Signore insegnaci a pregare. Come afferma E.Ronchi, “tutto prega nel mondo: gli alberi, i gigli, i monti e le colline, i fiumi e le sorgenti, i cipressi e la luce”. Pregano senza parole: “Ogni creatura prega, cantando l’ inno della sua esistenza” (Cfr. Conferenza Episcopale Giapponese). I discepoli non domandano formule da poter ripetere. Infatti, avevano, già, il salterio, quasi una stella polare di riferimento. Chiedono, invece: insegnaci a stare davanti a Dio, come stai tu, nelle tue notti di veglia, con il cuore da adulto e da fanciullo, insieme. Come giustamente dice M.Zundel, “Pregare è riattaccare la terra al cielo”. Insegnaci, quindi, a ricollegarci a Dio, così come si accosta la bocca alla sorgente.
Ed egli disse loro: “Quando pregate, dite: “Padre”. E’ il nome della sorgente, parola degli inizi e dell’infanzia. Pregare è dare del tu a Dio, chiamandolo “papà”. Egli è un Dio affettuoso, vicino e caldo. “Santificato sia il tuo nome” sulla terra e in tutto l’ universo: possa, l’amore, santificare la terra, trasformare e trasfigurare la storia umana, così piena di idoli indifferenti e talvolta feroci. “Venga il tuo regno”: quello dove i poveri sono “principi” ed i bambini entrano per primi. E sia più bello di tutti i sogni.
“Donaci ogni giorno il pane quotidiano”. Donaci un pane che sia “nostro”, non solo “mio”. E, se il pane fragrante è troppo per noi, donaci buon seme per la nostra terra. E togli da noi i nostri peccati. Gettali via, lontano dal cuore. “Non abbandonarci alla tentazione”. Prendici per mano e tiraci fuori da ciò che fa male, da ciò che “pesa sul cuore” .
Mons. Antonino Scarcione
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