"Non dubitare che un gruppo di cittadini impegnati e consapevoli possa cambiare il mondo: in effetti è solo così che è sempre andata" (Margaret Mead)



Quello che fai per te stesso morirà con te,quello che fai per gli altri rimarrà per sempre


Palio dei Normanni, 12/13/14 agosto

domenica 24 giugno 2018

La Domenica con Gesù, NATIVITA' DI GIOVANNI BATTISTA

……… per tutti coloro che desiderano lasciarsi guidare dalla Parola di Dio: un commento per meditare e per prepararsi alla Liturgia della Santa Messa domenicale

“…Il Signore dal seno materno mi ha chiamato…Ha reso la mia bocca come spada affilata…” Is 49,1-6 . 
“…Diceva Giovanni…Viene dopo di me uno, al quale io non sono degno di slacciare i sandali” At 13,22-26 . 
“…Vennero per circoncidere il bambino e volevano chiamarlo…Zaccaria…Egli chiese una tavoletta e scrisse: Giovanni è il suo nome…” Lc 1,57-66.80.

Giovanni Battista è il solo santo, di cui la liturgia celebra la nascita alla vita terrena e quella alla vita eterna. Infatti, egli è un personaggio fondamentale, che nella Bibbia fa da “cerniera” tra l’ Antico e il Nuovo Testamento. Notiamo che la parola, “tolta” a Zaccaria, che diventa muto, “si intesse” nel ventre di due madri: Elisabetta e Maria. Zaccaria ha dubitato, chiudendo “l’ orecchio del cuore” alla parola di Dio e, da quel momento, ha perso la parola, divenendo muto. Eppure i dubbi di Zaccaria ( come i nostri difetti e i nostri dubbi) non fermano l’ azione di Dio. 
Elisabetta diede alla luce il figlio. Vediamo che il bambino, figlio del miracolo, viene alla luce come parola felice, vertice di tutte le natività del mondo. Come afferma E. Ronchi nella sua riflessione, “ogni nascita è profezia, ogni bambino è portatore di una parola di Dio unica, pronunciata una volta sola”.

Volevano chiamare il bambino con il nome di suo padre, Zaccaria. Ma i figli non sono nostri, non appartengono alla famiglia, ma alla loro vocazione, alla profezia, che devono annunciare; non al passato, ma al futuro. 
A questo punto, registriamo un rivoluzionario rovesciamento delle parti: Elisabetta ha saputo ascoltare ed ha, quindi, l’ autorevolezza, per parlare. E dice: “Si chiamerà Giovanni”, che, in ebraico, vuol dire “dono di Dio”. Infatti, Elisabetta sa bene che l’identità del suo bambino è quella di essere “un dono” e la vita che avverte dentro di sé viene da Dio. E’ consapevole che “i figli non sono nostri, vengono da Dio: caduti da una stella tra le braccia della madre”.

Intanto, i presenti domandavano, con cenni, a suo padre, come voleva che si chiamasse. Il padre interviene e scrive su una tavoletta: “dono di Dio è il suo nome”, mentre nello stesso istante egli riacquista la parola. Al padre, Zaccaria, si scioglie la lingua e benedice il Signore. Contestualmente, il sacro autore, Luca, si chiede: “Che sarà mai questo bambino ? “ Questo è un interrogativo da formulare davanti al “mistero di ogni culla”. Cosa sarà, oltre ad essere un valore inestimabile, che viene da Dio ? Cosa porterà al mondo, questo bambino, dono unico, irripetibile, che Dio ci ha consegnato ?

                                                                       Mons. Antonino Scarcione

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