"Non dubitare che un gruppo di cittadini impegnati e consapevoli possa cambiare il mondo: in effetti è solo così che è sempre andata" (Margaret Mead)



Quello che fai per te stesso morirà con te,quello che fai per gli altri rimarrà per sempre


Palio dei Normanni, 12/13/14 agosto

sabato 19 novembre 2016

La Domenica con Gesù, Cristo Re Dell'Universo

……… per tutti coloro che desiderano lasciarsi guidare dalla Parola di Dio: un commento per meditare e per prepararsi alla Liturgia della Santa Messa domenicale

Testi: “…Tu pascerai il mio popolo Israele, tu sarai capo d’ Israele…Ed essi unsero Davide re d’ Israele” 2 Sam 5,1-3 . 
“Fratelli, ringraziate con gioia il Padre…E’ lui che ci ha liberati dal potere delle tenebre e ci ha trasferiti nel regno del Figlio del suo amore…” Col 1,12-20 . 
“…Non sei tu il Cristo ? Salva te stesso e noi !...Gesù, ricordati di me quando sarai nel tuo regno…In verità io ti dico: Oggi con me sarai nel paradiso” Lc 23, 35-43.

I vangeli secondo Matteo e Marco danno voce ai “ladroni”, suppliziati uno alla destra e l’ altro alla sinistra del Cristo. Luca, invece, secondo il suo gusto dialettico, ha ampliato e modificato la scena presso la croce, conferendo ai due malfattori ruoli antitetici. Con questa scelta, vediamo che prende maggiore risalto il profilo del ladrone che si pente, mentre viene, anche lui, crocifisso. La struttura del brano è la seguente: insulti del primo criminale; parole e richieste del secondo; promessa di Gesù.

-“Non sei tu il Cristo ?”. Notiamo che, proprio qui, trova sfogo l’ aggressività di uno dei criminali. Chiaramente, gli insulti di quest’ uomo si mescolano ad una rivendicazione. Egli, mentre nega la messianicità di Gesù, esige, contemporaneamente, di vedere un suo miracolo: Gesù scenda dalla croce, perché solo così egli sarebbe stato accettato come Messia. La logica di Gesù è molto lontana da quella dei dirigenti giudei, dei soldati romani e del ladrone, di salvare, cioè sé stesso. Infatti, il Signore aveva detto: “Chi vorrà salvare la propria vita, la perderà, ma chi perderà la propria vita per me, la salverà”.

-“Ricordati di me quando verrai nel tuo regno”. Successivamente, prende la parola l’ altro malfattore, che inizia, rimproverando, aspramente, il complice. Vediamo che, in punto di morte, i cammini dei due personaggi, prima solidali nel crimine, ora si separano, nettamente. Il “buon ladrone”, già encomiabile nel tentativo di aiutare il complice a convertirsi, adesso, si fa apprezzare, ancora di più, nell’ ammissione della propria colpevolezza. Egli, dichiarando di ricevere la giusta punizione per la propria vita criminosa, compie un atto di umiltà e di verità, lasciandoci un bel messaggio. Nessuno deve perdere la speranza di salvarsi: nemmeno chi muore da criminale.

L’ ammissione di colpa e la richiesta del malfattore danno risalto alla regalità di Gesù, che risplende nella sua morte. Luca, certamente, non poteva presentare in modo migliore un punto cardine del messaggio del Signore: la salvezza è possibile per tutti. Su queste certezze poggia la richiesta del “buon ladrone”. Le parole del “buon ladrone”: “Gesù, ricordati di me quando entrerai nel tuo regno”, sono un capolavoro. Infatti, il ricordo di Dio, nei confronti dell’ orante, costituisce il punto di partenza della liberazione dell’ uomo. Il ladrone, quindi, riconosce a Gesù i poteri stessi di Dio: chiede a Gesù di ricordarsi di lui quando “verrà” nel suo regno, professando così la sua regalità.

-“Oggi sarai con me in paradiso”. Notiamo che, il v.43, chiude il dialogo, con la risposta di Gesù al “buon ladrone” : egli sarà con lui in paradiso. Il termine “paradiso” è di origine persiana e indica i lussureggianti giardini dei re orientali. In un paesaggio riarso, dove scarseggiano acqua, ombra e fresco, i parchi annessi alle dimore dei sovrani, rappresentavano la più grande aspirazione degli abitanti di quelle terre. La promessa sta in quel “con me”. La preposizione greca, “metà”, esprime la condivisione della stessa vita, col Padre. Stare col Padre, connota il mistero pasquale. Le sue ultime parole, prima di morire, sono un vero e proprio atto di abbandono al Padre: “Padre, nelle tue mani affido il mio spirito”. E anche altrove, nei vangeli, Gesù parla della condizione futura dei discepoli, come di una partecipazione alla sua vita gloriosa. Così, lo “stare col Signore” diventa il centro della fede cristiana. Lo esprime, chiaramente, il passo di 1 Ts 4,17: “Quindi noi, che viviamo e che saremo ancora in vita, verremo rapiti insieme con loro nelle nubi, per andare incontro al Signore, e così per sempre saremo “con” il Signore”.

Il messaggio del vangelo è, dunque, il seguente: prima d’ infrangere la barriera della morte, Gesù ne infrange un’ altra, quella della disperazione. Fino all’ ultimo istante della vita e nella condizione peggiore di essa, si può sempre sperare nella salvezza. Che il buon ladrone si sia pentito all’ ultimo istante della sua vita, non giustifica, però, nessuna pigrizia. Egli, infatti, si è abbandonato a Gesù, appena lo ha incontrato. 

                                                           Mons. Antonino Scarcione

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