accoglienza che Gesù gl riserva. Don Primo Mazzolari, commentando il testo, ha scritto: “io posso anche non vedere il Signore; lui mi vede sempre…Io posso scantonare. Lui no…Io guardo e mi scandalizzo, guardo e giudico, guardo e condanno, guardo e tiro dritto: lui mi guarda, si ferma e si muove a pietà”.

                                                                    Mons. Antonino Scarcione

venerdì 28 ottobre 2016

'Il giocoliere della Madonna'

Riportiamo un estratto del bellissimo racconto di Anatole France che spiega più di tante parole che significa servire Dio secondo il proprio 'carisma'.

Al tempo di re Luigi viveva in Francia un povero giocoliere di Compiègne, a nome Barnaba, che andava di città in città dando prova di forza e di destrezza. Nei giorni di fiera stendeva sulla pubblica piazza un vecchio tappeto tutto logoro, e, dopo aver attirato i bambini con delle piacevoli ciarle prese pari pari dal repertorio di un antico saltimbanco, senza mai cambiarvi nulla, assumeva pose tutt'altro che naturali sostenendo un piatto di stagno in equilibrio sul naso. La folla da principio lo guardava con indifferenza, ma quando a capo di sotto, poggiandosi sulle mani, gettava in aria e riacchiappava con i piedi sei palle di rame luccicanti al sole, oppure, rovesciandosi all'indietro fino a toccare con la nuca i calcagni, dava al suo corpo la forma di cerchio perfetto e giocava, in codesta posizione, con dodici coltelli, un mormorio di ammirazione si levava tra il pubblico, e sul tappeto piovevano monete.

Con tutto ciò, come succede alla maggior parte di quelli che vivono del proprio ingegno, Barnaba di Compiègne stentava a vivere. E, per di piú, non poteva lavorare quanto avrebbe voluto. Come ad un albero, se vuol dare fiori e frutti, cosí a lui, per sfoggiare la sua abilità, occorreva il calore del sole e la luce del giorno. D'inverno, infatti, pareva una pianta nuda di foglie e quasi morta. La terra gelata era dura per il giocoliere. E, come la cicala, nella cattiva stagione soffriva fame e freddo. Ma siccome aveva un cuore semplice, sopportava con pazienza i suoi mali. Non aveva mai riflettuto sulle origini della ricchezza, né sull'ineguaglianza delle condizioni umane. Contava fermamente sul fatto che se questo mondo è cattivo l'altro non può essere che buono, e una tale speranza bastava per sostenerlo. Era un uomo dabbene, timorato di Dio e devotissimo alla Madonna, alla quale rivolgeva sempre questa preghiera: "Signora, prendete cura della mia vita finché a Dio piaccia che io muoia, e, quando sarò morto, fatemi avere le gioie del paradiso".

Una sera, dopo una giornata di pioggia, mentre se ne andava triste e curvo, senza aver cenato, portando sotto il braccio le sue palle e i suoi coltelli nascosti nel vecchio tappeto, cercando qualche granaio per dormire, vide sulla strada un monaco che faceva il suo stesso cammino, e lo salutò cortesemente. Siccome camminavano dello stesso passo cominciarono a scambiarsi delle idee.

«Compagno – disse il monaco – qual è il vostro nome, e come mai siete vestito di verde? Recitate forse in teatro?».
«No, padre – rispose l'altro – mi chiamo Barnaba e faccio il giocoliere. Sarebbe la piú bella vita del mondo se si arrivasse a mangiare tutti i giorni».
«Amico Barnaba – riprese il monaco – state attento a ciò che dite. Non c'è vita piú bella di quella monastica, perché è un inno perenne al Signore».
«Padre, so bene che il vostro stato non si può paragonare al mio, e, per quanto vi sia del merito a ballare reggendo sulla punta del naso un bastone con sopra una moneta in equilibrio, questo merito non si avvicina al vostro. Mi piacerebbe molto abbracciare la vita monastica». 
«Amico Barnaba, venite con me e vi farò entrare nel monastero dove sono priore».

Fu cosí che Barnaba si fece monaco. Nel monastero dove fu ricevuto, i religiosi gareggiavano nell'esaltare il culto della Madonna, e ognuno impiegava, nel servirla, quanto sapere e quanta maestria aveva ricevuto in dono da Dio. Il priore, da parte sua, componeva libri che trattavano le virtú della Madre di Dio; fra Maurizio copiava, con mano maestra, questi trattati su fogli di pergamena; frate Alessandro vi dipingeva delle fini miniature: vi si vedeva la Regina del Cielo assisa sul trono di Salomone, ai piedi del quale vegliavano quattro leoni; intorno alla sua testa aureolata volteggiavano sette colombe, i sette doni dello Spirito Santo: timore, pietà, scienza, fortezza, consiglio, intelletto e sapienza. Le erano compagne sei vergini dai capelli d'oro: l'Umiltà, la Prudenza, la Ritiratezza, la Riverenza, la Castità e l'Obbedienza. Si poteva inoltre ammirare nel libro il Pozzo delle acque vive, la Fontana, il Giglio, la Luna, il Sole, il Giardino Chiuso dei quali parla la Cantica, la Porta del Cielo e la Città di Dio, altrettante immagini della Vergine. 

Fra Marbodio era similmente uno dei piú teneri figli della Madonna. Incideva senza posa immagini di pietra, tanto da avere la barba, le sopracciglia e i capelli bianchi di polvere e gli occhi sempre gonfi e lacrimosi. Ma era pieno di gioia e di forza anche in tarda età, e la Regina del paradiso proteggeva chiaramente la vecchiaia del suo figlio. Marbodio la rappresentava assisa su un trono, la fronte cinta di un'aureola di perle.

Davanti a simile gara di lodi e a tanta bella raccolta di opere, Barnaba si lamentava della propria ignoranza e della propria dabbenaggine: «Ahimè – sospirava passeggiando solo solo nel piccolo giardino senza ombra del monastero – sono proprio disgraziato per non potere, come i miei fratelli, lodare degnamente la santissima Madre di Dio, alla quale ho consacrato l'affetto del mio cuore. Ahimè! Sono un uomo rozzo e senza arte, e non posso fare, per servire la mia Signora, né sermoni edificanti, né delicate pitture, né statue perfettamente modellate!»

Gemeva in questo modo e si abbandonava alla tristezza. Una sera che i padri si ricreavano conversando, sentí uno di loro raccontare la storia di un religioso che non sapeva recitare altro che l'Ave Maria. Egli veniva disprezzato per la sua ignoranza, ma quando morí dalla sua bocca uscirono cinque rose in onore delle cinque lettere del nome di Maria: si mostrò cosí la sua santità.

Dopo aver sentito questo racconto, accadde che Barnaba non si lamentava piú. Il mattino correva felice alla cappella e vi rimaneva un'ora da solo. Vi ritornava dopo mangiato, badando che la cappella fosse deserta, e vi passava molta parte del tempo che gli altri monaci consacravano alle arti. Una condotta cosí strana risvegliò la curiosità dei monaci. Nella comunità ci si chiedeva perché fra Barnaba si segregasse cosí frequentemente dagli altri. Il priore, che ha il compito di nulla ignorare sulla condotta dei religiosi, prese la decisione di spiare Barnaba durante le sue solitudini.

Un giorno che quegli era chiuso, secondo il solito, in cappella, il priore, accompagnato da due anziani del monastero, andò a spiare, attraverso le fessure della porta, quello che succedeva nell'interno. Vide Barnaba che, davanti all'altare della Madonna, testa in basso e piedi in alto, faceva il giocoliere con sei palle di rame e dodici coltelli. Eseguiva, in onore della santa Madre di Dio, i numeri che gli avevano fruttato le lodi maggiori. Non comprendendo che quest'uomo semplice metteva cosí talento e sapere a servizio della Madonna, i due anziani gridarono al sacrilegio. Il priore sapeva che Barnaba aveva l'anima innocente, ma lo credette impazzito. Si preparavano tutti e tre a portarlo via dalla cappella con la forza, quando videro che la Santa Vergine scendeva i gradini dell'altare e asciugava, con un lembo del manto azzurro, il sudore grondante dalla fronte del suo giocoliere. 

Allora il priore, prosternando il viso contro la pietra, recitò queste parole:
«Beati i semplici, poiché essi vedranno Dio!»
«Amen!» risposero gli anziani, baciando la terra.

giovedì 27 ottobre 2016

Difendiamo l'Ospedale Chiello


Liberi Consorzi e Città Metropolitane: AVEVAMO RAGIONE

Riceviamo e Pubblichiamo 

Piazza Armerina, 26 ottobre 2016

 COMUNICATO STAMPA 
Può sembrare presuntuoso iniziare col dire “avevamo Ragione”, ma è successo tante volte, e la cosa grave è che non ci hanno voluto mai credere, deliberatamente e pretestuosamente, né all’Assemblea Regionale Siciliana, né al Governo Regionale, a cui hanno prestato il fianco certi professionisti prezzolati del circuito dell'informazione, o forse sarebbe meglio definirli della non informazione.

Ma la Storia non mente. Mai. Quando fu promulgata la L.r. 8/14, anticipammo tutti nell'affermare che con quel provvedimento legislativo non sarebbe nato nessun nuovo Libero Consorzio in Sicilia, mentre si “sparavano” numeri compresi tra i 15 e i 40 liberi consorzi che si sarebbero creati. Già allora non siamo stati creduti, ma i fatti ci hanno dato ragione. Poi, abbiamo detto che i referendum confermativi che si sono svolti a Gela, Piazza Armerina, Niscemi e Licodia Eubea fossero validi, ma in tanti non ci credevano ed ancora oggi, invero, qualche disinformato o in malafede ci specula sopra; eppure avevamo ancora una volta ragione. 
Di recente, abbiamo segnalato un problema legato al mancato raccordo tra le L.r. 11/15 e la L.r. 15/15 (comunicato stampa del 28 luglio 2016, “Incompetenti con dolo”, in allegato), ovvero la differenza del numero di elettori, che saranno chiamati al voto per eleggere le cariche degli enti intermedi siciliani, tra i 29 comuni andati al voto nel giugno 2016 e tutti gli altri. I fatti ci stanno per dare, di nuovo, ragione. Perché siamo sempre stati dalla parte delle regole.

Cionondimeno, fingono di ignorarci. Puntualmente, però, le “nostre profezie” si avverano e l’Assemblea regionale continua a collezionare brutte figure, arrivando tra poco all’ottavo passaggio legislativo di una riforma pasticciata.

Ieri all’ARS, durante la 373a seduta, il Presidente della I Commissione Affari istituzionali , Salvatore Cascio, ha dichiarato:

“Signor Presidente, intervengo perché questa mattina c’è stata una riunione in I commissione e, tra i temi trattati, c’è stato quello delle votazioni per il rinnovo dei Liberi Consorzi e delle città metropolitane.

Nel corso di quella seduta è nata più di una perplessità. Ma la perplessità maggiore riguarda un fatto tecnico, nel senso che vi è un disallineamento tra i consigli eletti nell’ultima tornata elettorale e i consigli eletti precedentemente a questa tornata elettorale. Semplifico. Vi sono dei Comuni che con lo stesso peso hanno 30 consiglieri comunali e Comuni con lo stesso peso specifico, con lo stesso peso ponderato, alla luce della nuova votazione, hanno 24 consiglieri comunali. Allora il calcolo non è stato riaggiustato, nel senso che il Comune che ha 30 consiglieri comunali moltiplicherà l’indice ponderato del singolo consigliere comunale per 30 mentre, l’altro, moltiplicherà il voto ponderato del singolo consigliere comunale per 24. Quindi si viene a creare una discrasia in un sistema omogeneo di votazione con due pesi e due misure diversi che potrebbe anche influire sull’esito elettorale.” - aggiungendo infine – “…e quindi si è addivenuto alla possibilità di rinviare queste elezioni di sessanta giorni”.

Più diretto nell’attestare il fallimento l’On. Zito:

“Siccome la situazione è ormai allo stallo più totale, l’unica cosa che forse riusciremo a fare in questa Assemblea è rinviare per l’ennesima volta le elezioni ai liberi consorzi in Sicilia.”

Finora abbiamo sempre indovinato cosa sarebbe avvenuto in tema di Province/Liberi Consorzi in Sicilia, come detto anticipando tutti, quindi giusto per restare nel tema, sveliamo un altro grande problema a cui l’ARS sembra dedicare poca attenzione, mentre in realtà sappiamo che provoca parecchi malumori all’interno del Palazzo dei Normanni: Le variazioni territoriali.

Già, sono proprio le variazioni territoriali a causare il mal di pancia ai Deputati regionali, variazioni che si portano dietro anche le variazioni dei collegi elettorali per le elezioni regionali, quindi l’incertezza per alcuni di poter conservare o meno la poltrona.

Ebbene, se non si risolve questo drammatico problema, che sta facendo indignare i cittadini siciliani sulla affidabilità delle istituzioni, non potranno svolgersi le elezioni degli enti intermedi siciliani. Bisogna completare tutto l’iter della Legge Regionale 15/15, prima di poter organizzare i Liberi Consorzi, e l’art. 44 della LR 15/15 rimane tutt’oggi non applicato.

Quindi, i politici siciliani non si affannino a ricercare cariche nei Liberi Consorzi siciliani, perché le elezioni, come abbiamo più volte detto, non si svolgeranno.

Del resto, alla fine i fatti ci hanno dato sempre ragione. E ce la daranno anche stavolta.
 
Filippo Franzone                                    Salvatore Murella                                       Luigi Gualato                              Gaetano Buccheri
Coordinatore CSAG                          Portavoce Comitato Pro                             Portavoce Comitato                      Portavoce Consulta
                                                                   Referendum                                      per i Liberi Consorzi

martedì 25 ottobre 2016

Il Magistrato dei Quartieri ha il suo nuovo Priore, nella persona di Stefano Di Dio

Stefano Di Dio è il nuovo Priore del Magistrato dei Quartieri.
Nel corso dell’ultima delle quattro adunanze, avute luogo nella sede del nobile quartiere Monte, tra settembre ed ottobre, i componenti dei quartieri Monte, Castellina e Canali, delegati nel Magistrato, hanno lavorato alacremente per apportare delle modifiche allo Statuto, funzionali alla vita dell’associazione, nei rapporti interni ed esterni e inoltre hanno prodotto la nuova composizione del Consiglio Direttivo che andrà a rappresentare per il biennio 2016/2018 il Magistrato dei Quartieri.

I componenti per ogni quartiere sono: MONTE: Rausa Filippo, Purrazza Filippo, Amato Antonino, Bandiera Alfredo, Aronica Bruno, Scarcelli Osvaldo;
CASTELLINA: Di Seri Massimo, Buzzone Rosario, Bruno Salvatore, Selvaggio Giuseppe, Grancagnolo Cateno junior, Grancagnolo Salvatore, 
CANALI: Arena Salvatore, Speranza Gianluca, Zumia Salvatore, Salinardi Aurelio, Grancagnolo Cateno senior, Pocoroba Cateno.

Tra le modifiche allo Statuto, che nei prossimi giorni saranno meglio esplicitate in una conferenza stampa, quella dell’individuazione del Priore, che non sarà più a rotazione tra i quartieri, ma sarà individuato tra le personalità di spicco tra i quartieri, capace di rappresentare le istanze del Magistrato nel Palio dei Normanni è, avrà un mandato biennale. 

Inoltre, la componente del Magistrato dei Quartieri (si spera per un breve periodo), rappresenterà solo i quartieri Monte, Castellina e Canali, per l’impossibilità di un confronto sereno, leale con il quarto quartiere che volontariamente da qualche mese ha intrapreso atteggiamenti ed una via diversa. 

Queste per ora le prime anticipazioni, per il resto i tre quartieri, più che mai uniti, hanno deciso di percorrere un nuovo cammino, prefissando degli obbiettivi da raggiungere di concerto con l'Amministrazione comunale e le Associazioni che partecipano al Palio, nell'interesse appunto della storica manifestazione del Palio dei Normanni. 

Stefano Di Dio, è stato eletto all'unanimità dai rappresentanti dei tre quartieri storici cittadini Monte, Castellina e Canali, Priore del Magistrato per il biennio 2016/2018, e sarà affiancato dai diciannove componenti che costituiscono il Direttivo e il Consiglio, sei per quartiere.

A comporre il Direttivo del Magistrato sono stati eletti:
Priore: Stefano Di Dio,
Priore Vicario: Salvatore Arena,
vice Priore: Filippo Purrazza,
Cancelliere: Filippo Rausa,
Cancelliere vicario: Salvatore Grancagnolo,
Tesoriere: Salvatore Bruno,
Economo: Aurelio Salinardi,
Economo vicario: Cateno Grancagnolo senior.

A comporre il Consiglio del Magistrato: 
Amato Antonino, Bandiera Alfredo, Aronica Bruno, Scarcelli Osvaldo, Di Seri Massimo, Buzzone Rosario, Selvaggio Giuseppe, Grancagnolo Cateno junior, Speranza Gianluca, Zumia Salvatore, Pocoroba Cateno.




Aspettando San Martino, 17° concorso di disegno e poesia riservato alle classi dell' Ist. Comp. L.Capuana


Anche quest’anno, per il diciasettesimo anno consecutivo, il Comitato di Quartiere, per ricordare la figura di San Martino santo Patrono del Nobile Quartiere Monte, a cui i piazzesi dedicarono la prima chiesa madre della città nel 1163, in collaborazione con il mondo della scuola l’Istituto Comprensivo Luigi Capuana/Filippo Cordova, il patrocinio del Comune, Assessorati Pubblica Istruzione e Turismo, Beni Culturali e la collaborazione dell'Oratorio Giovani Orizzonti e della comunità parrocchiale del SS. Crocifisso, organizza il Concorso di disegno e poesia su “San Martino e la vendemmia” .




Il concorso di disegno e poesia per bambini e ragazzi è rivolto alla scolaresca dell’Istituto Comprensivo Capuana/Cordova il cui tema è:
“ San Martino, la Vendemmia ”
La premiazione si terrà nella mattinata di venerdì 11 novembre presso l'auditorium nell'ex chiesa sant'Anna, alle ore 11:00, alla presenza delle classi e dei vincitori.

Verrà premiato il primo per ciascuna delle classi partecipanti, inoltre verrà consegnato una cartolina di partecipazione a tutti concorrenti.

I disegni premiati verranno pubblicati sul sito del Quartiere Monte.


La manifestazione prevede la visita guidata presso la chiesa di San Martino dalle ore 10:00, inoltre sarà proiettato il cortometraggio sulla vita di San Martino, realizzato dai ragazzi dell'Oratorio Giovani Orizzonti.
                                  
                                        Filippo Rausa

GIOVANI ORIZZONTI, Iniziative ed eventi per le missioni e Festa di Tutti i Santi

Domenica 23 Ottobre 2016, si è svolta presso l'Auditorium del convento San Pietro a Piazza Armerina, la Serata Missionaria, organizzata dall'Associazione Giovani Orizzonti e dalla parrocchia San Pietro. 
Grande partecipazione del pubblico accorso numeroso per l'evento. 
Con l'occasione di cellebrare l'Ottobre missionario, sono state presentate, attraverso la proiezione di un video, le missioni Bonilliane nel mondo, con l'intervento di suor Renza Pirillo (Suora della Sacra Famiglia), Padre Hilaire Kande (sacerdote orginario del Congo) e Padre Ettore Bartolotta (parroco di San Pietro), illustrando alcuni progetti realizzati dalla congregazione delle Suore della Sacra Famiglia. 
La serata è stata animata da canti e danze a cura dei ragazzi e giovani dell'Oratorio Giovani Orizzonti.
 
Prossimo appuntamento martedì 1 novembre 2016, presso la Chiesa Madonna della Neve, con l'iniziativa del 4°TROFEO della santità, dove saranno organizzate le mini olimpiadi per tutti i bambini e ragazzi della città.
                                                                       Davide Campione - presidente G.O.

sabato 22 ottobre 2016

La Domenica con Gesù, XXX del T.O. / C

……… per tutti coloro che desiderano lasciarsi guidare dalla Parola di Dio: un commento per meditare e per prepararsi alla Liturgia della Santa Messa domenicale

Testi: “Il Signore è giudice…Non è parziale…Ascolta la preghiera dell’ oppresso…La preghiera del povero attraversa le nubi…” Sir 35,15b-17.20-22a . 
“Figlio mio,…E’ giunto il momento che io lasci questa vita. Ho combattuto la buona battaglia… Ho conservato la fede…” 2 Tm 4,6-8.16-18 . “…Due uomini salirono al tempio a pregare: uno era fariseo e l’ altro pubblicano…Il fariseo…Pregava così tra sé: o Dio, ti ringrazio perché non sono come gli altri uomini, ladri, ingiusti, adulteri…Pago le decime…Il pubblicano, invece,…Si batteva il petto dicendo: o Dio, abbi pietà di me peccatore…Questi, a differenza dell’ altro, tornò a casa sua giustificato…” Lc 18,9-14.

-“Un Dio esperto in… misericordia”. La Parola ci rappresenta un Dio che - a differenza dei giudici umani – è esperto in giustizia, compassione, benevolenza e umanità, che l’ uomo, spesso, ha smarrito o tradito. Se nei tribunali umani fanno colpo i nomi altisonanti, i titoli da esibire, le ricchezze con cui soffocare la verità; Dio, al contrario, ha a cuore la piccolezza, la povertà, la nullità, incarnate nelle vedove e negli orfani, di cui nessuno si preoccupava. Dio, invece, ha occhio, orecchio e cuore, per garantire loro di poter vivere con dignità.

-“Un uomo esperto in…tracotanza”. Nella parabola, infatti, i protagonisti non sono soltanto i due uomini, che si recano al tempio, bensì, due tipologie di persone e di atteggiamenti: la brama di esteriorità e, al contrario, il culto dell’interiorità; la presunzione di potersi salvare con le proprie forze e, viceversa, l’ abbandono a Dio, che salva; oppure il rifiuto di rinnovamento e, di contro, il bisogno di conversione. Vediamo che l’ evangelista Luca costruisce abilmente una contrapposizione tra un fantoccio di uomo ed un uomo vero, sia nelle sue debolezze che nelle vette, a cui può giungere.

Dio, nel tempio, si trova davanti due personaggi, che per la loro origine sono simili, in quanto fatti ad immagine e somiglianza del Creatore. La diversità, invece, emerge nel loro modo di porsi, che è diametralmente opposto. Il fariseo ha accentuato, in sé, il peccato di superbia, ergendosi come modello di impeccabilità e perfezione, tanto da non parlare con Dio, ma con sé stesso. La sua, non è una preghiera, ma un soliloquio, un atto di sfacciato narcisismo. E’ un uomo pseudo-religioso, che non concepirà, né comprenderà mai l’ altro, tanto meno l’ Altro, con l’ iniziale maiuscola, invischiato com’ è, nel suo enorme “ego”.

Agli antipodi, vi è l’ altro personaggio, il pubblicano, che sta lì, nel tempio, come perduto, che attende di essere ritrovato, come un morto, che attende la risurrezione, come una città devastata, che attende i suoi ricostruttori. Quest’ uomo è un peccatore consapevole, colui che si rende conto che la vita sia necessariamente “semper reformanda”. Potrebbe essere lui il protagonista della parabola del figlio prodigo, la pecorella smarrita e caricata sulle spalle del buon pastore: è proprio lui l’ icona di ogni credente, che si pone, davanti a Dio, come peccatore, che attende la redenzione e la remissione dei peccati.

-“La Pasqua del credente”. In questo contesto, “scopriamo” che la conversione e la riconciliazione non sono un ingrediente della Pasqua, sono la Pasqua. Non vi è domenica, senza conversione e riconciliazione, che ci porta a Dio. Chi è disposto a morire per Cristo, con Cristo e in Cristo, ha la certezza e la garanzia di risorgere con lui. In questo senso, l’ Eucaristia diviene cammino di conversione, risurrezione e vita.

Da questo incontro-scontro tra la nostra libertà e la verità di Dio scaturisce in noi il desiderio, il bisogno e l’ impegno di un rinnovamento della vita. Se ciascuno di noi, partecipando all’ Eucaristia, veste i panni del pubblicano, vive un’ esperienza profonda e può rallegrarsi, perché “era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato” (Lc 15,32).

                                                                              Mons. Antonino Scarcione

venerdì 21 ottobre 2016

E' morto Totò Ferrara



E' venuto a mancare stamani, venerdì 21 ottobre, dopo aver lottato nell'ultimo anno, contro la malattia, il consigliere comunale Salvatore Ferrara. 

Salvatore, per tutti Totò, era un nostro quartierante e seppure residente da tanti anni in contrada Santa Croce, vantava sempre i suoi natali nel nobile quartiere Monte, in quella via Sascaro a ridosso della piazza Cattedrale, che lo aveva visto nascere e diventare uomo.

Proprio per quel sentimento di appartenenza al Quartiere nel corso della terza edizione del "Battesimo di Quartiere" celebrato domenica 3 agosto 2014, ci chiese di essere "Battezzato" al quartiere, per continuare a mantenere quel legame di appartenenza perpetua.

Uomo buono, onesto e sempre disponibile, Noi tutti ti ricorderemo perché tu eri una gran bella e umile persona, un'Amico, ed è per questo che sei arrivato la dove molti non arriveranno mai.  Un peccato averti perso così prematuramente.

A tutta la tua Famiglia, a tua moglie, ai tuoi figli, il Presidente, Filippo Rausa, il Consiglio Direttivo, porgono le più sentite condoglianze.


La Consigliera Laura Saffila propone la creazione di un' Area Belvedere in Piano Sant’Ippolito


Al Sig. Sindaco dott. Filippo Miroddi
Al vice Sindaco-Assessore LL.PP.    
                                                                                                                      Giuseppe Mattia 
All’Assessore al Turismo e Cultura
                                                                                                                      Carmelo Gagliano    
                                                                                                                          LORO SEDI

Oggetto: proposta di creazione "Area Belvedere" in Piano Sant’Ippolito.

                    Egregio Sindaco,  
                    cari Assessori,
  la scrivente Laura Saffila, pone all'attenzione delle SS.LL. il progetto di seguito descritto, quale contributo di idee al percorso di partecipazione alla vita politica ed amministrativa che mi lega nella funzione di Consigliere Comunale.

  Brevemente, la mia proposta è quella di creare un’Area Belvedere, presso la grande piazza denominata Piano Sant’Ippolito, a ridosso del costone che si affaccia su una importante porzione di Piazza Armerina.
  Infatti, da piano Sant’Ippolito è possibile osservare il sublime panorama che dalla valle del quartiere Canali ha come sfondo, arrampicato sul colle Mira, una porzione della Città, con il suo patrimonio monumentale di fabbricati militari, civili, religiosi, che dal castello Aragonese, vanno alla Cattedrale, alla chiesa di san Francesco, al Collegio dei Gesuiti, al Palazzo di Città, al Seminario Vescovile e altro ancora, una visione urbanistica della Città che ci racconta la sua millenaria storia spalmata nei secoli.
  Piano Sant’Ippolito, che si trova lungo l’asse viario interno, da e per Piazza Armerina, è meta di centinaia di migliaia di visitatori e turisti tutto l’anno, che nel loro transito sono soliti sostare, con costante consuetudine, in detta piazza, per ammirare il panorama della Città e/o per immortalarlo con uno scatto fotografico. Un importante punto panoramico, una terrazza su Piazza Armerina, che, ritengo, senza ombra di dubbio, potrebbe diventere meta e luogo di sosta e relax anche per tantissimi concittadini.
  Detto ciò, è ben chiaro che attraverso un piccolo progetto di riqualificazione dell’area interessata, specificata nella foto che si allega alla presente, si dovrebbe limitare l’ampia carreggiata con la realizzazione di un marciapiedi spartitraffico, per creare un'area riservata ai pedoni, con panchine, alberi ornamentali a basso fusto, una fontanella di acqua e cestini gettacarte.
  Inoltre, le pendici sottostanti, al momento incolte e meta di rifiuti, potrebbero essere terrazzate, con la messa a dimora di piante tappezzanti sempreverdi
  Nel concludere, ritengo che questa mia idea progettuale, certamente, potrà contribuire a dare all'offerta turistica locale un ulteriore punto di riferimento ai visitatori.
Pertanto, certa di un Vostro solerte riscontro, cordialmente porgo distinti saluti.

Piazza Armerina, 21 ottobre  2016

                                                                                                     Laura Saffila
                                                                                             Consigliere Comunale


                                                                                            

martedì 18 ottobre 2016

3 novembre, anche in Cina sarà inaugurato un monumento al nostro grande concittadino Prospero Intorcetta

Prosegue il metodico lavoro di valorizzazione e promozione della figura del nostro concittadino, il padre gesuita, Prospero Intorcetta S.J., a cura della Fondazione Prospero Intorcetta Cultura Aperta, presieduta dal Dott. Giuseppe Portogallo, nell'anno della ricorrenza del 320° anniversario della morte (Platia, 28 agosto 1626 - Hangzhou, 3 ottobre 1696 - Cina).

Il gesuita piazzese, missionario in Cina, fu il primo europeo a tradurre le opere di Confucio in latino ed alla loro divulgazione in Europa, contribuendo in maniera determinante alla diffusione del confucianesimo in Occidente.

Dopo il primo busto in pietra che ritrae Intorcetta, collocato il 23 marzo scorso a Piazza Armerina, nel nobile quartiere Monte, nello spiazzo antistante l'antico Collegio dei Gesuiti (oggi Biblioteca Comunale), nell'ambito di un convegno internazionale e una commemorazione dal titolo "Un Piazzese in Cina tra fede, cultura e tradizioni. 

Giuseppe Portogallo
Ricordare per non dimenticare Prospero Intorcetta S.J.", il prossimo 3 novembre si darà seguito alla scopertura del secondo busto gemello in Cina.

La cerimonia, dice il dott. Giuseppe Portogallo, coinvolgerà l'arcidiocesi di Hangzhou e l'Hangzhou nationality bureau of religious affairs, col patrocinio del Ministero degli Affari Esteri italiano, del Comune e della Diocesi di Piazza Armerina, dell'Assessorato ai Beni Culturali della Regione Siciliana e della Congregazione Generale della Compagnia di Gesù.

                                         Filippo Rausa


Gita Turistica a Zafferana Etnea per la "Sagra della Castagna", Taormina e Giardini Naxos.

Un'altra meravigliosa iniziativa è in serbo per i quartieranti e i concittadini che vorranno partecipare, il consiglio direttivo ha proposto la realizzazione di una gita, per 
Domenica 30 ottobre p.v. 
nelle località di: 
Zafferana Etnea (Ottobrata - Sagra della castagna), 
Taormina 
Giardini Naxos
******
COSTO € 15,00 
la quota comprende viaggio con pullman G.T., pranzo libero.

Per prenotazioni fino ad esaurimento posti presso la sede del Quartiere, in via Floresta n° 1 - oppure telefonando al seguente numero: 
Oliva Salvatore: 347.1337404


L'Aforisma della Settimana


ADDIO MONSIGNOR GRAZIO ALABISO

Riceviamo e Pubblichiamo

Nel pubblicare il post inviatoci dall'amico Franzone, non possiamo non ricrdare brevemente la vita di Mons. Alabiso, che ha studiato e vissuto per un periodio a Piazza Armerina. 
Mons. Alabiso, 75 anni era nato l'1 febbraio del 1941. Ordinato sacerdote l'11 agosto del 1963, era sacerdote da 53 anni e dall'11 marzo del 1983 era parroco della chiesa Madre di Gela.
Diversi gli incarichi ricoperti negli oltre 50 anni di sacerdozio: Vicario parrocchiale del SS. Crocifisso in Piazza Armerina proprio nel nostro quartiere Monte, vice Rettore del Seminario. 
A Gela, Vicario parrocchiale al Carmine, Assistente dell'Agesci (Scouts), del C.S.I. e del C.T.G., Parroco a S.Giovanni Evangelista, a Maria SS.Assunta in Cielo, e infine nella Chiesa Madre, Vicario Foraneo della città di Gela. 
E' stato Segretario del Consiglio Presbiterale Diocesano, membro del Consiglio Pastorale Diocesano di Piazza Armerina e membro del Collegio dei Consultori. 
Docente di Storia e di Patrologia all'Istituto Teologico "Mario Sturzo"; dall'1986 era componente del Consiglio di Amm. dell'Opera Pia Pignatelli di cui era Presidente dal 1996. Dal 2009 era Familiare dell'Ordine Teutonico e dal 2012 Assistente Spirituale Vicario della Commenda di S.Maria degli Alemanni.
Dal 2003 era Delegato Vescovile per l'Edilizia di Culto e componente della Commissione diocesana di Arte Sacra, curando e seguendo la realizzazione di nuovi complessi parrocchiali, di case canoniche e dell'acquisto e lavori di recupero e adattamento dell'ex convento di San Francesco (già ospedale M.Chiello) di Piazza Armerina oggi sede dela Curia diocesana, Episcopio e Casa del clero.
Tratto da: http://www.diocesipiazza.it
Oggi la città di Gela perde una figura di primo piano, una persona che per decenni ha stimolato tanti a fare di più e meglio per la collettività: Monsignor Grazio Alabiso.
Noi del CSAG lo vogliamo ricordare rendendo nota la sua spinta e collaborazione al progetto condotto avanti fino ai giorni nostri.
Già nel 2005 ci concesse i locali parrocchiali per le nostre riunioni, ancor prima di registrare l’associazione. “Progetto Provincia”, l’associazione nata per l’istituzione della Provincia di Gela, prende il nome da un appunto di Monsignore sulla Sua agenda, per ricordarsi che il venerdì quella stanza del locale parrocchiale era occupata dal nostro gruppo. Il primo rigo dell’atto costitutivo dell’Associazione Progetto Provincia così recita: “L’anno duemilasei il giorno 24 del mese di giugno, nella via Matrice, presso il palazzo parrocchiale della Chiesa Madre di Gela, si sono riuniti i signori:”.
Ha supportato, incentivando i frequentatori della Chiesa Madre, a firmare la proposta di iniziativa popolare per l’istituzione della Provincia di Gela; Lo stesso fece per invogliare i concittadini a recarsi a votare il referendum per l’adesione al Libero Consorzio di Catania.
Fino a due settimane fa, al nostro ultimo incontro, l’incentivo a continuare per il bene ed il riscatto della città.
Grazie Monsignore Alabiso, tutti noi le dobbiamo tanto, per i suoi insegnamenti, per infondere coraggio e forza a tutti noi. Ci ricorderemo sempre di Lei attraverso i suoi insegnamenti.

Addio Monsignore, e grazie ancora.
                                                                                                Filippo Franzone 
                                                                                             Coordinatore CSAG