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Palio dei Normanni, 12/13/14 agosto

mercoledì 9 febbraio 2011

Mons. Cesare Agostino Sajeva, il Vescovo dimenticato, ricordiamolo nel 150° anniversario dell’Unità d’Italia


In occasione delle prossime celebrazioni del 150° anniversario dell’Unità d’Italia, il Consiglio Direttivo con una nota inviata a sua Ecc. il Vescovo mons. Michele Pennisi e per conoscenza al Sindaco prof. Fausto Carmelo Nigrelli e al Presidente del Consiglio Comunale dott. Calogero Centonze a posto alla loro attenzione, una storia, una vicenda umana ai più sconosciuta e dimenticata sulla vita di mons. Cesare Agostino Sajeva, IV Vescovo della Diocesi di Piazza Armerina vissuta a cavallo dei moti risorgimentali e l’Unità d’Italia.

Di seguito riportiamo il testo integrale trasmesso alle autorità sopra citate.

Piazza Armerina  31 gennaio 2011

Come ben noto, quest’anno ricorre il 150° anniversario dell’Unità d’Italia, lo sbarco in Sicilia di Garibaldi con i suoi Mille, determinò il processo di unificazione italiana, divisa in quel secolo in veri e propri stati sovrani.

Ma l’Italia unita sotto un unico sovrano, Vittorio Emanuele II non fu semplicemente frutto di diplomazia o fortuna, ma fu il risultato di un processo lungo e laborioso, passando pure per gli scontri armati che videro fronteggiare nei vari Comuni a far capo dalla nostra Sicilia, l’esercito borbonico contro le camicie rosse di Garibaldi.

Tutto ciò che oggi può sembrare nella natura delle cose, un avvenimento naturale, come in ogni ‘rivoluzione’ (di questi giorni le sommosse popolari in Algeria, Tunisia, Egitto ne sono la testimonianza), determinò anche morte e dolore; d’altronde il sovvertimento del potere precostituito dei Borboni nel Regno delle due Sicilie, non poteva non essere traumatico e drammatico per molti aspetti e per molte vicende.

Anche la nostra città con la sua Diocesi all’epoca retta dal Vescovo Mons. Cesare Agostino Sajeva visse per alcuni aspetti detto passaggio in maniera traumatica.

Il Vescovo mons. Cesare Agostino Sajeva

Non entrando nel merito dei fatti storici attinenti l’Unità d’Italia, ma volendo solo ricostruire una vicenda storica legata alla figura del IV vescovo della Diocesi di Piazza Armerina, mons. Sajeva, riteniamo doveroso porre all’attenzione della S.V., della comunità cittadina e diocesana, la vita di questo esimio prelato, dimenticato dai più e che in questa circostanza le celebrazioni del 150° anniversario dell’Unità d’Italia, dovrebbe essere ‘storicamente rivista’ per connotarla nella giusta dimensione di fatti e avvenimenti che in quel secolo drammatico, gli ‘attori in campo’ vissero sulla propria pelle.

Mons. Cesare Agostino Sajeva fu vescovo di Piazza Armerina dal 1846 al 1867 (nato ad Agrigento il 09 novembre 1794 – morto a Piazza il 13 marzo 1867), anni assai tumultuosi per la sua diocesi nonché per l'Italia intera.

Il 25 maggio 1846, faceva solenne ingresso nella nostra città, dando inizio ad un lungo episcopato in un periodo sconvolto da rivoluzioni e da guerre.

Pastore di grande cultura teologica e di chiari meriti organizzativi fu inviso ai patrioti liberal-massoni per il suo attaccamento alla casa Borbonica e soprattutto perché preferiva, alle novità, la concessione da parte del Re della costituzione del 1812.

Il suo atteggiamento non gli risparmiava insulti dei facinorosi cavuriani, un emblematico segno delle opposte posizioni “politiche” ebbe luogo nel giugno del 1861, - per una omelia da lui tenuta in Cattedrale con larvate accuse alla politica anticlericale del Governo – gli perquisirono l’appartamento nella vana speranza di trovare documenti compromettenti.

Tuttavia, nonostante il turbolento scenario politico, sotto la guida del vescovo Sajeva veniva inaugurato nel 1859 il Seminario nell’attuale ex convento di S. Domenico, di li a poco anche la Curia ed il Vescovado, che avevano sede nell’attuale museo diocesano, venivano trasferiti in S. Domenico.

Il vescovo Sajeva moriva nei primi giorni di marzo del 1867, comunque prima del 13 marzo, data in cui pervenne la notizia in Vaticano.

I liberal-massoni di Piazza avevano programmato di arrecare ingiuria alla salma, però i canonici la trasportarono di notte alla cattedrale ove venne tumulata in gran segreto, in un luogo tuttora sconosciuto.

Il vescovo Sajeva vissuto in un contesto storico politico le guerre d'indipendenza, la spedizione dei Mille, pur in un clima avverso ed infiammato dall’idea di un’imminente futuro migliore, diede prova del proprio coraggio, valore e della propria fermezza di spirito.

Il Presidente Giorgio Napolitano

Detto ciò, questo Comitato di Quartiere dopo una attenta e meditata rilettura storica degli eventi che a quella Unità portarono, ritiene che Piazza Armerina non possa celebrare degnamente questa ricorrenza se non attraverso una “revisione storica” del pensiero del vescovo Sajeva; una “riconciliazione”, tra il popolo piazzese e il suo Vescovo per potere celebrare in maniera condivisa i 150 anni dell’Unità d’Italia.

Una “riconciliazione”, per riparare un errore dei nostri antenati che certamente infatuati ancora dai moti risorgimentali e da posizioni ideologiche diverse e distanti non brillarono in diplomazia pur in presenza del corpo esanime del vescovo.





Il Vescovo mons. Michele Pennisi


Pertanto, certi che il nostro pensiero sia da lei condiviso, chiediamo a Sua Eccellenza, la celebrazione di una Messa solenne in memoria, rendendo pubblico il luogo della sepoltura, ove venne tumulata la salma, per un fiore, una prece, e com’è uso per i vescovi deceduti in diocesi, un segno tangibile all’interno della basilica cattedrale per ricordare ai posteri che i resti mortali del IV vescovo della Diocesi, mons. Cesare Agostino Sajeva in questo luogo sono conservati.

A conclusione di questa nostra missiva, siamo certi che solo dalla conoscenza di tutti gli eventi scritti nei libri di storia e/o trasmetti oralmente, le nuove generazioni, attraverso una rilettura dei fatti storici potranno sentirsi figli di quel processo ideale che dall’impero romano ci ha condotti all’Unità d’Italia, orgogliosi delle radici geografiche e culturali che ci appartengono attraverso madre terra Sicilia e la patria Italia.

                                                                 Il Presidente
                                                                Filippo Rausa

1 commento:

Anonimo ha detto...

ora tutto mi è chiaro!
ecco perchè il vescovo Cirincione non ha ancora un monumento degno per la sua sepoltura e degno per una cattedrale! ancora devono realizzare quello a Sajeva e ben che vada Cirincione lo avrà fra almeno 150 anni, per il 300° anniversario del'unità.