"Non dubitare che un gruppo di cittadini impegnati e consapevoli possa cambiare il mondo: in effetti è solo così che è sempre andata" (Margaret Mead)



Quello che fai per te stesso morirà con te,quello che fai per gli altri rimarrà per sempre


Palio dei Normanni, 12/13/14 agosto

giovedì 29 marzo 2018

Via CRUCIS per le vie del quartiere dell'Oratorio Giovani Orizzonti

Ha avuto luogo mercoledì 28 marzo la consueta Via CRUCIS per le vie del quartiere, organizzata dall'Oratorio Giovani Orizzonti che opera nella Chiesa della Madonna Neve di piazza Castello.

Numerosa la partecipazione degli iscritti all'oratorio, bambini, ragazzi, giovani e famiglie, alla manifestazione hanno partecipato le associazioni di volontariato PLUTIA EMERGENZA e l'UNITALSI.



La croce di Cristo al castello Aragonese


Anche quest’anno (ottavo anno consecutivo), grazie alla disponibilità del proprietario del castello Aragonese, dott. Giancarlo Scicolone, il nobile quartiere Monte Mira persegue la consuetudine di collocare "la Croce" simbolo sacro e importante dei cristiani nel mondo.
 
La croce è il simbolo cristiano più diffuso e riconosciuto in tutto il mondo, è una rappresentazione stilizzata dello strumento usato dai romani per la tortura e l'esecuzione capitale tramite crocifissione, il supplizio che secondo i vangeli e la tradizione cristiana è stato inflitto a Gesù Cristo.
Abbiamo voluto con questo segno rendere partecipi tutti i quartieranti, i cittadini, affinché la visione delle croci poste in un luogo diverso dalla Chiesa, ci ricordi sempre che per noi cristiani la croce costituisce:
• un ricordo della passione, morte e risurrezione di Gesù;
• un monito dell'invito evangelico ad imitare Gesù in tutto e per tutto, accettando pazientemente anche la sofferenza.
Poiché per noi cristiani la crocifissione e la risurrezione sono inseparabili, la croce è principalmente un simbolo di speranza e un monito, affinché l'uomo si redimi, la comunità di Piazza Armerina si fermi per perdonare il suo prossimo, ed insieme costruire un futuro migliore. 
                                                                                                                                                        Filippo Rausa
 
 

 

lunedì 26 marzo 2018

Giovedì Santo, La Scala della Redenzione


L'Aforisma della Settimana


Lo sai perché....si dice piantare in asso?.


Vi siete mai chiesti da dove deriva il modo di dire piantare in asso? Il primo pensiero e la prima associazione figurativa – probabilmente – rimanda alla carta da gioco tanto cara al poker, l’asso. Ma potrebbe non centrare nulla. Vediamo perché. Innanzitutto ricordiamo che chi viene piantato in asso è una persona solitamente lasciata a sé stessa, da un momento all’altro. Il significato del detto – o del modo di dire – è proprio quello dell’abbandono senza preavviso.

L’asso

Secondo il Dizionario etimologico della Lingua italiana (di Manlio Cortelazzo e Paolo Zolli, 1999), il detto in esame va probabilmente ricondotto al gioco delle carte o dei dadi. In questo contesto l’asso è interpretato come la carta di valore 1, e il significato del modo di dire “piantare in asso” è quello di “realizzare il punto più basso”.

Si trova un’analoga spiegazione anche nel Vocabolario etimologico della lingua italiana (di Ottorino Pianigiani, 1907). Secondo questa interpretazione l’asso viene lasciato – abbandonato inaspettatamente, magari in modo brusco – in quanto costituisce il punto peggiore possibile nel gioco. A sostegno di questa tesi vi è anche il detto tedesco “im Stich lassen” (lasciare in punto), la cui frase e concetto sono equivalenti.

Piantare in asso o piantare in Nasso: etimologia

Arianna a Nasso (opera di Evelyn De Morgan, 1877)
In realtà “piantare in asso” è la forma errata (alterazione linguistica) di “piantare in Nasso”, che si presume si sia modificata nel tempo. Stiamo parlando di tempo immemore, in quanto la correlazione all’isola di Nasso ci catapulta indietro fino alla mitologia greca.

La leggenda di Arianna – celebre per avere suggerito a Teseo di entrare nel labirinto del Minotauro dipanando un filo – termina con il suo abbandono sull’isola di Nasso. Ad abbandonarla – o… piantarla – fu proprio l’amato Teseo, con cui inizialmente fuggì e di cui si innamorò. Esistono diverse versioni sulle motivazioni dell’abbandono; vedasi: L’abbandono di Arianna.

Nell’italiano colloquiale il toponimo esotico Nasso si sarebbe trasformato in un più comune asso. Troviamo richiami a questa tesi anche in diversi libri di Luciano De Crescenzo: “Le donne sono diverse” (1999), “I grandi miti greci” (1999) e “Ulisse era un fico” (2010).

In lingua italiana si può definire piantare in asso come polirematica: si tratta di una unità sintattica significativa autonoma (o sintagma). La locuzione pertanto assume un significato autonomo rispetto ai singoli termini che costituiscono il modo di dire.

Come lo dicono gli altri

Oltre al già citato tedesco, è curioso vedere come anche le altre lingue esprimono lo stesso concetto. In inglese: leaving somebody in the lurch (oppure leave somebody stranded). In francese: laisser quelqu’un tomber. In spagnolo: dejar a alguien en la estacada.


domenica 25 marzo 2018

Giovedì 29 marzo, alle ore 20:00, La "Scala della Redenzione" 2018


Giovedì 29 marzo alle ore 20:00 subito dopo la cerimonia in Cattedrale del Giovedì Santo, la Messa in “Cena Domini”, cioè la ‘Cena del Signore’, il Nobile quartiere Monte Mira, darà vita alla 4^ edizione della "Scala della Redenzione" con il patrocinio dell’Amministrazione comunale, Assessorato Beni Culturali.

La cerimonia avrà luogo nella scalinata di S. Anna, inserita nel monumentale complesso monastico di Sant'Anna e Sant'Ignazio, sarà un momento paraliturgico che certamente, come negli anni trascorsi, rimarrà nei cuori e nella mente di quanti vivranno le varie fasi che porteranno alla illuminazione della scalinata e della scenografia, anche quest'anno realizzata dall'artista Pietro Rausa, con la preziosa collaborazione della staff del Comitato.

Un evento che insieme al Calvario, sempre realizzato dal Comitato di quartiere a 50 metri di distanza, in piazza Castello, contribuirà a prolungare l’emozione di un giorno particolare e speciale nella nostra tradizione religiosa e culturale.

Alla cerimonia prenderà parte il Vescovo mons. Rosario Gisana, il consulente ecclesiastico del quartiere mons. Antonino Scarcione. Altresì invitati i presidenti o delegati dei Quartieri, dei Clubs Service, del mondo associativo, culturale, sportivo, di volontariato, le autorità civili e religiose a cui il compito di accendere una delle oltre 45 padelle romane poste lungo la scalinata.

Colonna sonora della serata sarà Yasmine Caruso, la bellissima voce che animerà le varie fasi della cerimonia.  Saranno presenti anche il sig. Filippo Storia, ex decano dei lamentatori, i poeti Pino Testa, Tanino Platania, Salvatore Pilotta e tanti altri autorevoli concittadini.

                                                 Filippo Rausa

Ore legale 2018 scattata questa notte


Questa notte abbiamo dormito un’ora in meno. È tornata infatti l’ora legale: alle due di notte le lancette si sono spostate avanti di 60 minuti.
L’ora legale serve a sfruttare al massimo la luce solare risparmiando sul consumo energetico. Prima che venisse adottata definitivamente per legge nel 1966, in Italia fu utilizzata come misura di guerra nel 1916 e poi dal 1940 al 1942.

sabato 24 marzo 2018

La Domenica con Gesù, Delle Palme / B

……… per tutti coloro che desiderano lasciarsi guidare dalla Parola di Dio: un commento per meditare e per prepararsi alla Liturgia della Santa Messa domenicale

“Il Signore mi ha dato una lingua da discepolo, perché io sappia indirizzare una parola allo sfiduciato…” Is 50,4-7 . 
“Gesù Cristo, pur essendo nelle condizioni di Dio…Svuotò sé stesso assumendo una condizione di servo, diventando simile agli uomini…” Fil 2,6-11 . 
“…Si fece buio su tutta la terra…Gesù gridò…Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato ? …Gesù, dando un forte grido, spirò…” Mc 14,1-15,47.

I cristiani hanno considerato la Passione come una luce e una ricchezza. Marco, invece, evidenzia, in quella vicenda, l’aspetto “sconcertante” del piano di Dio. Nel processo, egli distingue due momenti: l’ istruttoria e la seduta del consiglio. L’ istruttoria, purtroppo, include la condanna: Gesù dev’ essere messo a morte. Ma i fatti, proprio le opere del Signore, non meritano affatto quell’ iniqua condanna. Delle deposizioni, Marco ricorda solo una frase, quella sulla distruzione del tempio, ma osserva che su questo, come sugli altri punti, le testimonianze non erano concordi.

Finalmente il sommo sacerdote interroga Gesù: è lui il Messia, il Figlio del Benedetto ? La risposta costituisce una solenne proclamazione di messianicità di Gesù. La conseguenza è quella di scatenare la reazione. Egli bestemmia, è, quindi, reo di morte. E viene malmenato, dileggiato e consegnato a Pilato. L’ interrogatorio viene riferito in poche righe: Sei tu il re dei giudei ? Gesù risponde affermativamente: Tu lo dici. Che strano processo: i giudei si accaniscono contro Gesù ed egli non risponde nulla. Nella seconda scena il Signore viene messo a confronto con un sedizioso omicida, Barabba. Chi dei due dev’ essere liberato ? Il procuratore romano propone di liberare” il re dei giudei”, che non ha commesso alcun delitto. Ma la folla, istigata dai capi, vuole che sia inflitto, contro Gesù, il supplizio romano, la crocifissione. Vediamo che I soldati commentano il verdetto ,inscenando “una farsa appropriata”. Infatti, il re dei giudei viene rivestito di un mantello di porpora, una corona e gli omaggi; solo che la corona è di spine e gli omaggi sono parole di scherno.

A questo punto, possiamo distinguere sei momenti: 1) Requisizione di Simone cireneo; 2) Crocifissione; 3) Dileggi: 4) Tenebre; 5) Morte e ripercussioni; 6) Menzione delle donne. La regalità viene riconosciuta in un contesto totalmente opposto a questa dignità: denudazione, umiliazione, impossibilità del condannato a difendersi. Un primo gruppo di ingiuriatori, i passanti, corrisponde alla sfilata dei falsi testimoni. Dicono: egli ha preteso di distruggere il tempio e di ricostruirlo in tre giorni. Un secondo gruppo è quello dei giudici, che richiamano la domanda, se egli fosse, o no, il Cristo, il re dei giudei. Il contesto, anche in questo caso, è quello della derisione.

“Gesù muore in croce”. Si ha un netto cambiamento, quando Gesù viene consegnato nelle mani dei peccatori. Nella parte precedente si manifestano, prima di tutto, i diversi atteggiamenti nei confronti della persona del Signore: la volontà di ucciderlo, la grande stima della sua persona da parte di una donna, il tradimento di Giuda. Poi, Gesù celebra la Pasqua, istituisce l’ eucaristia, predice l’ abbandono dei discepoli e, al Getsemani, si rende conforme alla volontà del Padre ed esorta i discepoli a vegliare e pregare.

A partire dal suo arresto, Gesù è solo, abbandonato e si trova nelle mani dei peccatori. Viene processato, condannato a morte e rinnegato, tre volte, da Pietro. Il Sinedrio lo consegna a Pilato, che si rende conto della sua innocenza, ma cede alla pressione della folla e consegna Gesù alla crocifissione. Al momento dell’ arresto, Gesù sembra passivo e caratterizzato dal silenzio. Un’ importante cesura è rappresentata dal buio di tre ore. Alle tre di pomeriggio, Gesù grida: “Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato ?” La sensazione dell’ assenza di Dio è causata dall’ opprimente presenza dei nemici, che deridono e minacciano il supplicante.

Notiamo che tutti gli evangelisti parlano della morte di Gesù in un modo attivo. Infatti, dicono: “Spirò” o “ rese lo spirito”. Gesù, che era “riempito” e guidato dallo Spirito Santo, ridà a Dio questo spirito. Nello squarcio del velo del tempio si manifesta un altro intervento di Dio e il centurione romano, un pagano, è il primo che riconosce Gesù come Figlio di Dio. 

                                 Mons. Antonino Scarcione

Cerimonia di consegna degli stemmi al Museo del Palio


venerdì 23 marzo 2018

Ennesimo successo per la Tavola di San Giuseppe del nobile quartiere Monte Mira

Lunedì sera si è conclusa nel migliore dei modi la XIV edizione della Tavola di San Giuseppe, che ha riscosso un successo di critica, pubblico e di partecipazione; il lavoro sinergico dei soci ha coronato ancora una volta le aspettative di quanti aspettavano con fervore questa nuova edizione della Tavola di San Giuseppe, tra le più imponenti realizzate in città.

Il vice preside Totuccio Oliva, con grande soddisfazione sottolinea il certosino lavoro svolto nelle settimane precedenti, la sensibilizzazione degli operatori della panificazione, delle attività artigianali e commerciali e di quanti privati anno offerto il pane e le pietanze è stata determinante, perché ha permesso di imbandire una Tavola ricca di ogni ben di Dio.

La Tavola di San Giuseppe, è stata imbandita già dalle prime ore di domenica 18 marzo; nel corso della serata alla presenza di mons. Antonino Scarcione, di alcune suore della Sacra Famiglia della chiesa della madonna della neve, dei soci del quartiere e di tanti quartieranti presenti per l'occasione, sono state recitate le lodi a san Giuseppe e il santo Rosario.

Lunedì 19, è stata la giornata apicale della manifestazione con un vie vai di cittadini, di scolaresche, gli assistiti del centro Aias, le delegazioni dei quartieri Casalotto, Castellina, che lungo tutta la giornata si sono portati nei locali della sede per ammirare la maestosità della tavola.
Un giorno di festa vero è proprio che ha segnato tre momenti importanti, il primo alle ore 12:00 con il banchetto della Sacra Famiglia, San Giuseppe interpretato da Filippo Purrazza, la Madonna interpretata da Laura Saffila e Gesù da Nicolò Castoro.

Alle 16:30 con l'arrivo del Vescovo mons. Rosario Gisana e delle autorità, il Maggiore dei Carabinieri Vincenzo Bulla, il Sindaco dott. Filippo Miroddi, ha avuto luogo la cerimonia di saluto e benedizione, il presidente del quartiere, Filippo Rausa, ha ringraziato per la generosità mostrata tutti i panificatori per il pane donato, le attività artigianali, commerciali, le famiglie, la Fidapa, i vari sponsor che con il loro lavoro, hanno contributo nel sostenere l’iniziativa.

Rausa, inoltre si è soffermato ringraziando le suore dell’Istituto della Neve, i componenti del Comitato di quartiere che si sono adoperati per i vari lavori di preparazione della tavola.

E seguito l'intervento del Vescovo con la successiva benedizione di tutti gli alimenti presenti nella Tavola di San Giuseppe. a seguire gli interventi di saluto del Sindaco, del Maggiore dei Carabinieri, e dei rappresentanti della Fidapa.
Alle 18:00 circa, la pregevole Tavolata imbandita, ha deliziato i palati delle migliaia di persone che hanno affollato per circa un'ora e mezza i locali della sede.
Per la cronaca le tavole di San Giuseppe realizzate in città sono state undici, di cui cinque realizzate nel territorio del quartiere Monte, quella appunto del Comitato, della Caritas con l’Associazione Il Girasole, dei Giovani Orizzonti, nei locali attigui alla chiesa della Madonna della Neve, del gruppo Tre Effe, nei locali attigui alla Cattedrale e una privata a cura della famiglia Rausa-Giarrizzo.

Si ringrazia la ditta, Tipografia Bologna di Francesco Di Bartolo, per avere realizzato e donato al nobile quartiere, il banner che pubblicizza la prestigiosa Tavola di San Giuseppe.