"Non dubitare che un gruppo di cittadini impegnati e consapevoli possa cambiare il mondo: in effetti è solo così che è sempre andata" (Margaret Mead)



Quello che fai per te stesso morirà con te,quello che fai per gli altri rimarrà per sempre


Palio dei Normanni, 12/13/14 agosto

sabato 28 novembre 2020

La Domenica con Gesù, I^ DI AVVENTO / B

  ……… per tutti coloro che desiderano lasciarsi guidare dalla Parola di Dio: un commento per meditare e per prepararsi alla Liturgia della Santa Messa domenicale

“…Orecchio non ha sentito, occhio non ha visto che un Dio, fuori di te, abbia fatto tanto per chi confida in lui…” Is 63,16b-17.19b;64,2-7 . 
“…Rendo grazie continuamente al mio Dio per voi…perché in lui siete stati arricchiti di tutti i doni…” 1 Cor 1,3-9 . 
“…Vegliate dunque: voi non sapete quando il padrone di casa ritornerà, se alla sera o a mezzanotte…o al mattino; fate in modo che…non vi trovi addormentati…: vegliate ! “.

Con la I Domenica di Avvento (= Venuta del Signore ), inizia il nuovo Anno Liturgico. L’ Avvento, dunque, è tempo dell’ attesa di qualcuno. Ma chi deve venire ? Chi dobbiamo attendere ? Le letture, in verità, non sono affatto facili da capire. Aiutano, comunque, a dare una risposta alla domanda. Il Vangelo ci propone un discorso di Gesù, che viene definito “escatologico”, un discorso che riguarda, cioè, gli ultimi avvenimenti, le cose che accadranno. In verità, Il Vangelo non fornisce curiosità, né annuncia scadenze. Infatti, davanti a Dio, il futuro si capisce, partendo dal presente.

Santa Caterina da Siena
Cerchiamo di capire. Gesù si trova a Gerusalemme ed ha, davanti a sé, la fine imminente della città. Notiamo che Gerusalemme ha decretato la crocifissione di Gesù. 
Il Maestro si recava tutti i giorni al Tempio. Quel Tempio che i suoi concittadini erano finalmente riusciti a costruire. Bello e imponente. Gli ebrei ne erano fieri ! Un discepolo lo fa notare a Gesù: “Maestro, guarda che pietre e che costruzioni ! Gesù risponde: “Vedi queste grandi costruzioni ? Non sarà lasciata pietra su pietra che non venga distrutta”.

I discepolo, incuriositi, chiedono al Signore: quando accadranno queste cose ? E quale sarà il segno che tutte queste cose staranno per compiersi ? Essi volevano una data precisa. 
Ma Gesù, in questo dettaglio, li deluse. Passò, invece, a trattare delle vicende della fine dei tempi. E raccontò loro una parabola: Un uomo, prima di partire, diede a ciascuno dei suoi servi il suo compito e ordinò loro di vegliare. E aggiunse: "Vegliate, perché non sapete quando il padrone di casa ritornerà, se alla sera o a mezzanotte o al mattino; fate in modo che non vi trovi addormentati. 
Questa affermazione indica chiaramente che noi non sappiamo quando e come si concluderà la nostra vicenda personale. Chi di noi sa “a che ora arriverà la sorella nostra morte corporale ?".

Purtroppo noi cristiani siamo “addormentati” ! Infatti, alcuni si lasciano assorbire dalla fatica, per procurarsi i beni materiali; altri lasciano indurire il loro cuore e cadono nell’ egoismo e nell’ odio; altri vivono, così, come capita. Non dimentichiamo, comunque, di avere ricevuto un grande dono: il tempo. 
Santa Caterina da Siena diceva ai suoi contemporanei: "Correte ! Correte ! Il tempo è breve". Questo significa che i cristiani non devono perdere tempo ed essere “irreprensibili nel giorno del Signore” (Cfr. II Lettura). Anche se sappiamo di essere peccatori, non dobbiamo scoraggiarci, perché Dio è Padre e vuole la nostra salvezza.

                                                Mons. Antonino Scarcione

martedì 24 novembre 2020

Cosa sa Internet di Noi, il servizio delle Iene


Le Iene, in questo servizio, hanno provato a capire cosa c'è dietro a una ricerca che facciamo su internet, capire cosa sa di noi un Motore di Ricerca e come difendere i nostri dati.


sabato 21 novembre 2020

La Domenica con Gesù, GESU' CRISTO RE DELL' UNIVERSO / A

 ……… per tutti coloro che desiderano lasciarsi guidare dalla Parola di Dio: un commento per meditare e per prepararsi alla Liturgia della Santa Messa domenicale

“…Andrò in cerca della pecora perduta…fascerò quella ferita e curerò quella malata…” Ez 34,11-12.15-17 . 
“…Cristo è risorto dai morti, primizia di coloro che sono morti…Come infatti in Adamo tutti muoiono, così in Cristo tutti riceveranno la vita…” 1 Cor 15,20-26.28 . 
“…Davanti a lui verranno radunati tutti i popoli…Separerà gli uni dagli altri…porrà le pecore alla sua destra e le capre alla sinistra…Venite benedetti dal padre mio, ricevete in eredità il regno…Ho avuto fame e mi avete dato da mangiare…” Mt 25,31-46.

Il vangelo di oggi chiude il discorso escatologico (=la fine della storia). In un contesto di “attesa imminente” della fine, ci viene presentato il giudizio finale: una descrizione fortemente suggestiva.
Questa domenica- ultima dell’ anno liturgico- fa da cerniera tra la conclusione e l’ inizio del nuovo cammino, quello dell’ Avvento. Il giudizio qui rappresentato è quello universale. 
Il Regno dei cieli (=il mondo ideale proposto dal Signore) è aperto a tutti gli uomini, che hanno accolto il dono della vita, per diventare anch’ essi un dono per gli altri, a prescindere dall’ appartenenza a questo o a quel gruppo religioso:. Ma, nello stesso tempo, il giudizio è personale: “egli separerà gli uni dagli altri”. Solo Dio conosce la verità e la speranza custodita da ogni uomo.

Il brano è un ammonimento per i discepoli: alla fine dei tempi, ci sarà il giudizio, esso dà senso alla storia, restituisce dignità e giustizia agli ultimi e alle vittime dell’ egoismo umano. 
Questo brano, insieme alle beatitudini, è come una cornice nella quale si colloca il cristianesimo. Esso non è un insieme di principi etici o questioni teologiche, bensì amore, disponibilità all’ incontro con l’ altro, capacità di vedere, toccare, accogliere la fragilità e la debolezza, perché è la fragilità il vincolo che unisce tutti gli uomini, a partire da Gesù, ”fratello primogenito”, che ci ha immesso in una rete di grazia, affinchè l’ esistenza sia caratterizzata dall’ amore reciproco.

Certamente, l’ identificazione di Gesù con gli ultimi non è una parola vana, ma veramente Egli sperimenterà la fame e la sete, sarà nudo e prigioniero e non accolto. Ecco, quindi, il paradosso del messaggio cristiano: Gesù regna dalla croce, la croce è il suo trono. In effetti, il percorso biblico ci conduce all’ uomo ed è dei suoi bisogni e delle sue sofferenze che ci viene chiesto di prenderci cura. Sarà proprio all’ antica domanda, “dov’ è tuo fratello”, che dovremo rispondere, perché la chiesa è, costitutivamente, una fraternità, sacramento della fraternità universale.

                                                Mons. Antonino Scarcione

lunedì 16 novembre 2020

Ripristinata l'illuminazione artistica sul prospetto di Palazzo Trigona


Torna a risplendere il prospetto di uno dei palazzi più importanti e prestigiosi di Piazza Armerina, Palazzo Trigona.  Finalmente dopo oltre un anno, sono stati sostituiti i vecchi corpi luminanti con i nuovi proiettori led, che di fatto esaltano l'edificio, e come detto in un post precedente, contribuiranno a creare un valore aggiunto durante le ore notturne dell'antica dimora.

Complessivamente i proiettori sono 14, sette per lato, anche se uno di questi deve essere ancora riattivato, in quanto, il vano è ricoperto da cemento, poiché essendo stato rotto da qualche incosciente automobilista che vi si posiziono con il proprio autoveicolo, questo, non si sa da chi, venne riempito di cemento, come emerge dalla foto, certamente, a salvaguardia dell'incolumità dei passanti, grandi e bambini.

Ci auguriamo che in tempi brevissimi l'Amministrazione Comunale attraverso l'Ufficio Tecnico, diano disposizioni di fare liberare il vano proiettore, dal cemento, per consentire alla ditta Gemmo di completare nella sua interezza l'impianto di illuminazione.  




vano proiettore ostruito dal cemento



L'Aforisma della Settimana


 

sabato 14 novembre 2020

La Domenica con Gesù, XXXIII del Tempo Ordinario / A

 ……… per tutti coloro che desiderano lasciarsi guidare dalla Parola di Dio: un commento per meditare e per prepararsi alla Liturgia della Santa Messa domenicale

“Una donna forte chi potrà trovarla ? Ben superiore alle perle è il suo valore…Apre le sue palme al misero, stende la sua mano al povero…” Pr 31,10-13.19-20.30-31 . 
“Riguardo ai tempi e ai momenti (della “parusia”= la venuta del Signore), fratelli, non avete bisogno che ve ne scriva…Sapete bene che il Signore verrà come un ladro di notte…Ma voi…non siete nelle tenebre…Infatti siete tutti figli della luce…” 1Ts 5,1-6 . 
“…Gesù disse…questa parabola…Un uomo…partendo per un viaggio, chiamò i suoi servi e consegno loro i suoi beni. A uno diede cinque talenti, a un altro due, a un altro uno…Colui che aveva ricevuto cinque talenti…ne guadagnò altri cinque…quello che ne aveva ricevuto due, ne guadagno altri due…Colui che invece aveva ricevuto un solo talento, andò a fare una buca…e vi nascose il denaro…” Mt 25,14-30 .

La parabola parla della parusia (= la venuta del Signore). I talenti sono, invece, le occasioni che la vita offre, le responsabilità e i compiti che ci vengono affidati ( Gastone Boscolo ). Seguiamo le intuizioni di E. Ronchi nella sua magistrale interpretazione della pagina del vangelo . Un ricco Signore, partendo per un lungo viaggio, affida il suo patrimonio ai servi, secondo le loro capacità. Crede in loro ed ha il progetto di promuoverli da dipendenti a compartecipi, da servi a figli. Ci riesce con due. Con il terzo no.

Al momento del rendiconto, la sorpresa: il raddoppio del capitale, sottolineato con le bellissime parole: “Bene servo buono ! Bene ! Termini che echeggiano la gioia del testo della Genesi. Dove, al momento della creazione, Dio, per sei volte, esclamò che “era cosa buona”. La settima volta disse che “era cosa molto buona”. Ai servi che vanno per restituire, Dio risponde alla grande: Sei stato fedele nel poco, ti darò potere su molto, entra nella gioia del tuo Signore !

Essi, in una nuova dimensione, “partecipano” alla creazione . Anche il credente ha sentito le parole “entra nella gioia”. Egli, quando scrive o testimonia il Vangelo, ha percepito lo stupore dell’ uditorio, il brivido dell’ anima, l’ esperienza di rimanere incantato da una grande bellezza. Oppure, quando consegna una boccata d’ ossigeno o un pane, viene da dire: “Sii egoista, fai del bene! Lo farai prima di tutto a te stesso “.

Successivamente, c’ è il terzo servo, quello che ha paura. La madre di tutte le paure, è la paura di Dio : “So che sei un uomo duro, che miete dove non ha seminato e raccoglie dove non ha sparso…Ho avuto paura. Questa immagine distorta di Dio, che incute paura, è lontanissima dal Dio di Gesù. Se si crede a un Dio padrone duro e spietato, allora lo si incontrerà come maschera della propria paura, come un fantasma maligno. E il dono diventa, come per il terzo servo, un incubo ( “Ecco ciò che è tuo, prendilo” ).

Se credi a un Signore che offre tutto e non chiede indietro niente, che crede in noi e ci affida tesori, che attorno a sé non vuole dipendenti, ma figli, allora entri nella gioia. Vediamo che il Vangelo è una teologia semplice, la teologia del seme, del lievito, del granello di senape, del bocciolo, di talenti da far fruttare.

A noi tocca il lavoro paziente e intelligente di chi cura dei germogli. Noi siamo tutti sacerdoti della liturgia primordiale del mondo.

Dio è la primavera del cosmo, a noi compete esserne l’ estate profumata di frutti.

                                               Mons. Antonio Scarcione

Nuovi proiettori a led per il prospetto di Palazzo Trigona


Lunedì 16 novembre c.a. con ogni buona probabilità, dovrebbero essere completati i lavori da parte della ditta Gemmo, che gestisce la pubblica illuminazione cittadina, del nuovo impianto di illuminazione di Palazzo Trigona, che tornerà dopo oltre un anno ad essere illuminato con dei nuovi proiettori a Led, per esaltare l'edificio, e creare un valore aggiunto durante le ore notturne.
Continua il lavoro di sostituzione dei corpi luminanti con la tecnologia led che porta un risparmio energetico che va ben oltre il 60% rispetto all'illuminazione tradizionale, in questi giorni anche via Roma è oggetto di sostituzione delle lampade.
Attendendo di vedere il risultato finale, auguriamo alla società buon lavoro.



martedì 10 novembre 2020

SAN MARTINO di TOURS, liturgia cristiana e tradizione popolare


Saltano tutte le iniziative che negli ultimi decenni ci hanno visti impegnati per celebrare e venerare la figura di San Martino, la seconda ondata di covid ci vede con molte limitazioni, ad iniziare dagli assembramenti, al coprifuoco delle 22:00, alla chiusura di tutte le attività di ristorazione alle ore 18:00; alle aree in cui è divisa l'Italia (gialle, arancioni, rosse), limitazioni diverse a seconda del livello di contagi, e per tutto ciò la oggettiva impossibilità di fare la qualunque.
Di fatto, ma è solo una coincidenza, giorno 11 non verrà celebrata la santa messa nell'antica chiesa di san Martino per via della celebrazione eucaristica  "Festa del Verbum Domini" che avrà luogo in Cattedrale, presieduta dal Vescovo.
Pertanto, rivolgendoci a San Martino, in questo triste anno, lo invochiamo, affinché, interceda verso Nostro Signore per perdonare le colpe del suo popolo distratto da uno stile di vita licenzioso. 
Il Signore ci benedica, ci preservi da ogni male, e ci conduca alla vita eterna.   Amen.


Mercoledì 11 novembre, il calendario liturgico cristiano ricorda la straordinaria figura di San Martino, vescovo di Tours, tra i primi santi cristiani non martiri. 

E' patrono di moltissimi Comuni e in suo onore molte comunità hanno dato il nome a molte città, così come il culto di San Martino a Piazza Armerina arrivò con i Normanni e si diffuse in tutta la Sicilia, la prima chiesa madre edificata nel 1163 nella nuova Platia fu dedicata appunto a San Martino, nei secoli è stato adottato quale santo patrono del nobile quartiere Monte Mira che ogni anno lo ricorda, con diversi eventi, ad iniziare dal concorso di disegno e poesia rivolto ai ragazzi/e della scuola elementare e media del quartiere.

La figura di San Martino nei secoli venerato per le sue virtù eroiche, ha assunto caratteristiche particolari e diverse che hanno influenzato la tradizione e la gastronomia, che vuole vino, “a San Martino ogni mosto diventa vino”, castagne, biscotti tipici, oche e maiali rosolati.

La vita

Nasce nel 316 o 317 a Sabaria, nella provincia romana di Pannonia (oggi Ungheria). Martino aveva ricevuto un nome da guerriero (“piccolo Marte”) ed era destinato a diventare, come il padre, un ufficiale delle legioni di Roma.

Trascorse l’infanzia nell'Italia del Nord, a Pavia, nuova guarnigione del padre. Benché i suoi genitori fossero pagani, a dieci anni volle diventare cristiano e a 12 desiderò di vivere nel deserto, imitando gli asceti orientali.

È costretto ad abbracciare la carriera militare, in virtù della legge che assoggettava allora in via ereditaria i cittadini dell’Impero alla loro condizione di nascita. Tuttavia, pur vivendo in quel contesto, Martino continuò a seguire i precetti evangelici.

Inviato a fare la guardia imperiale in Gallia, nell'inverno del 335, alle porte di Amiens, incontrò un mendicante seminudo e infreddolito e con la spada divise il suo mantello per offrirgliene metà. 
Alla vista di un secondo mendicante infreddolito, il Santo donò anche l'altra metà del mantello. La notte seguente, Cristo gli apparve rivestito di quello stesso mantello, e udì Gesù dire agli angeli: «Ecco qui Martino, il soldato romano che non è battezzato, egli mi ha vestito». Quell'incontro e quel sogno cambiarono la sua vita, fu allora che decise di farsi battezzare.

Terminato il periodo obbligatorio di servizio militare, a 25 anni lasciò l’esercito e si recò a Poitiers dal Vescovo Ilario. Una scelta fatta non a caso: Martino scelse di andare da un Vescovo antiariano, organizzatore straordinario dell’opposizione all’eresia. Ma il vescovo, colpito da una condanna all’esilio per aver osato opporsi alla politica arianista dell’imperatore Costanzo II, dovette stabilirsi in Asia. Martino decise di raggiungere le regioni centrali dell’Illirico (Balcani) per convertire la madre al cristianesimo, ma è esposto ai duri maltrattamenti che i vescovi della regione, acquistati all’Arianesimo, gli inflissero.

Ritornò in Italia e organizzò un eremo a Milano, dove fu presto allontanato dal Vescovo Aussenzio, anch’egli eretico. Non appena apprese il ritorno di Ilario dall’esilio, nel 360 si diresse nuovamente a Poitiers, dove il Vescovo gli diede l’approvazione per realizzare la sua vocazione e ritirarsi in un eremo a 8 chilometri dalla città, a Ligugé. Alcuni seguaci lo raggiunsero, formando così, sotto la sua direzione, la prima comunità monastica attestata in Francia. 

Qui trascorse 15 anni, approfondendo la Sacra Scrittura, facendo apostolato nelle campagne e seminando miracoli al suo passare. «Colui che tutti già reputavano santo fu così anche reputato uomo potente e veramente degno degli Apostoli», scrisse Sulpicio Severo (360 ca.- 420 ca.) nella biografia a lui dedicata.

Diventa vescovo

Contro la sua volontà gli elettori riuniti a Tours, clero e fedeli, lo eleggono Vescovo nel 371. Martino assolve le funzioni episcopali con autorità e prestigio, senza però abbandonare le scelte monacali. Va a vivere in un eremo solitario, a tre chilometri dalla città. In questo ritiro, dove è ben presto raggiunto da numerosi seguaci, crea un monastero, Marmoutier, di cui è Abate e in cui impone a se stesso e ai fratelli una regola di povertà, di mortificazione e di preghiera. Qui fiorisce la sua eccezionale vita spirituale, nell'umile capanna in mezzo al bosco, che funge da cella e dove, respingendo le apparizioni diaboliche, conversa familiarmente con i santi e con gli angeli.

Se da un lato rifiuta il lusso e l’apparato di un dignitario della Chiesa, dall'altra Martino non trascura le funzioni episcopali. 
A Tours, dove si reca per celebrare l’officio divino nella cattedrale, respinge le visite di carattere mondano. Intanto si occupa dei prigionieri, dei condannati a morte; dei malati e dei morti, che guarisce e resuscita. Al suo intervento anche i fenomeni naturali gli obbediscono. 
Per san Martino, amico stretto dei poveri, la povertà non è un’ideologia, ma una realtà da vivere nel soccorso e nel voto. Marmoutier, al termine del suo episcopato, conta 80 monaci, quasi tutti provenienti dall'aristocrazia senatoria, che si erano piegati all'umiltà e alla mortificazione.

La morte

San Martino muore l’8 novembre 397 a Candes-Saint-Martin, dove si era recato per mettere pace fra il clero locale. Ai suoi funerali assistettero migliaia di monaci e monache. I nobili san Paolino (355-431) e Sulpicio Severo, suoi discepoli, vendettero i loro beni per i poveri: il primo si ritirò a Nola, dove divenne Vescovo, il secondo si consacrò alla preghiera.

Martino è uno fra i primi santi non martiri proclamati dalla Chiesa e divenne il santo francese per eccellenza, modello per i cristiani amanti della perfezione. Il suo culto si estese in tutta Europa e l’11 novembre (sua festa liturgica) ricorda il giorno della sua sepoltura. 

L’«apostolo delle Gallie», patrono dei sovrani di Francia, fu enormemente venerato dal popolo: in lui si associavano la generosità del cavaliere, la rinunzia ascetica e l’attività missionaria. Quasi 500 paesi (Saint-Martin, Martigny…) e quasi 4000 parrocchie in territorio francese portano il suo nome.

I re merovingi e poi carolingi custodivano nel loro oratorio privato il mantello di san Martino, chiamato cappella. Tale reliquia accompagnava i combattenti in guerra e in tempo di pace, sulla «cappa» di san Martino, si prestavano i giuramenti più solenni. Il termine cappella, usato dapprima per designare l’oratorio reale, sarà poi applicato a tutti gli oratori del mondo.

SAN MARTINO DI TOURS PREGA PER NOI!

 

lunedì 9 novembre 2020

Festa del Verbum Domini


 

Il servizio di Piazza In Diretta sulla scopertura della lapide dei padri Gesuiti.

Di seguito il video di Piazza In Diretta con le fasi salienti della scopertura della lapide dei padri Gesuiti.

                        

La Villa Romana del Casale raccontata da Alberto Angela in un video (da non perdere)

In occasione del restyling dell'area esterna alla Villa di Piazza Armerina, riproponiamo un video del divulgatore scientifico durante una delle sue visite trasmesse in tvMigliorare, preservare e tutelare. Sono questi gli obiettivi del mega investimento di poco più di 2 milioni di euro stanziati dall'assessorato regionale dei Beni Culturali (grazie ai fondi Poc 2014/2020) per il restyling dell'area esterna alla Villa romana del Casale di Piazza Armerina.

L’investimento è volto a migliorare la qualità complessiva dell’accoglienza turistica grazie anche a interventi essenziali quali un sistema di illuminazione adeguato a garantire la visita nelle ore notturne, un parcheggio calpestabile e privo di insidie per i visitatori, e nuovi servizi igienici.

Un intervento che si adegua anche ai nuovi indirizzi dell’assessorato che invitano ad una maggiore flessibilità degli orari di visita dei siti monumentali che durante l’estate appena conclusa ha visto grande affluenza di pubblico durante le ore serali e notturne.

I lavori riguardano tutta l’area esterna al sito archeologico: dal rifacimento della pavimentazione, all’illuminazione, dalla riqualificazione delle aree destinate a verde, al miglioramento dell’area commerciale e all’adeguamento degli impianti di smaltimento delle acque.
Particolare attenzione viene riservata alla realizzazione di nuovi servizi igienici funzionali e facilmente raggiungibili con abbattimento delle barriere architettoniche. Gli attuali, infatti, sono collocati lontano dall’area di parcheggio e sono raggiungibili attraverso una lunga stradella che risulta scoscesa e sdrucciolevole.

Per quanto riguarda l’area adibita a parcheggio gli interventi sono previsti in particolare sulla pavimentazione che attualmente è realizzata con calcestre impoverito che mostra un progressivo sfaldamento della parte superficiale. Questa copertura verrà sostituita da un conglomerato resinoso colorato che sarà reso nella tonalità del “Giallo sabbia” per un minor impatto ambientale.

Per quanto riguarda l’impianto di illuminazione verranno utilizzati luci a Led a ricarica solare, così da garantire anche un significativo risparmio energetico in considerazione del maggior uso connesso all’estensione dell’orario di visita alla fascia notturna.

Ai fini della tutela del patrimonio e della sicurezza dei visitatori e di quanti operano e transitano nei luoghi del parcheggio e dell’area commerciale è previsto, infine, la realizzazione di un impianto di videosorveglianza.

«L’intervento – dice Alberto Samonà, assessore dei Beni Culturali e dell’Identità Siciliana - rientra nella politica di complessivo miglioramento delle condizioni e degli standard di offerta e fruizione del patrimonio culturale nelle aree di attrazione della Sicilia».

«Questa operazione - aggiunge - ci permette di preservare e tutelare in particolare l’attrattività e la funzionalità del sito archeologico della Villa Romana del Casale migliorando la qualità dei servizi e delle prestazioni in una logica di risparmio economico e di ottimizzazione delle risorse. Una politica su cui il Governo regionale è già particolarmente impegnato e su cui sta investendo parecchie risorse».

                   

L'Aforisma della Settimana

 


sabato 7 novembre 2020

La Domenica con Gesù, XXXII del Tempo Ordinario / A

  ……… per tutti coloro che desiderano lasciarsi guidare dalla Parola di Dio: un commento per meditare e per prepararsi alla Liturgia della Santa Messa domenicale

“La sapienza è splendida e non sfiorisce…chi si alza al mattino per cercarla non si affaticherà, la troverà seduta alla sua porta…Poiché lei stessa va in cerca di quelli che sono degni di lei…” Sap 6,12-16 . 
“Non vogliamo, fratelli, lasciarvi nell’ ignoranza a proposito di coloro che sono morti…Se infatti crediamo che Gesù è morto e risorto, così anche Dio, per mezzo di Gesù, radunerà con lui coloro che sono morti…” 1Ts 4,13-18 . 
“…Il regno dei cieli sarà simile a dieci vergini che presero le loro lampade e uscirono incontro allo sposo. Cinque di esse erano stolte e cinque sagge; le stolte presero le loro lampade, ma non presero con sé l’ olio; le sagge, invece, insieme alle loro lampade, presero anche l’ olio in piccoli vasi…Lo sposo tardava, si assopirono tutte e si addormentarono. A mezza notte si alzò un grido: Ecco lo sposo ! … Le stolte dissero alle sagge: dateci un po’ del vostro olio…Le sagge risposero: No, perché non venga a mancare a noi e a voi…Vegliate, dunque, perché non sapete né il giorno né l’ ora” Mt 25,1-13.

Vediamo subito, come afferma E. Ronchi, che nessuno dei protagonisti, in questa pagina del vangelo, fa una bella figura: lo sposo che ritarda troppo; le cinque stolte che non hanno provveduto ad un po’ di olio di scorta; le sagge che si rifiutano di aiutare le compagne; il padrone che chiude la porta di casa (cosa che in Palestina non si faceva, perché tutto il paese partecipasse alla festa di nozze). La narrazione, comunque, è bella anche letterariamente: il Regno di Dio è simile a dieci ragazze, che sfidano la notte, fornite soltanto di un po’ di luce, per andare incontro a qualcuno. Il Regno dei cieli (=cioè il mondo come Dio lo sogna) è simile a dieci piccole luci nella notte. A gente, coraggiosa, che osa sfidare il buio notturno e il ritardo del principe azzurro: uno sposo, un po’ d’ amore dalla vita, l’ ebrezza di un abbraccio, con la notte nello sfondo.

Ma subito cominciano i problemi. Si addormentano tutte, le stolte e le sagge. Perché la fatica del vivere ci porta a momenti di abbandono e sonnolenza e forse a desistere dagli obiettivi. In questo, la parabola ci conforta: verrà sempre una voce a risvegliarci. Quella di Dio. Essa verrà in piena notte, quando temi di non farcela più. Allora, come dice D. M. Turoldo, “non temere, perché sarà Lui ad attraversare l’ abisso”.

Il punto di svolta della narrazione è, certamente, l’ olio delle lampade che finisce. Mentre, l’ apice del racconto è quella voce nel buio: “Ecco lo sposo”. Un richiamo capace di risvegliare la vita.

Noi non siamo la forza della nostra volontà, non siamo la nostra capacità di resistere al sonno, non abbiamo tanta forza quanta ne ha quella Voce, che, certamente, verrà a ridestare la vita, a consolarci, dicendo che di me non è stanca. A noi serve un piccolo vaso d’ olio. Il vangelo non dice in che cosa consista quest’ olio misterioso. Forse è quel coraggio che ci porta, fuori, incontro agli altri: la voglia di varcare distanze, rompere solitudini, credere alla festa; perché dal momento, in cui mi mette in vita, Dio mi invita alle nozze con lui.

Il Regno è questo: credere che, in fondo ad ogni notte, ci attende un abbraccio.

                                                   Mons. Antonino Scarcione

4 novembre giornata memorabile, ricordati dopo quattro secoli i padri Gesuiti piazzesi

Il 4 novembre giorno dell’ anniversario della vittoria italiana nella Prima guerra mondiale, nonché momento di celebrazione delle Forze Armate e dell’Unità nazionale, per la città di Piazza Armerina, seppure con le limitazioni del caso legate al distanziamento coronavirus, è stata una giornata memorabile in quanto su iniziativa del nobile quartiere Monte Mira e dell’Associazione Mira 1163, dopo quattro secoli sono stati ricordati con profonda gratitudine i principali padri Gesuiti piazzesi che con i loro studi e conoscenze nel campo scientifico, culturale, filosofico hanno contribuito al progresso dell’Umanità, dando lustro e prestigio a livello internazionale alla nostra Città.

La scopertura di una grande lapide marmorea in memoriam, collocata sul prospetto laterale della chiesa di Sant’Ignazio di Loyola è stato il momento clou di mesi di lavoro e il coinvolgimento di diverse maestranze che in maniera del tutto gratuito hanno messo a disposizione il loro lavoro, la loro professionalità.

Filippo Rausa e Francesco Galati rispettivamente presidenti del nobile quartiere Monte Mira e dell’Associazione Mira 1163, nella cerimonia svoltasi, hanno più volte sottolineato il grande riconoscimento e ringraziamento alla Ditta Procaccianti Filippo e i figli Riccardo e William, artigiani-marmisti in Piazza Armerina, per avere profuso ore di lavoro gratuitamente e avere donato la lapide con inciso i nomi dei Padri Gesuiti; lo studio di architettura degli arch/ti Ciantia-Fauzia; don Giuseppe Paci e don Michele Bilha che hanno supportato e seguito tutto l'iter burocratico della pratica-lapide presso gli uffici della Soprintendenza.

Alla presenza delle autorità tra cui il Vescovo mons. Rosario Gisana, il Sindaco Avv. Nino Cammarata, i Presidenti dei Quartieri, dei Club Service, delle Associazioni di Volontariato è stata scoperta la grande lapide marmorea in memoriam sul prospetto laterale della seicentesca chiesa dei Gesuiti, Sant’Ignazio di Loyola, nella piazzetta che in quei secoli immetteva appunto nel collegio dei Gesuiti, e che per espressa volontà dell’Amministrazione comunale, a ricordo, verrà denominata “piazzetta dei Gesuiti”. 

Tra l’altro, da precisare che l’intervento della nuova denominazione non inficerà assolutamente sulla toponomastica della via Vittorio Emanuele II, in quanto nella piazzetta non vi sono abitazioni private. 

Ancora una volta, hanno sottolineato Filippo Rausa e Francesco Galati, questo evento è la dimostrazione di come la sinergia tra gli uomini di buona volontà e le realtà associative presenti sul territorio, che coinvolgono e stimolano le Istituzioni, consenta di continuare ad apporre le tessere di un mosaico che è la Storia di una Comunità che va ricordata per non perdere mai la memoria storica di generazioni di uomini e donne che ci hanno preceduto, lasciando a noi il compito di stimolare e progredire nella conoscenza che porti ad una Società migliore. 

                                                            Salvatore Di Dio

giovedì 5 novembre 2020

Salta la 21^ edizione del concorso di disegno e poesia su San Martino.


Dopo ben 20 edizioni si ferma per causa di forza maggiore il Concorso di disegno e poesia su San Martino.

Questo è il comunicato che il Consiglio Direttivo a diramato lo scorso lunedì. "A causa dell'emergenza coronavirus che ancora continua con la seconda ondata a contagiare giornalmente centinaia di persone; vista la chiusura delle scuole di ogni ordine e grado anche nella nostra città, giusta ordinanza del Sindaco del 3 novembre, si rinvia a data da destinarsi il predetto Concorso di disegno e poesia".   

Con grande dispiacere, afferma il presidente Filippo Rausa, si interrompe un'iniziativa nata in punta di piedi nel corso dell'anno 2000 e che ogni anno a sempre più riscosso successo, coinvolgendo centinaia di ragazzi e ragazze nel produrre gli elaborati e facendo conoscere agli studenti attraverso le loro rappresentazioni grafiche e poetiche una importante parte della storia di Piazza Armerina. 


Le foto sono relative la cerimonia di premiazione dell'11 novembre 2019.

Il servizio video di Piazza In Diretta, dal minuto 11, relativo la scopertura della lapide dei Gesuiti piazzesi

 

Tela di Sant'Ignazio di Loyola
omonima chiesa Piazza Armerina

Dal minuto 11 del telegiornale il servizio della scopertura della lapide

mercoledì 4 novembre 2020

Inaugurata la lapide che ricorda i padri Gesuiti piazzesi

Di seguito le foto della cerimonia di scopertura della grande lapide collocata in via Vittorio Emanuele II, nella piazzetta che sarà denominata "Piazzetta dei Gesuiti".

Dopo i saluti dei proponenti l'iniziativa, il presidente del nobile quartiere Monte Mira, Filippo Rausa e dell'Associazione Mira 1163, Francesco Galati, sono seguiti dei brevi interventi del Sindaco Avv. Nino Cammarata, del Responsabile dei BB.CC ecclesiastici don Pino Paci, dell'Assessore ai BB.CC. Ettore Messina e di Sua Eccellenza il Vescovo mons. Rosario Gisana tutti volti al sentimento di gratitudine verso i nostri Padri Gesuiti piazzesi.

Nel suo intervento Rausa ha ringraziato chi con spirito di volontariato gratuito ha messo a disposizione la propria professionalità in particolare la Ditta Procaccianti Filippo e i figli Riccardo e William, artigiani-marmisti in Piazza Armerina, per avere profuso ore di lavoro gratuitamente e avere donato la lapide con inciso i nomi dei Padri Gesuiti; lo studio di architettura degli arch/ti Ciantia-Fauzia; don Giuseppe Paci e don Michele Bilha che hanno supportato e seguito tutto l'iter burocratico della pratica-lapide e la Soprintendenza di Enna nella persone dell'arch. Angelo Giunta.