"Non dubitare che un gruppo di cittadini impegnati e consapevoli possa cambiare il mondo: in effetti è solo così che è sempre andata" (Margaret Mead)



Quello che fai per te stesso morirà con te,quello che fai per gli altri rimarrà per sempre


Palio dei Normanni, 12/13/14 agosto

domenica 27 novembre 2016

La Domenica con Gesù, I di Avvento

……… per tutti coloro che desiderano lasciarsi guidare dalla Parola di Dio: un commento per meditare e per prepararsi alla Liturgia della Santa Messa domenicale

Testi: “…Venite, saliamo sul monte del Signore, al tempio del Dio di Giacobbe…Spezzeranno le loro spade e ne faranno aratri, delle loro lance faranno falci…” Is 2,15. 
“Fratelli…è ormai tempo di svegliarvi dal sonno…Gettiamo via le opere delle tenebre…Comportiamoci onestamente…Non in mezzo ad orge e ubriachezze…Non in litigi e gelosie…” Rm 13,11-14a. 
“…Come nei giorni che precedettero il diluvio mangiavano e bevevano, prendevano moglie e prendevano marito, fino al giorno in cui Noè entrò nell’ arca…Il diluvio…Travolse tutti: così anche la venuta del Figlio dell’ uomo…Tenetevi pronti perché nell’ ora che non immaginate, viene il Figlio dell’ uomo” Mt 24,37-44.

Il vangelo della prima Domenica di Avvento ci propone una riflessione sull’ importanza di vegliare ed è composto da due sezioni. La prima, da v 37 al v. 41, è una presentazione della storia di Noè; la seconda, invece, dal v. 42 al v. 44, è un’ esortazione. Il tema è quello della vigilanza, che viene tratteggiata mediante la vicenda di Noè; un argomento su cui, raramente, ci si sofferma. 

Se è vero che la costruzione dell’ arca era finalizzata alla salvezza di Noè e della sua famiglia, è altrettanto vero che la lunga preparazione della stessa era stata pensata e voluta da Dio come un segno eloquente per la salvezza di tutti. Matteo ricorda che, sebbene i contemporanei di Noè avessero avuto la possibilità di convertirsi e di mettersi in salvo, essi, tuttavia, mangiavano e bevevano, prendevano moglie e prendevano marito, come sempre. Queste azioni non sono assolutamente condannabili; e noi posiamo constatare che l’ evangelista, a tal riguardo, non esprime affatto alcun giudizio negativo. Egli, invece, condanna la distrazione di quegli uomini, talmente presi dalle loro occupazioni, da non rendersi conto di quanto stava per accadere: “essi non si accorsero di nulla, finchè venne il diluvio e travolse tutti” (v.39). I contemporanei di Noè non percepirono che il giudizio era imminente e continuarono a vivere come se niente fosse, incapaci di leggere i segni della storia. Non accorgersi che il giudizio di Dio era imminente, è stato, certamente, il loro più grande peccato, quello che li ha portati alla distruzione.

Per rafforzare questa idea, Matteo ricorre ad un altro esempio. Ci rappresenta due uomini nel campo e due donne al mulino: una delle due persone è “portata via”, cioè salvata; l’ altra, invece, è lasciata, cioè abbandonata, separata definitivamente da Dio.

Il lettore, attraverso questa scena, è messo in guardia: la catastrofe, inattesa e improvvisa, può colpire chiunque, in qualsiasi momento e in qualsiasi luogo. Nessuno può sentirsi al sicuro.

-“Il monito esistenziale”. Il monito “Vegliate, dunque”, segna il passaggio dalla sezione descrittiva a quella parenetica(= esortativa): l’ unica cosa che possiamo fare, in attesa della venuta finale del Cristo è quella di “vegliare”, perché non sappiamo in quale giorno egli verrà. Matteo, di proposito, non spiega ai lettori, in che cosa consista il “vegliare”, lasciando a ciascuno la possibilità di trovare modalità e tempi personali, per dare forma e contenuto a questo verbo. L’ evangelista, inoltre, affida la spiegazione dell’ imperativo (vegliate) alla parabola: Vegliare, in vista della parusia(la venuta del Signore), evento di cui nessuno conosce il giorno né l’ ora, è una situazione analoga a quella di un padrone di casa nell’ evenienza di un furto. Il paragone introduce un elemento di distorsione: bisogna vegliare, pur non sapendo, quando il ladro verrà.

Questo apparente controsenso, in realtà, è un invito a vegliare, perché sappiamo che egli verrà nell’ ora che non pensiamo. Vegliare è, dunque, l’ atteggiamento proprio dei credenti. Anche la nostra fede ha, infatti, bisogno di vigilanza attenta e di attenzione costante, per non cadere nella tentazione della distrazione o, peggio, di una sterile tradizione che rischia di farci perdere il gusto della novità e l’ entusiasmo per la Parola. Ma vegliare non è cosa semplice, né per il singolo né per la comunità: bisogna resistere al sonno e alla voglia di chiudere gli occhi; è necessario stare attenti, vincere la stanchezza e la pigrizia e tenersi svegli. Vegliare, è l’ atteggiamento che ci viene richiesto da Gesù stesso, per non essere travolti dagli eventi e perdere il senso profondo del Natale.

                                                                        Mons. Antonino Scarcione

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