"Non dubitare che un gruppo di cittadini impegnati e consapevoli possa cambiare il mondo: in effetti è solo così che è sempre andata" (Margaret Mead)



Quello che fai per te stesso morirà con te,quello che fai per gli altri rimarrà per sempre


Palio dei Normanni, 12/13/14 agosto

lunedì 25 giugno 2018

L'Aforisma della Settimana


Auguri al neo Sindaco NINO CAMMARATA

LETTERA APERTA

Egregio Signor Sindaco, Avv. Nino Cammarata,
il presidente, il consiglio direttivo del comitato nobile quartiere Monte Mira è lieta della Sua elezione e porge a Lei, alla Giunta e a tutti i Consiglieri Comunali, i migliori auguri e le più vive congratulazioni.


La Sua vittoria è il risultato di una chiara volontà popolare che non si può non rispettare, pertanto questo Consiglio direttivo forte del valore fondante e statutario, nell’interesse del nobile quartiere Monte Mira che ci onoriamo di rappresentare e in linea con quanto già fatto con le Amministrazioni che l’hanno preceduta, perseguirà la linea di collaborazione, in spirito di Amicizia e per continuare a portare alla Sua attenzione proposte, stimoli culturali, sportivi e socialmente positivi verso tutti i Quartieranti e la comunità di cui Lei è da oggi primo cittadino. 

Rinnovandole le nostre congratulazioni, Le inviamo un sincero augurio di buon lavoro!

                                                                                              Il Presidente
                                                                                             Filippo Rausa

domenica 24 giugno 2018

La Domenica con Gesù, NATIVITA' DI GIOVANNI BATTISTA

……… per tutti coloro che desiderano lasciarsi guidare dalla Parola di Dio: un commento per meditare e per prepararsi alla Liturgia della Santa Messa domenicale

“…Il Signore dal seno materno mi ha chiamato…Ha reso la mia bocca come spada affilata…” Is 49,1-6 . 
“…Diceva Giovanni…Viene dopo di me uno, al quale io non sono degno di slacciare i sandali” At 13,22-26 . 
“…Vennero per circoncidere il bambino e volevano chiamarlo…Zaccaria…Egli chiese una tavoletta e scrisse: Giovanni è il suo nome…” Lc 1,57-66.80.

Giovanni Battista è il solo santo, di cui la liturgia celebra la nascita alla vita terrena e quella alla vita eterna. Infatti, egli è un personaggio fondamentale, che nella Bibbia fa da “cerniera” tra l’ Antico e il Nuovo Testamento. Notiamo che la parola, “tolta” a Zaccaria, che diventa muto, “si intesse” nel ventre di due madri: Elisabetta e Maria. Zaccaria ha dubitato, chiudendo “l’ orecchio del cuore” alla parola di Dio e, da quel momento, ha perso la parola, divenendo muto. Eppure i dubbi di Zaccaria ( come i nostri difetti e i nostri dubbi) non fermano l’ azione di Dio. 
Elisabetta diede alla luce il figlio. Vediamo che il bambino, figlio del miracolo, viene alla luce come parola felice, vertice di tutte le natività del mondo. Come afferma E. Ronchi nella sua riflessione, “ogni nascita è profezia, ogni bambino è portatore di una parola di Dio unica, pronunciata una volta sola”.

Volevano chiamare il bambino con il nome di suo padre, Zaccaria. Ma i figli non sono nostri, non appartengono alla famiglia, ma alla loro vocazione, alla profezia, che devono annunciare; non al passato, ma al futuro. 
A questo punto, registriamo un rivoluzionario rovesciamento delle parti: Elisabetta ha saputo ascoltare ed ha, quindi, l’ autorevolezza, per parlare. E dice: “Si chiamerà Giovanni”, che, in ebraico, vuol dire “dono di Dio”. Infatti, Elisabetta sa bene che l’identità del suo bambino è quella di essere “un dono” e la vita che avverte dentro di sé viene da Dio. E’ consapevole che “i figli non sono nostri, vengono da Dio: caduti da una stella tra le braccia della madre”.

Intanto, i presenti domandavano, con cenni, a suo padre, come voleva che si chiamasse. Il padre interviene e scrive su una tavoletta: “dono di Dio è il suo nome”, mentre nello stesso istante egli riacquista la parola. Al padre, Zaccaria, si scioglie la lingua e benedice il Signore. Contestualmente, il sacro autore, Luca, si chiede: “Che sarà mai questo bambino ? “ Questo è un interrogativo da formulare davanti al “mistero di ogni culla”. Cosa sarà, oltre ad essere un valore inestimabile, che viene da Dio ? Cosa porterà al mondo, questo bambino, dono unico, irripetibile, che Dio ci ha consegnato ?

                                                                       Mons. Antonino Scarcione

venerdì 22 giugno 2018

Partita la macchina organizzativa della 63^ edizione del Palio dei Normanni


Partita la macchina organizzativa della 63^ edizione del Palio dei Normanni, con gli adempimenti burocratici di routine.

Il coordinamento del Palio, guidato da Stefano Di Dio, con Salvatore Arena, Massimo Di Seri, Aldo Arena e Filippo Rausa, in questi giorni hanno trasmesso alla dirigente dell'Assessorato al Turismo/Palio, la dott.ssa Assunta Parlascino, gli elenchi dei materiali e attrezzerie che vengono neoleggiati presso le ditte fornitrici.

Detta procedura, per consentire agli uffici comunali di prenotare alle ditte la fornitura di calzature, armi e costumi, nelle more che la nuova Amministrazione comunale che si insedierà dopo il risultato elettorale di domenica prossimo venturo, pari passo all'insediamento del Consiglio comunale, approvi il bilancio di previsione per le spese necessarie alla realizzazione della kermesse storica.

Nelle prossime settimane, seguirà la pubblicazione del bando di selezione per i cavalieri giostranti e a seguire quello per i figuranti nei vari e diversi ruoli.
Le iscrizioni potranno essere effettuate regolarmente, in forma cartacea, come nelle precedenti edizioni, o per chi volesse, anche in modalità on-line tramite il sito del Comune.
Sarà cura del coordinatore generale del Palio, Stefano Di Dio, di concerto con la nuova Amministrazione Comunale, a provvdere alla specifica calendarizzazione di tutte le fasi consequenziali. 


lunedì 18 giugno 2018

INAUGURAZIONE DEL SENTIERO-NATURA "FILIPPO ARENA".

 
Ieri, domenica 17 giugno, alle ore 10:30, presso il Parco delle Madonie, piano Battaglia presso il Monte Muffara, ha avuto luogo l'inaugurazione del Sentiero-Natura dedicato a "Filippo Arena", lo scienziato gesuita nato a Piazza Armerina nel 1708 morto a Roma nel 1789.

Erano presenti il preside, i professori, il naturalista prof. Antonio Mirabella, responsabile del Progetto: Scuola-Lavoro e gli alunni dell'Istituto "Gonzaga" di Palermo; la presidente, il direttivo e i soci dell'UCIM sezione di Piazza Armerina; la dirigente della FIDAPA di Catenanuova, il Comandante e gli Agenti della Guardia Forestale; il presidente dell'Ente Parco delle Madonie; i genitori degli alunni dell'istituto Gaonzaga; i rappresentanti degli alunni del Liceo Scientifico e del Commerciale; erano altresì presenti alcuni figuranti del Palio dei Normanni, con i costumi forniti dal COPAT.

I partecipanti all' evento, dopo di essere saliti a quota 1850, graazie alla moderna seggiovia, che consente la visione spettacolare di una natura incontaminata, hanno partecipato alla S.Messa, presieduta da Don Antonino Scarcione, in un' atmosfera di crescita nel rispetto e cura del creato, da partecipare ai siciliani, specie nel mondo dei ragazzi, dei giovani e delle persone, a cui stanno a cuore l' ambiente e la natura. Gli artisti presenti hanno eseguito brani musicali intonati alle tematiche. In particolare, è stato cantato il brano "Laudato sì". 
Di seguito alcuni momenti salienti della cerimonia, fissati nelle immagini.



L'Aforisma della Settimana


domenica 17 giugno 2018

Il Padre Gesuita Filippo ARENA, uno scienziato precursore dei tempi....

Come pubblicato qualche giorno fa, domenica 17 giugno verrà dedicato un Sentiero Natura del Parco delle Madonie al padre gesuita "Filippo Arena" illustre botanico.

Il Prof.Antonio Mirabella, naturalista, Docente, presso l’Università degli Studi di Palermo, proponente dell'iniziativa, ha chiesto a Mons. Antonino Scarcione di tracciare un breve profilo dell’illustre figlio di Piazza Armerina, immeritatamente, rimasto sconosciuto ai più, ed invece apprezzato dagli studiosi.

Di seguito il lavoro di ricerca di mons. Scarcione. 


La documentazione nei suoi confronti, purtroppo, risulta assai scarsa. Solo alcune scarne notizie sono reperibili, ad esempio, nell’ articolo apparso sulla Rivista dei Gesuiti siciliani, “Ai nostri amici”, Anno LXXVII, n. 3, Luglio/ Settembre 2006.

Antonino Lo Nardo, storico della Compagnia di Gesù, afferma: “Nei ricordi della nostra infanzia palermitana…affiora la passeggiata a Villa Giulia. Il percorso…ci portava a passare davanti ad una costruzione, dove figuravano delle piante esotiche”.

Più tardi, abbiamo scoperto che si trattava dell’Orto Botanico, prestigiosa e antica istituzione culturale palermitana, in stile neoclassico, il cui fondatore morale era considerato dagli studiosi il Padre Filippo Arena, gesuita siciliano.

Filippo Arena nacque a Piazza Armerina, il 1° Maggio 1708. Non è stato possibile rintracciare il suo certificato di battesimo. La data di nascita è quella indicata nella dichiarazione scritta dello stesso Arena al momento del suo ingresso nella Compagnia di Gesù..

E’ molto probabile che abbia frequentato le scuole elementari e medie inferiori nel Collegio dei Gesuiti, istituito nel 1615.

Arena entrò nel noviziato di Messina; successivamente, a Palermo, emise i voti semplici e, terminati gli studi liceali, nell’ autunno del 1727, fu destinato ad insegnare lettere nel Collegio di Vizzini.

Nel suo cammino formativo, si verificò qualche anomalia, rispetto al normale iter, previsto per un gesuita. Per esempio, fece quattro anni di “magistero”, invece dei tre previsti.

Inoltre, il “magistero” veniva svolto tra il triennio di filosofia e il quadriennio di teologia. Mentre Filippo Arena lo svolse prima della filosofia; ma, caso ancora più insolito, dopo la filosofia e prima dei quattro anni di teologia, fece un quinto anno di “magistero” a Palermo.

Se questo sia stato determinato, come afferma P. Carmelo Capizzi S.J., dal bisogno di personale docente o dal proposito di mettere alla prova la sua vocazione, non è dato sapere.

Ad ogni buon conto, gli studi di teologia li concluse brillantemente nel 1738.

Completato il corso formativo, con il Terzo Anno nella Casa di S. Francesco Saverio a Palermo, iniziò la carriera di docente presso il Collegio di Caltagirone, nel 1739, dove insegnò “fisica” e, poi “metafisica”. Al termine del biennio, il 14 agosto 1741, pronunciò i quattro voti della professione solenne.

Nello stesso anno, si imbarcò per Malta, dove rimase sei anni, insegnando fisica e matematica, fino al 1747, quando fece ritorno in Sicilia e fu trasferito presso il Collegio dei Nobili di Palermo, dove insegnò filosofia e matematica, fu preside di facoltà e consultore. (Un onore non da poco ! ).

L’ anno successivo, fu destinato al Collegio Massimo di Palermo, come professore di

matematica e di botanica. ( Ridimensionamento o Promozione ? ). Padre Carmelo Capizzi propende per la seconda ipotesi.

Successivamente, tra il 1754 e il 1758, per Filippo Arena, invece, arrivarono tempi difficili. Infatti, pur avendo pubblicato ben quattro volumi di matematica, che affrontavano questioni di ottica, geometria e geografia fisica, ( Cfr.Pietro Nastasi, “Filippo Arena: fisico e matematico”, in Nigrelli Ignazio, curatore, “Filippo Arena e la cultura scientifica del Settecento”. Palermo-Sao Paulo: IL PALMA, 1991, pp.106-145 ), nel 1765, dovette dimettersi dalla cattedra di matematica.

L’ ordine veniva dal Padre Generale, Lorenzo Ricci. Padre Filippo Arena, “in virtù di santa obbedienza”, accettò umilmente la disposizione. Il Superiore, per limitarne l’ amarezza, consentì a Filippo Arena di rimanere a Palermo, per completare le sue ricerchè.

Ma, esattamente, di che cosa si stava occupando Filippo Arena ? Vediamo che egli, fin dalla permanenza a Malta, si era appassionato alla botanica, o meglio allo studio dei fiori ( dato che non fu mai botanico di professione ), che lo avrebbe portato a scrivere: “La natura, e la cultura de’ fiori fisicamente esposta in due trattati con nuove ragioni, osservazioni ed esperienze”, opera, che gli procurò molte amarezze in vita e che soltanto dopo la sua morte fu rivalutata e considerata, oggi, geniale e frutto della mente di un precursore.

Il lavoro corse anche il rischio di non vedere mai la luce, perché il giudizio negativo dei censori del primo volume ritardò molto l’ autorizzazione a pubblicare l’ opera e il Padre Generale, Lorenzo Ricci, rispondendo ad una supplica di Filippo Arena, gli comunicò, con estrema chiarezza che…”La sua opera è creduta e stimata cosa assai debole e di pochissimo merito e gradimento “. ( Cfr. Lettera del Padre Generale, del 31 gennaio 1765, riportata in Capizzi, op.cit.).

L’ opera, in tre volumi, fu pubblicata, nel 1772, ed ebbe tre edizioni, che hanno ingenerato una certa confusione tra gli studiosi, in quanto, leggermente, diverse nel frontespizio e nell’indicazione dell’autore.

Il lavoro di Filippo Arena non fu subito apprezzato, anzi, dopo la recensione apparsa nel periodico palermitano, “Notizie de’ Letterati”, del I Semestre 1772, cadde nel dimenticatoio.

Dovettero passare decenni, prima che il tempo facesse giustizia circa l’ apporto scientifico di Filippo Arena e la sua figura cominciasse ad essere apprezzata e stimata, anche se ancora oggi è poco conosciuto.

A questo punto, appare opportuno lasciare ad altre monografie, più specializzate, la valutazione di Filippo Arena, Botanico. Così come non sembra il caso, in questa sede, di addentrarci nelle disquisizioni tecniche, su quante delle 65 incisioni, che costituisvcono il III Volume, tutte composte dal pittore gesuita Mario Cammareri, siano originali o derivino da pubblicazioni precedenti, come il “Phytanthoza iconographia” di Johann Wilhelm Weinmann (1737/45 ) o il “De Florum Cultura” del gesuita Giovanni Battista Ferrari (1633).

Come opportunaente scrive Padre Capizzi S.J., Padre Filippo Arena ha potuto dimostrare…”In modo definitivo la sessualità delle piante; ha scoprto e studiato a fondo il valore dell’ impollinazione con la parte che vi hanno il vento e gli insetti (entomologia e allogamia); ha illustrato il fenomeno dell’ ibridazione dei vegetali con tutte le relative conseguenze.Le sue conclusioni e le sue ipotesi sarebbero state confermate in buona parte dagli scienziati posteriori; anzi alcune osservazioni del Padre Arena preludono alle leggi sulla ereditarietà dei caratteri, formulate molti decenni dopo da Johann Gregor Mendel (1822-1884) e dalla teoria dell’ evoluzione esposta nel 1859 da Charles Darwin ne “L’origine delle specie” (Cfr. “Ai nostri amici”. Rivista dei Gesuiti di Sicilia, Anno LXVII (1996) n.2 ).

Nella vita di Arena, figurano due altri momenti di grande amarezza: 1) L’ espulsione dell’ Ordine dal Regno delle due Sicilie, nel 1767; 2) La soppressione della Compagnia di Gesù da parte di Clemente XIV, 1773.

Egli accettò questi avvenimenti con umiltà e rassegnazione, Lasciò la Sicilia e dopo essere stato a Viterbo per cinque anni, si trasferì a Roma, dove morì, il 1° Marzo 1789, dopo aver trascorso più di un quarto della sua vita in esilio.

Come studioso, è uno dei principali rappresentanti dell’ illuminismo siciliano, insieme, ad esempio, a Giovanni Meli, Rosario Gregorio, Nicola Spedaleri, Tommaso Natale, Giovanni Agostino De Cosmi, e Francesco D’ Aguirre, Paolo Balsamo, Francesco Paolo di Blasi e Filippo Juvara.

Come dice Santi Correnti: “…Basterebbe il solo nome di Filippo Arena a giustificare la realtà di una cultura scientifica, degna di questo nome, nella Sicilia del Settecento”.

Con l’ intitolazione di questo sentiero delle Madonie, noi intendiamo, nel nostro piccolo, contribuire a togliere dall’ oblio Filippo Arena, illustre figlio di Piazza Armerina e della Sicilia.

Ringrazio sentitamente il Prof. Antonio Mirabella, la Prof.ssa Marianna La Malfa, Presidente dell’Uciim, tutti gli organizzatori dell’ evento e le gentili Autorità Civili Militari e Religiose e gli intervenuti.

                                                                 Mons. Antonino Scarcione

La Domenica con Gesù, XI Del Tempo Ordinario / B

……… per tutti coloro che desiderano lasciarsi guidare dalla Parola di Dio: un commento per meditare e per prepararsi alla Liturgia della Santa Messa domenicale

“…Un ramoscello io prenderò dalla cima del cedro…lo pianterò…e diventerà un cedro magnifico…” Ez 17,22-24 . 
“Fratelli,…camminiamo…nella fede e non nella visione…” 2Cor 5,6-10 . 
“…Così è il regno di Dio: come un uomo che getta il seme sul terreno…dorma o vegli, di notte o di giorno, il seme germoglia e cresce…” Mc 4,26-34.

Gesù nei suoi discorsi sceglie sempre parole semplici: orto, lago, strada. 
Racconta storie di vita e così raggiunge più facilmente tutti gli uditori e li porta alla “scuola” delle piante, della senape, del filo d’ erba, perché, come opportunamente afferma E. Ronchi, “le leggi dello spirito e quelle profonde della natura coincidono”. Vi è una sconosciuta e divina potenza, che non dipende da noi, che, invece, dobbiamo attendere con fiducia. Notiamo che Gesù ha questa stupenda visione del mondo, della terra e dell’ uomo, immagine di Dio, della Parola e del regno: tutto è in cammino, come un fiume che scorre. Il mondo è “in cammino”, con il suo ritmo misterioso, verso la fioritura e la fruttificazione: mietiture fiduciose e abbondanti. Gioia del raccolto. Sogni di pane e di pace. Il terreno, spontaneamente, produce, mediante energie e armonie proprie. E’ nella natura delle cose di essere dono. E’ nella natura di Dio e anche dell’ uomo.

Il terreno produce, spontaneamente. Il seme non fa sforzo alcuno; né, tanto meno, il terreno. Il sale non fa fatica di alcun genere, nel dare sapore alle vivande. Il dare è nella loro natura. Anche l’uomo, per star bene, deve dare. Notiamo, in fine, che il regno di Dio viene presentato come un contrasto, di crescita e di vita.

“Quando Dio è in gioco, tutto entra in una dinamica di crescita, anche se il punto di partenza è un seme microscopico. Infatti, Dio ama racchiudere il grande nel piccolo; l’ universo nell’ atomo; l’ albero nel seme; l’ uomo nell’ embrione; la farfalla nel bruco; l’ eternità nell’ attimo, l’ amore in un cuore; il divino nell’ umano”.

                                                                                Mons. Antonino Scarcione

giovedì 14 giugno 2018

Si è messa in moto la macchina organizzativa di accoglienza del Santo Padre


Si è messa in moto la macchina organizzativa di accoglienza del Santo Padre a Piazza Armerina, che avrà luogo sabato 15 settembre alle ore 9:00. 

Stamani presso la Curia Vescovile di Piazza Armerina, negli ambienti del Museo Diocesano si è svolta una riunione operativa con gli ufficiali e il personale della gendarmeria vaticana, che ha coinvolto le varie istituzioni dello Stato italiano, che nel territorio cureranno ogni aspetto relativo la sicurezza di papa Francesco, prima, durante e dopo.

Una storica visita pastorale che certamente segnerà la città dei Mosaici e del Palio dei Normanni per gli anni a venire, una grande occasione per dare prova dell'ospitalità dei piazzesi alle migliaia di fedeli che si riverseranno in città già dai giorni che precederanno la visita pastorale del Santo padre.

Un occasione per la Città per mostrare tutta la sua bellezza e il fascino che emana il suo medievale centro storico con le tante chiese, il castello Aragonese, il sistema museale, la Villa Romana del Casale. 

Nel corso della giornata un elicottero dell'Aeronautica italiana, certamente quello che trasporterà il papa da Catania a Piazza Armerina e da Piazza Armerina a Palermo, ha sorvolato il cielo cittadino in lungo e in largo, per monitorare i percorsi che il papa effettuerà, in un bagno di folla lungo i viali fino in piazza Falcone e Borsellino, dove incontrerà i fedeli della Diocesi piazzese e di mezza Sicilia.

La presenza dell'elicottero al piano sant'Ippolito dove atterrerà il papa, ha permesso ai Vigili del Fuoco di mettere in atto le procedure operative che devono essere attuate in situazioni di emergenza, come quella di un incidente aereo che provochi un incendio.

                               Filippo Rausa






domenica 10 giugno 2018

La Domenica con Gesù, X Del Tempo Ordinario / B

……… per tutti coloro che desiderano lasciarsi guidare dalla Parola di Dio: un commento per meditare e per prepararsi alla Liturgia della Santa Messa domenicale

“…(Adamo) Dove sei ?...Ho udito il tuo passo…Ho avuto paura,…e mi sono nascosto…Hai forse mangiato dell’ albero…La donna…mi ha dato dell’ albero…Il serpente mi ha ingannata…Sul tuo ventre camminerai e polvere mangerai…” Gen 3,9-15 . 
“…Ho creduto, perciò ho parlato, anche noi crediamo e perciò parliamo…” 2 Cor 4,13-51 . “…Scaccia i demoni per mezzo del principe dei demoni…Ecco tua madre, i tuoi fratelli e le tue sorelle…ti cercano…Chi è mia madre e chi sono i miei fratelli ?...Chi compie la volontà di Dio, costui è mio fratello, sorella e madre” Mc 3,20-35.

La sequenza, calunnia di Gesù come indemoniato e racconto di una serie di parabole, è anche in Matteo. Questo può suggerire, perché Gesù faccia ricorso alle parabole, al fine di portare avanti il suo nuovo e difficile annuncio, nonché, l’ ingiusta calunnia subita di essere posseduto, nientemeno, dal demonio. Una tale calamità è la più maliziosa e distruttiva, in quanto elimina ogni possibilità d’ interpretazione positiva di quello che Gesù dice e fa. Nel brano odierno, i vv.20-21 e 31-34 mettono in evidenza l’ iniziativa dei familiari, dettata certamente dal desiderio di minimizzare le ripercussioni, che avrebbero potuto avere su tutta la famiglia. Proprio questo appare che sia il motivo, per cui gli vogliono parlare : quello di riprenderlo e riportarlo con loro.

Dopo la venuta degli scribi dalla capitale e la loro assurda accusa (che, cioè, egli scaccia i demoni in nome di Beelzebul, principe dei demoni), Gesù, con la duplice immagine del regno e della casa, divisi in sé stessi, mostra l’ effetto, che la divisione può produrre: il crollo. Successivamente, aggiunge la parabola dell’ uomo forte, che può essere legato e privato dei suoi beni, soltanto da un altro uomo più forte di lui. In fine, c’ è la spiegazione del tipo di peccato, che compie, chi impugna la verità conosciuta, opponendosi alla verità, di cui lo Spirito illumina i discepoli, cioè, il peccato contro lo Spirito Santo.

Dalla risposta traspare la delicatezza con cui Gesù istruisce i suoi denigratori: una lotta di satana contro sé stesso è illogica ed improbabile. Vediamo, inoltre, che c’ è anche la condanna della “bestemmia contro lo Spirito Santo”; ovvero, impugnare la verità conosciuta, il peccato angelico per eccellenza, ed, in quanto tale, non perdonabile. Lo sfondo dell’ istruzione di Gesù è sempre la visione della venuta del regno di Dio, il forte , che toglie al demonio tutto il suo territorio.

In relazione a questo tema, si vede il rapporto del vangelo con la “prima lettura”: il forte schiaccia la testa al serpente, anche se quest’ ultimo tenta di assalirlo al calcagno. Però, prima di continuare l’ opera di evangelizzazione mediante le parabole, Gesù mostra quale sia la novità del Regno, che egli ha voluto inaugurare.

La venuta dei familiari, che desiderano parlargli, gli suggerisce di trasferire, spiritualmente, sui discepoli, il rapporto, che lo lega fisicamente ai suoi parenti; il nuovo regno assume, quindi, la forma della famiglia, nella quale i singoli componenti trovano la loro identità e vivono le esperienze più profonde ed intime. Il legame, che tiene unita la nuova famiglia di Cristo è l’ impegno a fare la volontà di Dio. Cristo crea, così, un luogo libero dall’ azione di satana, nel quale è già possibile vivere la vita di Dio e ritornare, misteriosamente, al Paradiso terrestre, anticipazione del cielo.

                                                                 Mons. Antonino Scarcione

mercoledì 6 giugno 2018

Al padre gesuita "Filippo Arena" illustre botanico, domenica 17 giugno verrà dedicato un Sentiero Natura del Parco delle Madonie.

Riceviamo e Pubblichiamo

Di seguito pubblichiamo la lettera trasmessa dal Prof. Antonio Mirabella, relativa la Dedica a un cittadino illustre di Piazza Armerina " Filippo Arena " del Sentiero Natura del Parco delle Madonie.

Alla c.a del Sindaco della città di Piazza Armerina, e, p.c. all'Assessore alla cultura della città al Vescovo di Piazza Armerina; a Tutti gli esponenti della cultura della città di Piazza Armerina alle Associazioni, Enti e Centri culturali della Città dei Mosaici; a tutti i Dirigenti scolastici di ogni ordine e grado di Piazza Armerina; alle Autorità Militari della città (Forze Armate, Carabinieri, Forestali, Forze di Polizia e Finanza e Vigili del Fuoco)

Nell'intento di valorizzare il Parco delle Madonie ed in particolar modo il Bosco di Monte Mufara presso Piano Battaglia, abbiamo intrapreso un progetto che porterà alla realizzazione di un nuovo SENTIERO NATURA pensato per la didattica delle scienze naturali con particolare riferimento alla Botanica. 
Ed ecco che non poteva che essere Filippo Arena, Gesuita e grande precursore delle scienze Botaniche con la sua grande opera di Botanica “La natura, e la cultura de’ fiori fisicamente esposta in due trattati con nuove ragioni, osservazioni e esperienze”. 

Desideriamo onorare questo siciliano nato nella bella Piazza Armerina, che ha dedicato alle scienze naturali e in particolare alla Botanica parte della sua vita con quell'occhio di grande Amore ed attenzione al Creato che solo un sacerdote di grande levatura, peraltro appartenente all'ordine dei Gesuiti, ha saputo fare. 

Questo sentiero natura che sarà inaugurato giorno domenica 17 giugno ore 11:00 presso la partenza degli impianti della nuova e moderna seggiovia di Piano Battaglia ( Parco delle Madonie), presenterà geologia, botanica, zoologia del Parco. 

Si invitano tutte le autorità di ogni ordine e grado della città Piazza a partecipare all'evento. 

                                                                                     Prof. Antonio Mirabella


FILIPPO ARENA

domenica 3 giugno 2018

La Domenica con Gesù, SS.MO CORPO E SANGUE DI CRISTO / B

……… per tutti coloro che desiderano lasciarsi guidare dalla Parola di Dio: un commento per meditare e per prepararsi alla Liturgia della Santa Messa domenicale

“…Mosè prese metà del sangue e la mise in catini e ne versò l’ altra metà sull’ altare…Prese il libro dell’alleanza e lo lesse alla presenza del popolo. Dissero: quanto ha detto il Signore, lo eseguiremo…” Es 24,3-8 . 
“…Cristo…Entrò una volta per sempre nel santuario, non mediante il sangue di capri e di vitelli, ma in virtù del proprio sangue, ottenendo…una redenzione eterna…” Eb 9,11-15 . “…Prese il pane e recitò la benedizione, lo spezzò e lo diede loro dicendo: prendete, questo è il mio corpo. Poi prese il calice…e disse…:Questo è il mio sangue dell’ alleanza, che è versato per molti…” Mc 14,12-16.22-26.

La festa dell’ ‘Eucaristia è stata istituita nel XIII secolo. Rimane, invece, sconosciuta nella tradizione ortodossa. 
L’ intenzione della Chiesa è quella di proporre l’ adorazione e la celebrazione del mistero eucaristico, anche fuori del triduo pasquale. Il messale italiano, anno B, propone il racconto dell’ ultima cena di Marco. Gesù, prima del suo arresto e della sua morte in croce, celebra la Pasqua con i suoi discepoli. Egli sa bene di essere “braccato”, di non potersi fidare neppure di tutti i suoi, perché uno lo ha ormai tradito. Dunque, predispone ogni cosa con molta circospezione.

Occorre preparare il pane, il vino, l’ agnello, le erbe amare, per ricordare l’ uscita di Israele dall’Egitto e la liberazione dalla schiavitù.

Gesù a tavola dice alcune parole sul pane e sul vino. Di questa scena abbiamo quattro racconti, tre nei vangeli ed uno nella Prima lettera ai Corinzi. Le prime comunità cristiane, dunque, volendo restare fedeli all’ intenzione di Gesù, hanno ridetto le sue parole, ripreso i suoi gesti e da allora la cena del Signore è sempre e dovunque celebrata nelle chiese. Innanzitutto, Gesù compie un’ azione rituale. Prendere il pane, spezzarlo e darlo è un gesto quotidiano, fatto da colui che presiede la tavola, ma Gesù lo compie con un’ intensità carica di significato. Infatti, egli assume l’ atteggiamento di Dio che parla ed invita al banchetto, mentre offre come cibo la sua vita, il suo corpo e sé stesso.

Come afferma, giustamente, Enzo Bianchi, di fronte a quest’ azione i discepoli furono certamente scossi e solo dopo la morte e la resurrezione compresero quell’ evento. Il gesto dello spezzare il pane indicava il condividere il pane con i poveri, i bisognosi e gli affamati, esprimendo una condivisione di ciò che fa vivere, che manifesta la comunione tra quelli che mangiano lo stesso pane. Ecco perché il primo nome dato all’ Eucarestia dai cristiani delle origini è “frazione del pane”.

Poi, Gesù prende anche il calice tra le sue mani e dichiara: “Questo è il mio sangue, il sangue dell’ alleanza, che è sparso per le moltitudini”. Come ha dato il suo corpo, porgendo il pane, così dà il suo sangue, porgendo il calice del vino. Vediamo che l’ evangelista sottolinea che a questo calice “bevvero tutti”, perché il dono di Gesù è per tutti. Certamente, l’ alleanza che Gesù stipula con il dono della sua vita non è più circoscritta al popolo d’ Israele, bensì, è un’ alleanza universale, aperta a tutte le genti.

A questo punto, dovremmo cogliere come il dono dell’Eucaristia non è un premio, un privilegio per i giusti, ma un farmaco per i malati, un viatico per i peccatori. 
L’ Eucaristia è una narrazione in parole e gesti dell’ amore di Dio, è la sintesi di tutta la vita del Figlio Gesù, la sintesi di tutta la storia della salvezza.

                                                             Mons. Antonino Scarcione