"Non dubitare che un gruppo di cittadini impegnati e consapevoli possa cambiare il mondo: in effetti è solo così che è sempre andata" (Margaret Mead)



Quello che fai per te stesso morirà con te,quello che fai per gli altri rimarrà per sempre


Palio dei Normanni, 12/13/14 agosto

domenica 26 novembre 2023

LA DOMENICA CON GESU'. GESU' CRISTO, RE DELL' UNIVERSO

…… per tutti coloro che desiderano lasciarsi guidare dalla Parola di Dio: un commento per meditare e per prepararsi alla Liturgia della Santa Messa domenicale

“…Come un pastore passa in rassegna il suo gregge…così io passerò in rassegna le mie pecore…Andrò in cerca della pecora perduta…” Ez 34,11-12.15-17 . 
“…Come…in Adamo tutti muoiono, così in Cristo tutti riceveranno la vita…” 1 Cor 15,20-26.28 . 
“…Quando il figlio dell’ uomo verrà nella sua gloria…siederà sul trono della sua gloria…Verranno radunati tutti i popoli. Egli separerà gli uni dagli altri…porrà le pecore alla sua destra e le capre alla sinistra…Venite benedetti del Padre mio…perché ho avuto fame e mi avete dato da mangiare…I giusti risponderanno: Signore, quando ti abbiamo visto affamato e ti abbiamo dato da mangiare…E il re risponderà: in verità…tutto quello che avete fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’ avete fatto a me…” Mt 25,31-46.

“LA FESTA DI CRISTO RE DELL’ UNIVERSO CONCLUDE L’ ANNO LITURGICO CON LO SGUARDO ALL’ AZIONE SALVIFICA DI DIO NELLA STORIA. GESU’ CRISTO E’ IL PROTAGONISTA CON LA CREAZIONE E CON LA VITTORIA SULLA MORTE”.

Il Vangelo di Matteo dell’ ultima domenica dell’ Anno Liturgico conclude il discorso escatologico (riguardo, cioè, alle cose future) di Matteo.

“La tradizione del Figlio dell’ uomo”. La pagina inizia con un primo quadro, che offre la scenografia della venuta del Figlio dell’ uomo. Il linguaggio evoca, immediatamente, i testi apocalittici del profeta Daniele sul giudizio di Dio. Il Figlio dell’ uomo, di cui parla Matteo, è il giudice e Signore della storia. Il Figlio dell’ uomo è giudice non solo del popolo d’ Israele, ma dell’ intera storia umana. “Egli separerà gli uni dagli altri, come il pastore separa le pecore dalle capre…”. Questa separazione viene fatta in base ai criteri presentati nei due quadri successivi. Alla scena dei giusti si contrappone quella dei malvagi, esclusi dalla vita.

“Cristo è il criterio”. L’ accento è posto sulla motivazione di questa accoglienza o benedizione, destinata ai giusti. Il motivo è l’attuazione delle sei opere di misericordia corporale (dar da mangiare agli affamati, dar da bere agli assetati… Questo elenco ha un prolungamento in un’ altra serie di opere di misericordia suggerite dalla sinagoga.

Quindi, la novità non è qui. La vera novità del messaggio è nella motivazione, indicata da Gesù. Infatti, alla domanda, piena di sorpresa, da parte dei “giusti” -“Signore, quando ti abbiamo visto affamato, assetato, forestiero…” – il re rispondendo, dirà loro: “In verità io vi dico: tutto quello che avete fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’ avete fatto a me”. Contrapposto a questo quadro è quello dei condannati alla rovina eterna, perché non hanno accolto i più piccoli nel bisogno e nelle necessità. I piccoli sono, certamente, i bisognosi e i deboli.

“Qual è il ruolo della fede ?”. Sappiamo che questa interpretazione del testo evangelico trova delle resistenze presso alcuni studiosi. In quanto si ha l’ impressione che sia “cancellata” o trascurata la distinzione tra credenti in Gesù e gli altri, che non sono suoi discepoli. Alla fine, tutti sono giudicati in base alle opere di misericordia, a prescindere dall’ appartenenza religiosa o dalla professione di fede. Ma c’ è di più. Questa pagina sembra in contraddizione con altri testi di Matteo, in cui si dice: “Chiunque mi riconoscerà davanti agli uomini, anch’ io lo riconoscerò davanti al Padre mio…, chi invece mi rinnegherà davanti agli uomini, anch’ io lo rinnegherò davanti al Padre mio che è nei cieli” (Mt 10,32-33).

Queste difficoltà non devono, però, impedire di cogliere la coerenza della pagina di Matteo sul giudizio ultimo. Una lettura più attenta rivela una corrispondenza profonda col vangelo che mette in evidenza il ruolo determinante del “fare” o le “opere buone”, quale attuazione della volontà del Padre, rivelata da Gesù.

Tra gli altri testi, basti quello che appare come una sintesi del nostro brano: “Perché il Figlio dell’ uomo sta per venire…con i suoi angeli e…renderà a ciascun secondo le sue azioni” (Mt 16,27). Alcuni, però, hanno l’ impressione che questa accentuazione del “fare” o delle “opere” favorisca una religiosità meritocratica. Il testo parla del “regno preparato per voi fin dalla creazione del mondo”. Quindi, l’ unica condizione, per ricevere questo dono, è riconoscere “fattivamente” nelle relazioni e nei gesti quotidiani il Figlio di Dio e il Figlio dell’ uomo solidale con i bisognosi.

                                           Mons. Antonio Scarcione

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