"Non dubitare che un gruppo di cittadini impegnati e consapevoli possa cambiare il mondo: in effetti è solo così che è sempre andata" (Margaret Mead)



Quello che fai per te stesso morirà con te,quello che fai per gli altri rimarrà per sempre


Palio dei Normanni, 12/13/14 agosto

domenica 4 agosto 2019

La Domenica con Gesù, XVIII del T.O. / C

……… per tutti coloro che desiderano lasciarsi guidare dalla Parola di Dio: un commento per meditare e per prepararsi alla Liturgia della Santa Messa domenicale

“…Chi ha lavorato con sapienza, con scienza e con successo dovrà poi lasciare la sua parte a un altro che non vi ha per nulla faticato…” Qo 1,2;2,21-23 . 
“…Se siete risorti con Cristo, cercate le cose di lassù…Non a quelle della terra…” Col 3,1-5,9-11 . 
“…Anche se uno è nell’ abbondanza, la sua vita non dipende da ciò che egli possiede…” Lc 12,13-21.

Una riflessione sulle ricchezze. La campagna di un ricco aveva dato un raccolto abbondante. Notiamo che il vangelo riduce a due le regole sulla ricchezza: 1) Non accumulare; 2) Quello che possiedi, ce l’hai, per condividerlo. Queste regole, le incontriamo nella parabola. L’ uomo ricco diceva tra sè e sé: come potrò fare con tutta questa fortuna ? Demolirò i miei magazzini e ne ricostruirò di altri più grandi.

A questo punto, cade a proposito la considerazione di S. Basilio Magno: “E se poi riempirai anche i nuovi granai con un nuovo raccolto, che cosa farai ? Demolirai ancora e ancora ricostruirai ? Con cura costruire, con cura demolire: cosa c’ è di più insensato ? Se vuoi, hai dei granai: sono nelle case dei poveri “.

I granai dei poveri rappresentano proprio la seconda regola evangelica. I beni personali, come
afferma la parola del Signore, possono e devono servire al bene comune. Invece il ricco è, solo, al centro del suo “deserto di relazioni”, avvolto nell’ aggettivo “mio” (i miei beni, i miei raccolti, i miei magazzini, me stesso ), soffocato dalle due vocali: la “i” e la “o” (=io).

Nel Padre Nostro, invece, mai si dice “io”, mai si usa l’ aggettivo “mio”, bensì, sempre “tu” e “tuo”; “noi” e “nostro”, così, come si addice al “mondo nuovo”, che i cristiani sono chiamati a costruire, secondo la parola del Signore.

L’ uomo ricco è senza un nome, perché il denaro si è impossessato di lui, anzi esso è diventato la sua carta d’ identità. E’ un uomo senza aperture, senza brecce e senza affetto. Ma la sua non è vita. Infatti, ecco l’ epilogo: stolto, questa notte ti sarà richiesta la vita. Egli ha già allevato la morte dentro di sé, attraverso scelte sbagliate. E’ già morto per gli altri e gli altri sono morti per lui. Opportunamente, la parabola sottolinea: la tua vita non dipende dai tuoi beni, da ciò che uno ha, ma da ciò che uno dà.

Alla fine dei nostri giorni, troveremo soltanto ciò che abbiamo avuto il coraggio di dare. Chi accumula pe sé, muore.

                                                                           Mons. Antonino Scarcione
 

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