"Non dubitare che un gruppo di cittadini impegnati e consapevoli possa cambiare il mondo: in effetti è solo così che è sempre andata" (Margaret Mead)



Quello che fai per te stesso morirà con te,quello che fai per gli altri rimarrà per sempre


Palio dei Normanni, 12/13/14 agosto

mercoledì 30 novembre 2016

Un omaggio floreale del Vescovo nell'edicola di via Monte, giovedì 8 dicembre alle ore 10:00

Tra una settimana, giovedì 8 dicembre la nostra Città festeggierà in maniera solenne l'Immacolata Concezione, sin dalle prime ore del mattino con la posa delle corone di fiori da parte del Vescovo, dell'Amministrazione Comunale e del Nobile quartiere Monte sulla lapide del 1692 inneggiante la sacralità dell'Immacolata Concezione.

La nostra città di Piazza Armerina sin dalla sua ri-fondazione 1163 è sempre stata una città molto religiosa, una fede ancora viva più che mai.
Oggi sono ancora visibili innumerevoli simboli di questa “sacralizzazione” del territorio, nei suoi antichi quartieri, nelle aree di nuova espansione e nelle contrade che compongono il tessuto cittadino, anche se purtroppo la mancata cura ed attenzione a dette edicole votive ne sta compromettendo la perdita e il significato profondo.
Nel nobile quartiere Monte, lungo l’omonima via sul prospetto laterale di palazzo Roccabianca, incastonata come un blasone nobiliare e posta una lapide di pietra arenaria, finemente scolpita, una vera e propria espressione di fede e arte popolare, di una religiosità radicata e diffusa, lasciata a testimonianza di un evento conclamato dal popolo piazzese, quale memoria storica rivolta ai posteri che nel corso dei secoli dal 1692 si sono succeduti.


L’edicola di via Monte ci parla dell’Immacolata Concezione di Maria, riportando testualmente le seguenti parole:
"VIVA LA MADRE DI DIO, MARIA CONCETTA, SENZA PECCATO ORIGINALE 1692".

Una edicola votiva a tutti gli effetti sotto forma di lapide dal significato profondo e precursore di un dogma della Santa chiesa proclamato ufficialmente l’8 dicembre 1854 da Papa Pio IX, cioè ben 162 anni dopo che i piazzesi avevano affermato, scolpendolo sulla pietra, che Maria è stata concepita dalla sua madre con il privilegio di non portare con sé il peccato originale, che da Adamo ed Eva tutti portiamo con noi al momento del concepimento.

Su questa lapide, giusto l’alto valore simbolico, il Consiglio del Governo del quartiere nel 2014 pensò bene di valorizzarla, ripulendola e facendo realizzare da un fabbro, una piccola copertura in ferro, merlata, a mo’ di tempietto, a memoria e gloria della Beata Vergine Maria Immacolata.

Lo scorso anno, proprio davanti questa edicola, il vicario del vescovo don Antonino Rivoli, il Prevosto della Cattedrale mons. Antonino Scarcione e il Sindaco, dott. Filippo Miroddi, resero omaggio a Lei con l’atto di venerazione all’Immacolata, accompagnato da un omaggio floreale, che venne pure posto sulla sommità del cantonale di Palazzo Trigona di Geraci del 1400 (via Monte angolo via Chiello), ove è collocata all’interno di uno scudo araldico la Madonna con in braccio Gesù bambino.
Alla cerimonia, con partenza dalla piazza Cattedrale, parteciparano oltre al Clero diocesano, l'Amministrazione comunale, le autorità civili, militari, il governo del quartiere Monte, i cavalieri Templari Federiciani, la Fondazione Prospero Intorcetta, le associazioni di Volontariato.
 
                               Filippo Rausa

martedì 29 novembre 2016

Museo Diocesano, Mostra dedicata al Patrimonio Culturale della Città

Policromia, segni di architettura contemporanea per la città storica di Piazza Armerina è il titolo della mostra tematica dedicata al patrimonio culturale costruito cittadino, che si terrà presso i locali del Museo Diocesano dal 2 Dicembre 2016 al 4 Gennaio 2017. 
L’esposizione, che ha ricevuto il patrocinio del CNAPPC e della Regione Sicilia, raccoglie 10 proposte di progetto di un gruppo di architetti siciliani, elaborate nell’ambito della redazione delle relative tesi di laurea e discusse dal 2011 ad oggi. “L’idea nasce come risposta propositiva alla ormai consolidata carenza di attenzione verso il patrimonio culturale costruito di una cittadina storica come Piazza Armerina – raccontano gli architetti del comitato organizzatore – e, allo stesso tempo, dalla volontà di richiamare l’attenzione, locale e non, verso soluzioni di progetto sostenibili e rispettose dei singoli luoghi”.

Grande attenzione anche al coinvolgimento degli studenti, attraverso incontri con istituti superiori e laboratori universitari di restauro architettonico. 
La partecipazione alla giornata inaugurale è valida come corso di aggiornamento professionale: agli architetti partecipanti saranno riconosciuti 4 crediti. Il Comitato Organizzatore gli architetti Salvatore Ciantia, Luca Fauzia, Chiara Ficarra e Daniele Militello, con la partecipazione dei colleghi Chiara Alberghina, Claudia Cangemi, Salvatore Conoscenti, Sonia Colletta, Filippo La Leggia, Roberto La Monica , Federica Novello e Marco Raffiotta. 
Elenco delle architetture oggetto di studio - chiesa di S. Francesco - chiesa di S. Pietro - ex chiesa di S. Anna - chiesa dei Teatini, chiesa di S. Chiara (ex Ist. Magistrale) e Torre del Padresanto - chiesa di S. Andrea - ex Istituto Tecnico Industriale Statale - ex cinema Ariston - ex Palazzo Vescovile (attuale Museo Diocesano) policromia è su Facebook.
 

lunedì 28 novembre 2016

Aias Armerina comunica....

Riceviamo e Pubblichiamo

Aias Armerina con il Ministero del Lavoro presentano iniziativa di particolare interesse nazionale a favore delle persone con disabilità - Per saperne di più- 3 dicembre ore 10,00 al Teatro Garibaldi. Piazza Armerina -PASSA PAROLA - vi aspettiamo numerosi


domenica 27 novembre 2016

La Domenica con Gesù, I di Avvento

……… per tutti coloro che desiderano lasciarsi guidare dalla Parola di Dio: un commento per meditare e per prepararsi alla Liturgia della Santa Messa domenicale

Testi: “…Venite, saliamo sul monte del Signore, al tempio del Dio di Giacobbe…Spezzeranno le loro spade e ne faranno aratri, delle loro lance faranno falci…” Is 2,15. 
“Fratelli…è ormai tempo di svegliarvi dal sonno…Gettiamo via le opere delle tenebre…Comportiamoci onestamente…Non in mezzo ad orge e ubriachezze…Non in litigi e gelosie…” Rm 13,11-14a. 
“…Come nei giorni che precedettero il diluvio mangiavano e bevevano, prendevano moglie e prendevano marito, fino al giorno in cui Noè entrò nell’ arca…Il diluvio…Travolse tutti: così anche la venuta del Figlio dell’ uomo…Tenetevi pronti perché nell’ ora che non immaginate, viene il Figlio dell’ uomo” Mt 24,37-44.

Il vangelo della prima Domenica di Avvento ci propone una riflessione sull’ importanza di vegliare ed è composto da due sezioni. La prima, da v 37 al v. 41, è una presentazione della storia di Noè; la seconda, invece, dal v. 42 al v. 44, è un’ esortazione. Il tema è quello della vigilanza, che viene tratteggiata mediante la vicenda di Noè; un argomento su cui, raramente, ci si sofferma. 

Se è vero che la costruzione dell’ arca era finalizzata alla salvezza di Noè e della sua famiglia, è altrettanto vero che la lunga preparazione della stessa era stata pensata e voluta da Dio come un segno eloquente per la salvezza di tutti. Matteo ricorda che, sebbene i contemporanei di Noè avessero avuto la possibilità di convertirsi e di mettersi in salvo, essi, tuttavia, mangiavano e bevevano, prendevano moglie e prendevano marito, come sempre. Queste azioni non sono assolutamente condannabili; e noi posiamo constatare che l’ evangelista, a tal riguardo, non esprime affatto alcun giudizio negativo. Egli, invece, condanna la distrazione di quegli uomini, talmente presi dalle loro occupazioni, da non rendersi conto di quanto stava per accadere: “essi non si accorsero di nulla, finchè venne il diluvio e travolse tutti” (v.39). I contemporanei di Noè non percepirono che il giudizio era imminente e continuarono a vivere come se niente fosse, incapaci di leggere i segni della storia. Non accorgersi che il giudizio di Dio era imminente, è stato, certamente, il loro più grande peccato, quello che li ha portati alla distruzione.

Per rafforzare questa idea, Matteo ricorre ad un altro esempio. Ci rappresenta due uomini nel campo e due donne al mulino: una delle due persone è “portata via”, cioè salvata; l’ altra, invece, è lasciata, cioè abbandonata, separata definitivamente da Dio.

Il lettore, attraverso questa scena, è messo in guardia: la catastrofe, inattesa e improvvisa, può colpire chiunque, in qualsiasi momento e in qualsiasi luogo. Nessuno può sentirsi al sicuro.

-“Il monito esistenziale”. Il monito “Vegliate, dunque”, segna il passaggio dalla sezione descrittiva a quella parenetica(= esortativa): l’ unica cosa che possiamo fare, in attesa della venuta finale del Cristo è quella di “vegliare”, perché non sappiamo in quale giorno egli verrà. Matteo, di proposito, non spiega ai lettori, in che cosa consista il “vegliare”, lasciando a ciascuno la possibilità di trovare modalità e tempi personali, per dare forma e contenuto a questo verbo. L’ evangelista, inoltre, affida la spiegazione dell’ imperativo (vegliate) alla parabola: Vegliare, in vista della parusia(la venuta del Signore), evento di cui nessuno conosce il giorno né l’ ora, è una situazione analoga a quella di un padrone di casa nell’ evenienza di un furto. Il paragone introduce un elemento di distorsione: bisogna vegliare, pur non sapendo, quando il ladro verrà.

Questo apparente controsenso, in realtà, è un invito a vegliare, perché sappiamo che egli verrà nell’ ora che non pensiamo. Vegliare è, dunque, l’ atteggiamento proprio dei credenti. Anche la nostra fede ha, infatti, bisogno di vigilanza attenta e di attenzione costante, per non cadere nella tentazione della distrazione o, peggio, di una sterile tradizione che rischia di farci perdere il gusto della novità e l’ entusiasmo per la Parola. Ma vegliare non è cosa semplice, né per il singolo né per la comunità: bisogna resistere al sonno e alla voglia di chiudere gli occhi; è necessario stare attenti, vincere la stanchezza e la pigrizia e tenersi svegli. Vegliare, è l’ atteggiamento che ci viene richiesto da Gesù stesso, per non essere travolti dagli eventi e perdere il senso profondo del Natale.

                                                                        Mons. Antonino Scarcione

venerdì 25 novembre 2016

Inaugurato in Cina il monumento a Prospero Intorcetta


Lo scorso 3 novembre, in Cina, nella città di Hangzhou, ha avuto luogo la cerimonia di scopertura del busto di Prospero Intorcetta S.J. nato a Piazza Armerina il 28 agosto 1625 e morto ad Hangzhou il 3 ottobre 1696, nell'anno della ricorrenza del 320° anniversario dalla morte

Grande protagonista nel metodico lavoro di valorizzazione e promozione della figura del padre gesuita, il Dott. Giuseppe Portogallo presidente della Fondazione Prospero Intorcetta Cultura Aperta, che ha sede nella nostra Città.



Il gesuita piazzese, missionario in Cina, fu  il primo europeo a tradurre le opere di Confucio in latino ed alla loro divulgazione in Europa, contribuendo in maniera determinante alla diffusione del confucianesimo in Occidente.

La cerimonia del 3 novembre seguiva quella del 23 marzo scorso a Piazza Armerina con la scopertura del primo busto in pietra che ritrae Intorcetta (opere realizzate dallo scultore mazzarinese Angelo Salemi), collocato nello spiazzo antistante l'antico Collegio dei Gesuiti (Biblioteca Comunale), nell'ambito di un convegno internazionale e una commemorazione dal titolo "Un Piazzese in Cina tra fede, cultura e tradizioni. 


La cerimonia, ha coinvolto l'arcidiocesi di Hangzhou e l'Hangzhou nationality bureau of religious affairs, è stata patrocinata del Ministero degli Affari Esteri italiano del Comune e della Diocesi di Piazza Armerina, dell'Assessorato ai Beni Culturali della Regione Siciliana e della Congregazione Generale della Compagnia di Gesù.

Presenti alla importante cerimonia il Console generale d'Italia a Shanghai, Stefano Beltrame, il Sindaco della città di Piazza Armerina, Filippo Miroddi, il vescovo dell'arcidiocesi di Hangzhou
i padri gesuiti della Congregazione Generale della Compagnia di Gesù e le autorità cinesi.

                                Filippo Rausa

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Di seguito i link con le interviste al Console Stefano Beltrame e al Sindaco Filippo Miroddi.

https://drive.google.com/file/d/0B0GjNgyFsDnGYnVLYmhyS29vc1k/view?usp=sharing

giovedì 24 novembre 2016

Maria SS. delle Vittorie, Protettrice di fattorie in Giordania


L'icona bizantina della madonna delle Vittorie, patrona di Piazza Armerina e della sua Diocesi, è stata eletta protettrice delle fattorie sostenibili che in Giordania accolgono i rifugiati iracheni.

Una prima pietra votiva con un mosaico di circa 2 mq raffigurante Maria SS. delle Vittorie é già stata posta in una fattoria sostenibile della Giordania che accoglierà i rifugiati cristiani iracheni, lo scorso 20 agosto.

Il progetto della fattoria sostenibile é stato realizzato grazie ai fondi che provengono dalla Carità del Papa con l'intervento della Caritas Giordania. 

Nella fattoria hanno trovato lavoro e ospitalità 15 famiglie di profughi iracheni, il progetto dovrebbe essere replicato grazie alla generosità di alte benefattori; in tutte le fattorie sostenibili che saranno impiantate in territorio giordano la pietra votiva sarà sempre un mosaico raffigurante la Madonna delle Vittorie.

L'immagine della patrona di Piazza Armerina sarebbe stata scelta su tante, per la sua bellezza e comunque su indicazione del segretario della Nunziatura Apostolica, in Giordania, mons. Roberto Cona, appartenente al clero della Diocesi piazzese e già parroco della chiesa di Santa Maria dell' Itria, nel quartiere Canali.

sabato 19 novembre 2016

La Domenica con Gesù, Cristo Re Dell'Universo

……… per tutti coloro che desiderano lasciarsi guidare dalla Parola di Dio: un commento per meditare e per prepararsi alla Liturgia della Santa Messa domenicale

Testi: “…Tu pascerai il mio popolo Israele, tu sarai capo d’ Israele…Ed essi unsero Davide re d’ Israele” 2 Sam 5,1-3 . 
“Fratelli, ringraziate con gioia il Padre…E’ lui che ci ha liberati dal potere delle tenebre e ci ha trasferiti nel regno del Figlio del suo amore…” Col 1,12-20 . 
“…Non sei tu il Cristo ? Salva te stesso e noi !...Gesù, ricordati di me quando sarai nel tuo regno…In verità io ti dico: Oggi con me sarai nel paradiso” Lc 23, 35-43.

I vangeli secondo Matteo e Marco danno voce ai “ladroni”, suppliziati uno alla destra e l’ altro alla sinistra del Cristo. Luca, invece, secondo il suo gusto dialettico, ha ampliato e modificato la scena presso la croce, conferendo ai due malfattori ruoli antitetici. Con questa scelta, vediamo che prende maggiore risalto il profilo del ladrone che si pente, mentre viene, anche lui, crocifisso. La struttura del brano è la seguente: insulti del primo criminale; parole e richieste del secondo; promessa di Gesù.

-“Non sei tu il Cristo ?”. Notiamo che, proprio qui, trova sfogo l’ aggressività di uno dei criminali. Chiaramente, gli insulti di quest’ uomo si mescolano ad una rivendicazione. Egli, mentre nega la messianicità di Gesù, esige, contemporaneamente, di vedere un suo miracolo: Gesù scenda dalla croce, perché solo così egli sarebbe stato accettato come Messia. La logica di Gesù è molto lontana da quella dei dirigenti giudei, dei soldati romani e del ladrone, di salvare, cioè sé stesso. Infatti, il Signore aveva detto: “Chi vorrà salvare la propria vita, la perderà, ma chi perderà la propria vita per me, la salverà”.

-“Ricordati di me quando verrai nel tuo regno”. Successivamente, prende la parola l’ altro malfattore, che inizia, rimproverando, aspramente, il complice. Vediamo che, in punto di morte, i cammini dei due personaggi, prima solidali nel crimine, ora si separano, nettamente. Il “buon ladrone”, già encomiabile nel tentativo di aiutare il complice a convertirsi, adesso, si fa apprezzare, ancora di più, nell’ ammissione della propria colpevolezza. Egli, dichiarando di ricevere la giusta punizione per la propria vita criminosa, compie un atto di umiltà e di verità, lasciandoci un bel messaggio. Nessuno deve perdere la speranza di salvarsi: nemmeno chi muore da criminale.

L’ ammissione di colpa e la richiesta del malfattore danno risalto alla regalità di Gesù, che risplende nella sua morte. Luca, certamente, non poteva presentare in modo migliore un punto cardine del messaggio del Signore: la salvezza è possibile per tutti. Su queste certezze poggia la richiesta del “buon ladrone”. Le parole del “buon ladrone”: “Gesù, ricordati di me quando entrerai nel tuo regno”, sono un capolavoro. Infatti, il ricordo di Dio, nei confronti dell’ orante, costituisce il punto di partenza della liberazione dell’ uomo. Il ladrone, quindi, riconosce a Gesù i poteri stessi di Dio: chiede a Gesù di ricordarsi di lui quando “verrà” nel suo regno, professando così la sua regalità.

-“Oggi sarai con me in paradiso”. Notiamo che, il v.43, chiude il dialogo, con la risposta di Gesù al “buon ladrone” : egli sarà con lui in paradiso. Il termine “paradiso” è di origine persiana e indica i lussureggianti giardini dei re orientali. In un paesaggio riarso, dove scarseggiano acqua, ombra e fresco, i parchi annessi alle dimore dei sovrani, rappresentavano la più grande aspirazione degli abitanti di quelle terre. La promessa sta in quel “con me”. La preposizione greca, “metà”, esprime la condivisione della stessa vita, col Padre. Stare col Padre, connota il mistero pasquale. Le sue ultime parole, prima di morire, sono un vero e proprio atto di abbandono al Padre: “Padre, nelle tue mani affido il mio spirito”. E anche altrove, nei vangeli, Gesù parla della condizione futura dei discepoli, come di una partecipazione alla sua vita gloriosa. Così, lo “stare col Signore” diventa il centro della fede cristiana. Lo esprime, chiaramente, il passo di 1 Ts 4,17: “Quindi noi, che viviamo e che saremo ancora in vita, verremo rapiti insieme con loro nelle nubi, per andare incontro al Signore, e così per sempre saremo “con” il Signore”.

Il messaggio del vangelo è, dunque, il seguente: prima d’ infrangere la barriera della morte, Gesù ne infrange un’ altra, quella della disperazione. Fino all’ ultimo istante della vita e nella condizione peggiore di essa, si può sempre sperare nella salvezza. Che il buon ladrone si sia pentito all’ ultimo istante della sua vita, non giustifica, però, nessuna pigrizia. Egli, infatti, si è abbandonato a Gesù, appena lo ha incontrato. 

                                                           Mons. Antonino Scarcione

mercoledì 16 novembre 2016

Arriva la nuova videochiamata di Whatsapp

Whatsapp videochiamate per tutti. L’annuncio ufficiale

“Il nostro obiettivo a WhatsApp è sempre stato quello di aiutare il maggior numero di persone possibile a rimanere in contatto con amici, familiari e i propri cari. Ciò significa realizzare un prodotto semplice, facile da usare, e accessibile in qualsiasi posto. Abbiamo iniziato con la messaggistica e le chat di gruppo. Poi abbiamo aggiunto le chiamate vocali. E lo abbiamo fatto in modo che funzionassero sulle migliaia di combinazioni di dispositivi e piattaforme presenti in tutto il mondo”. Così Whatsapp ha introdotto la novità.

“Siamo lieti di annunciare un altro passo che abbiamo fatto per collegare le persone: le videochiamate WhatsApp. Nel corso dei prossimi giorni, più di un miliardo di utenti WhatsApp potranno effettuare videochiamate usando Android, iPhone o Windows Phone. Abbiamo rilasciato questa funzione perché sappiamo che a volte voce e testo semplicemente non sono sufficienti. Non c’è sostituto alla visione di un nipote che compie i suoi primi passi, o del viso di una figlia mentre è a studiare all’estero. E noi vogliamo rendere queste funzionalità a disposizione di tutti, non solo per coloro che possono permettersi nuovi e costosi telefoni o vivono in Paesi con le migliori reti cellulari”.

Whatsapp videochiamate: come usarle

Videochiamare sarà semplice. Una volta aperta la chat, basterà cliccare sull’icona della cornetta per selezionare la funzione. Tre semplici passi per vedere in video chi si chiama. Unico vincolo che anche l’interlocutore abbia scaricato l’aggiornamento. Sicuramente non sarà un problema dato che Whatsapp ha all’attivo oltre un miliardo di utenti nel mondo. Ogni giorno questi effettuano 100 milioni di chiamate vocali che significa 1.100 chiamate al secondo. Lo staff della piattaforma è, per questo, convinta che la nuova funzione sarà apprezzata.

martedì 15 novembre 2016

L'Aforisma della settimana

 
Se guardo indietro rivedo tutti i miei sbagli, le mie cadute, le mie delusioni, le botte prese e date.
E guardo con tenerezza alla persona che ero perché c'erano cose che non capivo e che la vita poteva spiegarmi solo in quel modo.
Ora so che la vita è proprio questo, poche cose che ti fanno felice e tutte le altre che ti fanno crescere.

domenica 13 novembre 2016

La Domenica con Gesù, XXXIII del T.O. / C

……… per tutti coloro che desiderano lasciarsi guidare dalla Parola di Dio: un commento per meditare e per prepararsi alla Liturgia della Santa Messa domenicale

Testi: “…Sta per venire il giorno rovente…I superbi…Saranno come paglia…Quel giorno li brucerà…” Mal 3,19-20° .
“…Noi…Non abbiamo mangiato gratuitamente il pane di alcuno…Abbiamo lavorato…Vi abbiamo…Dato questa regola…Chi non vuole lavorare, neppure mangi…Ts 3,7-12 .
“…Alcuni parlavano del tempio…Gesù disse…Non sarà lasciata pietra su pietra…Sarete traditi perfino dai genitori, dai fratelli, dai parenti e dagli amici…Sarete odiati da tutti a causa del mio nome…” Lc 21,5-19.

-“Parlavano del tempio”. L’edificio è quello ristrutturato e ampliato da Erode il Grande, che non volle perdere l’ occasione, per dare corpo alla sua megalomania edilizia. I lavori si protrassero, dal 19 a.C. al 64 d.C. La distruzione del tempio, invece, avverrà nel 70 d.C. ad opera dei Romani. Quest’ ultimo, fu un evento traumatico per Luca. Egli, infatti, ebbe una particolare affezione per il luogo sacro, che scelse quale scenario privilegiato del suo vangelo.

-“Molti verranno nel mio nome”. Gesù viene interrogato, su quando avverranno “tutte queste cose”. La domanda, quindi, non riguarda la fine del mondo, ma specificamente la distruzione del tempio. Vediamo che il primo sintomo, indicato da Gesù, è quello della comparsa di falsi profeti, una piaga aperta anche nella prima comunità della storia della Chiesa. Gesù chiede di “non andare dietro a loro”. Segue l’ invito a non spaventarsi di fronte a guerre e sommosse. Esse avevano, in effetti, un sapore apocalittico e venivano collegate con la fine del mondo.

-“Metteranno le mani su di voi”. Nella persecuzione, i discepoli rivivono quanto Gesù ha sperimentato.
Anch’ essi saranno sottoposti ad un arresto violento ed umiliante, come quello subito da Gesù. Ciò che adesso Gesù annuncia per il futuro non è altro che la concretizzazione di quanto egli aveva detto: “Se qualcuno vuole venire dietro a me, rinneghi sé stesso, prenda la sua croce ogni giorno e mi segua”; “Quando vi porteranno davanti alle sinagoghe, ai magistrati e alle autorità, non preoccupatevi di come o di che cosa discolparvi…”. Sappiamo bene che gli apostoli sono stati trascinati davanti al sinedrio. Pietro e Giovanni sono comparsi davanti alle autorità giudaiche, per essere flagellati. Paolo stesso afferma di avere ricevuto dai giudei i quaranta colpi meno uno (2 Cor 24).

Alla luce di questi dati emerge che il futuro del discepolo non è un evento solitario, quanto piuttosto un evento, che lo precede, quello già sperimentato da Gesù, nella sua Pasqua di passione e resurrezione. Gesù medesimo sconsiglia di preparare, precedentemente, la propria difesa, dicendo: “Quando vi porteranno davanti alle sinagoghe, ai magistrati e alle autorità, non preoccupatevi di cosa direte, perché lo Spirito Santo vi insegnerà ciò che bisogna dire”.

Anche i conflitti in famiglia, per i discepoli, erano già stati annunciati dal Signore con le parole: “D’ ora innanzi, se in una famiglia vi sono cinque persone, saranno divisi tre contro due e due contro tre…padre contro figlio e figli contro padre, madre contro figlia e figlia contro madre, suocera contro nuora e nuora contro suocera”. Il v. 18 propone un’ immagine, che fa riflettere molto: “Persino i capelli dei credenti sono tutti contati”. Nessuna delle loro sofferenze cadrà nel vuoto. Il v. 19, in fine, raccomanda la perseveranza nella fedeltà al Signore.

                                                                        Mons. Antonino Scarcione
 

giovedì 10 novembre 2016

San Martino Vescovo di Tours, le iniziative nel Quartiere

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Venerdì 11 novembre, per il diciasettesimo anno consecutivo, il Comitato di Quartiere, per ricordare la figura di San Martino santo Patrono del Nobile Quartiere Monte, ha organizzato con il patrocinio dell'Amministrazione comunale, Assessorato al Turismo e Beni Culturali, il Concorso di disegno e poesia su “San Martino e la vendemmia” rivolto agli alunni della scuola l’Istituto Comprensivo Luigi Capuana/Filippo Cordova. 

I ragazzi saranno accolti alle ore 10:30 presso l’Auditorium dell'ex chiesa S.Anna, per la premiazione degli elaborati e la proiezione di un cortometraggio su san Martino realizzato qualche anno fa dai ragazzi dell'Oratorio Giovani Orizzonti.
 
Ma chi era San Martino, di seguito la storia di questo santo venerato nella nostra città dall'anno 1000.
 
San Martino nasce a Sabaria (Szombathely) in Ungheria, nel 316. A 10 anni, mostra una grande sensibilità e attitudine per condurre una vita in comune con gli atri fedeli e, contemporaneamente, per fare esperienza di vita eremitica, nello studio delle Sacre Scritture, nella meditazione e nella preghiera. 
A 15 anni, si arruola e diviene ufficiale della guardia a cavallo, distinguendosi per le sue virtù: carità, modestia e spirito ascetico. 
Nel 334, ad Amiens in Francia, avviene il famoso episodio del mantello, tagliato a metà e condiviso con un mendicante. Successivamente, gli appare in visione il Cristo, avvolto proprio in un pezzo di mantello.
 Martino “legge” l’accaduto come il segnale della chiamata a diventare, da soldato dell’imperatore, soldato di Cristo. Affronta questa nuova avventura mettendosi alla sequela di Ilario,vescovo di Poitiers. 
Ritornato in Ungheria, converte la mamma al cristianesimo, in seguito, viene a Milano, per fare esperienza ascetico-monastica. 
 Nel 371, “a furor di popolo”, è nominato vescovo di Tours. Martino è, altresì, ricordato per i seguenti meriti: carità, guarigioni miracolose, esorcismi, evangelizzazione delle campagne e difesa della retta dottrina contro le eresie e le superstizioni. 
 La sua grande forza deriva dal saper coniugare: azione apostolica e vita contemplativa.   
 Dopo la sua morte, iniziano numerosi pellegrinaggi alla sua tomba dalla Francia, dall’ Italia e dalla Spagna. 
 Essi ebbero nuovo impulso dopo la conversione di Clodoveo, re dei Franchi, che si recò presso la sua tomba a rendergli omaggio.
 In Francia, portano il suo nome ben 485 comuni e 3667 parrocchie. In Italia, già nel XIII sec., 132 chiese e 15 altari.
 Il nome “Martino” vuol dire “dedicato a Marte”. Emblemi di San Martino: Mantello diviso, Spada, Oca, Pastorale. E’ Patrono protettore di: Poitiers; dei Mendicanti, Sarti, Albergatori, Soldati.
 



                   

domenica 6 novembre 2016

La Domenica con Gesù, XXXII del T.O.

……… per tutti coloro che desiderano lasciarsi guidare dalla Parola di Dio: un commento per meditare e per prepararsi alla Liturgia della Santa Messa domenicale

Testi: “…Sette fratelli…furono costretti dal re, a forza di flagelli e nerbate a cibarsi di carni suine proibite. Uno di loro…Disse…Siamo pronti a morire piuttosto che trasgredire le leggi dei padri…” 2 Mac 7,1-2.9-14 . 
“…Fratelli, pregate per noi, perché la parola del Signore corra e sia glorificata…E veniamo liberati dagli uomini corrotti e malvagi…” 2 Ts 2,16-35 . “…Alcuni sadducei- i quali dicono che non c’ è risurrezione -…Gli posero la domanda:…Se muore il fratello di qualcuno che ha moglie, ma è senza figli, suo fratello prenda la moglie e dia una discendenza al proprio fratello…I figli di questo mondo prendono moglie e prendono marito…Che poi i morti risorgono, lo ha indicato Mosè…Il Signore è il Dio di Abramo, Dio di Isacco e Dio di Giacobbe. Dio non dei morti, ma dei viventi…” Lc 20,27-38.

Che l’uomo si ponga domande circa l’aldilà non è una novità. Tutti gli uomini, come dice G.Ancona, infatti, desiderano “curiosare” intorno all’oltre morte. Da una parte, quindi, la “curiosità” su che cosa accada subito dopo la morte fisica (si continua a vivere in un altro modo; quali relazioni continueranno con coloro che si amano), come immaginare l’ aldilà ? ; dall’ altra, quale destinazione futura (salvezza o condanna) riserva il concreto vivere nel presente, le scelte fatte, il bene che si fa o il male che si procura. Certo, oggi, la diffusione di una certa letteratura sui “ritorni” dell’ aldilà, le visioni di pseudo-mistici, i messaggi dall’ oltre tomba da congiunti o amici, ha la pretesa di rilevare l’ oltre morte e soddisfare la curiosità degli umani. Ma tutto ciò è un’ illusione.

Anche coloro che credono in Dio non hanno risposte, capaci di appagare la curiosità sull’ aldilà; infatti, Gesù, con la risposta data alla maliziosa domanda dei sadducei, vuole affermare soltanto che la vita nell’ aldilà non possiede gli stessi parametri biologici della vita presente. Gesù suggerisce di distinguere nettamente la vita presente da quella futura. E’, quindi, inutile, in questo campo, affannarsi nella ricerca, come, invece, presume di fare qualche scienziato contemporaneo,come F.J. Tipler, il quale sostiene che “l’ umanità sarà riportata in vita sotto forma di emulazione nei computer”: ogni essere umano sarà ri-creato, per non morire più (risurrezione). Incredibile. E tuttavia, Gesù non ci lascia insoddisfatti; fa “sapere” qualcosa sul dopo morte. Vediamo che si tratta di un “sapere” nella fede: egli indica chi può garantire una vita oltre la morte. Cioè, il Dio vivente e dei viventi. Gesù afferma che c’ è una vita (risorta) dopo la morte.

Nella risposta ai sadducei, Gesù non alimenta speculazioni o fantasie. Egli, in realtà, ha soltanto lo scopo di sottolineare la totale diversità tra vita biologica e vita risorta. La resurrezione, conseguentemente, va pensata come trasformazione della vita umana in termini di partecipazione alla vita stessa di Gesù Cristo.

A tale proposito, il pensatore B. Sesboùé, afferma: “Tutto ciò che fa la nostra identità di uomo o di donna…sarà, dunque, tutto conservato, pur essendo trasfigurato. L’ essere che noi ci saremo forgiati, la ricchezza delle nostre esperienze, il patrimonio culturale acquisito…frutto della grazia e della nostra libertà, si conserverà… Il cielo sarà il luogo, in cui si ritroveranno le relazioni umane stabilite in questo mondo…”

                                                                           Mons. Antonino Scarcione

sabato 5 novembre 2016

Bonus 500 Euro per 18enni: finalmente si parte

Bonus 500 euro per diciottenni: si parte. Tutti i ragazzi nati nel 1998, infatti, da oggi, potranno usufruire del bonus cultura. Tutti tranne quelli nati dal 4 novembre al 31 dicembre 1998. Questi ultimi dovranno attendere il giorno del compleanno per dare il via agli acquisti. Per tutti, invece, registrazione obbligatoria entro il 31 gennaio 2017. Poi, un anno di tempo per trasformare gli euro in arricchimento culturale. La procedura per ottenere il bonus è semplice. Bonus anche per i 18enni stranieri in possesso del permesso di soggiorno e residenti in Italia

Come ottenere il bonus

Per poter accedere è necessario avere tre cose indispensabili: uno smartphone, un documento d’identità valido e una tessere sanitaria. Solo il possesso di questi tre elementi rende possibile la creazione di un Spid, ovvero di una identità digitale. Per creare la propria identità virtuale è necessario scaricare l’app – 18App – dal sito www.18app.italia.it e servirsi di uno dei quattro identity provider (Poste, Tim, Infocert e Sielte). Una volta effettuato il login si genererà il salvadanaio da 500 euro dal quale attingere per le proprie spese.

Cosa si può comprare e cosa no

I 500 euro potranno essere spesi per acquistare diversi generi di prodotti. Dai biglietti per assistere a rappresentazioni teatrali e cinematografiche a quelli di mostre e musei. Si potranno acquistare libri – anche quelli di studio – sia cartacei che ebook. Tutte le spesse potranno essere effettuate anche on line. L’elenco è on line e molto dettagliato. Dettagliato come quello delle cose che non si possono, invece, comprare. Non sono ammesse spese per dischi, spartiti musicali, strumenti musicali, corsi di lingua straniera e film in DVD.

7 anni di blog, Buon Compleanno


Così siam partiti: sprovveduti come fanciulli tanto incoscienti da esser quasi saggi.

In queste settimane ricorre il settimo anno di vita del blog del quartiere, ricordo bene il primo post e il progetto che avevamo in mente, mentre ci domandavamo se l’idea di creare un 'magazine' del Quartiere, avrebbe avuto successo.

Da quel giorno sono trascorsi sette lunghi anni e lo spirito di quel dì è ancora immutato, anzi è cresciuto sempre di più, per lo scrivente è stato l’inizio di un’avventura senza precedenti, un impegno giornaliero, costante, tanti piccoli sacrifici tutti ripagati dall'eccellente critica riportata e dai numeri che vanta il Blog, che parlano su tutto, a testimonianza della mole di lavoro prodotta e del crescente interesse dei tanti internauti che giornalmente ci visitano, dall'Italia, dall'Europa e dalle Americhe.


Possiamo vantare di essere presenti nello scenario dell’informazione, riuscendo a far conoscere piccole e grandi cose che il Comitato di quartiere propone e realizza, altrimenti sconosciute ai più, vicende e consuetudini che si consumano in città.

Altra importante iniziativa, supportata settimanalmente da mons. Antonino Scarcione, il “Commento domenicale alla S. Messa”, che vide il suo primo post pubblicato il 2 aprile 2011, e da allora sono trascorsi 5 anni e sei mesi, di impegno costante e laborioso, che non ha eguali nei blog generalisti come il nostro, un primato in assoluto


Presenti nella classifica "Urban Blog" al 35 posto, classifica dei migliori Blog in Italia, che calcola il punteggio sulla base dei visitatori, incrociando diversi parametri. 
Queste sono soddisfazioni che attestano un bilancio più che positivo che vogliamo accrescere, infatti cerchiamo collaboratori per potere condividere questa esperienza “giornalistica” per continuare a raccontare e descrivere le cose di tutti i giorni, gli umori e i sentimenti dei quartieranti, dei concittadini; dei volontari con un po di; Cum grano salis.

Detto ciò, buon Compleanno Blog e Grazie a Tutti coloro che ci seguono costantemente, perché siete lo stimolo ad andare avanti e a fare di più, consapevoli anche di fare un servizio ai numerosi concittadini sparsi qua e là per l'Italia e di ciò siamo straordinariamente contenti certi di portare loro, il profumo, l’atmosfera, il piacere di vedere e conoscere ciò che si fa nel quartiere e in città.

                                                                                       Filippo Rausa 



mercoledì 2 novembre 2016

Auguri di Buon Compleanno a mons. Scarcione


Venerdì 28 ottobre, Mons. Antonino Scarcione, nostro consulente ecclesiastico, ha celebrato il Suo Compleanno.

La Presidenza ed il Consiglio Direttivo con profondo affetto porgono un Augurio particolare e di Cuore a padre Scarcione, uomo saggio e guida instancabile. 

Che il Signore possa sempre guidarlo e sostenerlo nel cammino della sua vita e nel ministero sacerdotale a servizio della Chiesa.

Tantissimi auguri di cuore.

L'Aforisma della Settimana


martedì 1 novembre 2016

Solennità di Tutti i Santi

" Beati quelli che sono nel pianto, perché saranno consolati ". Mt 5,4.
 
 Mons. Antonio Scarcione

 L'odierna solennità, prima ancora di far memoria di uomini e donne, che hanno vissuto la vita, immersi nel mistero di Dio, celebra Dio stesso, fonte di ogni santità.
 Il santo è colui che cerca il volto del Signore, che vive orientato a Lui, consapevole del primato di Dio nella vita dell' uomo.
 Il mistero della santità ci è,già, richiamato dalla seconda lettura.
 Giovanni ci ricorda che l'origine della nostra tensione alla santità è nell'essere veramente figli di Dio, nel dono, cioè, che abbiamo ricevuto nel Battesimo.
 All'origine, quindi, della nostra chiamata alla santità c'è il nostro ingresso nella comunione con Dio, che viene rinnovata ogni volta che partecipiamo all'Eucaristia, quando deponiamo sull'altare i doni del pane e del vino, che vengono resi santi nella consacrazione e trasformati nel Corpo e Sangue del Signore.
 Ogni volta, quindi, che ci accostiamo a questi Santi Doni, anche noi veniamo trasformati dalla santità di Dio.
 Le feste, come quella di Tutti i Santi, fanno veramente bene alla vita cristiana, perché distolgono dalle quotidiane incombenze e fanno guardare a mete più alte.
 Notiamo, infatti, subito che la meta della vita, cristianamente, ci viene indicata dalle Beatitudini. In particolare da questa: " Beati i puri di cuore, perché vedranno Dio".
 Vedere Dio è un desiderio, presente nel cuore dell'uomo di ogni tempo, credente e non credente; che, magari in buona fede, con aria di sfida, condiziona la propria fede a qualche manifestazione del divino o ad evidenza, che non potrà mai essere raggiunta con matematica certezza.
 In realtà, questa manifestazione/evidenza di Dio è già avvenuta, è Gesù' Cristo.
 Vede Dio, però, solo chi ha il cuore puro: prima che con gli occhi e con la ragione, Dio si vede con il cuore.
 Ma come diventa puro il cuore dell' uomo, il suo occhio interiore?  Ci viene, qui,  in aiuto il Salmo responsoriale, che ricorda le parole, che il popolo di Israele cantava all' ingresso del tempio: "Chi salirà il monte del Signore? Chi starà nel suo luogo santo?"  Con la risposta precisa: "Chi ha mani innocenti e cuore puro, chi non si rivolge agli idoli, chi non giura con inganno."
 Mani e cuore evocano l'azione e l'intenzione, quindi tutto l'uomo.
 Ma all'intenzione va aggiunta l'azione, bisogna avere mani innocenti, tenersi lontani dagli idoli, non giurare con inganno a danno del prossimo.
 " Rallegratevi ed esultate... "Il fondatore della comunità di Taizè scriveva: "Ciò che rende felice un'esistenza è avanzare verso la semplicità del nostro cuore e della nostra vita. Perché una vita sia bella, non è indispensabile avere capacità straordinarie o grandi possibilità: l'umile dono della propria persona rende felici".
 In questa ricorrenza dei Santi invochiamo dal Signore il dono di una vita semplice e felice, che nei momenti di sconforto e di stanchezza possa trovare rifugio e ristoro nel Signore. 

                                                                                  Mons. Antonio Scarcione

"A' Livella" di Antonio De Curtis in arte Totò

La bellissima e celebre poesia di Totò, “’A Livella” è un vero capolavoro della  letteratura napoletana del secolo scorso, sia per la semplicità di colloquio dei protagonisti, sia per il suo contenuto di particolare profondità.
Il tema di fondo dell’intera poesia è quello della morte., in merito alla quale Totò afferma che essendo tutti uguali, ricchi e poveri, e non essendo nessuno di noi immortale, ci attenderà il medesimo “livello” conclusivo: la dissoluzione in cenere.
La morte, tuttavia, non fa paura ed è anzi descritta in modo umoristico, di sapore agro-dolce, nel tentativo di sdrammatizzare l’evento finale e di renderlo apprezzabile al lettore, riuscendo nel contempo a trasmettere il messaggio in essa racchiuso: cioè, di servirsi della morte per esaltare la vita.

Benvenuto Novembre