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Il blogger Carlo Ruta |
Lo ha sancito la terza sezione della Corte di cassazione l'11 maggio, assolvendo con formula piena Carlo Ruta, blogger che era stato condannato in primo e in secondo grado per il reato di stampa clandestina.
La sentenza ha subito assunto un'importanza fondamentale nella legislazione del web e si è basata sul principio per cui i blog non hanno l'obbligo di registrarsi presso il tribunale come testata giornalistica, a patto che non ricevano finanziamenti pubblici.
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La decisione della corte presieduta da Saverio Felice Mannino si è trasformata in una risposta naturale alle dichiarazioni del ministro della Giustizia Paola Severino, che lo scorso 26 aprile aveva parlato della pericolosità dei blog, suggerendo di reprimerne se non l’uso almeno l’abuso.
Nel frattempo l'Agcom sta organizzando un regolamento sul diritto d’autore in Internet, altra grande tematica legata alla libertà di espressione e di informazione.

Fera era riuscito a far condannare Ruta per diffamazione e a ottenere l'oscuramento del blog incriminato, facendo nascere la contestazione del reato di stampa clandestina.
IL BLOGGER DOVEVA PAGARE 150 MILA EURO DI MULTA. La tesi accusatoria si basava sul principio secondo cui, essendo il sito aggiornato periodicamente, corrispondeva nell'essenza a un giornale ed era da sottoporre alla legge sulla stampa.
La tesi è stata accolta nel 2008 dal giudice Patricia di Marco a Modica e nel 2011 dalla Corte d'appello di Catania, che ha condannato Ruta a una multa di 150 mila euro.
La tematica è in effetti delicata perché chiama in sé la questione della libertà di espressione su Internet e il problema di una legislazione ancora troppo incerta.
NECESSARIO COPRIRE UN VUOTO LEGISLATIVO. Non appena Ruta era stato condannato i blogger italiani avevano infatti sollevato una poderosa protesta, soprattutto perché la sentenza in secondo grado aveva rivelato il vuoto legislativo in materia.
Ma la linea della difesa davanti alla Cassazione si è rivelata vincente.
Nell'arringa l'avvocato ha infatti sostenuto: «Imporre un giornalista come direttore responsabile ad ogni blog significherebbe sterminare gli stessi blog: pochi potrebbero sopportarne il costo».
Arnone ha poi aggiunto: «È vero che una legge del 2001 prevede che i notiziari Web siano registrati come testata, ma questo obbligo riguarda solo quei notiziari che chiedono finanziamenti pubblici e che pertanto devono avere una consistenza strutturale».
La tesi ha convinto i giudici della Cassazione che hanno emesso una storica sentenza, definita dalla difesa come ricca di «buon senso» e aperta «ai valori della libertà di pensiero e di espressione».
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