sabato 2 agosto 2025
LA DOMENICA CON GESU', XVIII DEL TEMPO ORDINARIO
…… per tutti coloro che desiderano lasciarsi guidare dalla Parola di Dio: un commento per meditare e per prepararsi alla Liturgia della Santa Messa domenicale
“Vanità delle vanità…tutto è vanità…Chi ha lavorato con sapienza, con scienza e con successo dovrà poi lasciare la sua parte a un altro che non vi ha per nulla faticato…” Qo 1,2;2,21-23 .
“Fratelli, se siete risorti con Cristo, cercate le cose di quassù, dove è Cristo…Fate morire dunque ciò che appartiene alla terra: impurità, immoralità, passioni, desideri cattivi e quella cupidigia che è idolatria…” Col 3,1-5.9.11 .
“…Uno della folla disse a Gesù: Maestro, di’ a mio fratello che divida con me l’ eredità. Ma egli rispose: “O uomo, chi mi ha costituto giudice o mediatore sopra di voi ?...Poi disse loro una parabola: “La campagna di un uomo ricco aveva dato un raccolto abbondante…Egli ragionava tra sé: “Che farò…Poiché non ho dove mettere i miei raccolti ?...Demolirò i miei magazzini e ne costruirò altri più grandi…Poi dirò a me stesso: Anima mia hai a disposizione molti beni…Riposati, mangia, bevi divertiti !...Ma Dio gli disse: Stolto, questa notte stessa ti sarà richiesta la tua vita…Quello che hai preparato, di chi sarà ?...” Lc 12,13-21.
UN TALE CHIEDE A GESU’ UN INTERVENTO A SUO FAVORE PER OTTENERE UN’ EQUA EREDITA’. MA IL SIGNORE RIFIUTA IMMEDIATAMENTE QUALSIASI RUOLO NELLA QUESTIONE. QUINDI, RIMANDA IL RICHIEDENTE AL GIUDIZIO DEGLI ORGANI PREPOSTI DALLE CONSUETUDINI E DAL DIRITTO GIUDAICO. E AGGIUNGE: “STOLTO, QUESTA NOTTE STESSA TI SARA’ RICHIESTA LA TUA VITA. E QUELLO CHE HAI PREPARATO, DI CHI SARA’ ? “. COSI’ E’ DI” CHI ACCUMULA TESORI PER SE’ E NON SI ARRICCHISCE PRESSO DIO”.
Come afferma, incisivamente, Luigi Verdi nel suo commento, “non siamo cambiati. Sono passati secoli. Abbiamo tecnologie e novità, che rendono la nostra vita, in apparenza più facile, ma il nostro cuore è rimasto quello di sempre. Siamo convinti che per star bene basti possedere, che per essere felici bastino i soldi e il potere.
Eppure le ricchezze, nell’ Antico Testamento, sono state sempre il segno di una benedizione di Dio, di un premio per una vita onesta e fedele. Forse il nocciolo della parabola odierna non sono le ricchezze in sé, ma l’ uso che se ne fa.
Gesù, infatti, parla di “cupidigia”, cioè di bramosia e/o desiderio continuo di possedere. Come se il domani fosse esclusivamente nelle nostre mani. Come se il senso della vita si esaurisse in uno sfrenato bisogno di accumulare denaro. Dimenticandoci degli altri. Dimenticandoci di Dio. Sempre sottomessi al nostro io, che non lascia spazio ad altro.
Certo, possiamo pianificare, investire, programmare tutto, così come aveva fatto lo stupido ricco della parabola. Ma Gesù sembra chiederci: “E’ davvero questo che ci fa felici ? Pensiamoci bene. Ecco quei verbi utilizzati dallo stolto: “Demolirò”. Costruirò”. Raccoglierò”. Mi riposerò”. Mi divertirò”.
E’ davvero solo questo che ci dà il senso della nostra esistenza ?. No, questa parabola non è un invito a riflettere sulla provvisorietà della vita. Piuttosto è una chiamata alla libertà, una sveglia alla nostra vita, prostrata davanti agli idoli di ogni giorno. Ha certamente ragione lo scrittore H. D. Thoreau, che dice: “Andai nei boschi perché volevo vivere con saggezza e in profondità e succhiare tutto il midollo della vita, sbaragliare ciò che non era vita e non scoprire in punto di morte che non ero vissuto”.
“Dio dei porti, Dio dei passaggi, vieni ad infrangere le catene, donami il coraggio di volare…. Che né potere, né soldi, né ambizioni mi comprino più” (L. Verdi).
Mons. Antonio Scarcione
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