domenica 17 marzo 2024
LA DOMENICA CON GESU', V^ DI QUARESIMA / B
…… per tutti coloro che desiderano lasciarsi guidare dalla Parola di Dio: un commento per meditare e per prepararsi alla Liturgia della Santa Messa domenicale
“…Concludero’ un’ alleanza nuova…Porrò la mia legge dentro di loro, la scriverò nel loro cuore. Allora io sarò il loro Dio ed essi saranno il mio popolo…” Ger 31,31-34 .
“ Cristo…offrì preghiere e suppliche…a Dio…e…venne esaudito…” Eb 5,7-9 .
“…Gesù rispose loro:…Se il chicco di grano, caduto a terra, non muore, rimane solo; se invece muore, produce molto frutto. Chi ama la propria vita, la perde e chi odia la propria vita…la conserverà per la vita eterna. Se uno mi vuol servire, mi segua…” Gv 12,20-33.
“L’ ARRIVO DI ALCUNI GRECI, CHE CERCANO GESU’, DA’ UNA SVOLTA ALLA SUA MISSIONE. ORA C’ E’ DA FARE IL SALTO DI QUALITA’: ANDARE FINO IN FONDO PER LA SALVEZZA DI TUTTI, IN OGNI LUOGO E IN OGNI TEMPO. E CIO’ COMPORTA DI DARE SE’ STESSO SULLA CROCE, PER STRINGERE LA NUOVA ALLEANZA TRA DIO E L’ UMANITA’. GESU’ DA’ TUTTO SE’ STESSO E CI CHIEDE DI FARE ALTRETTANTO”.
Martino Della Bianca, nel suo commento al vangelo odierno, appare bravo e sintetico. Noi lo seguiamo. Riassume tutto nei due elementi: 1)carità e invidia e, 2)una speranza scomoda.
-“Carità e invidia”. Egli saggiamente si serve dell’ allegoria dell’invidia, dipinta da Giotto nella Cappella degli Scrovegni. Essa è una delle più caratteristiche e famose del ciclo pittorico. Raffigura l’ invidia come un’ anziana gobba e arcigna: con la mano sinistra tiene un sacchetto di monete, mentre la destra afferra qualsiasi cosa le venga portata.
L’ elemento più iconico è però la testa: il cappello nasconde un serpente, le cui spire sbucano sulla nuca e il cui capo, uscendo dalla bocca della vecchia, si rivolge verso il suo stesso viso. E’ il segno dei cattivi pensieri e delle cattive parole che attaccano gli altri, ma rimuginano sempre su se’ stesse. Completano tutto, le orecchie sproporzionatamente grandi, indice di chi si immischia nelle faccende altrui.
Al contrario, la carità è una giovane donna serena, trasparente, che porge il proprio cuore a Dio, da cui lo riceve indietro. Con l’ altra mano, regge un cesto di frutti, che offre a chiunque abbia bisogno.
Le ricchezze non le interessano. Anzi, sono calpestate sotto i suoi piedi.
-“Una speranza scomoda”. Gesù realizza, in modo perfetto, l’ alleanza tra Dio e l’ uomo, attraverso il suo pieno abbandono, il totale affidamento al Padre. Alla fine, il Signore ci aspetta lì, nel momento in cui dovremo lasciare tutto, anche la nostra vita. E noi, sapendo che la nostra meta è proprio quella, come scegliamo di vivere in quell’ arco di tempo ? Normalmente, la paura della morte la fa da padrona e ciascuno di noi cerca di non pensarci e di sopravvivere. E la gratuità verso gli altri, in tutto questo, ha un posto ?
Quanto è bello scoprire di poter fare parte di un’ alleanza che ci spinge fuori di noi, al di là dei nostri bisogni, per poter, così, intercettare quelli degli altri ! E’ l’alleanza con il Signore, che si dona completamente e che ci chiede di donarci a lui negli altri: “altri”, che non sono solo quelli che possiamo incontrare oggi, ma anche le generazioni future.
Come Gesù, siamo semi caduti in terra, affinchè qualcun altro mieta il frutto che avremo dato.
Mons. Antonio Scarcione
venerdì 15 marzo 2024
domenica 10 marzo 2024
LA DOMENICA CON GESU', IV^ DI QUARESIMA / B
…… per tutti coloro che desiderano lasciarsi guidare dalla Parola di Dio: un commento per meditare e per prepararsi alla Liturgia della Santa Messa domenicale
“…Il Signore suscitò lo Spirito di Ciro, re di Persia, che fece proclamare…anche per iscritto:…Il Signore, Dio del cielo…mi ha incaricato di costruire un tempio a Gerusalemme…Chiunque di voi appartiene al suo popolo, il Signore, suo Dio, sia con lui e salga !...” 2 Cr 36,14-16.19-23 .
“Fratelli, Dio ricco di misericordia,…Ci ha fatto rivivere con Cristo: Per grazia siete salvati…” Ef 2,4-10 .
“…Dio…ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui…Abbia la vita eterna…” Gv 3,14-21.
“IL TONO APOCALITTICO DEI DISCORSI, CHE SENTIAMO IN QUESTI ULTIMI ANNI, NON E’ INFONDATO: TRA PANDEMIA, CAMBIAMENTI CLIMATICI E GUERRE, LA SPERANZA SI AFFIEVOLISCE. E’ LA FINE DEL MONDO O DI UN’ EPOCA ? LA PAURA CERTO SI DIFFONDE. CI CHIEDIAMO, SE LA PAROLA DEL VANGELO SIA UTILE, SE LA FEDE SIA UNA RISORSA O UN PLACEBO. L’ ESILIO BABILONESE DI ISRAELE, COSI’ COME LE PAROLE DI GESU’, CI METTONO DI FRONTE A UNA SCELTA: DOBBIAMO SCEGLIERE SE CREDERE O MENO, ALLA SALVEZZA, DI CUI ABBIAMO BISOGNO, PER FARE UN PASSO AVANTI VERSO IL REGNO DI DIO”.
Martino Della Bianca sintetizza il suo commento in due momenti. Il primo ruota attorno a due poli: speranza e disperazione. il secondo, invece, svolge l’ aspetto della speranza scomoda.
-“Speranza e disperazione”. Osservando gli affreschi della Cappella degli Scrovegni, possiamo notare la notevole somiglianza tra la figura della speranza e quella di Gesù mentre ascende in cielo. Avere speranza, significa avere una meta alta, che va oltre quella terrena. Non si tratta di disprezzare la vita terrena, anzi. Vuol dire trovare il senso della vita.
La disperazione, invece, si è tolta la vita per impiccagione. Il capo è inclinato verso il basso, il diavolo stesso reclama il suo premio: la corda fa venire in mente Giuda, ma anche il cappio dell’ infedeltà, con il quale l’ idolo tiene schiavo chi si affida ad esso.
-“Una speranza scomoda”. La speranza della fede è una speranza scomoda. Esiste la speranza comoda, quella del bambino o dell’ adolescente, che spera sempre che ci sia qualcuno a toglierlo dai guai e quindi si sente libero di sperimentare tutto senza curarsi delle conseguenze.
Seguire Cristo, invece, significa accogliere una speranza scomoda, perché essa spinge a farci carico delle nostre responsabilità, ma, nello stesso tempo, ci ricorda che non possiamo avere il controllo totale e che non tutto dipende da noi. Come saggiamente diceva Ignazio di Loyola: “Prega come se tutto dipendesse da Dio e agisci come se tutto dipendesse da te”.
Lo sguardo rivolto al cielo è fondamentale, per affrontare la vita quotidiana, senza lasciarsi appiattire dalla gravità (del pianeta. Ma anche delle situazioni). Per questo guardiamo al Crocifisso, così terreno. Perché così siamo costretti a guardare verso il cielo.
Mons. Antonio Scarcione
domenica 3 marzo 2024
Aspettando la XVIII Tavola di San Giuseppe
A quindici giorni dall’evento “Tavola di San Giuseppe”, entra nel vivo la preparazione della XVIII edizione che anche quest'anno sarà realizzata presso la sede del Quartiere di via Floresta.
Grande entusiasmo da parte di tutti i soci del direttivo che da qualche settimana sono in fermento coinvolgendo panificatori, attività artigianali, commercianti e tanta altra bella gente per continuare a portare avanti una tradizione ripresa in città nel lontano 2001.
Infatti, il classico pane nelle diverse forme sarà in parte donato dai panificatori piazzesi che puntualmente aderiscono all’iniziativa e in parte acquistato dal Comitato di quartiere.
Il programma di massima delle due giornata così come negli anni trascorsi prevede per giorno 18 l'allestimento e la veglia di preghiera con inizio alle ore 20:15 circa. Il giorno 19 marzo, che quest'anno cade di Martedì, la visita per tutta la giornata da parte dei quartieranti, concittadini e visitatori in genere; a mezzogiorno la benedizione della Tavola, nel primo pomeriggio il "Pranzo dei Santi", (San Giuseppe, Gesù Bambino e la Madonna), impersonati da alcuni quartieranti, infine la distribuzione di tutti gli alimenti, ad iniziare dal pane in senso della condivisione verso tutti i presenti.
Per questo grande evento che vede la partecipazione di tanta bella gente, un affettuoso e caloroso ringraziamento va a tutti gli sponsor, i Panificatori, le Pizzerie, le Pasticcerie, i Ristoratori, i Commercianti, le Famiglie, le Suore della Sacra Famiglia, i Soci del quartiere e comunque a Tutti coloro che grazie al loro sincero e fattivo contributo ci permetteranno anche quest'anno di realizzare la XVIII Tavola di San Giuseppe.
Laura Saffila
LA DOMENICA CON GESU', III^ DI QUARESIMA / B
…… per tutti coloro che desiderano lasciarsi guidare dalla Parola di Dio: un commento per meditare e per prepararsi alla Liturgia della Santa Messa domenicale
“…Io sono il Signore, tuo Dio, che ti ho fatto uscir dalla terra d’ Egitto…Non ti farai idolo né immagine alcuna di quanto è lassù nel cielo, né di quanto è quaggiù sulla terra…” Es 20,1-17 .
“…I Giudei chiedono segni e i Greci cercano sapienza, noi invece annunciamo Cristo crocifisso…” 1 Cor 1,22-25 .
“…Trovò nel tempio gente che vendeva buoi, pecore e colombe e…i cambiamonete…Fece una frusta di cordicelle e scacciò tutti fuori dal tempio…Gettò a terra il denaro dei cambiamonete e ne rovesciò i banchi…Non fate della casa del Padre mio un mercato !...Lo zelo della tua casa mi divora…Distruggete questo tempio e in tre giorni lo farò risorgere…” Gv 2,13-25.
“IL TEMPIO NON ERA PIU’ UNO STRUMENTO PER VIVERE SECONDO DIO, MA ERA DIVENTATO UN SISTEMA ECONOMICO E DI POTERE. PER QUESTO GESU’ SCACCIA I MERCANTI: IL CULTO VA LIBERATO E RIPORTATO ALL’ AUTENTICO DONO DI SE’ STESSI E DEL PROPRIO CORPO”.
Nella liturgia odierna, il commento di Martino Della Bianca appare puntuale. Noi lo seguiamo in questa breve meditazione. Uno dei tanti aspetti paradossali della fede è certamente il fatto che, talvolta, essa appaia rigida e lassista nello stesso tempo. Anche a noi capita, come credenti, di “incartarci”, quando dobbiamo “conciliare” i comandamenti con la libertà di coscienza.
-“Fede e infedeltà”. Giotto raffigura la fede come una donna, che porta sulla testa una corona e tiene appesa alla cintura una chiave: tutte e due sono simboli della responsabilità del Papa di aprire agli altri le porte del regno di Dio, confermandoli nella fede. La metafora della fede regge, sulla destra, una croce ad asta, con cui frantuma gli idoli, mentre con i piedi calpesta le false profezie e le superstizioni. La fede è, infatti, una forza liberante, che toglie la paura del destino e della morte e introduce ad essere figli amati da Dio.
L’ infedeltà, nel senso di idolatria, mostra invece un rapporto di schiavitù. Notiamo, infatti, una donna che innalza una statuetta ( l’ idolo ) più in alto della propria testa. La statuetta regge un capo di una corda, che all’ altro capo è legata attorno al collo della donna, con un nodo scorsoio: perché l’ idolatria è una scelta consapevole, che annebbia sia la ragione che la fede.
-“Costretti alla libertà”. Nella scrittura, il rapporto tra Dio e il suo popolo è talmente esclusivo, che, talvolta, esso assume il linguaggio della gelosia. Il popolo non può avere altri dei all’ infuori del Signore. Infatti, Israele è solo un’ anticipazione, il primo nucleo di un popolo di Dio che è destinato a raccogliere tutte le genti della terra. Un atteggiamento che sfuma i confini culturali e nazionali, che costringe a non accontentarsi di sentirsi dalla parte della ragione.
E’ strano come i comandamenti, ma anche la Carta dei diritti dell’ uomo, corrispondano ad un ideale di vita armoniosa, priva di tutte le meschinità che escono da cuore e che rovinano la vita: un ideale di vita desiderabile e nello stesso tempo difficile da realizzare. Al desiderio dovrebbe seguire la scelta, altrimenti si tradisce la propria coscienza: c’ è un cammino tracciato da pietre miliari, e la libertà di scegliere, se seguirlo oppure no, è una di queste pietre. Come afferma Martino Della Bianca, è questo il paradosso che rende la fede cristiana così affascinante e adulta nella sua capacità di responsabilizzare ognuno di noi.
Mons. Antonio Scarcione
sabato 24 febbraio 2024
LA DOMENICA CON GESU', II^ DI QUARESIMA / B
…… per tutti coloro che desiderano lasciarsi guidare dalla Parola di Dio: un commento per meditare e per prepararsi alla Liturgia della Santa Messa domenicale
“…Abramo…:Prendi il tuo figlio…Isacco…e offrilo in olocausto su un monte che io ti indicherò…Abramo stese la mano e prese il coltello per immolare suo figlio. L’ angelo…chiamò Abramo…e disse:…io ti colmerò di benedizione e renderò molto numerosa la tua discendenza…”Gen 22,1-2.9a.10-13.15-18 .
“…Se Dio è per noi, chi sarà contro di noi ?...Cristo Gesù è morto, anzi è risorto…e intercede per noi ! “ Rm 8,31b-34 .
“…Gesù prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni e li condusse su un alto monte…Fu trasfigurato…e le sue vesti divennero splendenti, bianchissime…Apparve loro Elia con Mosè…Pietro disse a Gesù:…E’ bello per noi essere qui; facciamo tre capanne, una per te, una per Mosè e una per Elia…Venne una nube…e dalla nube uscì una voce: Questi è il Figlio mio, l’ amato: Ascoltatelo !...” Mc 9,2-10.
“VEDIAMO CHE NEL BRANO DELLA TRASFIGURAZIONE I DISCEPOLI VENGONO INTRODOTTI NEL MISTERIOSO DISEGNO DI DIO: GESU’ E’ IL FIGLIO AMATO DAL PADRE. NOTIAMO SUBITO CHE MARCO HA LEGATO, DA SEMPRE, LA FIGURA DI GESU’ , FIGLIO, CON QUELLA DI SERVO DI ISAIA, CHE INIZIA AFFERMANDO CHE DI QUESTO SERVO DIO SI COMPIACE, PERCHE’ E’ OBBEDIENTE E PERCHE’ PORTERA’ A TERMINE LA MISSIONE AFFIDATAGLI DA DIO PADRE. TRA IL PADRE E IL FIGLIO C’E’ QUINDI PERFETTA SINTONIA, COME QUELLA CHE FIGURA TRA ABRAMO E ISACCO”.
Pietro, Giacomo e Giovanni guardano attoniti, là sul monte, incantati, quello che sta avvenendo sotto i loro occhi. Increduli, sbigottiti, come bambini. O come i nostri occhi, quando incontrano i colori di un tramonto, un albero fiorito e quando siamo innamorati. Stupiti, così saranno rimasti sul monte, nel vedere Gesù risplendere di luce, con il vestito così candido da attirare tutta la loro attenzione. E’ vero, non sappiamo cosa dire, quando qualcosa molto bella irrompe nella nostra vita.
E capita anche a noi di voler prolungare quella luce e di cercar di estendere nel tempo l’ estasi di quel momento. Ma lo sappiamo bene che essa dura poco. E quella luce resta solo dentro di noi. Come dice Don Tonino Bello: “Scavalcare il muro d’ ombra di ciò che appare, per cogliere l’ intimità di ciò che vive nel profondo delle cose. Superare il banco di nebbia degli avvenimenti per capirne le linee di tendenza e afferrarne il senso definitivo. Leggere in trasparenza”.
Come sarà stato difficile, anche per i tre discepoli, quando la nube li avvolse, leggere in trasparenza. Cioè, leggere al di là, vedere oltre, oltrepassare il visibile. Certamente, c’ è un invito, fatto a noi e ai discepoli: “Ascoltatelo ! “. Solo questo può bastare per fare ritorno tra la folla e le fatiche di ogni giorno. Non ci saranno parole a spiegare, a raccontare, a far immaginare quello che è accaduto.
Come riferisce il commento di Luigi Verdi: “Nel petto (degli apostoli) solo quello squarcio di luce, che ci abita e trasfigura anche noi”.
Mons. Antonio Scarcione
domenica 18 febbraio 2024
LA DOMENICA CON GESU', I^ DI QUARESIMA / B
…… per tutti coloro che desiderano lasciarsi guidare dalla Parola di Dio: un commento per meditare e per prepararsi alla Liturgia della Santa Messa domenicale
“Dio disse a Noè…Io stabilirò la mia alleanza con voi: non sarà più distrutta alcuna carne dalle acque del diluvio…” Gen 9,8-18.
“…Cristo è morto una volta per sempre per i peccati, giusto per gli ingiusti…” 1 Pt 1,18-22 .
“…Lo Spirito sospinse Gesù nel deserto e nel deserto rimase quaranta giorni, tentato da Satana…Gesù…diceva: Il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino; convertitevi e credete nel vangelo” Mc 1,12-16.
“IL VANGELO DELLE TENTAZIONI CI RICORDA CHE IL VERO NEMICO NON E’ IL MONDO ESTERNO, BENSI’ QUELLO INTERNO: L’ AVVERSARIO NON E’ IL NOSTRO FRATELLO, MA IL TENTATORE SPIRITUALE”.
A differenza degli altri evangelisti, come nota Roberto Laurita nel suo commento, Marco appare molto essenziale, riguardo ai particolari, riferiti nella pagina delle tentazioni. Egli aggiunge, però, qualche cosa, che induce molto a riflettere. Presenta, infatti, il tempo trascorso dal Signore nel deserto, come un periodo prolungato di tentazione. Si riferisce ad una prova continua, a cui non è stato sottratto neppure Gesù.
In questa prima domenica di Quaresima, quindi, ci troviamo di fronte a una verità della nostra esistenza cristiana. La tentazione, cioè, fa parte della nostra vita. Essa è legata alla nostra fragilità, quando, più che mai, sperimentiamo la fame e la sete, la solitudine e l’ abbandono. E’ legata alla nostra debolezza del corpo e dell’ anima, dell’ intelligenza e della volontà. Quando ci confrontiamo con la sofferenza e il dolore, quando siamo aggrediti dalla malattia e dallo sfinimento.
E’ legata, altresì, a tanti bisogni: bisogno di approvazione e di consenso, di stima e di riconoscenza, di onori e di appoggi.
Ma, ci chiediamo, qual è la risorsa “segreta”, che permette a Gesù di vincere la tentazione, di attraversare, vittorioso, il tempo della prova ? Non è, certamente, la sicurezza riposta in sé stesso, ma la fiducia incrollabile riposta nel Padre.
Mons. Antonio Scarcione
domenica 11 febbraio 2024
LA DOMENICA CON GESU', VI del TEMPO ORDINARIO / B
…… per tutti coloro che desiderano lasciarsi guidare dalla Parola di Dio: un commento per meditare e per prepararsi alla Liturgia della Santa Messa domenicale
“…Sia che mangiate sia che beviate sia che facciate qualsiasi altra cosa, fate tutto per la gloria di Dio…1 Cor 10,31-11,1 .
“Un lebbroso…lo supplicava in ginocchio…Se vuoi, puoi purificarmi ! Ne ebbe compassione…lo toccò e gli disse: lo voglio, sii purificato !...Mc 1,40-45.
“L’ INTRECCIO TRA MALATTIA E GUARIGIONE E’ IL TEMA CHE CARATTERIZZA LA CELEBRAZIONE ODIERNA. SPICCA LA FIGURA SALVIFICA DI GESU’, CHE CULMINERA’ NELLA DONAZIONE TOTALE DI SE’ SULLA CROCE”.
Notiamo, come afferma Ermes Ronchi nel suo commento, che un lebbroso cammina senza esitare verso Gesù. Il quale, davanti al dolore di quell’ uomo, si ferma. Sappiamo dal testo del Levitico 13,46, che il lebbroso “porterà vesti strappate, sarà velato fino al labbro superiore, starà solo e fuori”. Da quella bocca velata, dal volto nascosto e rifiutato, esce un’ espressione toccante: “Se vuoi, puoi guarirmi”. A nome di tutti i figli dolenti della terra, il lebbroso lo interroga: che cosa vuole veramente Dio da questa carne piagata, che se ne fa di queste lacrime ? Egli vuole dolore o figli guariti ? A questo punto vediamo che Gesù prova immensa “compassione”. Allunga la mano e lo tocca.
Nel Vangelo ogni volta che Gesù si commuove, tocca. Tocca l’ intoccabile e lo guarisce. Dio non guarisce con un decreto, ma con una carezza. La risposta del Signore all’ implorazione del lebbroso, se vuoi, è diretta e semplice: “Lo voglio: guarisci ! “. Eternamente, Dio vuole figli guariti. E’ la bella notizia”, un Dio che fa grazia, che risana la vita, senza condizioni. Egli lotta con noi contro ogni nostro male.
“E lo mandò via, con tono severo, ordinandogli di non dire niente”. Perché Gesù non compie miracoli, per fare adepti o avere successo. Egli guarisce il lebbroso, perché sia restituito alla sua piena umanità e alla gioia degli abbracci.
Quanti uomini e donne, trasformati dal Vangelo, hanno fatto come Gesù e sono andati dai lebbrosi del nostro tempo: rifugiati, senza fissa dimora, migranti, donne della tratta. Li hanno toccati, con tenerezza, e molti, migliaia, sono guariti e sono diventati guaritori.
“Prendere il Vangelo sul serio”. Esso ha dentro una potenza che cambia il mondo. E “tutti quelli che l’ hanno preso sul serio, testimoniano che questo porta con sé una grande felicità” (Ermes Ronchi).
“L’ INTRECCIO TRA MALATTIA E GUARIGIONE E’ IL TEMA CHE CARATTERIZZA LA CELEBRAZIONE ODIERNA. SPICCA LA FIGURA SALVIFICA DI GESU’, CHE CULMINERA’ NELLA DONAZIONE TOTALE DI SE’ SULLA CROCE”.
Notiamo, come afferma Ermes Ronchi nel suo commento, che un lebbroso cammina senza esitare verso Gesù. Il quale, davanti al dolore di quell’ uomo, si ferma. Sappiamo dal testo del Levitico 13,46, che il lebbroso “porterà vesti strappate, sarà velato fino al labbro superiore, starà solo e fuori”. Da quella bocca velata, dal volto nascosto e rifiutato, esce un’ espressione toccante: “Se vuoi, puoi guarirmi”. A nome di tutti i figli dolenti della terra, il lebbroso lo interroga: che cosa vuole veramente Dio da questa carne piagata, che se ne fa di queste lacrime ? Egli vuole dolore o figli guariti ? A questo punto vediamo che Gesù prova immensa “compassione”. Allunga la mano e lo tocca.
Nel Vangelo ogni volta che Gesù si commuove, tocca. Tocca l’ intoccabile e lo guarisce. Dio non guarisce con un decreto, ma con una carezza. La risposta del Signore all’ implorazione del lebbroso, se vuoi, è diretta e semplice: “Lo voglio: guarisci ! “. Eternamente, Dio vuole figli guariti. E’ la bella notizia”, un Dio che fa grazia, che risana la vita, senza condizioni. Egli lotta con noi contro ogni nostro male.
“E lo mandò via, con tono severo, ordinandogli di non dire niente”. Perché Gesù non compie miracoli, per fare adepti o avere successo. Egli guarisce il lebbroso, perché sia restituito alla sua piena umanità e alla gioia degli abbracci.
Quanti uomini e donne, trasformati dal Vangelo, hanno fatto come Gesù e sono andati dai lebbrosi del nostro tempo: rifugiati, senza fissa dimora, migranti, donne della tratta. Li hanno toccati, con tenerezza, e molti, migliaia, sono guariti e sono diventati guaritori.
“Prendere il Vangelo sul serio”. Esso ha dentro una potenza che cambia il mondo. E “tutti quelli che l’ hanno preso sul serio, testimoniano che questo porta con sé una grande felicità” (Ermes Ronchi).
Mons. Antonio Scarcione
domenica 4 febbraio 2024
LA DOMENICA CON GESU', V DEL TEMPO ORDINARIO / B
…… per tutti coloro che desiderano lasciarsi guidare dalla Parola di Dio: un commento per meditare e per prepararsi alla Liturgia della Santa Messa domenicale
“…I miei giorni scorrono più veloci della spola, svaniscono senza un filo di speranza…” Gb 7,1-4.7 .
“…Infatti, pur essendo libero da tutti, mi sono fatto servo di tutti per guadagnarne il maggior numero…Debole per i deboli…tutto per tutti, per salvare a ogni costo qualcuno…” 1 Cor 9,16-19.22-23 .
“…La suocera di Simone era a letto con la febbre e subito gli parlarono di lei. Egli si avvicinò e la fece alzare prendendola per mano…Guarì molti che erano affetti da varie malattie e scacciò molti demoni…Egli disse loro: Andiamocene altrove, nei villaggi vicini, perché io predichi anche là…” Mc 1,29-30.
“GESU’ HA INCONTRATO UN GRANDE NUMERO DI PERSONE AFFETTE DA MALATTIE FISICHE O MENTALI. AL CENTRO DEI VARI EPISODI TROVIAMO L’ ATTITUDINE UMANA ALL’ ASCOLTO E ALL’ ACCOGLIENZA DELLE PERSONE. VI E’ L’ INCONTRO. PERCHE’ CURARE E’ ANZITUTTO INCONTRARE. I VANGELI SOTTOLINEANO CHE GESU’ CURA I MALATI (IL VERBO “CURARE” RICORRE 36 VOLTE, GUARIRE RICORRE 19 VOLTE). CURARE SIGNIFICA “ONORARE, SERVIRE, PRENDERSI CURA DI QUALCUNO. IL GESU’ “TERAPEUTA” MANIFESTA CHE “CIO’ CHE CONTA E’ LA PERSONA MALATA, NON LA MALATTIA: EGLI NON PREDICA MAI RASSEGNAZIONE”. CERCA DI RESTITUIRE L’ INTEGRITA’ DELLA SALUTE E DELLA VITA. EGLI LOTTA CONTRO LA MALATTIA.
Come opportunamente sottolinea Massimo Orizio, nel suo commento, la Preghiera iniziale della Messa mette a fuoco e sintetizza il messaggio della celebrazione: “O Padre, che… ti accosti all’ umanità sofferente e la unisci alla Pasqua del tuo Figlio, insegnaci a condividere con i fratelli il mistero del dolore, per essere con loro partecipi della speranza del Vangelo”.
-“Paura della morte”. Lo studioso Ellis afferma: “Il dolore e la morte sono parte della vita. Rifiutarli è rifiutare la vita stessa”. L’ uomo sperimenta in tutta la vita il dramma della sofferenza. Nel dolore l’ uomo avverte il suo limite. Chi soffre sperimenta la problematicità di sé, del mondo e degli altri. Questa sofferenza blocca le possibilità, lacera le relazioni, crea barriere.
L’ esperienza di Giobbe costituisce un universo simbolico, che attraversa i secoli e permane nell’ attualità. Nessuno sfugge al dolore. Da questa fragilità nasce la paura della fine e della solitudine. La sofferenza, inoltre, ingenera il silenzio e l’ angoscia. In queste condizioni gli interrogativi e il mistero si amplificano e gli esiti possono variare: ribellione, sconforto, speranza, resistenza.
In un certo modo, la sofferenza è uno sperimentare già nel presente l’ evento della morte.
-“Dalla morte alla speranza”. Il salmo e il vangelo fanno intravedere uno spiraglio di luce. Giobbe, infatti, non interrompe la sua relazione con Dio; nonostante il suo dolore, egli si pone davanti al Creatore, quasi lo ostenta e lo espone, per provocare una risposta. Nel vangelo, poi, c’ è il tocco “sacramentale” di Gesù, che trasforma la vita, fa risorgere e genera una nuova disponibilità al servizio.
Tale visione, in verità, non contempla la grande speranza e la redenzione apportata dalla Croce. Infatti, soltanto, lo stare alla presenza di Dio, la lode espressa dal salmo, l’ invocazione e il grido di Giobbe, la muta richiesta della suocera di Pietro, innestano un processo inaudito.
Mons. Antonio Scarcione
domenica 28 gennaio 2024
LA DOMENICA CON GESU', IV DEL TEMPO ORDINARIO / B
…… per tutti coloro che desiderano lasciarsi guidare dalla Parola di Dio: un commento per meditare e per prepararsi alla Liturgia della Santa Messa domenicale
“Mosè parlò al popolo dicendo: Il Signore, tuo Dio, susciterà…un profeta pari a me…Se qualcuno non ascolterà le parole che egli dirà in mio nome, io gliene domanderò conto…” Dt 18,15-20 .
“…Chi non è sposato si preoccupa delle cose del Signore…Chi è sposato invece si preoccupa delle cose del mondo…e si trova diviso !...” 1 Cor 7,32-35 .
“…Gesù, entrato di sabato nella sinagoga, a Cafarnao, insegnava…come uno che ha autorità e non come i loro scribi…Vi era un uomo posseduto da uno spirito impuro e cominciò gridare…:Che cosa vuoi da noi, Gesù Nazareno ?...Io so chi tu sei: il Santo di Dio ! E Gesù gli ordinò…Taci ! Esci da lui ! E lo spirito impuro…gridando forte, uscì da lui. Tutti…si chiedevano…Che è mai questo ? Un insegnamento nuovo, dato con autorità…” Mc 1,21-28.
“SIAMO SOMMERSI DI PAROLE, IMMAGINI E MESSAGGI. I MEZZI DI COMUNICAZION METTONO A NOSTRA DISPOSIZIONE UNA TALE QUANTITA’ DI DATI E INFORMAZIONI, CHE IL PROBLEMA PRINCIPALE E’ DIVENTATO QUELLO DI SELEZIONARLI. DEV’ ESSERE FATTO PRIMA DI TUTTO UN DISCERNIMENTO SULLA LORO VERIDICITA’. PERCHE’ CI SONO, INFATTI, PAROLE, COME LE “FAKE NEWS” O CERTE IDEOLOGIE PATOLOGICHE E ANCHE CERTE SPIRITUALITA’ DEVIANTI. POI, C’ E’, SOPRATTUTTO, LA QUESTIONE DELLA “SIGNIFICATIVITA’”: TANTE PAROLE, INFATTI, BENCHE’ NON SIANO FALSE, DI PER SE’, RISULTANO VUOTE E SANNO DI CHIACCHIERE. PENSIAMO, AD ESEMPIO, ANCHE A CERTI SLOGAN RELIGIOSI. IN VERITA’, ABBIAMO BISOGNO DI UNA “PAROLA SIGNIFICATIVA”. DOVE TROVARE UNA PAROLA CHE INCIDA E CAMBI LA VITA ? CERTAMENTE NELLA PAROLA DEL SIGNORE”.
Come afferma giustamente Epitteto, “Dio ci ha dato due orecchie, ma soltanto una bocca, proprio per ascoltare il doppio e parlare la metà”. La centralità della parola e la missione di colui che la proclama, insieme all’ ascolto, risaltano come tema conduttore. La parola, come dice Massimo Orizio, nel commento alla Liturgia odierna, è propria dell’ essere umano e dove ci sono umani ci sono linguaggi: l’ esistenza è strutturalmente dialogica.
-“L’ uomo della Parola”. Il profeta Natan nella “prima Lettura”, Gesù nel “Vangelo”. La parola sta al principio del venire al mondo di ogni uomo: al neonato si trasmette un mondo(cultura e amore) attraverso la parola egli stesso dà forma al mondo cominciando a parlare.
-“La forza della Parola”. Nel Vangelo la missione di Gesù si rivela, nella sinagoga di Cafarnao, come “dabar”, parola-azione, gesto efficace. L’ autorità di Gesù manifesta la sua divinità, perché il suo parlare crea e rinnova. La parola permette il dialogo e la relazione con l’ altro, un processo comunicativo che costituisce la persona. Innesca il dinamismo degli incontri, che esalta l’ umanità, apre spazio di senso e crea storie significative. Esprime il pensiero, il mondo interiore e diventa racconto che rivela ricchezza, mistero e crea partecipazione.
-“Crescere nell’ ascolto”. Ascoltare diventa lo spazio generativo della fede. Aiuta lo spazio cognitivo, affettivo ed etico-valoriale. L’ aspetto cognitivo è sviluppato attraverso la conoscenza, l’ ampliamento degli orizzonti intellettuali e culturali. L’ aspetto affettivo è potenziato grazie al fatto che la narrazione sviluppa e risveglia emozioni e sentimenti. L’ aspetto etico-valoriale è impreziosito dai processi di identificazione essenziali per l’ interiorizzazione di modelli, norme e valori, grazie alla comprensione dei concetti di bene e male, giusto e ingiusto, vero e falso, bello e brutto.
Mons. Antonio Scarcione
giovedì 25 gennaio 2024
martedì 9 gennaio 2024
Ennesimo successo il falò alla Befana in piazza Castello
Dopo il rinvio di sabato 6 gennaio a causa della pioggia persistente, il grande falò alla Befana, seppure sotto una leggera pioggerellina, ha avuto luogo, come da consuetudine, in piazza Castello, domenica 7 gennaio.
Oltre quindici fascine d’ulivo hanno caratterizzato il grande falò, con la sagoma della Befana che per oltre 24 ore ha sovrastato sopra la catasta di legna, resistendo alla pioggia battente e al forte vento.
Seppure senza la presenza della banda musicale, l'accensione del fuoco ha iniziato a rischiarare la piazza e ha riscaldare i cuori di quanti hanno partecipato all'evento. Non è mancata la sacralità del giorno dell’Epifania e l’atmosfera che ha accompagnato per tutto il periodo natalizio quanti hanno partecipato.
Le fasi dell'accensione del falò e per tutta la durata dell'evento, sono state trasmesse in diretta nella pagina Facebook, per consentire ai quartieranti e concittadini, che per le avverse condizioni climatiche erano rimasti a casa, di potere assistere via etere all'iniziativa promossa e curata dal gruppo dirigente del Comitato Nobile Quartiere Monte Mira.
A conclusione della serata, il presidente Filippo Rausa, ha rivolto un caloroso ringraziamento a tutti i soci che si sono adoperati per la riuscita degli eventi natalizi, auspicando che l'impegno, l'esempio dal gruppo dirigente del Comitato di Quartiere possa ridestare le coscienze dei tanti quartieranti inermi a partecipare, ed essere più presenti alla vita sociale del quartiere e di tutti i giorni.
sabato 6 gennaio 2024
LA DOMENICA CON GESU', BATTESIMO DEL SIGNORE / B
…… per tutti coloro che desiderano lasciarsi guidare dalla Parola di Dio: un commento per meditare e per prepararsi alla Liturgia della Santa Messa domenicale
“…O voi tutti assetati, venite all’ acqua, voi che non avete denaro, venite…Cercate il Signore, mentre si fa trovare…Perché i miei pensieri non sono i vostri pensieri, le vostre vie non sono le mie vie…” Is 55,1-11 .
“…Carissimi, chiunque crede che Gesù è il Cristo, è stato generato da Dio…Quando amiamo Dio e osserviamo i suoi comandamenti…” 1 Gv 5,1-9 .
“…Viene dopo di me colui che è più forte di me…io non sono degno di chinarmi per slegare i lacci dei suoi sandali…Gesù…fu battezzato nel Giordano da Giovanni…Venne una voce dal cielo: Tu sei il Figlio mio, l’ amato: in te ho posto il mio compiacimento”. Mc 1,7-11.
“Dopo aver contemplato, a Natale e all’ Epifania, Gesù bambino, oggi con la festa del Battesimo del Signore, assistiamo all’ inizio del suo ministero. La liturgia, così, salda il mistero dell’ incarnazione con la sua missione: la passione, morte e risurrezione”.
Marco non ha evidenziato l’ appello alla conversione, così chiaramente sviluppato, ad esempio, da Luca. Lo sguardo dell’ evangelista, come opportunamente sottolinea il commento del “Servizio della Parola”, che noi seguiamo, viene concentrato sull’ annuncio di “colui che viene”. Egli battezzerà nello Spirito. Giovanni battezzava nell’ acqua, Gesù nello Spirito. Ma prima di immergere i credenti nello Spirito, Gesù stesso deve essere immerso nell’ acqua. E’proprio quando risale dall’ acqua che Gesù “vede”: è lui il primo destinatario della visione e della Parola che viene pronunciata.
-“Una scena di incarnazione”. Colui che si è fatto uomo per la nostra salvezza ha condiviso la nostra condizione umana, facendosi prossimo di ogni uomo e di ogni donna, con il suo carico di sofferenze, di ferite e di peccati. Ma il Signore, che cosa ha in comune con gli uomini? A muoverlo è, certamente, il desiderio di essere vicino a tutti coloro che hanno coscienza della loro fragilità e desiderano cambiare vita, per accogliere l’ inviato di Dio, venuto per i poveri e per i peccatori, per quelli che procedono curvi sotto il peso della malattia, segnati dall’ emarginazione, considerati irrecuperabili a causa del male che hanno commesso. A loro e a tutti quelli che si affidano a lui, egli aprirà una possibilità inedita di vita e di pace, all’ insegna della misericordia.
-“Una scena di manifestazione”. Il racconto presenta anche la risposta di Dio, il Padre: Dio esce dal suo silenzio e una voce proclama: “Tu sei il Figlio mio, l’amato: in te ho posto il mio compiacimento”. Vediamo che Marco non si attarda sull’ immersione di Gesù nelle acque del Giordano, ma attira la nostra attenzione su ciò che avviene dall’ alto. I cieli che si squarciano non costituiscono una variazione atmosferica, ma sono un modo per evocare “l’esperienza di una rivelazione divina, un’ apparizione del divino nel mondo umano”. Ogni distanza e separazione da Dio non ha più motivo di esistere: in Gesù il dialogo con Dio è ristabilito.
-“Il nostro battesimo”. In questo giorno siamo invitati a fare memoria del nostro battesimo e di ciò che esso significa: “un’offerta di salvezza”, la risposta di Dio alla sete dell’ uomo: la possibilità di “una profonda comunione” con Dio, come Padre. Ecco perché, quando si entra in chiesa, ci si segna con l’ acqua benedetta: un gesto che ci ricorda che siamo stati generati a una nuova vita. Proprio attraverso il battesimo, veniamo letteralmente immersi in Cristo, nella sua morte e resurrezione.
-“Figli e fratelli”. Figli, che hanno un posto sicuro nel cuore di Dio, certi della sua misericordia. Ma anche fratelli, al di là di tutte le diversità, perché accomunati dalla stessa dignità e quindi disposti a riconoscere i diritti, i sogni, le aspirazioni, i desideri degli altri.
Mons. Antonio Scarcione
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