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domenica 27 novembre 2016
La Domenica con Gesù, I di Avvento
……… per tutti coloro che desiderano lasciarsi guidare dalla Parola di Dio: un commento per meditare e per prepararsi alla Liturgia della Santa Messa domenicale
Testi: “…Venite, saliamo sul monte del Signore, al tempio del Dio di Giacobbe…Spezzeranno le loro spade e ne faranno aratri, delle loro lance faranno falci…” Is 2,15.
“Fratelli…è ormai tempo di svegliarvi dal sonno…Gettiamo via le opere delle tenebre…Comportiamoci onestamente…Non in mezzo ad orge e ubriachezze…Non in litigi e gelosie…” Rm 13,11-14a.
“…Come nei giorni che precedettero il diluvio mangiavano e bevevano, prendevano moglie e prendevano marito, fino al giorno in cui Noè entrò nell’ arca…Il diluvio…Travolse tutti: così anche la venuta del Figlio dell’ uomo…Tenetevi pronti perché nell’ ora che non immaginate, viene il Figlio dell’ uomo” Mt 24,37-44.
Il vangelo della prima Domenica di Avvento ci propone una riflessione sull’ importanza di vegliare ed è composto da due sezioni. La prima, da v 37 al v. 41, è una presentazione della storia di Noè; la seconda, invece, dal v. 42 al v. 44, è un’ esortazione. Il tema è quello della vigilanza, che viene tratteggiata mediante la vicenda di Noè; un argomento su cui, raramente, ci si sofferma.
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Per rafforzare questa idea, Matteo ricorre ad un altro esempio. Ci rappresenta due uomini nel campo e due donne al mulino: una delle due persone è “portata via”, cioè salvata; l’ altra, invece, è lasciata, cioè abbandonata, separata definitivamente da Dio.
Il lettore, attraverso questa scena, è messo in guardia: la catastrofe, inattesa e improvvisa, può colpire chiunque, in qualsiasi momento e in qualsiasi luogo. Nessuno può sentirsi al sicuro.
-“Il monito esistenziale”. Il monito “Vegliate, dunque”, segna il passaggio dalla sezione descrittiva a quella parenetica(= esortativa): l’ unica cosa che possiamo fare, in attesa della venuta finale del Cristo è quella di “vegliare”, perché non sappiamo in quale giorno egli verrà. Matteo, di proposito, non spiega ai lettori, in che cosa consista il “vegliare”, lasciando a ciascuno la possibilità di trovare modalità e tempi personali, per dare forma e contenuto a questo verbo. L’ evangelista, inoltre, affida la spiegazione dell’ imperativo (vegliate) alla parabola: Vegliare, in vista della parusia(la venuta del Signore), evento di cui nessuno conosce il giorno né l’ ora, è una situazione analoga a quella di un padrone di casa nell’ evenienza di un furto. Il paragone introduce un elemento di distorsione: bisogna vegliare, pur non sapendo, quando il ladro verrà.
Questo apparente controsenso, in realtà, è un invito a vegliare, perché sappiamo che egli verrà nell’ ora che non pensiamo. Vegliare è, dunque, l’ atteggiamento proprio dei credenti. Anche la nostra fede ha, infatti, bisogno di vigilanza attenta e di attenzione costante, per non cadere nella tentazione della distrazione o, peggio, di una sterile tradizione che rischia di farci perdere il gusto della novità e l’ entusiasmo per la Parola. Ma vegliare non è cosa semplice, né per il singolo né per la comunità: bisogna resistere al sonno e alla voglia di chiudere gli occhi; è necessario stare attenti, vincere la stanchezza e la pigrizia e tenersi svegli. Vegliare, è l’ atteggiamento che ci viene richiesto da Gesù stesso, per non essere travolti dagli eventi e perdere il senso profondo del Natale.
Mons. Antonino Scarcione
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