"Non dubitare che un gruppo di cittadini impegnati e consapevoli possa cambiare il mondo: in effetti è solo così che è sempre andata" (Margaret Mead)



Quello che fai per te stesso morirà con te,quello che fai per gli altri rimarrà per sempre


Palio dei Normanni, 12/13/14 agosto

domenica 14 maggio 2023

La Domenica con Gesù, VI di PASQUA / A

…… per tutti coloro che desiderano lasciarsi guidare dalla Parola di Dio: un commento per meditare e per prepararsi alla Liturgia della Santa Messa domenicale

“…Filippo,…in una città della Samaria, predicava loro il Cristo. E le folle, unanimi, prestavano attenzione…sentendolo parlare e vedendo i segni che egli compiva…Vi fu grande gioia in quella città…” At 8,5-8.14-17.
“Carissimi, adorate il Signore…pronti sempre a rispondere a chiunque vi domandi ragione della speranza che è in voi…Questo sia fatto con dolcezza e rispetto…” 1Pt 3,15-18. 
“…Gesù disse…Se mi amate, custodite i miei comandamenti; e io pregherò il Padre ed egli vi darà un altro Paraclito…, lo Spirito della verità…Egli rimane presso di voi e sarà in voi. Non vi lascerò orfani: verrò da voi…Chi ama me sarà amato dal Padre mio e anch’ io lo amerò e mi manifesterò a lui”.

“IL BRANO DEL VANGELO ODIERNO SVELA LA VERA IDENTITA’ DEL CREDENTE. EGLI NON E’ UN ORFANO. PERCHE’ HA IN SE’ LA PRESENZA DEL PADREE DELLO SPIRITO CONSOLATORE. QUESTA PRESENZA SI ESPRIME POI CON LA FEDELTA’ AL COMANDAMENTO DELL’ AMORE”

I Tre Passi della Fede: Interiorità, Trasparenza, Impegno. Il Vangelo usa parole toccanti, quando afferma che “Non saremo lasciati orfani”. Orfano è un uomo senza paternità e maternità. E avere fede significa uscire da questa solitudine e stabilire un dialogo con una paternità. E’ importante non dimenticare che il Vangelo non fonda la paternità di Dio sull’ evidenza delle cose. Esso chiama in causa lo Spirito. Noi sappiamo che c’ è un “luogo”, in cui si è manifestata la paternità: esso è in Gesù. Come scrive Ermes Ronchi: “Per sette volte, nei sette versetti del brano, Gesù parla di unione: una passione di unirsi corre dentro la storia di Dio e dell’ uomo. Per cui, Dio è diventato, in principio, il respiro di Adamo. Per millenni, infatti, ha cercato un popolo, dei profeti, dei re e, in fine, una giovane di Nazareth, per entrare in comunione con l’umanità. Proprio a questo punto, Giovanni ricorre al verbo più importante della vita spirituale: “essere-in”.

Non solo essere accanto, ma essere-in: Dentro, immersi, uniti. Voi siete in me e io in voi. A noi, quindi, compete di lasciarci amare, di agire con lui e come lui nella storia.

Nel cap. 21 del famoso libro, “Il piccolo principe”, di Antoine de Saint-Exupéry, è narrata la fantastica storia del Piccolo Principe, che addomestica una volpe, determinando, però, un legame indissolubile di amicizia. La volpe dice a lui: “Non si vede bene che col cuore…L’ essenziale è invisibile agli occhi”.Il secondo momento. Come manifestiamo la nostra speranza ?

Nella Lettera di Pietro ci sono parole che hanno una delicatezza moderna: “Fate questo con dolcezza e rispetto”. Ci sono modi di ostentare le certezze interiori che sono provocatori. Si può, purtroppo, utilizzare la fede come un randello. In un mondo che si dispera, raccontare che tutto è bello, che Dio è Padre, può essere provocazione irrispettosa. Camminare con una rosa in mano tra le rovine del mondo non è amore, ma narcisismo detestabile. Può anche capitare che una processione non sia più un segno eloquente, ma irrispettoso.

Con un non-credente il linguaggio della fede non è un punto d’ incontro. Il punto d’ incontro è la speranza. La speranza è il nome laico della fede. E quale speranza?

Non possiamo, certo, far trionfare le ragioni della speranza cristiana sul fallimento della speranza umana. I cristiani spesso hanno diviso le speranze umane in due gruppi: quelle spirituali ed eterne e quelle storiche e quotidiane. Spesso abbiamo modificato una fede, che è liberatrice, in una fede oppiacea, che dissuade dagli impegni per la giustizia. Il Signore, invece, ha camminato accanto all’ uomo, è entrato nella disperazione del paralitico, del padre a cui era morta la figlia, della samaritana dal cuore arido. Notiamo che la vita del Signore non è la predicazione di un’ arida filosofia, bensì, un viaggio accanto all’ uomo. Certo, occorre sapere dai cristiani che cosa hanno da dire. Se hanno da dire soltanto che dopo questa vita staremo meglio, che se saremo buoni saremo premiati. Ma nell’ ordine dell’ amore, l’essenziale può essere il bicchiere d’ acqua dato all’ assetato e il pane all’ affamato.

Le piazze, gli assembramenti dei giovani, in specie, non tollerano più nessun riferimento al Vangelo, perché la parola evangelica deve ritrovare la via all’ interno delle speranze che agitano il cuore dell’ uomo collettivo e dell’ individuoIl terzo momento è “la gioia della città”. La città di Samaria, scomunicata, emarginata, quasi un lebbrosario, che all’ improvviso fiorisce nella gioia, è un emblema degli effetti della presenza cristiana in mezzo agli emarginati.

Io son credente, se il mio impegno è un impegno di liberazione; se, cioè, libero l’ uomo dalle sudditanze interiori alle ideologie, se riesco a restituire all’ uomo una speranza; se riapro nel cuore dell’ uomo una ragione di gioia. Una pietà cristiana, come quella del Signore, che morì, giusto per gli ingiusti, e che sulla croce “disarmò” perfino il centurione. Nel Getsemani il capo degli apostoli tirò fuori la spada !. Riavendone il forte richiamo del Maestro. Non basta, infatti, essere cristiani, per essere non violenti.

                                            Mons. Antonio Scarcione

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