
venerdì 5 febbraio 2016
Grande partecipazione alla 49^ Giornata per la Pace
Il generale inverno, questa volta, ha perduto la guerra. Nettamente sconfitto dagli ideali di pace e unità dei cristiani.
Il Corteo e la Veglia, curati nei minimi particolari, sono, infatti, riusciti bene, malgrado il freddo gelido di febbraio.
Il nutrito gruppo di partecipanti, cattolici, ortodossi ed evangelici, partendo dal Circolo di Cultura, si è caratterizzato per i segni, ben assortiti e capaci di “veicolare” il messaggio desiderato.
La Croce, sofferenza e redenzione; il Cero, Cristo, luce del mondo; la Bibbia, Parola di Dio; la Menorah, l’ Antica Alleanza; il Sale, metafora della sapienza; il Mappamondo, l’ Ecumene (= mondo abitato, tutti i popoli della terra).
E’ stato valorizzato anche il pane, che nella cultura lettone indica l’amicizia e l’ ospitalità.

Il corteo ha avuto in inizio, proprio dalla benemerita istituzione, rendendo, così, omaggio alla storia e alla cultura della città di Piazza Armerina.
Meta della manifestazione: la storica chiesa del complesso benedettino di Fundrò, monumento testimone Unesco per la pace, grazie al progetto, voluto, a suo tempo, dalla Fidapa.
Ben ponderati e graditi gli interventi dei Pastori: S.Scandurra, per il commento al Salmo 71. “…Signore, hai compiuto opere tanto grandi…”; E.Caputo, per la dotta presentazione di Ezechiele 37, 12-14. “..Sto per aprire le vostre tombe, vi farò uscire, popolo mio…”; Padre Calin Radu, per l’ apprezzata esecuzione dell’ inno alla Trinità, con ritmi musicali d’ oriente. S.E. il Vescovo, Mons. R.Gisana, infine, ha proposto all’assemblea ecumenica una magistrale riflessione sulla resurrezione (Matteo 28,1-10) “…Non è qui, perché è risuscitato…”.
Alla luce dell’ impegno profuso, quindi, si può considerare un buon momento di crescita quello sperimentato dalla nuova Equipe dell’ Ufficio Ecumenico: Bruno e Laura Aronica, Filippo e Stefania Marino, Filippo e Laura Rausa.
Di ottimo auspicio per il futuro, certamente, la presenza attiva di Scouts, giovani di S.Antonio, S.Cuore e S. Pietro e di alcune decine di rifugiati, ospiti di strutture d’ ispirazione salesiana, che sono stati puntualmente coinvolti nel clima interpersonale di ecumenismo e dialogo interreligioso.
Mons. Antonino Scarcione
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