"Non dubitare che un gruppo di cittadini impegnati e consapevoli possa cambiare il mondo: in effetti è solo così che è sempre andata" (Margaret Mead)



Quello che fai per te stesso morirà con te,quello che fai per gli altri rimarrà per sempre


Palio dei Normanni, 12/13/14 agosto

domenica 16 luglio 2017

La Domenica con Gesù, XV del Tempo Ordinario/ A

……… per tutti coloro che desiderano lasciarsi guidare dalla Parola di Dio: un commento per meditare e per prepararsi alla Liturgia della Santa Messa domenicale.

Testi :”La fecondità della parola di Dio” Is 55,10-11 . 
“La creazione geme e soffre nell’ attesa della ricapitolazione in Cristo Risorto” Rm 8,18-23 . “Il seminatore uscì a seminare” Mt 13,1-23.


La pagina del vangelo odierno ci proietta in un ambiente agricolo e ci propone una delle parabole più famose, quella del seminatore. Inoltre, il Signore ci “consegna” anche il significato di essa. Vediamo che Gesù si siede ed insegna, proprio nell’ atteggiamento del maestro, così come aveva fatto nel proporre il discorso della montagna (Cfr. Cap. 5). Egli, attraverso esempi concreti, istruisce, innanzitutto, i suoi discepoli. La prima delle parabole è quella del seminatore. Essa può essere divisa in tre momenti: la parabola in sé stessa; il motivo dei discorsi in parabole e la spiegazione.

-La diversità della ricezione della Parola. In questa parabola, Gesù parla di sé e del suo ministero: egli è il seminatore, che diffonde la parola nel cuore dell’ uomo ed annuncia il Regno. Le varie tipologie di terreno indicano la capacità di ascoltare ed accogliere l’ annuncio. Infatti, il seme è sempre lo stesso, mentre cambia il terreno, cioè il modo con cui l’ annuncio del Regno viene accolto. Ci sono due possibili atteggiamenti: coloro che, per diversi motivi, non lo accolgono e coloro che lo recepiscono e portano frutto, secondo la propria capacità. I motivi, per cui emergono difficoltà nell’ ascolto della parola, sono diversi.

Un primo gruppo di persone riceve l’ annuncio, ma poi il maligno si impadronisce di quello che è rimasto nell'intelletto e non ha raggiunto il cuore (è il seme caduto lungo la strada ed è divorato dagli uccelli).

Il secondo gruppo (raffigurato dal terreno roccioso, dove il seme non mette radici ed è bruciato dal sole) è quello delle persone incostanti, che ricevono con entusiasmo l’annuncio del Regno, ma alla prima difficoltà si scoraggiano, perché l’ annuncio non si è radicato nella loro vita; desistono e abbandonano la fede.

Il terzo gruppo si riferisce al terreno ricco di spine, dove il seme viene soffocato. Esso rappresenta coloro che, presi dalle preoccupazioni di questo mondo, si lasciano sopraffare da esse, a tal punto, da far soffocare il Regno, la cui priorità è scalzata dall'auto realizzazione di sé, attraverso il potere, il denaro e il sesso.

Il quarto gruppo, invece, è costituito da un terreno buono, capace di portare frutto; esso rappresenta coloro che ascoltano la parola, la comprendono e portano frutto, secondo le loro capacità.

-Dio confida nella disponibilità dell’ uomo. Da una parte, quindi, le parole di Gesù indicano la grande responsabilità affidata a ciascuno nell'accogliere e custodire la parola di Dio, dall’ altra, ricordano che il seme venga sparso e gettato nella speranza che il terreno meno buono possa essere bonificato. Dio ci dimostra la sua fiducia, in quanto vi sarà il terreno capace di accogliere il seme e portare frutto. E’ evidente che questa parabola, se pur diretta all’ uditorio presente sul lago di Galilea, venga ora consegnata alla nostra vita. Le tipologie di terreno, indicate da Gesù, noi non possiamo comprenderle in modo assoluto, quasi fossero compartimenti stagno, rigide, ma, nella nostra vita, possiamo trovarci in queste situazioni: le prove, di cui sentiamo il peso, ci impediscono di accogliere la parola di Dio.


Però, è anche vero che facciamo esperienza della bellezza del terreno buono. Sono quei “coriandoli” di paradiso che ci permettono di toccare con mano che cosa significhi accogliere l’ annuncio del Regno e farcene portatori .

Al tempo stesso, la parabola diventa un monito a custodire il dono prezioso, ricevuto nell’ annuncio della parola: le prove e le difficoltà che possiamo incontrare. Il dono della parola ci porta a comprendere, in fine, come ogni uomo sia chiamato ad ascoltare l’ annuncio. Perché nessuno è escluso da questo dono: la parola di Dio.

                                                            Mons. Antonino Scarcione

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