"Non dubitare che un gruppo di cittadini impegnati e consapevoli possa cambiare il mondo: in effetti è solo così che è sempre andata" (Margaret Mead)



Quello che fai per te stesso morirà con te,quello che fai per gli altri rimarrà per sempre


Palio dei Normanni, 12/13/14 agosto

domenica 21 maggio 2023

La Domenica con Gesù, ASCENSIONE DEL SIGNORE / A

 …… per tutti coloro che desiderano lasciarsi guidare dalla Parola di Dio: un commento per meditare e per prepararsi alla Liturgia della Santa Messa domenicale

“…Giovanni battezzò con acqua, voi invece, tra non molti giorni, sarete battezzati in Spirito Santo…Detto questo…fu elevato in alto e una nube lo sottrasse ai loro occhi…” At 1,1-11 .
“Fratelli, il Dio del Signore nostro Gesù Cristo…vi dia uno Spirito di sapienza…” Ef 1,17-23. 
“…Gli undici discepoli andarono in Galilea sul monte che Gesù aveva indicato…Gesù disse:…Andate dunque e fate discepoli tutti i popoli battezzandoli nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo…Io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo”. Mt 28,16-20.

“LA CONCLUSIONE DEL VANGELO DI MATTEO E’ UN CAPOLAVORO DI SINTESI. GESU’ AFFERMA: IO SONO CON VOI TUTTI I GIORNI, FINO ALLA FINE DEL MONDO. QUINDI, NON C’ E’ SOLO LA SUA PRESENZA, MA ANCHE QUELLA DEI DISCEPOLI, CHE PERCORRONO LE STRADE DEL MONDO, PREDICANDO IL SUO VANGELO”.

E’ sempre più diffusa tra i giovani, e non solo, l’ ossessione per la propria immagine, quasi fossero alla ricerca della perfezione. Le persone che si vedono brutte e/o difettose, possono addirittura soffrire di una forma di dismorfofobia. E vanno alla ricerca di una perfezione inesistente. Molti vivono di confronto, fino ad arrivare talvolta alla depressione, per la difficoltà di accettare la propria immagine.

Le letture di questa domenica possono essere un invito a riconoscere il nostro valore e le nostre potenzialità anche quando non siamo perfetti. Sia negli “Atti degli Apostoli” che nel Vangelo di Matteo ci viene, infatti, consegnata l’ immagine di Dio che si fida di noi, così come siamo, anche con delle imperfezioni. La prima immagine di imperfezione è nel numero: i discepoli sono undici. Non c’ è più quel numero, così significativo per Israele, che è il dodici. Nonostante questo, i discepoli non “fingono” di essere sempre dodici. Non a caso, i discepoli chiedono a Gesù, se sia quello il tempo, in cui ricostruirà il Regno d’ Israele. Si rendono conto che quel numero undici non è più adatto ai loro sogni di gloria.

La seconda immagine di imperfezione è nell’ accostamento di due verbi: i discepoli, prima si prostrano, poi dubitano (Mt28,17 ). Proprio come facciamo noi: Ci prostriamo, un po’, perché siamo convinti, un po’, perché lo fanno gli altri. Ma mentre ci prostriamo, stiamo già dubitando. Non ci fidiamo di noi stessi, non ci fidiamo di Dio: non siamo mai definitivamente coerenti con noi stessi.

Nonostante queste evidenti imperfezioni, ciò che colpisce è che il Signore affidi, comunque, a questa comunità, incredula e diffidente, la missione di annunciare il Regno di Dio.

L’ imperfezione, quindi, diventa un “vuoto”, che lo Spirito Santo riempie. Infatti, quando ci riteniamo perfetti, ci illudiamo di bastare a noi stessi e il nostro io pervade ogni spazio e non c’ è posto per lo Spirito. Invece, quando ci riconosciamo limitati e inadeguati, il cuore si apre ad accogliere la forza che viene da Dio. Ciò che importa, quindi, è evitare di “coprire” l’ imperfezione con forme di rassegnazione o, al contrario, con il tentativo di fare tutto da soli.

Se fossimo perfetti e autosufficienti, non avremmo bisogno di essere accompagnati da Gesù. Invece, è proprio la nostra inadeguatezza che fa dire a Gesù le rassicuranti parole: “Io sono con voi tutti i giorni fino alla fine del mondo” (mt 28,20).

Egli è l’ Emmanuele, che non ci lascia mai soli, come una mamma che accompagna la mano del figlio, perché sa che, se togliesse quella mano, il figlio farebbe solo scarabocchi.

Ora i discepoli possono andare ad annunciare il Vangelo, perché sono diventati consapevoli della loro imperfezione: racconteranno autorevolmente come il Signore abbia operato nelle loro vite, nonostante le loro fragilità. Perché essi non annunciano sé stessi o le proprie capacità, ma testimoniano la grandezza di Dio.

                                           Mons. Antonio Scarcione

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