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Palio dei Normanni, 12/13/14 agosto

domenica 17 giugno 2018

Il Padre Gesuita Filippo ARENA, uno scienziato precursore dei tempi....

Come pubblicato qualche giorno fa, domenica 17 giugno verrà dedicato un Sentiero Natura del Parco delle Madonie al padre gesuita "Filippo Arena" illustre botanico.

Il Prof.Antonio Mirabella, naturalista, Docente, presso l’Università degli Studi di Palermo, proponente dell'iniziativa, ha chiesto a Mons. Antonino Scarcione di tracciare un breve profilo dell’illustre figlio di Piazza Armerina, immeritatamente, rimasto sconosciuto ai più, ed invece apprezzato dagli studiosi.

Di seguito il lavoro di ricerca di mons. Scarcione. 


La documentazione nei suoi confronti, purtroppo, risulta assai scarsa. Solo alcune scarne notizie sono reperibili, ad esempio, nell’ articolo apparso sulla Rivista dei Gesuiti siciliani, “Ai nostri amici”, Anno LXXVII, n. 3, Luglio/ Settembre 2006.

Antonino Lo Nardo, storico della Compagnia di Gesù, afferma: “Nei ricordi della nostra infanzia palermitana…affiora la passeggiata a Villa Giulia. Il percorso…ci portava a passare davanti ad una costruzione, dove figuravano delle piante esotiche”.

Più tardi, abbiamo scoperto che si trattava dell’Orto Botanico, prestigiosa e antica istituzione culturale palermitana, in stile neoclassico, il cui fondatore morale era considerato dagli studiosi il Padre Filippo Arena, gesuita siciliano.

Filippo Arena nacque a Piazza Armerina, il 1° Maggio 1708. Non è stato possibile rintracciare il suo certificato di battesimo. La data di nascita è quella indicata nella dichiarazione scritta dello stesso Arena al momento del suo ingresso nella Compagnia di Gesù..

E’ molto probabile che abbia frequentato le scuole elementari e medie inferiori nel Collegio dei Gesuiti, istituito nel 1615.

Arena entrò nel noviziato di Messina; successivamente, a Palermo, emise i voti semplici e, terminati gli studi liceali, nell’ autunno del 1727, fu destinato ad insegnare lettere nel Collegio di Vizzini.

Nel suo cammino formativo, si verificò qualche anomalia, rispetto al normale iter, previsto per un gesuita. Per esempio, fece quattro anni di “magistero”, invece dei tre previsti.

Inoltre, il “magistero” veniva svolto tra il triennio di filosofia e il quadriennio di teologia. Mentre Filippo Arena lo svolse prima della filosofia; ma, caso ancora più insolito, dopo la filosofia e prima dei quattro anni di teologia, fece un quinto anno di “magistero” a Palermo.

Se questo sia stato determinato, come afferma P. Carmelo Capizzi S.J., dal bisogno di personale docente o dal proposito di mettere alla prova la sua vocazione, non è dato sapere.

Ad ogni buon conto, gli studi di teologia li concluse brillantemente nel 1738.

Completato il corso formativo, con il Terzo Anno nella Casa di S. Francesco Saverio a Palermo, iniziò la carriera di docente presso il Collegio di Caltagirone, nel 1739, dove insegnò “fisica” e, poi “metafisica”. Al termine del biennio, il 14 agosto 1741, pronunciò i quattro voti della professione solenne.

Nello stesso anno, si imbarcò per Malta, dove rimase sei anni, insegnando fisica e matematica, fino al 1747, quando fece ritorno in Sicilia e fu trasferito presso il Collegio dei Nobili di Palermo, dove insegnò filosofia e matematica, fu preside di facoltà e consultore. (Un onore non da poco ! ).

L’ anno successivo, fu destinato al Collegio Massimo di Palermo, come professore di

matematica e di botanica. ( Ridimensionamento o Promozione ? ). Padre Carmelo Capizzi propende per la seconda ipotesi.

Successivamente, tra il 1754 e il 1758, per Filippo Arena, invece, arrivarono tempi difficili. Infatti, pur avendo pubblicato ben quattro volumi di matematica, che affrontavano questioni di ottica, geometria e geografia fisica, ( Cfr.Pietro Nastasi, “Filippo Arena: fisico e matematico”, in Nigrelli Ignazio, curatore, “Filippo Arena e la cultura scientifica del Settecento”. Palermo-Sao Paulo: IL PALMA, 1991, pp.106-145 ), nel 1765, dovette dimettersi dalla cattedra di matematica.

L’ ordine veniva dal Padre Generale, Lorenzo Ricci. Padre Filippo Arena, “in virtù di santa obbedienza”, accettò umilmente la disposizione. Il Superiore, per limitarne l’ amarezza, consentì a Filippo Arena di rimanere a Palermo, per completare le sue ricerchè.

Ma, esattamente, di che cosa si stava occupando Filippo Arena ? Vediamo che egli, fin dalla permanenza a Malta, si era appassionato alla botanica, o meglio allo studio dei fiori ( dato che non fu mai botanico di professione ), che lo avrebbe portato a scrivere: “La natura, e la cultura de’ fiori fisicamente esposta in due trattati con nuove ragioni, osservazioni ed esperienze”, opera, che gli procurò molte amarezze in vita e che soltanto dopo la sua morte fu rivalutata e considerata, oggi, geniale e frutto della mente di un precursore.

Il lavoro corse anche il rischio di non vedere mai la luce, perché il giudizio negativo dei censori del primo volume ritardò molto l’ autorizzazione a pubblicare l’ opera e il Padre Generale, Lorenzo Ricci, rispondendo ad una supplica di Filippo Arena, gli comunicò, con estrema chiarezza che…”La sua opera è creduta e stimata cosa assai debole e di pochissimo merito e gradimento “. ( Cfr. Lettera del Padre Generale, del 31 gennaio 1765, riportata in Capizzi, op.cit.).

L’ opera, in tre volumi, fu pubblicata, nel 1772, ed ebbe tre edizioni, che hanno ingenerato una certa confusione tra gli studiosi, in quanto, leggermente, diverse nel frontespizio e nell’indicazione dell’autore.

Il lavoro di Filippo Arena non fu subito apprezzato, anzi, dopo la recensione apparsa nel periodico palermitano, “Notizie de’ Letterati”, del I Semestre 1772, cadde nel dimenticatoio.

Dovettero passare decenni, prima che il tempo facesse giustizia circa l’ apporto scientifico di Filippo Arena e la sua figura cominciasse ad essere apprezzata e stimata, anche se ancora oggi è poco conosciuto.

A questo punto, appare opportuno lasciare ad altre monografie, più specializzate, la valutazione di Filippo Arena, Botanico. Così come non sembra il caso, in questa sede, di addentrarci nelle disquisizioni tecniche, su quante delle 65 incisioni, che costituisvcono il III Volume, tutte composte dal pittore gesuita Mario Cammareri, siano originali o derivino da pubblicazioni precedenti, come il “Phytanthoza iconographia” di Johann Wilhelm Weinmann (1737/45 ) o il “De Florum Cultura” del gesuita Giovanni Battista Ferrari (1633).

Come opportunaente scrive Padre Capizzi S.J., Padre Filippo Arena ha potuto dimostrare…”In modo definitivo la sessualità delle piante; ha scoprto e studiato a fondo il valore dell’ impollinazione con la parte che vi hanno il vento e gli insetti (entomologia e allogamia); ha illustrato il fenomeno dell’ ibridazione dei vegetali con tutte le relative conseguenze.Le sue conclusioni e le sue ipotesi sarebbero state confermate in buona parte dagli scienziati posteriori; anzi alcune osservazioni del Padre Arena preludono alle leggi sulla ereditarietà dei caratteri, formulate molti decenni dopo da Johann Gregor Mendel (1822-1884) e dalla teoria dell’ evoluzione esposta nel 1859 da Charles Darwin ne “L’origine delle specie” (Cfr. “Ai nostri amici”. Rivista dei Gesuiti di Sicilia, Anno LXVII (1996) n.2 ).

Nella vita di Arena, figurano due altri momenti di grande amarezza: 1) L’ espulsione dell’ Ordine dal Regno delle due Sicilie, nel 1767; 2) La soppressione della Compagnia di Gesù da parte di Clemente XIV, 1773.

Egli accettò questi avvenimenti con umiltà e rassegnazione, Lasciò la Sicilia e dopo essere stato a Viterbo per cinque anni, si trasferì a Roma, dove morì, il 1° Marzo 1789, dopo aver trascorso più di un quarto della sua vita in esilio.

Come studioso, è uno dei principali rappresentanti dell’ illuminismo siciliano, insieme, ad esempio, a Giovanni Meli, Rosario Gregorio, Nicola Spedaleri, Tommaso Natale, Giovanni Agostino De Cosmi, e Francesco D’ Aguirre, Paolo Balsamo, Francesco Paolo di Blasi e Filippo Juvara.

Come dice Santi Correnti: “…Basterebbe il solo nome di Filippo Arena a giustificare la realtà di una cultura scientifica, degna di questo nome, nella Sicilia del Settecento”.

Con l’ intitolazione di questo sentiero delle Madonie, noi intendiamo, nel nostro piccolo, contribuire a togliere dall’ oblio Filippo Arena, illustre figlio di Piazza Armerina e della Sicilia.

Ringrazio sentitamente il Prof. Antonio Mirabella, la Prof.ssa Marianna La Malfa, Presidente dell’Uciim, tutti gli organizzatori dell’ evento e le gentili Autorità Civili Militari e Religiose e gli intervenuti.

                                                                 Mons. Antonino Scarcione

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