"Non dubitare che un gruppo di cittadini impegnati e consapevoli possa cambiare il mondo: in effetti è solo così che è sempre andata" (Margaret Mead)



Quello che fai per te stesso morirà con te,quello che fai per gli altri rimarrà per sempre


Palio dei Normanni, 12/13/14 agosto

domenica 24 settembre 2017

La Domenica con Gesù, XXV del Tempo Ordinario / A

……… per tutti coloro che desiderano lasciarsi guidare dalla Parola di Dio: un commento per meditare e per prepararsi alla Liturgia della Santa Messa domenicale.

Testi: “Io sono la salvezza del mio popolo” Is 55,6-9 . 
“Per me vivere è Cristo” Fil 1,20c-24.27a . 
“Tu sei invidioso perché io sono buono ? “ Mt 20,1-16.

Vediamo che, come in questo caso, il Vangelo è pieno di vigne e di viti. La vigna è, certamente, il campo più amato. Infatti, il contadino investe là più lavoro e più passione e trova gioia e fatica, sudore e poesia. Vigna di Dio e suoi operai siamo noi. Un padrone esce all’ alba in cerca di lavoratori e lo farà per ben cinque volte. “Perché ve ne state qui tutto il giorno senza fare niente ? Notiamo che quel padrone si interessa di quegli uomini, molto di più della vigna. Osserva: siete seduti qui, “senza fare niente”. Perchè il lavoro conferisce dignità all’ uomo. Successivamente, ecco il cuore della parabola: il momento della paga. Primo gesto “contromano”: il protagonista della parabola comincia dagli ultimi, quelli che hanno lavorato un’ ora semplicemente. Secondo gesto, egli va “contro logica”: paga un’ ora soltanto di lavoro, quanto un’ intera giornata.

Questo è il Dio che ci presenta Gesù: un Dio che con quel denaro in più, inaspettato e benedetto, vuole dare ad ognuno il necessario, per mantenere la famiglia, quel giorno. Scopriamo che, Il nostro, è un Dio diverso. Non è un padrone, che dà “a ciascuno il suo”, bensì un signore, che dà “a ciascuno il meglio”, che estende a tutti “il migliore dei contratti”. Un Dio che non è ingiusto verso i primi, egli è semplicemente generoso verso gli ultimi. Infatti, Dio non paga, ma dona. E’ il Dio della bontà, che “trasgredisce” tutte le regole dell’ economia. Anzi è un Dio che “non sa far di conto”: per lui, i due spiccioli della vedova valgono più delle laute offerte dei ricchi. Per lui “c’ è più gioia nel dare che nel ricevere”.

Egli mette “l’ uomo prima del mercato”, quindi, “il mio bisogno prima dei miei meriti”. Quale vantaggio c’ è, allora, ad essere operai della prima ora ? Il vantaggio è quello di aver dato di più alla vita, di aver fatto fruttificare di più la terra, di aver reso più bella la vigna del mondo.

“Ti dispiace che io sia buono ?” No, Signore, non mi dispiace, perché “l’ operaio dell’ ultima ora” sono proprio io.

                                                                    Mons. Antonino Scarcione

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